Traffico di organi
Traffico di organi: un’inchiesta accusa un ospedale indiano

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Questa settimana il Telegraph ha scritto di aver scoperto un racket di compravendita di reni che coinvolge cittadini del Myanmar come donatori e una struttura sanitaria privata di Delhi, in cui sarebbero avvenuti i trapianti. Il fenomeno in realtà non è nuovo: nonostante decenni di sensibilizzazione (partita dal Tamil Nadu) in India continua a esserci una carenza di donatori e un numero troppo alto di persone che avrebbero bisogno di almeno un rene. Sono soprattutto i poveri che hanno bisogno di saldare i debiti a finire vittima dei traffici illeciti, ma negli ultimi anni sono aumentate anche le truffe online.
Una delle più grandi compagnie di ospedali privati dell’India sarebbe coinvolta in un’operazione di traffico di organi, ha affermato un’inchiesta pubblicata questa settimana dalla testata inglese The Telegraph.
Secondo l’indagine, diversi cittadini poveri provenienti dal Myanmar sono stati trasferiti all’ospedale Apollo di Delhi (uno di due ospedali della capitale gestiti dalla compagnia Indraprastha Medical, anche nota come IMCL) e pagati per farsi esportare i reni, che poi vengono donati ad altri pazienti, spesso anche stranieri.
«Le accuse mosse dai recenti media internazionali contro l’IMCL sono assolutamente false, male informate e fuorvianti», ha dichiarato la società privata in una nota. L’Apollo Hospitals Group ha affermato di essere d’accordo con la dichiarazione dell’IMCL. «Come parte della politica di governance aziendale, l’IMCL ha avviato un’indagine sulla questione per approfondire tutti gli aspetti del processo di trapianto», ha spiegato ancora la compagnia.
La vendita di organi è considerata in India (e in Myanmar), ma non sarebbe la prima volta che emergono notizie riguardo il traffico di reni in India, dove si registra una scarsità di donatori. A quasi un milione di indiani ogni anno viene diagnosticata una malattia renale cronica e circa 200mila persone soffrono di insufficienza renale allo stadio terminale.
Secondo alcune stime solo il 10% degli indiani che sviluppano una malattia renale si rivolgono a un nefrologo e almeno 20 indiani muoiono ogni giorno in attesa di una donazione di organi. Nel 2022, si sono verificati solo 7.500 trapianti in tutto il Paese.
Studi e indagini indicano che la maggior parte delle persone che cedono i propri organi in cambio di denaro sono abitanti delle baraccopoli indiane e dei distretti agricoli che soffrono a causa della crescente siccità. In altre parole: la popolazione più povera del Paese, che si trova costretta a vendere un rene (sono soprattutto le donne con un’età media di 35 anni a farlo) soprattutto per saldare debiti con usurai locali. L’importo ricevuto di solito si aggira intorno a una media di 1.000 dollari, che spesso non basta alle famiglie a coprire i debiti contratti e le spese.
Negli anni della pandemia, inoltre, diversi indiani hanno raccontato di essere stati contattati su Facebook per vendere un rene al prezzo di 10 milioni di rupie (122mila dollari) e di essere stati informati di dover pagare diverse migliaia di rupie in anticipo per ottenere la tessera di registrazione di donatore, un documento che le autorità governative concedono in realtà in maniera gratuita.
Una donna di nome Surya stava per essere vittima di una truffa di questo tipo quando ha trovato il numero della Mohan Foundation, una ONG che promuove la donazione di organi legale, una questione su cui pochi indiani sono informati. Fondata nel 1997 dal dottor Sunil Shroff, chirurgo specializzatosi in trapianti nel Regno Unito, nel tempo ha cominciato a raccogliere le segnalazioni di persone a cui sui social veniva chiesto di donare gli organi in cambio di denaro. Interpellato da AsiaNews, ha spiegato che non esistono dati riguardo il traffico di organi, essendo un’attività illegale, mentre nel caso dell’ospedale Apollo «tutti gli accordi sono avvenuti in Myanmar e, in questa situazione, le autorità birmane dovrebbero prendere provvedimenti».
La donazione di organi da parte di persone decedute non è comune in India, per cui la maggior parte dei trapianti avviene da parte di donatori viventi che sono parenti o amici del paziente. Le norme per governare i trapianti di organi sono entrate in vigore dopo che nel 2004 uno tsunami ha devastato diverse aree del Paese, in particolare lo Stato meridionale del Tamil Nadu.
Molti dei sopravvissuti alla tragedia che si trovavano in condizione di indigenza dopo aver perso il lavoro o la casa si sono rivolti alla vendita di organi per sopravvivere. Il fenomeno era diventato così popolare che il distretto di Villivakkam fu soprannominato «Kidneyvakkam».
(…)
… Anche se ci fosse una maggiore offerta di donatori, sono solo 250 gli ospedali registrati presso l’Organizzazione nazionale indiana per i trapianti di organi e tessuti (NOTTO), pari a una struttura attrezzata ogni 4,3 milioni di cittadini. Nell’India rurale gli ospedali di questo tipo sono ancora più rari. In mancanza di investimenti nel settore sanitario a livello pubblico sono soprattutto le aziende private a trarre profitti.
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Immagine di Francisco Anzola via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Traffico di organi
Arrestato in Russia israelo-ucraino presunto capo di una rete di traffico degli organi

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Droga
Arrestata «la Diabla», matriarca del narcocartello accusata di aver ucciso donne incinte e trafficato organi e bambini

Un’operazione congiunta tra polizia statunitense e messicana ha portato alla cattura di un leader di un cartello accusato di omicidio e traffico di minori. Lo riporta l’emittente TV statunitense CBS.
Martha Alicia Mendez Aguilar, conosciuta come «La Diabla», è stata arrestata il 2 settembre nel nord del Messico. Le autorità riferiscono che Aguilar, a capo del cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG), attirava donne incinte in condizioni di povertà o vulnerabilità in aree isolate. I membri del CJNG eseguivano poi cesarei illegali, uccidendo le madri e prelevandone gli organi, per poi vendere i neonati a coppie negli Stati Uniti per circa 250.000 pesos (11.100 dollari).
Il National Counterterrorism Center (NCTC) degli Stati Uniti, sotto la guida dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale, ha fornito informazioni cruciali alle autorità messicane, portando all’arresto. Il direttore dell’NCTC, Joe Kent, ha descritto il piano del cartello come un «esempio di come i cartelli terroristici diversifichino le loro fonti di reddito per finanziare le operazioni».
Thanks to @POTUS, cartels are finally being treated as terrorists. @ODNIgov‘s NCTC recently provided intel to Mexican law enforcement partners that led to the arrest of Martha Alicia Mendez Aguilar, known as ‘La Diabla’ — a CJNG cartel-affiliated baby trafficker, in Juarez,… pic.twitter.com/CRNgJWVHkV
— NCTC Director Joe Kent (@NCTCKent) September 24, 2025
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L’operazione ha visto la collaborazione dell’FBI di El Paso, dello US Marshals Service, del Diplomatic Security Service e della US Customs and Border Protection, insieme alla Procura Speciale per le Donne messicana.
Secondo fonti dell’intelligence, la Diabla rimane in custodia in Messico mentre le indagini sulla rete di trafficanti proseguono.
Il caso sottolinea l’impegno dell’amministrazione Trump nella lotta contro i cartelli messicani e le organizzazioni criminali transnazionali. A gennaio, come promesso in campagna elettorale, il presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che ha incaricato il Dipartimento di Stato di classificare i cartelli e le bande transnazionali come organizzazioni terroristiche straniere (FTO). Otto gruppi, incluso il CJNG, sono stati successivamente designati come FTO.
La cattura dell’Aguilar evidenzia un cambio di strategia nella politica antiterrorismo degli Stati Uniti, che ora si concentra non solo sul narcotraffico, ma anche sul traffico di esseri umani e sui gruppi violenti come il CJNG, noti per la loro brutalità e il controllo su alcune aree del Messico.
L’NCTC riporta che, dopo il cambio di politica avvenuto con Trump, oltre 21.000 membri e affiliati di cartelli sono stati aggiunti al database classificato sui terroristi. Ad agosto, l’NCTC ha dichiarato che a 6.525 terroristi è stato negato l’ingresso al confine statunitense dall’inizio del secondo mandato di Trump.
Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa gli USA hanno accusato i vertici dei cartelli di «narcoterrorismo», mentre si sono moltiplicate le voci di operazioni cinetiche di esercito e forze speciali americane contro i narcos messicani. La situazione ha creato un pandemonio pure al Senato messicano, dove deputati a favore e contrari all’intervento di Washington sono venuti alle mani.
In passato i narcos messicani non hanno esitato a sparare sulle pattuglie di frontiera USA, talvolta usando droni armati.
Come riportato da Renovatio 21, mentre precipitano i rapporti con Caracas e il presidente venezuelano Maduro – a sua volta accusato di traffico di droga – Trump ha mostrato al mondo gli attacchi condotti su imbarcazioni del narcotraffico.
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Immagine da Twitter
Traffico di organi
Arrestata in Polonia una trafficante di organi ucraina

L’accusa era stata ribadita pubblicamente dal portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova, che aveva citato cronache tratte dai media in cui si suggeriva che gli organi dei soldati uccisi sarebbero apparsi su alcuni dei più grandi mercati della dark web, con prezzi a partire da 5.000 euro.Guy claims to be a Ukrainian field surgeon and says that he’s cutting out organs out of Russian soldiers without anesthesia, to get pleasure. -> Somebody knows if this “Vladimir Vasilievich” was identified? … I hope it’s just a sicko trolling online. pic.twitter.com/qFolIkpCwa
— Lord Bebo (@MyLordBebo) April 13, 2023
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