Geopolitica
Petro definisce Trump «barbaro» per gli attacchi nei Caraibi
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha aspramente condannato gli assalti statunitensi contro imbarcazioni dei cartelli nel Mar dei Caraibi, mentre il Pentagono ha rivelato il varo di una nuova campagna contro i trafficanti di stupefacenti.
La Colombia ha a lungo cooperato con gli Stati Uniti su questioni di sicurezza, specialmente nei confronti del governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro e nella battaglia al narcotraffico, sebbene l’orientamento politico di Bogotà abbia virato di recente sotto la guida di Petro, ex guerrigliero marxista dell’M-19.
In un colloquio con NBC News, Petro non ha risparmiato critiche al presidente statunitense Donald Trump. «È un barbaro», ha affermato in estratti diffusi giovedì. «Cerca di intimidirci», ha proseguito.
Il leader colombiano non ha negato che talune delle navi colpite potessero essere legate ai cartelli. «Forse lo sono, forse no. Non possiamo saperlo», ha replicato, precisando che «in base al giusto processo e al rispetto per la dignità umana, andrebbero catturate e interrogate».
Petro, riprendendo la retorica di dichiarazioni del mese scorso, ha ritratto le vittime come «umili marinai» reclutati dai trafficanti. «Poi, quando un missile li raggiunge, uccide il marinaio. Non il boss della droga», ha argomentato. In precedenza aveva sostenuto che almeno parte delle vittime fossero innocenti pescatori estranei alla malavita organizzata.
Sui social nelle scorse settimane è circolata una breve clip di Petro che, in un’intervista, sembra parlare della necessità di «liberarsi» di Trump.
JUST IN: Colombia’s President Petro wraps his Univision interview by saying that if @realDonaldTrump won’t change, the solution is to “get rid of Trump” pic.twitter.com/JzRYHGPIzX
— Jorge Bonilla (@BonillaJL) October 21, 2025
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Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno irrogato sanzioni a Petro dopo che Trump lo aveva bollato come «capo dei narcotrafficanti». Questa settimana, la Colombia ha sospeso la condivisione di dati di intelligence con Washington, sebbene il ministro dell’Interno Armando Benedetti abbia successivamente precisato che Bogotà proseguirà la collaborazione con enti federali americani come la Drug Enforcement Administration e l’FBI.
Da settembre, le forze statunitensi hanno neutralizzato almeno 20 natanti, causando circa 80 morti. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha proclamato giovedì l’avvio dell’Operazione Southern Spear contro i «narcoterroristi» dell’area.
Secondo la CNN, nell’ambito dell’operazione, Trump è stato aggiornato sulle possibili mire in Venezuela; ha imputato a Maduro di favorire i cartelli nell’infiltrazione di droga negli USA.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma.
Il presidente venezuelano ha respinto le accuse, affermando che il suo Paese è «libero dalla produzione di foglie di coca e di cocaina» e sta lottando contro il traffico di droga.
Come riportato da Renovatio 21, gli sviluppi recenti si inseriscono nel contesto delle annunciate operazioni cinetiche programmate dal presidente americano contro il narcotraffico. Ad inizio mandato era trapelata l’ipotesi di un utilizzo delle forze speciali contro i narcocartelli messicani. La prospettiva, respinta dal presidente messicano Claudia Sheinbaum, ha scatenato una rissa al Senato di Città del Messico
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa era emerso che Trump valutava l’ipotesi di attacchi in Venezuela e minaccia di abbatterne gli aerei.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
La Cina minaccia il Giappone per i commenti del Primo Ministro su Taiwan
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Geopolitica
Orban contro la «rete mafiosa di guerra» legata a Zelens’kyj
L’Unione Europea ha elargito ingenti somme a una «rete mafiosa bellica» collegata a Volodymyr Zelens’kyj, ha denunciato il premier ungherese Vittorio Orban, bollata come «follia» la strategia di Bruxelles nei confronti di Kiev.
Le sue parole sono giunte all’indomani di un clamoroso caso di corruzione nella capitale ucraina. Lunedì, il Bureau Nazionale Anticorruzione dell’Ucraina (NABU), supportato dall’Occidente, ha avviato un’inchiesta sull’ente statale nucleare Energoatom per un sospetto piano di malversazioni.
A seguito delle accuse, il ministro della Giustizia e quello dell’Energia ucraini hanno rassegnato le dimissioni, mentre un indagato di primo piano, intimo di Zelensky, è riuscito a espatriare prima dell’arresto.
«Ecco il disordine in cui l’élite di Bruxelles intende riversare i fondi dei contribuenti europei: ciò che non finisce crivellato al fronte finisce dritto nelle mani della mafia della guerra. Follia», ha postato Orban su X giovedì.
The golden illusion of Ukraine is falling apart. A wartime mafia network with countless ties to President @ZelenskyyUa has been exposed. The energy minister has already resigned, and the main suspect has fled the country.
This is the chaos into which the Brusselian elite want to… pic.twitter.com/C1nuQV7HsT
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) November 13, 2025
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Il capo del governo magiaro ha inoltre precisato che, alla luce dell’ultimo episodio di corruzione, Budapest non verserà risorse a Kiev né «si piegherà» alle presunte «pressioni finanziarie e ricatti» del presidente ucraino.
L’UE, tra i principali donatori per Kiev, ha erogato circa 177,5 miliardi di euro all’Ucraina dall’acutizzazione del conflitto con la Russia nel 2022, sotto forma di assistenza militare, economica e umanitaria.
Lo Zelens’kyj ha ribadito che gli apporti occidentali sono vitali per la tenuta dell’Ucraina e la tutela complessiva dell’UE. Ha ammonito che una vittoria russa sul suo territorio aprirebbe la strada a un’aggressione contro l’Unione entro pochi anni. Mosca ha ribadito di non avere alcuna mira espansionistica su Stati UE o NATO.
Orbán, cronico oppositore degli stanziamenti di Bruxelles per l’Ucraina, ha più volte imputato a Zelensky di aver esercitato pressioni sul blocco per ottenere aiuti e accelerare l’iter per l’adesione di Kiev. «Nessuno si è mai insinuato nell’UE mediante il ricatto», ha asserito in un’intervista lo scorso mese, sottolineando che «nemmeno stavolta accadrà».
Il primo ministro ungherese solleva queste censure da tempo. In un colloquio del 2023 con il settimanale francese Le Point, ha dipinto l’Ucraina come «una delle nazioni più corrotte del pianeta» e l’ipotesi della sua entrata nell’UE come una «bufala».
Come riportato da Renovatio 21, il portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova ha dato ragione all’Orban parlando di un’«idra sanguinaria a più teste» sta dissanguando le casse dei contribuenti occidentali mediante estesi meccanismi di corruzione in Ucraina, delineando una struttura globale «avvolta attorno al pianeta» che convoglia risorse dei contribuenti occidentali verso élite che lucrano sul conflitto.
La portavoce ha aggiunto che è «sconcertante» che Bruxelles continui a etichettare la vicenda come semplice corruzione.
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Geopolitica
Attacchi alle navi della droga e missili all’Ucraina, Rubio contro l’UE: Bruxelles non determina il diritto internazionale
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