Geopolitica
Trump arrivato «al suo limite» nella guerra in Ucraina: parla l’ambasciatore statunitense in Turchia
Lunedì l’ambasciatore statunitense in Turchia, Tom Barrack, ha dichiarato che il presidente Donald Trump è «al limite delle sue possibilità» per quanto riguarda la guerra in Ucraina. La dichiarazione ha fatto seguito a un vertice di pace tra Mosca e Kiev, in gran parte fallito, e in gran parte ostacolato da un massiccio attacco di droni ucraini contro la triade nucleare russa.
Il Barrack, investitore di origini libanesi cristiane che un tempo era padrone della Costa Smeralda in Sardegna, ha rilasciato questa dichiarazione durante un’intervista all’emittente turca NTV. Alla domanda su un possibile incontro ad alto livello tra il presidente Donald Trump, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, Barrack ha affermato che tale incontro dovrebbe essere «significativo» e portare a risultati concreti.
Lo stesso presidente Trump ha rilasciato numerose dichiarazioni in tal senso e la richiesta di Washington che qualsiasi potenziale incontro produca risultati sostanziali è in vigore da oltre un mese.
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Il 1° maggio la portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce ha chiarito che gli Stati Uniti non svolgeranno più il ruolo di mediatori negli incontri tra Mosca e Kiev, come è avvenuto nei primi 100 giorni dell’amministrazione Trump, ma Washington continuerà a impegnarsi ad aiutare in altri modi.
«Non saremo noi i mediatori», ha detto Bruce ai giornalisti quando gli è stato chiesto del futuro ruolo di Washington. «Certamente, siamo ancora impegnati in questo e daremo il nostro contributo e faremo tutto il possibile, ma non ci metteremo in viaggio per il mondo senza pensarci due volte per mediare gli incontri».
Lo stesso giorno il vicepresidente JD Vance ha dichiarato che ora spetta alla Russia e all’Ucraina giungere a un accordo di pace, in seguito alla firma dell’accordo minerario del presidente Donald Trump, che sancisce la partnership economica tra Washington e Kiev.
Nonostante i precedenti incontri diplomatici che il presidente Trump ha avuto con entrambe le parti in conflitto e l’approvazione del suo accordo minerario, la guerra non fa che intensificarsi. Ora Trump sembra pronto a lavarsi le mani della questione una volta per tutte.
Come riportato da Renovatio 21, l’Ucraina nelle ultime ore ha condotto un grande attacco di droni all’aviazione russe – quindi ad una componente della triade nucleare di Mosca. Lo Zelens’kyj ha quindi insultato la delegazione russa in Turchia.
La pace, probabilmente, non è tra gli obiettivi di Kiev.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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