Geopolitica
Partito l’attacco dell’India contro il Pakistan
L’escalation tra India e Pakistan dopo la strage in Kashmir è arrivata al suo culmine: è partito lo scontro effettivo tra le due superpotenze atomiche.
Secondo quanto riportato l’India ha effettuato attacchi aerei su 9 località «campi terroristici» in Pakistan, mentre il Pakistan avrebbe abbattuto almeno 1 (fino a 5) aerei da combattimento dell’aeronautica militare indiana. I caccia sarebbero stati abbattuti in territorio indiano, ma non vi sono conferme riguardo al fatto.
Si starebbero registrando colpi di artiglieria pesanti lungo la linea di controllo (LOC) tra i due Paesi. Secondo il portavoce dell’esercito pakistano, Ahmed Sharif Chaudhry, almeno otto persone sono state uccise e 35 ferite.
India is currently attacking Pakistan.
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— AF Post (@AFpost) May 6, 2025
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L’India ha affermato di aver lanciato l’operazione contro il Pakistan dopo aver «raccolto prove che indicano il chiaro coinvolgimento di terroristi con base in Pakistan nell’attacco del mese scorso contro i civili in Kashmir». Il Pakistan ha affermato che le azioni indiane «non rimarranno senza risposta» e che risponderà «nel momento e nel luogo scelti».
Nel 2016 e nel 2019, l’India ha condotto attacchi più limitati nel territorio controllato dal Pakistan, ma questa volta la preoccupazione è che colpendo un gran numero di siti in Pakistan e colpendo il Punjab (più in profondità nel Pakistan), potrebbe esserci un rischio maggiore di escalation.
La mossa, chiamata «Operazione Sindoor», è stata celebrata dagli account ufficiali dell’esercito di Nuova Delhi.
OPERATION SINDOOR#JusticeServed
Target 1 – Abbas Terrorist Camp at Kotli.
Distance – 13 Km from Line of Control (POJK).
Nerve Centre for training suicide bombers of Lashkar-e-Taiba (LeT).
Key training infrastructure for over 50 terrorists.DESTROYED AT 1.04 AM on 07 May 2025.… pic.twitter.com/OBF4gTNA8q
— ADG PI – INDIAN ARMY (@adgpi) May 7, 2025
Il ministero della Difesa indiano ha affermato in una nota che sono stati presi di mira nove siti in Pakistan e nel Jammu e Kashmir, occupati dal Pakistan. «Le nostre azioni sono state mirate, misurate e non hanno avuto carattere escalation» ha detto il ministero indiano in una nota.
«L’India ha lanciato l’#OperazioneSindoor, una risposta precisa e misurata al barbaro attacco terroristico di #Pahalgam che ha causato 26 vittime, tra cui un cittadino nepalese. Attacchi mirati sono stati condotti su nove siti infrastrutturali terroristici in Pakistan e nel Jammu e Kashmir occupato dal Pakistan, prendendo di mira le radici della pianificazione terroristica transfrontaliera» ha scritto ancora il ministero su X.
India has launched #OperationSindoor, a precise and restrained response to the barbaric #PahalgamTerrorAttack that claimed 26 lives, including one Nepali citizen. Focused strikes were carried out on nine #terrorist infrastructure sites in Pakistan and Pakistan-occupied Jammu and…
— Ministry of Defence, Government of India (@SpokespersonMoD) May 6, 2025
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«È importante sottolineare che nessuna struttura militare pakistana è stata colpita, a dimostrazione dell’approccio calibrato e non escalation dell’India. Questa operazione sottolinea la determinazione dell’India a garantire la responsabilità dei responsabili, evitando al contempo inutili provocazioni. Un briefing dettagliato sull’operazione seguirà più tardi oggi».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando ieri nello Studio Ovale, ha definito la situazione «una vergogna». «Stanno combattendo da molto tempo», ha detto Trump. «Spero solo che finisca molto presto».
Il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif ha definito le azioni dell’India un «attacco codardo» e ha affermato che la nazione avrebbe reagito. Il Pakistan ha dichiarato, oltreche di aver abbattuto cinque aerei indiani, e di aver preso prigionieri soldati indiani.
Secondo l’emittente indiana NDTV, l’operazione Sindoor ha completato solo la prima fase e sono probabili altri attacchi contro obiettivi in Pakistan.
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Immagine da Twitter
Geopolitica
Orban: il piano dell’UE per rubare i beni russi costituisce una «dichiarazione di guerra»
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Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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