Politica
Trump promette di ripristinare la libertà di parola in America

«Non possiamo permettere che ci tolgano la libertà di parola, così non possiamo parlare di elezioni corrotte. Altrimenti… questo è comunismo. È quello che fanno in questi Paesi comunisti, non avete più voce».
Lo scorso sabato sera l’ex presidente Donald Trump, arrivato al terzo raduno della sua iniziativa Save America ha condannato il fatto che gli americani non hanno più libertà di parola, descrivendo un potente sistema «per i media e la censura online» che presenta solo la visione politica del Partito Democratico USA
«Non possiamo permettere che ci tolgano la libertà di parola, così non possiamo parlare di elezioni corrotte. Altrimenti… questo è comunismo. È quello che fanno in questi Paesi comunisti, non avete più voce»
Tale sistema secondo Trump sta attaccando la democrazia mettendo in discussione i potenziali brogli elettorali.
«Abbiamo un sistema elettorale davvero malato, deve essere cambiato», ha detto il 45esimo presidente a migliaia di sostenitori riuniti alla Robarts Arena di Sarasota, in Florida . «Ricordatevelo, non sono io quello che cerca di minare la democrazia americana» ha detto in risposta alle affermazioni dei media legacy e dei democratici.
«Io sono quello che cerca di salvare la democrazia americana».
«I Democratici hanno usato il COVID per imbrogliare. Hanno cambiato illegalmente le regole negli stati chiave. Hanno rubato i voti», ha continuato Trump.
«I Democratici hanno usato il COVID per imbrogliare. Hanno cambiato illegalmente le regole negli stati chiave. Hanno rubato i voti»
«Hanno abolito i requisiti di verifica della firma, creato un potente sistema per i media e la censura online dei loro oppositori e hanno fatto tutto il possibile per facilitare le frodi proprio come faresti in un paese del Terzo Mondo. È quello che è successo con queste elezioni».
Trump ha quindi menzionato direttamente il canale RSBN, sospeso da YouTube dal live streaming sul loro canale per una settimana poche ore prima dell’evento pro-Trump. RSBN trasmetteve le apparizioni pubbliche di Trump da luglio 2015. In seguito alla sospensione, la società è passata alla piattaforma video Rumble per trasmettere in streaming il discorso di Trump.
L’ex presidente ha quindi attaccato i miliardari di sinistra per il loro ruolo nelleelezioni del 2020. Ha citato Facebook come esempio, riferendosi ai resoconti secondo cui il CEO di Facebook Mark Zuckerberg e sua moglie, Priscilla Chan, hanno in parte finanziato un’organizzazione no profit che ha distribuito irregolarmente 350 milioni di dollari a quasi 2.500 funzionari elettorali in 48 stati e nel Distretto di Columbia, che avrebbe potuto aiutare ad aumentare affluenza alle urne per i Democratici.
«Se avessimo perso le elezioni… non avrei una folla che va oltre ciò che l’occhio può vedere, che rimane in un temporale»
Trump ha osservato che se gli elettori americani avessero fiducia nell’integrità delle elezioni del 2020, non avrebbe ancora così tante persone che partecipano ai suoi raduni. «Se avessimo perso le elezioni… non avrei una folla che va oltre ciò che l’occhio può vedere, che rimane in un temporale», ha detto della folla che non accennava ad andarsene anche quando sull’evento si stava per scatenare l’uragano Elsa.
Il discorso di Trump è stato seguito da uno spettacolo pirotecnico per celebrare il Giorno dell’Indipendenza, quando «56 coraggiosi patrioti a Filadelfia hanno dichiarato con orgoglio la nostra indipendenza e proclamato con coraggio l’eterna verità che siamo tutti resi uguali dalla mano onnipotente del nostro Creatore», ha detto Trump.
«Con lo spirito del 4 luglio 1776 che si agita nelle nostre anime… Renderemo le nostre elezioni di nuovo libere e sicure, renderemo l’America di nuovo potente, renderemo l’America di nuovo ricca, renderemo l’America di nuovo forte, renderemo l’America orgogliosa di nuovo, renderemo l’America di nuovo sicura e renderemo l’America di nuovo grande».
Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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