Intelligenza Artificiale
Studiosi israeliani usano l’Intelligenza Artificiale per tradurre l’accadico
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Esperti della Tel Aviv University, in collaborazione con l’Ariel University, hanno realizzato un programma per decifrare una lingua antica di difficile interpretazione. Una traduzione «automatica» e accurata dai caratteri cuneiformi all’inglese. Esempio di collaborazione fra uomo e macchina, in un settore in cui mancano esperti. Ad oggi centinaia di migliaia di tavole ancora da decifrare.
Sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale (AI) per decrittare una lingua che affonda le radici nel passato e che spesso risulta di difficile interpretazione, agevolando il compito di storici, linguisti e traduttori. Lo ha fatto un gruppo di ricercatori israeliani della Tel Aviv University (Tau) in collaborazione con l’Ariel University, sviluppando un modello che permette la «traduzione automatica» di testi in lingua accadica, in caratteri cuneiformi, nel più comune e comprensibile inglese moderno.
Gli esperti di assiriologia, specializzati nello studio archeologico, storico, culturale e linguistico dell’antica Mesopotamia, hanno trascorso anni cercando di interpretare i testi in cuneiforme, una delle più antiche forme di scrittura conosciute. Il richiamo alla «forma di cuneo» ricorda l’uso che veniva fatto in passato, quando i segni venivano impressi su una tavoletta di argilla.
Parlata nell’antica Mesopotamia (in corrispondenza dell’attuale Iraq), quella accadica era una lingua semitica orientale utilizzata in particolare dagli assiri e dai babilonesi. Si tratta del più antico idioma semitico mai attestato, basato su un sistema di scrittura sfruttato per primo dai sumeri. La lingua deriverebbe il proprio nome dalla città di Akkad, opera di re Sargon che ne è stato fondatore e capostipite dell’impero, il maggior centro abitato dell’epoca anche se ad oggi non se ne hanno tracce certe.
Nei decenni gli archeologi hanno rinvenuto centinaia di migliaia di tavolette di argilla scritte in cuneiforme e risalenti fino al 3.400 a.C., un numero di gran lunga maggiore rispetto agli studiosi in grado di comprenderle e tradurle, in numero assai limitato. Shai Gordin dell’Ariel University, Jonathan Berant e Omer Levy della Tau, insieme ad altri colleghi hanno da poco condiviso i frutti dei loro studi sulla rivista specializzata Pnas in un articolo intitolato «Tradurre dall’accadico all’inglese, mediante traduzione automatica neuronale».
Durante la fase di studio e progettazione, il gruppo di lavoro ha sviluppato due versioni del modello una della delle quali traduceva l’accadico da rappresentazioni di segni cuneiformi nell’alfabeto latino e l’altro da rappresentazioni unicode dei segni cuneiformi. La prima, legata alla traslitterazione latina, è quella che ha dato nel tempo i risultati migliori totalizzando un punteggio di 37,47 nel Best Bilingual Evaluation Understudy 4 (Bleu4), parametro usato per valutare la corrispondenza fra traduzione umana e artificiale di uno stesso testo. Il programma, spiegano in una nota, si è mostrato particolarmente efficace allorché si è trattato di tradurre brevi frasi al di sotto dei 120 caratteri, superando i quali emergevano «allucinazioni» (testo corretto sul piano sintattico, ma non accurato).
Il programma potrebbe rivelarsi particolarmente utile in una fase primaria di traduzione, nel novero di una «collaborazione fra uomo e macchina» per lasciare poi spazio all’intervento umano per affinare il testo tradotto nella versione finale. Vi sono centinaia di migliaia di manoscritti cuneiformi riguardanti la vita politica, sociale, economica e scientifica dell’antica Mesopotamia. «E la maggioranza di questi testi – spiegano gli studiosi al Jerusalem Post – restano inaccessibili per il numero limitato di esperti in grado di comprenderli».
Quello della traduzione è un «processo complesso» perché richiede non solo la presenza di «conoscitori di due lingue diverse», ma che siano anche capaci di capire «differenti ambiti culturali».
In quest’ottica, proseguono, «gli strumenti digitali possono aiutare» grazie a elementi quali «il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e la traduzione automatica».
Le lingue antiche, conclude la nota, pongono questioni di complessità ancora maggiori perché «la loro lettura e comprensione richiede conoscenze di una comunità linguistica morta da tempo» e gli stessi testi «possono essere molto frammentari».
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Immagine di Mbzt via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported (CC BY 3.0)
Intelligenza Artificiale
L’ascesa dell’AI avanzata potrebbe avere conseguenze catastrofiche: parla il CEO di Google DeepMind
Demis Hassabis, amministratore delegato di Google DeepMind, ha lanciato un monito sul cammino verso l’intelligenza artificiale generale (AGI), che potrebbe sfociare in «esiti catastrofici» quali cyberattacchi alle reti energetiche o idriche. Secondo lo Hassabis, l’AGI potrebbe concretizzarsi entro i prossimi dieci anni.
Durante il suo intervento all’Axios AI+ Summit della scorsa settimana a San Francisco, Hassabis ha delineato l’AGI come un sistema capace di manifestare «tutte le capacità cognitive» proprie dell’umanità, inclusa la propensione all’invenzione e alla creatività.
Egli ha rilevato che i modelli linguistici di grandi dimensioni odierni continuano a essere «intelligenze frastagliate», afflitte da deficit nel ragionamento, nella programmazione a lungo raggio e nell’apprendimento persistente. Nondimeno, ha ipotizzato che un’IA autenticamente intelligente possa emergere a breve, grazie a un potenziamento costante e «un paio di grandi innovazioni in più».
Al contempo, Hassabis ha ammesso che la fase propedeutica all’AGI sarà verosimilmente costellata da pericoli concreti e «risultati catastrofici», tra cui cyberattacchi alle infrastrutture energetiche o idriche.
«Probabilmente sta già quasi accadendo ora… forse non ancora con un’intelligenza artificiale molto sofisticata», ha osservato, indicandolo come «il vettore vulnerabile più ovvio». Ha proseguito evidenziando che attori malevoli, agenti autonomi e meccanismi che «deviano» dalle direttive iniziali esigono contromisure robuste. «È un rischio non nullo», ha concluso, in riferimento alla eventualità che apparati evoluti «scavalchino il guardrail».
Google Deepmind co-founder @demishassabis to @mikeallen on what about AI he fears most: “Bad actors using AI for harmful ends, or the AI itself as it gets closer to AGI … goes off the rails in some way that harms humanity.” #AxiosAISummit pic.twitter.com/bVmx4SNKIv
— Axios (@axios) December 5, 2025
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Le apprensioni di Hassabis riecheggiano allarmi più estesi diffusi nel panorama tecnologico mondiale.
Come riportato da Renovatio 21, missiva aperta diramata a ottobre, sottoscritta da luminari del settore e figure di spicco, ha sostenuto che entità «superintelligenti» potrebbero mettere a repentaglio la libertà umana o la stessa esistenza, proponendo una moratoria globale sullo sviluppo dell’IA sin quando non se ne assicuri la saldezza. Tra i sottoscrittori, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak, i pionieri dell’IA Geoffrey Hinton e Yoshua Bengio, il magnate Richard Branson del gruppo Virgin, oltre a personalità di rilievo politico e culturale.
Un ulteriore appello a mettere in pausa lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è stato firmato da un gruppo internazionale di medici e pubblicato dalla prestigiosa rivista medica BMJ Global Health. «Ci sono scenari in cui l’AGI [Intelligenza Artificiale Generale, ndr] potrebbe rappresentare una minaccia per gli esseri umani, e possibilmente una minaccia esistenziale» scrivono nell’appello i dottori di varie parti del mondo.
Più pessimista è l’esperto dei pericoli dell’AI Eliezer Yudkowsky, che ha lanciato un appello per chiedere la distruzione materiale dei data center dell’AI prima che sia troppo tardi, dichiarando che «tutti sulla Terra moriranno».
Altre voci, tuttavia, propendono per un’interpretazione più rosea.
Elone Musk, che pure fa parte degli apocalittici riguardo i rischi delle macchine pensanti, ha dichiarato il mese scorso che gli avanzamenti dell’IA e della robotica potrebbero rendere il lavoro «facoltativo» tra 10-20 anni e che la moneta potrebbe rivelarsi «irrilevante» in un’economia IA-centrica, pur rammentando che occorrono ancora salti tecnologici sostanziali affinché tale orizzonte si materializzi.
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L’AI renderà il lavoro «facoltativo» e il denaro «irrilevante»: Musk come Marx e i sovietici
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Intelligenza Artificiale
Le autorità cinesi lanciano l’allarme sui robot umanoidi
Il settore cinese dei robot umanoidi è esposto al pericolo di una bolla speculativa, indotta dall’attuale euforia investitrice, ha ammonito la commissione di programmazione economica nazionale.
Giovedì, nel corso di una conferenza stampa a Pechino, Li Chao, portavoce della Commissione per lo sviluppo e le riforme (NDRC), ha rivelato che le istituzioni stanno agendo per arginare l’espansione incontrollata del comparto, affinché non sommerga il mercato.
«Le industrie all’avanguardia si sono da tempo scontrate con la difficoltà di armonizzare la rapidità dell’espansione con il pericolo di bolle finanziarie, una questione che ora assilla pure il campo dei robot umanoidi», ha precisato l’esponente.
In Cina operano oltre 150 imprese del ramo, tra cui Unitree, tra le leader del mercato. I suoi androidi in grado di danzare sono stati esibiti al Gala del Capodanno lunare all’inizio dell’anno.
unitree g1 dancing pic.twitter.com/Sb8djxlceB
— Wenmeng Zhou (@zhouwenmeng) November 8, 2025
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A febbraio, Unitree ha diffuso un filmato in cui il suo androide G1 pratica sequenze di arti marziali cinesi.
Robots take the stage! 🕺🏼
Unitree Robotics just joined the cast of a Chinese dance drama, dressed in traditional attire, performing backflips and kung fu. 🧧
Robots from Unitree share the stage with human actors, mixing advanced robotics with Chinese cultural performance.… pic.twitter.com/uXSZyVCCyU
— Lukas Ziegler (@lukas_m_ziegler) October 25, 2025
Altre realtà emergenti in ascesa fulminea, come AgiBot e Galbot, hanno svelato i loro umanoidi capaci di completare maratone, cimentarsi nel kickboxing e miscelare caffè, tra varie altre mansioni.
激しく踊る二足歩行人型ロボットhttps://t.co/ywY811njIy
この動画を撮影した場所(屋内のラボ)に入れてもらったら、UnitreeのG1が床のあちらこちらに沢山転がっていて蹴とばしそうになった🦶#bipedal #humanoidrobot #Any2Track #RobotDance #dancing #EmbodiedIntelligence #Galbot pic.twitter.com/uy8UDM3DUf
— T.Yamazaki (@ZappyZappy7) November 2, 2025
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Le autorità di Pechino hanno designato questo comparto in espansione accelerata come uno dei sei nuovi pilastri per la crescita economica nel lustro venturo.
L’ondata recente di fervore ha propulso l’indice Solactive China Humanoid Robotics – che segue le quotazioni delle società robotiche – a un rialzo di circa il 30% nell’anno in corso.
Anche altri attori globali, tra cui i titani tech Tesla, Meta e OpenAI, si sono dedicati intensamente allo sviluppo di robot umanoidi negli ultimi anni.
Il mese scorso, lil CEO di Tesla, Elon Musk, secondo cui una «legione di robot» potrebbe materializzarsi in un orizzonte temporale prossimo.
L’umanoide di Tesla, Optimus, ha già debuttato in occasioni societarie compiendo operazioni basilari; una variante aggiornata, Optimus V3, è attesa per il primo trimestre del 2026.
Musk, che sostiene che in cinque anni i robot supereranno i chirurghi umani, ha sostenuto che questi automi potrebbero rivoluzionare la società, rilevando il lavoro manuale o rendendolo opzionale per l’umanità. Elone intende inoltre iniziare la colonizzazione di Marte a partire dai robot.
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