Economia
Sri Lanka, code per la benzina con morti. Rischio di guerra civile

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Un camionista di 63 anni è deceduto al quinto giorno di attesa per il rifornimento. Una madre ha gettato il figlio di cinque anni nel fiume Kelani e ha tentato il suicidio. Crescono i prezzi dei generi alimentari e mancano i farmaci. L’opposizione paventa il pericolo di una guerra civile in un clima di conflitto crescente.
Un’altra vittima, la decima, fra le persone in fila giornate intere al distributore, nella vana attesa di poter rifornire di carburante il proprio veicolo. E il rischio sempre più concreto che il malcontento generale e diffuso nel Paese, causato dalla crisi economica, assuma una deriva sempre più violenta, tale da innescare conflitti di piazza.
Lo Sri Lanka vive una situazione drammatica e non si vedono, almeno per ora, prospettive di cambiamento all’orizzonte.
Fonti della polizia riferiscono che il 22 giugno scorso un camionista 63enne, in attesa da cinque giorni di fare rifornimento ad Anguruwatota, nella Western province, è morto all’interno del proprio mezzo.
Si tratta della vittima numero 10 fra le centinaia di migliaia di persone in coda ai distributori, in una nazione piagata dai debiti e alle prese con la peggiore crisi economia dalla proclamazione dell’indipendenza.
Le persone decedute avevano un’età fra i 43 e gli 84 anni; la maggioranza dei decessi è dovuta ad arresto cardiocircolatorio. La scorsa settimana è morto di infarto un 53enne in fila ad una stazione di benzina della capitale.
Sempre la scorsa settimana una madre disperata per la situazione economica familiare ha gettato il figlio di cinque anni nel fiume Kelani (a Colombo) e ha tentato il suicidio. Il bambino è morto, mentre la madre è sopravvissuta.
Lo Sri Lanka, con una popolazione di 22 milioni di abitanti e un debito estero di quasi 50 miliardi di euro, sta fronteggiando una grave carenza di carburante, l’escalation dei prezzi dei prodotti alimentari e una carenza di farmaci.
A questo si unisce l’incapacità della Banca centrale di aprire canali di credito per favorire l’importazione di carburante.
In un’ottica di risparmio, il ministero della Pubblica amministrazione ha dichiarato il venerdì festivo per i prossimi tre mesi; la norma vale anche per le scuole, per alleggerire il peso dei trasporti in un settore in cui sono operativi solo il 20% dei mezzi a causa della mancanza di carburante.
La tensione è elevata e una parte della classe dirigente non esclude il pericolo di scontri e violenze.
Vasudeva Nanayakkara, leader del Democratic Left Front, prospetta il rischio di una guerra civile in un clima di conflitto crescente.
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Economia
Orban: i leader dell’UE sono «conigli codardi»

Il primo ministro ungherese Vittorio Orban ha criticato i leader dell’UE per il loro approccio passivo ai negoziati commerciali con gli Stati Uniti, paragonandoli a «conigli codardi». La valutazione tagliente arriva in un momento in cui si profila la minaccia di tariffe statunitensi e si intensifica la disputa commerciale tra Bruxelles e Washington.
Intervenendo mercoledì in una conferenza stampa a Budapest insieme ad Alice Weidel del partito Alternativa per la Germania (AfD), Orban ha espresso dubbi sulla capacità dell’attuale leadership di Bruxelles di difendere efficacemente gli interessi del blocco nelle controversie economiche con Washington.
«Il problema è che i leader dell’Unione Europea e le istituzioni dell’UE se ne stanno seduti come conigli codardi», ha detto Orban, aggiungendo che le istituzioni UE esistenti «non possono essere prese sul serio» e non sono in grado di avanzare «offerte serie» nei negoziati commerciali con Washington. Il premier magiaro ha continuato suggerendo che le due maggiori economie dell’UE, Germania e Francia, dovrebbero prendere l’iniziativa.
«Non c’è pietà per i deboli», ha avvertito Orban, esortando l’UE a presentare in modo proattivo le proprie proposte a Washington in merito ai dazi sulle importazioni.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato lunedì che avrebbe imposto dazi del 25% su tutto l’acciaio e l’alluminio importati negli Stati Uniti, senza eccezioni o esenzioni, a partire dal mese prossimo. Secondo gli ultimi dati, le esportazioni di acciaio dell’UE verso gli Stati Uniti hanno raggiunto una media di circa 3 miliardi di euro (3,10 miliardi di dollari) all’anno nell’ultimo decennio.
Come riportato da Renovatio 21, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato martedì che i dazi non rimarranno senza risposta e che «innescheranno contromisure ferme e proporzionate» da parte del blocco.
Inoltre, Trump ha proposto di implementare «tariffe reciproche» che corrisponderebbero ai dazi che altri paesi impongono sulle esportazioni americane. A dicembre, Trump ha avvertito Bruxelles che se non avesse aumentato i suoi acquisti di petrolio e gas americani, avrebbe imposto tasse aggiuntive sui beni provenienti dall’UE.
La disputa commerciale tra Washington e Bruxelles è iniziata nel 2018, quando Trump ha imposto tariffe sull’acciaio e l’alluminio europei per motivi di sicurezza nazionale, provocando ritorsioni da parte dell’UE. Le due parti si sono scambiate tariffe su beni per un valore di oltre 10 miliardi di dollari.
Nel 2021, l’UE e gli USA avevano concordato la rimozione delle tariffe di quest’ultimi su alluminio e acciaio per quantità specifiche di alluminio e acciaio interamente prodotte all’interno dell’UE, mentre le due parti hanno perseguito un accordo commerciale a più lungo termine.
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Economia
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Economia
La Von der Leyen minaccia: le tariffe di Trump «non rimarranno senza risposta»

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato martedì che i dazi statunitensi sull’acciaio e sull’alluminio «non rimarranno senza risposta», avvertendo che innescheranno contromisure da parte del blocco.
Le dichiarazioni arrivano dopo che il presidente degli Stati Uniti Donaldo Trump ha dichiarato lunedì che avrebbe imposto dazi del 25% su tutto l’acciaio e l’alluminio importati negli Stati Uniti, senza eccezioni o esenzioni, aggiungendo che le nuove tariffe si aggiungeranno alle tariffe esistenti sui metalli. Un funzionario della Casa Bianca ha detto a Reuters che le misure entreranno in vigore il 4 marzo.
La Von der Leyen ha espresso «profondo rammarico» per la decisione, affermando che i dazi sono essenzialmente tasse che danneggiano le aziende e gravano sui consumatori. Le esportazioni di acciaio dell’UE verso gli Stati Uniti hanno raggiunto una media di circa 3 miliardi di euro (3,10 miliardi di dollari) all’anno nell’ultimo decennio, secondo gli ultimi dati.
«Le tariffe ingiustificate sull’UE non rimarranno senza risposta: innescheranno contromisure ferme e proporzionate», ha affermato von der Leyen. «L’UE agirà per salvaguardare i propri interessi economici. Proteggeremo i nostri lavoratori, le nostre aziende e i nostri consumatori».
La manovra geoeconomica di Trump ha suscitato un’ampia reazione negativa in tutta l’UE. Il commissario al commercio del blocco, Maros Sefcovic, ha descritto la misura come uno «scenario perdente-perdente», in un discorso al Parlamento europeo martedì, avvertendo che avrebbe alimentato l’inflazione negli Stati Uniti. Ha osservato che la commissione sta valutando la portata delle misure e determinando una risposta appropriata.
Anche il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha affermato lunedì che Bruxelles reagirà ai dazi. Barrot ha evidenziato la «lista impressionante» di beni statunitensi precedentemente presi di mira dall’UE in risposta a dazi simili del primo mandato di Trump nel 2018, tra cui motociclette, jeans, tabacco, mais, riso, succo d’arancia e bourbon.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato al parlamento che «se gli Stati Uniti non ci lasciano altra scelta, l’Unione Europea risponderà unita», aggiungendo: «alla fine, le guerre commerciali danneggiano la prosperità di entrambe le parti», riporta da Euronews.
La disputa commerciale tra Washington e Bruxelles è iniziata nel 2018, quando Trump ha imposto tariffe sull’acciaio e l’alluminio europei per motivi di sicurezza nazionale, provocando ritorsioni da parte dell’UE. Le due parti si sono scambiate tariffe su beni per un valore di oltre 10 miliardi di dollari.
Nel 2021, l’UE ha raggiunto una tregua temporanea con l’amministrazione del presidente Joe Biden, sospendendo le tariffe come parte di un accordo per stabilire l’Accordo globale sull’acciaio e l’alluminio sostenibili. In base all’accordo, gli Stati Uniti hanno parzialmente revocato le tariffe, introducendo dazi basati sulle quote, mentre l’UE ha rimosso le sue restrizioni.
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Immagine di European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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