Geopolitica
Orban: solo Trump può salvare l’Occidente e gli uomini di tutto il mondo
L’ex presidente Donald Trump è l’unico uomo che può «salvare il mondo occidentale e gli esseri umani nel mondo» portando la pace in Ucraina ed evitando così una Terza Guerra Mondiale tra potenze nucleari, ha dichiarato il primo ministro ungherese Viktor Orban al giornalista statunitense Tucker Carlson.
«Richiamate Trump. Questa è l’unica via d’uscita. Richiamate Trump», ha detto Orban durante un’intervista di mezzora pubblicata su Twitter da Carlson.
In un video pubblicato in precedenza, Carlson aveva spiegato che poiché la guerra in Ucraina sta rimescolando l’ordine mondiale e «minaccia di distruggere la civiltà umana», aveva pensato di sentire l’Orban, la cui nazione confina con l’Ucraina e riceve gran parte della sua energia dalla Russia.
Viktor Orbán, PM of Hungary, a NATO Member, on what he would do if he was in charge:
“Peace immediately. Call back Trump.”
“Trump is the man who can save the Western world and probably all human beings on the globe.”
Orbán knows Trump can and will prevent full-scale WW3. pic.twitter.com/0vDxALfcID
— Clandestine (@WarClandestine) August 29, 2023
Orban, ora il primo ministro più longevo della sua nazione, «ha avuto a che fare con i russi per tutta la vita», ha spiegato Carlson nella sua introduzione. «È cresciuto sotto l’occupazione russa. Da giovane fu arrestato e gettato in prigione dalla polizia appoggiata dalla Russia per i suoi sforzi volti a liberare il Paese». E nel suo ruolo attuale, «ha avuto a che fare regolarmente con Vladimir Putin».
Pur riconoscendo che ci sarebbero «molte ragioni» per criticare Trump, Orbán ha affermato che l’ex presidente degli Stati Uniti ha avuto «la migliore politica estera degli ultimi decenni… Non ha avviato alcuna nuova guerra. Ha trattato bene i nordcoreani e la Russia, anche i cinesi. Ha portato avanti una politica che era la migliore per il Medio Oriente, gli Accordi di Abramo. Quindi quella è stata un’ottima politica estera».
Trump viene «criticato perché non è sufficientemente istruito per comprendere il mondo, ma non è così», ha detto Orbán a Carlson. JI fatti contano e la sua politica estera è stata la migliore al mondo negli ultimi decenni che abbia mai visto. E se fosse stato lui il presidente nel momento in cui è iniziata l’invasione russa, no, non sarebbe stato possibile farlo da parte dei russi».
«Quindi, Trump è l’uomo che può salvare il mondo occidentale e probabilmente anche gli esseri umani nel mondo», ha detto sottolineando che si tratta della sua convinzione.
Come riportato da Renovatio 21, nella stessa intervista Orban aveva rivelato che con il presidente serbo Vucic sarebbe d’accordo nel considerare un attacco al gasdotto South Stream, che porta il gas dalla Russia in Ungheria e Serbia, come un atto di guerra, al quale, dice, «reagiremo».
L’opinione di Orban sul ruolo centrale di Trump nel quadro mondiale non è peregrina, anzi è piuttosto logica.
Più volte Renovatio 21 ha sottolineato che la pace mondiale dipende da cosa succede nel calderone della politica americana, al centro del quale rimane, nonostante i tentativi di eliminarlo, il biondo ex presidente USA.
Una guerra civile americana, abbiamo scritto, potrebbe risparmiare al mondo la Terza Guerra Mondiale. La prospettiva di un imminente conflitto all’interno degli USA è condivisa da molti. Tuttavia, Trump agisce solo pensando alle elezioni 2024, anche quando una quantità di persone, come lo stesso Carlson, si mostrano sicuri che vi saranno brogli.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
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Geopolitica
Sanzioni sul petrolio, Trump ora è «completamente sul piede di guerra con la Russia»: parla Medvedev
L’ex presidente della Federazione Russa Dmitrij Medvedevha qualificato le recenti sanzioni imposte dal presidente Donald Trump ai colossi petroliferi russi come un «atto di guerra» che colloca gli Stati Uniti in aperta ostilità con Mosca.
«Gli Stati Uniti sono nostri nemici, e il loro chiacchierone “pacificatore” ha ormai intrapreso la via della guerra contro la Russia», ha affermato Medvedev, alto esponente della sicurezza nazionale russa. «Le decisioni adottate rappresentano un atto di guerra contro la Russia. E ora Trump si è completamente allineato con l’Europa folle», ha precisato nella sua dichiarazione.
Rosneft e Lukoil, le principali compagnie petrolifere russe, sono state bersaglio delle sanzioni del Tesoro statunitense, unitamente a decine di loro filiali, con un conseguente rialzo del 3% dei prezzi mondiali del petrolio giovedì. Ulteriori effetti si sono riverberati sull’India, primo importatore di greggio russo, che sta considerando una contrazione dei propri acquisti.
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Trump ha ripetutamente sostenuto che «la guerra non sarebbe mai dovuta iniziare» e che le responsabilità ricadono su Joe Biden, ma Medvedev ha criticato anche il leader repubblicano su questo punto, secondo i media statali russi.
Medvedev ha ipotizzato che Trump sia stato influenzato da falchi interni e internazionali a irrigidirsi, piuttosto che da una convinzione ideologica come per il suo predecessore Biden. «Ma ora è il suo conflitto», ha concluso, ribadendo che la Russia deve puntare al raggiungimento degli obiettivi militari anziché ai negoziati.
«Certo, diranno che non aveva scelta, che è stato costretto dal Congresso e così via», ha ammesso Medvedev nella dichiarazione. Tuttavia, non emergono indizi chiari che l’amministrazione Trump abbia esercitato pressioni concrete sul suo alleato Zelens’kyj per concedere cessioni territoriali sostanziali o per abbandonare definitivamente l’aspirazione all’adesione alla NATO. Al contrario, Trump ha autorizzato attacchi a lungo raggio sul suolo russo e ha persino approvato il supporto dei servizi segreti agli ucraini per colpire infrastrutture energetiche nel cuore del Paese.
Con queste escalation promosse da Trump, Medvedev asserisce che il presidente è in carico ormai il conflitto in atto, anche dopo che la Casa Bianca ha confermato l’annullamento del vertice di Budapest con Putin. «Non voglio che un incontro sia sprecato», aveva detto Trump all’inizio della settimana. «Non voglio buttare via tempo, quindi valuteremo cosa accadrà».
Anche il Cremlino aveva sottolineato che «serve una preparazione, una preparazione seria» prima di concretizzare un summit.
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Immagine di Bashkortostan.ru via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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