Nucleare
Senatori USA vogliono estendere l’articolo 5 NATO all’Ucraina in caso di attacco nucleare. Kennedy risponde

I senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal hanno presentato ieri una risoluzione chiedendo che se la Russia utilizza armi nucleari in Ucraina o si verifica un grave incidente nella centrale nucleare di Zaporiggia con conseguente diffusione della contaminazione da radiazioni, la NATO veda tali incidenti come un attacco al Patto Atlantico stesso ai sensi dell’articolo 5.
Il documento proposto si intitola «Risoluzione esprimente il senso della Camera dei Rappresentanti sulla vittoria ucraina».
Tale risoluzione, dicono i senatori, è una risposta al dispiegamento russo di armi nucleari in Bielorussia, che, secondo lo stesso Putin, sarà approntato per il 7 o l’8 luglio.
«Il senatore Blumenthal ed io vogliamo mettere tutti in guardia che la minaccia dell’uso di un ordigno nucleare da parte della Russia è reale. E il modo migliore per scoraggiare questa minaccia è dare loro – i russi – chiarezza su cosa succede se usano armi nucleari», ha detto Graham, controverso senatore repubblicano della Carolina del Sud, noto per aver chiesto in passato l’assassinio di Putin e per aver detto, in una recente visita a Kiev, che i soldi investiti nell’uccisione dei russi sono i soldi meglio investiti dagli USA.
«Il nostro messaggio è per quelli intorno a Putin. Se lo fate e seguite il suo ordine, se doveste darlo, potete aspettarvi una risposta massiccia dalla NATO. Sarete in guerra con la NATO», ha detto il senatore Blumenthal, un democratico del Connecticut, dicendo che lo scopo è inviare tale messaggio «a Vladimir Putin, e ancora più direttamente, ai suoi militari. Saranno distrutti; saranno sventrati se usano armi nucleari tattiche o se distruggono un impianto nucleare in un modo che minaccia le nazioni NATO circostanti».
Anatolij Antonov, ambasciatore della Russia negli Stati Uniti, ha avvertito che la nuova risoluzione minaccia di spingere Washington e la sua alleanza militare della NATO più vicino a uno scambio nucleare con Mosca.
Ieri l’ambasciatore russo ha dichiarato a Newsweek in un’intervista esclusiva che la risoluzione «dà esempio di coloro che perseguono davvero la rotta verso un conflitto globale diretto tra la Russia e i paesi della NATO guidati dagli Stati Uniti».
Antonov ha deriso quella che ha visto come «l’ennesima manifestazione di odio cieco per il nostro Paese», Ha affermato che «gli autori della nuova iniziativa sono ansiosi di trascinare gli Stati Uniti ancora più profondamente nel conflitto in Ucraina».
«L’opinione pubblica internazionale è alimentata con la forza dal punto di vista provocatorio secondo cui la Russia intende lanciare un attacco nucleare sul territorio dell’Ucraina, e forse anche distruggere qualche impianto nucleare», ha detto Antonov. «Questa fraseologia nasconde l’intenzione di preparare il mondo a una provocazione alla centrale nucleare di Zaporiggia, come piazzarvi una “bomba sporca” e, naturalmente, addossare tutti i peccati alla Federazione Russa?»
Antonov ha quindi sottolineato che «le speculazioni sul possibile uso da parte della Russia di armi nucleari tattiche sono assurde».
«Usando una retorica così scadente, l’élite locale dimostra la sua assoluta incompetenza in questioni strategiche», ha detto Antonov. «Le osservazioni provocatorie e miopi dei legislatori statunitensi servono solo a intensificare le tensioni e ad aumentare il rischio che la situazione scivoli verso un punto ancora più pericoloso».
«È tempo di rendersi conto che in caso di conflitto armato diretto tra Russia e paesi della NATO, gli Stati Uniti non saranno in grado di nascondersi dietro l’oceano» ha dichiarato l’ambasciatore.
La prospettiva della «bomba sporca» a Zaporiggia ci fa tornare alla mente uno strano fatto di qualche mese fa.
Una bizzarra comunicazione del Dipartimento dell’Energia di Washington all’ente atomico russo Rosatom era emerso il mese scorso. Nella missiva gli americani avvertivano la Russia del fatto che nell’impianto di Zaporiggia vi sarebbe «tecnologia nucleare sensibile» statunitense, e quindi i russi non dovevano toccarla.
Non è dato sapere di quale tipo di tecnologia si trattasse, con alcuni a chiedersi se non sia per caso tecnologia militare nucleare. Tucker Carlson, il più seguito giornalista TV americano, ha commentato aprendo alcuni scenari: «in Ucraina, tecnologia nucleare americana sensibile? Probabilmente non per la generazione di energia». Pochi giorni dopo il Carlson è stato licenziato da Fox News.
Tornando alla proposta dei senatori, il candidato presidente Robert F. Kennedy jr. ha risposto alla risoluzione di Graham e Blumenthal con un post su Twitter:
Let’s replace the vicious cycle of escalation with a virtuous cycle of peacebuilding. Senators Lindsey Graham and Richard Blumenthal just issued a resolution threatening Russia with dire consequences in response to its stationing of nuclear weapons in Belarus. I agree that Russia…
— Robert F. Kennedy Jr (@RobertKennedyJr) June 24, 2023
«Sostituiamo il circolo vizioso dell’escalation con un circolo virtuoso di costruzione della pace. I senatori Lindsey Graham e Richard Blumenthal hanno appena emesso una risoluzione che minaccia la Russia di terribili conseguenze in risposta al suo stazionamento di armi nucleari in Bielorussia. Sono d’accordo che la Russia dovrebbe rimuovere quelle armi. E come primo passo, gli Stati Uniti possono iniziare a rimuovere le proprie armi nucleari da Germania, Italia, Belgio, Turchia e Paesi Bassi, insieme alle nuove basi missilistiche in Romania e Polonia» scrive Kennedy.
Come riportato da Renovatio 21, proprio la Polonia invece aveva chiesto una risposta dura della NATO alle atomiche russe spostate in Bielorussia.
Secondo il Times, inoltre, Varsavia starebbe ospitando in territorio polacco campi di addestramento per un golpe per rovesciare il governo bielorusso. Lukashenko, che si è detto pronto ad ospitare le atomiche da mesi, parla da settimane del golpe occidentale in arrivo su Minsk, con un programma di condivisione nucleare proprio nello stile della NATO.
Nucleare
Conferenza mondiale sulla fusione nucleare in Cina

Il 14 ottobre è stata inaugurata nella megalopoli cinese di Chengdu, in Cina, la seconda riunione ministeriale del World Fusion Energy Group dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), con 1.000 partecipanti.
Il Global Times, giornale in lingua inglese del Partito Comunista Cinese, ha titolato: «Il “sole artificiale” di nuova generazione della Cina in fase di aggiornamento per i test al plasma: un esperto», offrendo un riassunto del programma cinese sulla fusione, con particolare attenzione al Tokamak superconduttore sperimentale avanzato (EAST).
Zhong Wulu, vicedirettore del Southwest Institute of Physics della China National Nuclear Corporation (CNNC) e responsabile della Divisione di Scienza della Fusione, ha dichiarato: «Per raggiungere l’energia da fusione commerciale, dobbiamo completare sei fasi, e al momento siamo alla terza». Il Zhong ha elencato le sei fasi come «esplorazione concettuale, esperimenti su larga scala, esperimenti al plasma, reattori sperimentali, reattori dimostrativi e reattori commerciali».
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Huang Mei, capo scienziato del CNNC e responsabile del progetto del ciclotrone elettronico, ha detto al Global Times che, nonostante la tabella di marcia preveda la produzione di energia da fusione entro il 2050 circa, «stiamo lavorando intensamente per anticipare questa scadenza il più possibile». Nella fase 3, il 20 gennaio 2025, il Tokamak EAST ha raggiunto un funzionamento continuo del plasma ad alto confinamento per 1.066 secondi (circa 17 minuti e tre quarti), con temperature superiori a 82 milioni di gradi Celsius.
Tuttavia, questo risultato straordinario non ha ancora raggiunto il punto di pareggio, in cui una reazione di fusione produce più energia di quella usata per riscaldare il plasma, né l’ignizione, in cui la reazione diventa autosostenibile.
Il Global Times sottolinea che gli esperti cinesi evidenziano come «i materiali e l’ingegneria rappresentino ulteriori sfide. È necessario sviluppare materiali strutturali capaci di resistere a temperature estreme e intense radiazioni neutroniche, magneti superconduttori altamente affidabili, sistemi criogenici e sistemi di diagnostica e controllo per monitorare il plasma in tempo reale con feedback rapido».
Questo sta portando a concentrarsi su leghe di tungsteno per componenti strutturali e magneti superconduttori in niobio-stagno, niobio-titanio o materiali superconduttori ad alta temperatura. Un’altra questione cruciale è «l’autosufficienza al trizio». Un obiettivo chiave è il passaggio dell’EAST a un reattore sperimentale, corrispondente alla quarta fase del processo.
Huang Mei del CNNC ha espresso ottimismo, secondo il Global Times, affermando che «il Southwest Institute of Physics, come “squadra nazionale” per la fusione, accelererà i progressi tecnici attraverso diverse piattaforme». Ha aggiunto: «Il momento che attendo con più entusiasmo è quando useremo il primo kilowatt di energia da fusione per accendere una lampadina, sarà l’istante più emozionante».
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa scienziati cinesi avevano introdotto un nuovo dispositivo di prova per la produzione di fusione.
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Lo scorso marzo la Cina aveva fatto sapere che costruirà un reattore ibrido a fusione-fissione entro il 2030, con l’obiettivo di generare 100 megawatt di elettricità continua e connettersi alla rete nazionale entro la fine di questo decennio.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina sta portando avanti le ricerche sulla fusione da anni. La Cina ha accelerato con i suoi studi per la fusione dopo che negli scorsi anni un team di scienziati cinesi aveva affermato di aver trovato un metodo nuovo e più conveniente per il processo.
Una volta scoperto un processo stabile per ottenere la fusione, potrebbe entrare in giuoco l’Elio-3, una sostanza contenuta in grande abbondanza sulla Luna, dove la Cina, come noto, sta operando diverse missioni spaziali di successo. Da qui potrebbe svilupparsi definitivamente il ramo cosmico dello scacchiere internazionale, la geopolitica spaziale che qualcuno già chiama «astropolitica», e già si prospetta come un possibile teatro di guerra.
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Nucleare
«Non c’è vittoria nella guerra nucleare»: parla l’esperto in armamenti del MIT

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Nucleare
Trump reagisce all’offerta di trattato nucleare di Putin

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accolto favorevolmente la proposta del presidente russo Vladimir Putin di estendere di un ulteriore anno l’ultimo trattato di controllo degli armamenti tra i due Paesi.
Domenica, mentre conversava con i giornalisti fuori dalla Casa Bianca, a Trump è stato chiesto cosa pensasse dell’offerta di Putin riguardo al New START. «Mi sembra una buona idea», ha risposto.
Le parole di Trump sono state apprezzate da Kirill Dmitriev, consigliere economico di Putin e figura centrale negli sforzi per migliorare le relazioni con Washington.
Dmitriev ha scritto su Telegram che la posizione del presidente statunitense indica che Washington e Mosca sono «abbastanza propense» a prorogare l’accordo.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Putin aveva espresso la disponibilità di Mosca a estendere di un anno il Trattato sulla riduzione delle armi strategiche del 2010 (New START), a patto che gli Stati Uniti rispondano positivamente e si astengano da azioni che potrebbero alterare l’equilibrio nucleare.
All’inizio di questa settimana, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che Washington non ha ancora fornito una risposta ufficiale alla proposta.
L’ultimo trattato di riduzione degli armamenti tra Stati Uniti e Russia, che limita ciascuna parte a un massimo di 1.550 testate nucleari strategiche e 700 sistemi di lancio schierati, scadrà a febbraio, salvo un’eventuale proroga.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa, all’apice delle tensioni per la guerra ucraina, il ministero degli Esteri russo aveva accusato la «flagrante» violazione del trattato Start da parte di Washingtone. Nell’agosto 2022 la Russia aveva quindi annunciato la sospensione delle ispezioni nucleari con il nuovo trattato START.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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