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Farmaci

Trovato nelle fogne il gene dell’antibiotico-resistenza

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I ricercatori del Center for Food Safety (CFS) dell’Università della Georgia hanno scoperto un gene che causa la resistenza antimicrobica a uno degli antibiotici più importati al mondo. Lo rivela il sito University of Georgia Today.

 

I ricercatori del CFS hanno scoperto la presenza del gene MCR-9 nelle acque reflue di un’area metropolitana in Georgia. Il gene è resistente alla colistina, nota anche come polimixina E, un antibiotico usato come trattamento di ultima istanza per le infezioni.

 

La colistina è vietata negli Stati Uniti per il bestiame, una mossa delle autorità di regolamentazione per aiutare a rallentare la diffusione della resistenza l’antibiotico-resistenza. Ma la scoperta suggerisce che la diffusione potrebbe già essere più diffusa di quanto inizialmente pensato.

 

«Se non lo affrontiamo in questo momento, stiamo mettendo a repentaglio la medicina umana e animale come la conosciamo e ciò può avere enormi ripercussioni sulla salute e sull’economia».

 

«È un problema pericoloso che richiede l’attenzione di più settori per poterlo affrontare correttamente», hanno dichiarato i ricercatori nell’articolo intitolato «Il genescoperto nell’acqua della Georgia è una possibile minaccia globale». A causa di questa urgenza, i risultati della ricerca sono stati stampati in un manoscritto di breve formato sul Journal of Global Antimicrobial Resistance, una rivista dedicata unicamente all’antibiotico-resistenza.

 

L’OMS ha avvertito che la resistenza agli antibiotici è «una delle prime 10 minacce globali per la salute pubblica che l’umanità deve affrontare».

 

La questione dell’antibiotico-resistenza, con la prospettiva della creazione causata dall’uso di antibiotici di un invincibile superbatterio in grado di ucciderci tutti, sta venendo usata in questo momento in Italia per condannare l’uso dell’azitromicina nel trattamento del COVID da parte dei dottori che non seguono il protocollo Speranza «tachipirina e vigile attesa».

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Farmaci

Studio dimostra le menzogne sulla sicurezza della pillola abortiva

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Un nuovo studio del Charlotte Lozier Institute intitolato «Origini e proliferazione di paragoni infondati sulla sicurezza del mifepristone», pubblicato il 24 maggio, tuttavia, smentisce tale affermazione, concludendo che «non esiste alcun confronto scientificamente valido tra mifepristone e Tylenol». Il Tylenol è il marchio del farmaco con cui negli USA si vende il paracetamolo. Lo riporta LifeSite.

 

Lo studio ha osservato che l’industria dell’aborto basa la sua affermazione sui tassi di mortalità, ignorando altri «eventi avversi gravi come emorragie abbondanti e forti dolori addominali, che sono fondamentali per una valutazione olistica della sicurezza».

 

«Da anni ormai, l’affermazione della lobby abortista secondo cui i farmaci abortivi sono “più sicuri del Tylenol” ha dominato il dibattito pubblico, alimentata dall’illusione di un consenso scientifico. Tuttavia, non esiste alcun sostegno del genere», ha affermato Cameron Louttit, autore dello studio e direttore del dipartimento di scienze della vita presso lo Charlotte Lozier Institute.

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«Questa affermazione infondata, ripetuta da società mediche, politici, esperti dei media e ricercatori, ha profondamente influenzato l’opinione pubblica e le politiche. Ma, come spiega questo articolo, coloro che la diffondono non hanno le prove che affermano abitualmente».

 

Secondo lo studio, «nel ridurre complesse considerazioni sulla sicurezza a confronti semplicistici che sfruttano parametri del tutto incomparabili, queste affermazioni violano sistematicamente le norme e i regolamenti che informano la comunicazione biomedica basata sull’evidenza. Non solo i confronti tra il Mifepristone e altri farmaci hanno fallito il loro dovere di valutare adeguatamente questa impossibilità, ma hanno anche dimostrato un totale disprezzo per la necessità di comunicare informazioni complete e veritiere sulla sicurezza a pazienti, decisori politici, giuristi e pubblico».

 

«L’affermazione che i farmaci abortivi siano più sicuri del Tylenol è uno slogan sconsiderato, privo di fondamento scientifico. Eppure, questa affermazione viene aggressivamente promossa dai media tradizionali e dai politici, concentrati nel promuovere un programma pro-aborto e nell’eliminare le garanzie sui farmaci responsabili della maggior parte degli aborti negli Stati Uniti», ha dichiarato al Daily Caller Katie Daniel di Susan B. Anthony Pro-Life America.

 

«Per non parlare del fatto che la decisione dell’amministrazione Biden di eliminare l’obbligo di distribuzione di persona ha alimentato un mercato online di farmaci non regolamentato, il tutto in nome di una convenienza ideologica. Gli americani meritano politiche basate sull’evidenza, non slogan politici che mettono a rischio la vita delle donne».

 

 

Le prove della pericolosità della pillola abortiva sono state a lungo sia evidenti che ignorate. In un’analisi pubblicata sulla testata cattolica americana First Things all’inizio di questo mese, intitolata «Il caso contro la pillola abortiva», Rachel Roth Aldhizer ha scritto:

 

«La FDA afferma che questo processo è sicuro, con un tasso di complicazioni estremamente basso. Ma c’è un’altra storia: una in cui un bambino muore e il corpo di una donna diventa un danno collaterale nella guerra culturale. Questa è una storia in cui una donna ha quasi tre volte più probabilità di morire nell’anno successivo a un aborto rispetto all’anno successivo a un parto».

 

«In questa storia, gli aborti farmacologici inducono un processo innaturale, in cui fino al 20% delle donne subisce una complicazione, quattro volte il tasso di complicazioni dell’aborto chirurgico. La procedura di aborto farmacologico è progettata per nascondere gli eventi avversi e scoraggiare il follow-up delle pazienti. Le donne che desiderano abortire ricevono standard di assistenza inferiori rispetto alle donne che hanno subito un aborto spontaneo, nonostante i sostenitori affermino che aborto spontaneo e aborto chimico siano gli stessi processi fisiologici con un identico regime di trattamento».

 

L’analisi di Aldhizer è in linea con un recente studio di Ethics and Public Policy (EPPC) condotto da Jamie Bryan Hall e Ryan T. Anderson dell’Ethics and Public Policy Center, che ha esaminato un database di richieste di risarcimento assicurativo statunitensi dal 2017 al 2023, contenente oltre 865.000 casi di prescrizione di pillole abortive.

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Hall e Anderson hanno scoperto che quasi l’11% delle donne ha avuto gravi complicazioni dopo l’assunzione della pillola abortiva, tra cui emorragie gravi, infezioni, sepsi o rottura delle tube di Falloppio; il Segretario della Salute e dei Servizi Umani Robert F. Kennedy Jr. ha descritto i dati come «allarmanti».

 

Come riportato da Renovatio 21, lo stesso Kennedy ha confermato che Trump gli ha chiesto di studiare i pericoli della pillola abortiva.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa più di 200 dirigenti farmaceutici, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla, hanno firmato una lettera aperta in cui condannano la sentenza di un giudice federale americano contro l’approvazione da parte dell’ente regolatore farmaceutico Food & Drug Administration (FDA) del farmaco abortivo mifepristone, più conosciuto con il nome di RU486.

 

Dopo la sentenza della Corte Suprema Dobbs che ha di fatto negato che l’aborto sia un diritto federale, molta della battaglia dei pro-feticidio si è spostata sull’aborto farmacologico, che promette di far da sé a casa senza passare per strutture sanitarie. Alcuni giornali americani – gli stessi che hanno negato l’efficacia di idrossiclorochina e ivermectina e imposto i vaccini mRNA, in sprezzo al diritto di curarsi da sé – sono arrivati addirittura a promuovere pillole abortive fai-da-te.

 

 

«Le prove contro la pillola abortiva erano già solide. Il mifepristone uccide i bambini nel grembo materno; danneggia anche le loro madri. È ora che il governo agisca in base a queste prove. Delle vite dipendono da questo» scrive LifeSite.

 

Il farmaco, ricorda il caso delle email trapelate recentemente dalla sanità britannica, può avere conseguenze mortali: si può chiedere, al di là delle statistiche e degli episodi che potete vedere negli articoli linkati, nel caso dell’attivista abortista argentina 23enne morta pochi giorni dopo aver assunto il farmaco per uccidere il figlio concepito nel suo grembo – certo, magari, anche qui, non c’è nessuna correlazione.

 

L’aborto domestico-biochimico aveva avuto una grande spinta in pandemia, con le pillole della morte ottenibili per via postale in Gran Bretagna: una gran idea che la sanità di Sua Maestà ha deciso di estendere anche nel periodo post pandemico.

 

In Italia l’era dell’aborto chimico fai-da-te fu annunciata, sempre in pandemia, dal ministro della Salute Roberto Speranza, che cambiò la direttiva per rendere il suo uso possibile anche senza ricovero.

 

Nel 2023, la pillola abortiva rappresentava il 63% degli aborti e organizzazioni come Planned Parenthood diffondono la bugia secondo cui l’aborto farmacologico è sicuro quanto farmaci comuni come il Tylenol. Sul suo sito web, Planned Parenthood afferma che la pillola abortiva è in realtà «più sicura di molti altri farmaci come la penicillina, il Tylenol e il Viagra». Si sono riportati casi di accumulo della pastiglia mortifera nel terrore che l’amministrazione Trump la vieti.

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Come sottolinea sempre Renovatio 21, i resoconti sulla pillola abortiva – che il Nobel Jerome Lejeune chiamava «il pesticida umano» – sia nelle versioni dei feticidi che in quella dei sedicenti pro-life manca di una parte fondamentale: il viaggio del bambino espulso nel water e nelle fogne.

 

La verità sulla pillola abortiva l’ha detta ad una convention dei conservatori americani il mese scorso l’attivista Abby Johnson, un tempo manager di una clinica per aborti, ora convertitasi alla difesa della vita umana. Le donne che prendono la pillola dell’aborto «stanno mettendo questi bambini nel water, bambini completamente formati – 12, 14, 16 settimane di gravidanza – forse hanno un’emorragia nel loro bagno, incapaci di raggiungere una struttura di pronto soccorso, guardano nella toilette e vedono il bambino loro completamente formato che galleggia lì nella water» ha dichiarato la Johnson.

 

Il «bambino pienamente formato», una volta scaricato tirando l’acqua, finisce nelle fogne. E qui, oltre agli escrementi di altri esseri umani e ad ogni altra sozzura, troverà delle creature ben felici di incontrarlo – per divorarlo.

 

Topi, rane, pesci… festeggiano la RU486, che tanta carne umana tenere e prelibata fa giungere loro senza che facciano alcuno sforzo, nella plastica immagine della catena alimentare ribaltata: le bestie mangiano gli esseri umani.

 

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Bioetica

Madre incinta di 6 mesi muore dopo che il marito l’avrebbe costretta a prendere la pillola abortiva

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Una giovane madre in India è morta dopo che il marito l’avrebbe costretta ad assumere la pillola abortiva, presumibilmente a causa di una credenza superstiziosa secondo cui la gravidanza interferirebbe con i rituali di inaugurazione della casa.   «Pravallika», 23 anni, era incinta di sei mesi quando ha sofferto di una forte emorragia ed è morta a seguito di un presunto aborto forzato nel distretto di Adilabad, Telangana, sabato. Suo marito, S. Prashant, è accusato dalla famiglia di averle somministrato le pillole contro la sua volontà e di essere poi fuggito.   Secondo la denuncia alla polizia presentata dal fratello, Pravallika aveva assunto le pillole sotto pressione da parte di Prashant, il quale sosteneva che la gravidanza avrebbe interferito con le cerimonie religiose della loro nuova casa.

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I parenti di Pravallika affermano che egli fosse convinto che una donna non dovesse rimanere incinta durante i riti di inaugurazione della casa, noti come Griha Pravesh. Fonti online, come Housing.com di Mumbai, ribadiscono questo divieto, sebbene non sia una regola assoluta.   Pravallika è stata inizialmente curata presso il Rajiv Gandhi Institute of Medical Sciences di Adilabad, ma è stata trasferita al Gandhi Hospital di Secunderabad quando le sue condizioni sono peggiorate. È morta sabato sera.   Le autorità hanno registrato un caso ai sensi dell’articolo 90 del Bharatiya Nyaya Sanhita (codice giudiziario indiano), che riguarda gli aborti spontanei fatali. Pravallika lascia un figlio di due anni. Suo marito, Prashant, è ancora latitante.   La polizia afferma di stare ancora cercando di capire quali pillole siano state usate e se ci sia stata coercizione, ma i parenti sostengono che le siano stati somministrati i farmaci abortivi senza il consenso informato. È in attesa di un rapporto autoptico.   La pillola abortiva gode di ampio sostegno da parte dei politici di tutto il mondo, tra cui il vicepresidente cattolico degli Stati Uniti J.D. Vance. Tuttavia, sebbene consentano di praticare l’aborto in casa e senza una costosa supervisione medica, vi è una crescente consapevolezza che facilitano l’aborto forzato da parte di partner, genitori o altre parti violente.

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Contraccezione

Kennedy promette una «revisione completa» della pillola abortiva dopo un rapporto «allarmante» sui pericoli

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Lo scorso mercoledì il segretario alla Salute USA Robert F. Kennedy Jr. ha dichiarato alla Commissione Salute, Istruzione, Lavoro e Pensioni del Senato che studierà i pericoli della pillola abortiva chimica nota come mifepristone.

 

«Ho chiesto a Marty Makary, direttore della FDA, di effettuare una revisione completa e di riferirmi», ha detto Kennedy al senatore pro-life del Missouri Josh Hawley.

 

Questa settimana, Kennedy è stato a Capitol Hill per testimoniare ai legislatori sulle riforme che sta attuando. Durante un acceso scambio di battute con l’ultraliberalista 82enne deputata del Connecticut Rosa DeLauro, ha denunciato i suoi attacchi e i precedenti fallimenti delle istituzioni che ora supervisiona.

 

 

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«Se qualcuno pensa che in questo Paese abbiamo fatto la medicina di eccellenza con queste istituzioni, guardi i nostri bambini! Sono i bambini più malati del mondo!», ha esclamato.

 

Durante l’audizione, il senatore Hawley ha chiesto se Kennedy fosse a conoscenza del recente studio dell’Ethics and Public Policy, che ha dimostrato che quasi l’11% delle donne statunitensi che assumono mifepristone soffre di gravi eventi avversi, una percentuale 22 volte superiore a quella riportata sul foglietto illustrativo. I ricercatori hanno concluso che il mifepristone non è né sicuro né efficace.

 

«È allarmante», ha risposto Kennedy. «Convalida» studi precedenti e «come minimo, l’etichetta dovrebbe essere cambiata».

 

Hawley ha discusso lo studio anche con James O’Neill. O’Neill è la persona scelta dal presidente Trump per la carica di Vice Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. Anche lui ha dichiarato alla commissione la scorsa settimana di sostenere l’indagine sui pericoli associati alle pillole abortive chimiche.

 

«Il mifepristone ha in realtà una REMS (strategia di valutazione e mitigazione del rischio), il che significa che da tempo è stato designato come qualcosa che necessita di una revisione periodica dei dati sulla sicurezza», ha affermato.

 

«Il segretario si è impegnato a effettuare una revisione della sicurezza del mifepristone (…) e sostengo fermamente tale revisione».

 

Come riportato dalla giornalista di LifeSiteNews Emily Mangiaracina, la prevalenza degli aborti chimici negli Stati Uniti è aumentata rapidamente dal 2000, anno in cui la pillola abortiva è stata approvata per la prima volta dalla FDA, soprattutto da quando il governo ha revocato le normative sulla pillola abortiva.

 

 

Nel 2011, il farmaco è stato sottoposto a un sistema di sicurezza noto come REMS, dopo la segnalazione di gravi eventi avversi, inclusi diversi decessi. Il REMS consente alla Food and Drug Administration (FDA) di monitorare questi eventi avversi. Tuttavia, con la legge FDA di Obama del 2016, l’obbligo di segnalare tutte le complicazioni legate alla pillola abortiva è stato rimosso. Da quel momento in poi, solo i decessi avrebbero dovuto essere segnalati, il che ha notevolmente compromesso i dati sulla sicurezza.

 

Entro dicembre 2021, la FDA di Biden ha eliminato il requisito che la pillola abortiva dovesse essere consegnata di persona e ha consentito che venisse spedita definitivamente per posta.

 

Durante un’intervista rilasciata a Laura Ingraham della Fox News a febbraio, Kennedy aveva confermato che Trump gli aveva chiesto di studiare i pericoli dei farmaci abortivi.

 

«Durante l’amministrazione Biden, l’NIH ha fatto qualcosa di imperdonabile, ovvero dire a medici e pazienti di non denunciare gli infortuni, e questa non è una buona politica», ha affermato RFK jr.

 

Durante l’interrogatorio durante l’udienza di conferma al Senato qualche settimana prima, Kennedy aveva insistito sul fatto che «ogni aborto è una tragedia» quando gli è stata posta una domanda sulla sua posizione in merito all’aborto.

 

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Immagine screenshot da YouTube

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