Necrocultura
«Omofobia», perché Renovatio 21 non parteciperà alle prossime manifestazioni contro la legge

Nei prossimi giorni sono previste molte manifestazioni in varie città d’Italia per esprimere il dissenso nei confronti della futura legge sull’omofobia – la cosiddetta Scalfarotto-Zan.
Il rischio è abissale, perché con questa legge si introdurrà una volte per tutte nella nostra società il concetto di reato di opinione, o per usare il gergo orwelliano, lo «psicoreato».
Con questa legge si introdurrà una volte per tutte nella nostra società il concetto di reato di opinione, o per usare il gergo orwelliano, lo «psicoreato»
È lo stesso foro interiore del cittadino ad essere in pericolo, in quanto la legge intende punire – severamente – il pensiero, e quindi «rieducare» la psiche del reo – esattamente come avveniva nella Cina di Mao. La deriva totalitaria è evidente e mostruosa.
Tuttavia, Renovatio 21 non parteciperà a nessuna delle proteste programmate, e sconsigliamo i nostri lettori dal farlo.
Il motivo è semplice: crediamo che attualmente la protesta sia guidata da forze vicine alla Conferenza Epsicopale Italiana. Il fine della CEI – e di tutti i democristiani che ne sono più o meno occultamente eterodiretti – non è impedire la legge, ma arrivare ad un compromesso.
Non parteciperemo perché crediamo che attualmente la protesta sia guidata da forze vicine alla Conferenza Epsicopale Italiana. Il fine della CEI – e di tutti i democristiani che ne sono più o meno occultamente eterodiretti – non è impedire la legge, ma arrivare ad un compromesso
I democristiani, clericali o laici che siano, non vogliono rigettare in toto questa mostruosità, come sarebbe giusto fare: vogliono giungere ad un punto d’incontro con il Male, un luogo dello spirito detto propriamente «Male minore».
Essi cercheranno quindi di accordarsi su qualche «paletto» (lo chiamano così), qualche emendamentino «salva-preti», «salva-Bibbia», «salva-San Paolo»; magari riusciranno pure ad addolcire le pene (meno anni di carcere, meno mesi di rieducazione). Quindi canteranno vittoria.
Ecco perché non andiamo in piazza: noi non vogliamo il compromesso, perché abbiamo visto dove ha portato in questi decenni questa politica: aborto illimitato, provetta illimitata, gender a scuola, omo-matrimoni, obbligo di vaccinazione totale.
Ecco perché non andiamo in Piazza: noi non vogliamo il compromesso, perché abbiamo visto dove ha portato in questi decenni questa politica: aborto illimitato, provetta illimitata, gender a scuola, omo-matrimoni, obbligo di vaccinazione totale
Il Male minore apre la porta al Male maggiore – sempre.
Ecco perché non vogliamo il compromesso, né tantomeno il «dialogo», parola sputtanatissima che tanto piace ai massoni.
Non vogliamo il compromesso: noi vogliamo lo scontro. Perché la Verità è urto, la Verità è decisione, la Verità fa male. La Verità non è mai Grigio.
Da troppo tempo abbiamo visto questa logica in opera. Un’opposizione sintetica che raggruppa come carta moschicida tante persone per bene (specie cattolici), per poi portarla da nessuna parte, mentre i pupazzi della CEI in Parlamento votano l’ennesimo compromesso con la Cultura della Morte.
Il Male minore apre la porta al Male maggiore – sempre
Quanti di voi ricordano sigle e manifestazioni a favore della Vita e della Famiglia di questi ultimi anni? Quali risultati hanno portato?
Un’opposizione sintetica che raggruppa come carta moschicida tante persone per bene (specie cattolici), per poi portarla da nessuna parte, mentre i pupazzi della CEI in Parlamento votano l’ennesimo compromesso con la Cultura della Morte
Noi ricordiamo cosa è successo: pillola abortiva RU486 per tutti (in ispecie per i topi e rane delle fogne che così possono nutrirsi dei feti gettati nel water domestico), gender Buona-scuola (votata da tanti parlamentari vescovili), «unioni civili» (votate con al governo un partito neodemocristiano), ormoni di Stato per i ragazzini confusi, bambini in provetta per tutti quanti – il conto lo paga la Regione – con produzione e impianto praticamente illimitato degli embrioni. Poi su un altro tema bioeticamente piuttosto rilevante – i vaccini, magari quelli fatti con cellule di feto abortito – questi non hanno detto una parola, chissà perché.
Sembrava volessero dar battaglia: hanno ottenuto, sempre, l’esatto contrario.
Abbiamo capito che ciò succede perché, da parte del clero e quindi dei suoi sottoposti, non c’è mai stata davvero la voglia di combattere davvero – e di vincere. C’era solo la necessità di accordarsi.
Da parte del clero e quindi dei suoi sottoposti, non c’è mai stata davvero la voglia di combattere davvero – e di vincere. C’era solo la necessità di accordarsi
Potete leggere il quotidiano dei vescovi (5,5 milioni di euro di contributi pubblici nel 2018), che in questi giorni ha strizzato l’occhio alla legge anti-omofobia.
Oppure, per capire che le manifestazioni dei prossimi giorni non vanno da nessuna parte, basta che vi facciate una semplice domanda.
Perché, essendo che in pratica tutti i partecipanti sono cattolici, non organizzano invece una processione?
Hanno sicuramente contatto con preti e vescovi, per non dire di più. Probabilmente, sanno pure che una cerimonia religiosa, a differenza di ogni altro tipo di manifestazione, non necessita in alcun modo di permesso da parte delle autorità: per la legge italiana, gli organizzatori sono semplicemente tenuti ad informare dell’evento a chi di competenza.
Perché, essendo che in pratica tutti i partecipanti sono cattolici, non organizzano invece una processione?
Il Codice Penale protegge poi i riti religiosi punendo severamente chiunque li interrompa: cioè, se disturbi una marcia non succede nulla, se disturbi una processione vai al gabbio.
E poi, essendo che i fondatori di Renovatio 21 più di qualche processione la hanno organizzata, c’è la parte più importante: una processione è un atto forte, duro, indimenticabile. Un atto di fede irrevocabile, insostituibile, irriducibile. Puoi rimangiarti il tuo voto e la tua opinione, ma mai la tua Fede. I governi non temono il dissenso dei cittadini; tuttavia tremano quando a rivoltarsi sono i fedeli.
Una processione è un atto forte, duro, indimenticabile. Un atto di fede irrevocabile, insostituibile, irriducibile. Puoi rimangiarti il tuo voto e la tua opinione, ma mai la tua Fede. I governi non temono il dissenso dei cittadini; tuttavia tremano quando a rivoltarsi sono i fedeli
Se i «cattolici» che ora vogliono scendere in piazza organizzassero una processione, sarebbe un atto di scontro frontale. Nessuno potrebbe revocarla. Una processione pesca nel profondo, e resta per sempre nella memoria di una città. Indicendo una processione, tutti i fedeli si devono schierare da una parte o dall’altra. Bianco o Nero: Grigio addio.
Una processione avrebbe perlopiù un valore fondamentale ed assoluto: riparare allo scandalo perpetrato attraverso la sola intenzione di un simile disegno di legge.
Il DDL Zan-Scalfarotto, infatti, non ha solo l’obiettivo di «imbavagliare» chiunque voglia esprimere un democratico dissenso, ma mira altresì alla giunzione fra una richiesta di “diritti” contrari alla legge naturale e un’ulteriore passo verso la normalizzazione di ciò che un tempo non sarebbe stato considerato tale.
Ecco il motivo per il quale, davanti ad una pubblica intenzione che tende ad oltraggiare pubblicamente e profondamente Dio stesso in qualità di unico Legislatore della legge naturale, fondata sulla Verità e sulla natura stessa, l’unica soluzione possibile è riparare pubblicamente a questa intenzione contraria alla natura e a Dio.
Il mezzo con il quale riparare, però, non potrà mai essere un mezzo «laico»: dovrà piuttosto essere il gran mezzo della preghiera, veicolo sostanziale ed in grado di congiungere la terra con il Cielo, la richiesta con l’ascolto, la riparazione con la pietas divina. I cattolici, se fossero tali, dovrebbero pensarla così.
Con una processione, in teoria la cosa più naturale per i cattolici, salterebbe ogni compromesso
Con una processione, in teoria la cosa più naturale per i cattolici, salterebbe ogni compromesso.
Per questo chi tira le fila manda avanti dei laici con le loro sterili piazzate. Perché non c’è la vera intenzione di combattere, non c’è la vera intenzione di vincere.
Per questo chi tira le fila manda avanti dei laici con le loro sterili piazzate. Perché non c’è la vera intenzione di combattere, non c’è la vera intenzione di vincere
Chi si associa con chi vuole perdere, commette un gesto, se non stupido, inutile, se non sbagliato, nocivo.
La filiera del compromesso è già partita: monsignori, parlamentari timorati non di Dio ma dei vescovi, personaggi sempre più improbabili del carrozzone inconcludente prolifo-famigliota, più tanti ingenui che si prestano a fare da comparsa sperando che le foto della mandria cattorivoltosa vengano bene.
Resistenza simbolica, opposizione sintetica, opposizione controllata: chiamatela come volete
Resistenza simbolica, opposizione sintetica, opposizione controllata: chiamatela come volete.
Vi consigliamo: statene alla larga. La loro rete serve a realizzare l’esatto contrario di quel che dicono di voler fare.
Non siate soldatini ingenui del Male minore. Perché esso serve solo ad aprire la porta al vampiro che viene a divorarvi.
Non siate soldatini ingenui del Male minore. Perché esso serve solo ad aprire la porta al vampiro che viene a divorarvi.
Necrocultura
Materialismo e Necrocultura: il disastro italiano nelle relazioni personali

In un mondo dove la nostra religione cristiana sembra un accessorio sempre meno presente nelle nostre vite e i cattolici italiani sono in drastico calo e non conoscono più la loro fede, prende sempre più corpo una società fondata sul materialismo, una società che inneggia direttamente alla Necrocultura e a una visione orizzontale della vita, senza avere quella percezione verticale di trascendenza e spiritualità che ha caratterizzato, fino a qualche decennio fa, le precedenti generazioni.
Possiamo osservare un gretto materialismo individualista, dove tra i meno giovani, quando ci si confronta nell’ordinario, si tende a porre l’accento su quel primo obiettivo (e spesso come fosse un vanto) che è la posizione sociale e lavorativa, che viene misurata in quello che percepiamo in busta paga a fine mese.
È sempre più raro affermarsi nella nostra comunità per quello che effettivamente facciamo, per una prospettiva di crescita umana, culturale o spirituale. Conta solo il danaro che illude di essere migliori del prossimo. Una visione effimera, che colma, all’atto pratico, i nostri desideri più bassi quali le vacanze, la bella macchina, un abito firmato, un orologio o un gioiello, ma di certo non riempie in alcun modo il vuoto morale e culturale che ci portiamo dentro.
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Il materialismo della quotidianità sfocia anche nell’egoismo tradotto nell’individualismo «devo avere il diritto di vivere la mia vita» o del «devo rifarmi una vita». Quante volte abbiamo udito queste frasi che ci risuonano fin troppo spesso durante la pausa caffè con i nostri colleghi o seduti per un irrinunciabile aperitivo. Di fatto poi la vita ci pone dinanzi a delle responsabilità familiari. Gli obblighi morali verso nostra moglie, verso i figli e gli altri familiari.
Non vorrei addentrarmi nel discorso della disgregazione delle unioni sentimentali – che oggi più che mai ci appare come una nuova normalità – ma mi limito a citare i dati ISTAT relativi all’anno 2023: 139.887 matrimoni e 82.392 separazioni. Lascio a voi stilare la percentuale, ma il «diritto» a «rifarsi una vita» evidentemente è ben più forte del cercare di mantenere unita la famiglia.
Di contro abbiamo un «femminismo sfrenato» che urla le proprie libertà appoggiando incondizionatamente il «diritto all’aborto», in quanto sostiene che sia più importante il vivere in libertà la vita della donna, che la vita del figlio che brevemente si porta in grembo. Le istituzioni oggi avvallano questi «desideri», come in Inghilterra, dove il reato di aborto è stato definitivamente abrogato, capitolo recente dell’ascesa del gius-edonismo, «il diritto al piacere» prima di ogni altra cosa, caposaldo dell’utilitarismo.
L’utilitarismo si esprime anche in quella ricerca di felicità effimera tramite prolungamenti di una «movida» che non esiste più (parlo soprattutto della generazione dei quarantenni e cinquantenni), di «diversamente giovani» che tentano di allungare un periodo della loro esistenza che giocoforza appartiene al passato, perché è figlio di un’altra età oramai tramontata, che aveva la sua massima espressione in quegli anni leggeri e spensierati.
Riprodurre fasi giovanili della vita da over quaranta potrebbe risultare patetico e anacronistico, ma orde di cinquantenni sembrano non arrendersi e riempiono locali e bar dove si beve, si balla e si tenta una sorta di socializzazione – che, va detto, altrimenti è sostituita dai social network con la loro narrazione deviata della realtà, una visione patinata della realtà che si basa sull’invidia e il risentimento per il prossimo, ostentando in reel e stories foto di un effimero benessere.
Quel benessere deve essere perseguito a ogni costo e nel perseguirlo scorgiamo una società ipocrita nel suo professare carità e benevolenza nei confronti dei deboli e dei fragili, ma non accettando le difficoltà della vita.
Sempre più frequentemente – in una società che vive un inverno demografico senza precedenti e destinata inesorabilmente ad invecchiare – ci troviamo alle prese con l’anzianità dei nostri cari, i quali necessitano di compagnia, di affetto e di cure.
Nel 2022 il 2,6% degli ultra sessantacinque ha usufruito di un servizio residenziale all’interno di una RSA e un altro 3,2% ha ricevuto Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). Se consideriamo gli over settantacinque siamo rispettivamente al 4,6% e al 5,3% di persone che sono state assistite. Dal 2017 al 2022 siamo passati dalle 296 mila persone con oltre sessantacinque anni residenti in RSA alle 362 mila.
In Italia, la solitudine degli anziani rappresenta una vera e propria emergenza sociale sottaciuta e nascosta, che con il passare degli anni rischia un sensibile peggioramento. Al momento, dati alla mano, circa 2,5 milioni di persone oltre i settantaquattro anni vivono da sole, una condizione che riguarda ben il 40% di essi. Viste le condizioni e il trend, i dati sono destinati a crescere nei prossimi anni.
Evidentemente molti figli o nipoti preferiscono le loro libertà, la loro indipendenza, la loro «crescita sociale», piuttosto che vivere o fare compagnia ai propri cari.
Troppe volte gli anziani appaiono come un peso, un ostacolo ai nostri desideri, un impiccio alla soddisfazione dei nostri effimeri egoismi. L’egoismo come ragion d’essere; «io voglio vivere la mia vita», «pretendo di vivere la mia vita», oscurati da qualsiasi afflato di bontà e carità verso il prossimo.
La disumanità che ci vede lasciare «i fragili» abbandonati a loro stessi, senza una telefonata, senza una visita, senza una carezza, senza una parola di conforto. Tutto questo in una società «moderna e inclusiva» è del tutto inaccettabile, ma evidentemente l’inclusività non deve ledere le libertà personali.
Coloro che oggi non si prendono cura dei propri nonni o dei genitori, domani che invecchieranno anche loro, chi li aiuterà e li sosterrà? Ci sono forti possibilità che il problema non gli si ponga, in quanto l’eutanasia, o meglio la «dolce morte» o il suicidio assistito – secondo la neo lingua del politicamente corretto – gli venga in soccorso.
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Uno Stato illuminato come il Canada si fa portabandiera della nuova necropolitica sociale e i dati ufficiali del governo ci mostrano che circa la metà dei cittadini che non sono malati terminali, desideravano porre fine alla propria vita tramite il suicidio assistito autorizzato dallo Stato (che laggiù chiamano MAiD), perché affermavano di sentirsi soli.
L’Europa si allinea agli echi d’oltreoceano, tanto che in il presidente del più grande fondo sanitario belga, Christian Mutualities (CM), ha chiesto una soluzione radicale al problema dell’invecchiamento della popolazione, dichiarando ai media che alle persone stanche della vita dovrebbe essere permesso di porvi fine.
Come riportato da Renovatio 21, in Olanda invece, il rapporto annuale per il 2023 dei comitati regionali di revisione dell’eutanasia (RTE), identificano un aumento del 4% delle eutanasie rispetto al 2022. Va ricordato che in quel Paese il termine eutanasia comprende l’iniezione letale e suicidio assistito. I 9.068 decessi rappresentano il 5,4% del totale dei deceduti.
Quando non siamo più utili a questo schema sociale, possiamo tranquillamente morire. Ce lo insegna bene il rock n’ roll, che nel corso delle ultime decadi ci ha educato con il suo spirito falsamente libero e ribelle. Le «vecchie cariatidi musicali», quando divengono anacronistiche per stare su un palco e non possono più gozzovigliare a loro piacimento, ecco che decidono di farsi un bel funerale laico prima della morte, che sia indotta o naturale.
«Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo» (Mt 10, 28).
Sempre con maggior enfasi la Necrocultura prolifera sui social con numerosi post della «generazione di mezzo» che esaltano l’eroismo di chi ha deciso di mettere fine alla propria vita. Una magnificazione della morte in antitesi con la nostra religione che ci dice che la morte non è altro che un passaggio verso la vita eterna.
Francesco Rondolini
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Gender
Pedofilo omosessuale ottiene un bambino tramite maternità surrogata. Bisogna stupirsi?

Unless a miracle happens, this child has almost no chance at a normal life. pic.twitter.com/dwwXaH4Nbi
— Derek Blighe (@BligheDerek) July 27, 2025
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«Concepire un bambino con l’intenzione di affidarlo a una famiglia senza madre per farlo crescere da queste due creature», ha scritto il commentatore cattolico youtuber Matt Walsh su X. «Assolutamente orribile. Una malvagità indescrivibile».How do sick degenerates like this get approved to be the guardian of a child?
As far as I’m concerned, anyone involved in their approval process should be in prison. https://t.co/j8blpeoLGY pic.twitter.com/mqKU0kwnYv — Riley Gaines (@Riley_Gaines_) July 28, 2025
Secondo quanto scrive Lifesite, non solo la coppia è riuscita ad ottenere il bambino nonostante i trascorsi sessuali criminali dell’uomo, ma pare che abbiano utilizzato l’app di crowdfunding GoFundMe per aiutarlo. «È stato rivelato che una coppia gay che ha finanziato tramite crowdfunding il proprio percorso di maternità surrogata ora ha la custodia di un bambino, nonostante uno dei partner (…) sia stato condannato per reati sessuali su minori, sfruttando una scappatoia della Pennsylvania per la maternità surrogata che aggira le restrizioni statali sull’adozione per i predatori registrati», ha riportato Right Angle News Network su X. «Orribile», ha scritto l’attivista pro-life Lila Rose, fondatrice di LiveAction. «Dopo la diffusione virale di un video di due uomini che baciavano un neonato acquistato tramite crowdsourcing, fecondazione in vitro e madre surrogata, gli investigatori di internet hanno scoperto che uno degli uomini era un molestatore sessuale registrato».Turns out this might be a surrogacy situation. That’s even worse. Conceiving a child with the intention of placing him in a motherless home to be raised by these two creatures. Absolutely horrifying. Evil beyond description.
— Matt Walsh (@MattWalshBlog) July 28, 2025
«Non è richiesto alcun processo di verifica per la maternità surrogata. Chiunque abbia soldi può comprare un bambino», ha detto Rose. «Non solo questo bambino è stato privato di una madre intenzionalmente, ma non sono stati messi in atto meccanismi di sicurezza per proteggerlo. I bambini non sono merci». «Vietate la maternità surrogata», ha aggiunto la Rose. La deputata repubblicana degli Stati Uniti Anna Paulina Luna ha chiesto al procuratore generale della Pennsylvania: «perché a questo molestatore di bambini è consentito adottare un bambino?» «Il fatto che quest’uomo stia sfruttando una scappatoia che consente l’adozione tramite maternità surrogata, pur essendo un molestatore sessuale registrato, è disgustoso. Dovrebbe essere FUORILEGGE», ha dichiarato. «Non mi interessa chi sei, qual è la tua razza o il tuo genere: se sei un molestatore sessuale registrato, non ti dovrebbe essere permesso di avvicinarti ai bambini, figuriamoci adottarli», ha detto la Luna.Horrific.
After a viral video of two men kissing a little baby boy who they bought via crowdsourcing, IVF and a surrogate, internet sleuths discovered one of the men was a registered sex offender. No vetting process is required for surrogacy. Anyone with money can buy a child.… pic.twitter.com/AkBYxJLy5I — Lila Rose (@LilaGraceRose) July 29, 2025
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Bioetica
La pop star britannica Lily Allen ride mentre racconta i suoi molteplici aborti

La cantante, cantautrice e attrice Lily Allen, candidata ai Grammy ha dichiarato in un recente podcast, di non ricordare quanti aborti ha avuto, mentre rideva sguaiatamente della materia.
In una puntata del podcast Miss Me? del 1° luglio, Allen ha parlato dettagliatamente della sua vita personale. «Ora ho una spirale», cioè dispositivo contraccettivo intrauterino (che di fatto è un abortivo e non un contraccettivo, perché uccide l’emrbione), ha detto alla co-conduttrice del podcast Miquita Oliver. «Credo di essere al terzo o quarto figlio e ricordo solo che prima era una zona disastrata. Rimanevo incinta di continuo».
La Allen, che ha una figlia di 13 anni e una di 11 con l’ex marito (il secondo marito è il robusto attore hollywoodiano David Harbour, noto per la serie Stranger Things e per le sue veementi sparate contro Trump; ma sembra si sia separata anche da questo) ha poi parlato dei bambini che ha abortito. «Aborti, ne ho avuti alcuni, ma d’altronde», ha cantato ridacchiando sulle note della nota canzone My Way di Frank Sinatra, poi rifatta dai Sex Pistols. «Non ricordo esattamente quanti. Non ricordo, sì. Penso forse cinque, quattro o cinque».
This is sad. But what I find disgusting is that Allen pretended one of her abortions was a miscarriage. She chose to end the life of her unborn baby. Women don’t choose to miscarry. pic.twitter.com/ldJoB3l3hy
— Fleur Elizabeth (@fleurmeston) July 3, 2025
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«Ricordo che una volta sono rimasta incinta e l’uomo mi ha pagato l’aborto, e io ho pensato che fosse così romantico», ha detto la cantante. Tuttavia, la donna da allora ha cambiato idea su quell’episodio in particolare. «Ti dico quanto è stato romantico: non credo che mi abbia scritto dopo. Giusto, a dire il vero. Ero una pazza stronza. Lo sono ancora».
Lungi dall’essere scioccata, l’intervistatrice Miquita Oliver ha risposto osservando che anche lei aveva avuto «circa cinque» aborti e che l’inserimento della spirale contraccettiva le aveva assicurato di «smettere di abortire», cosa che pare fosse divenuta diventata di routine. «Lo schema era: sfortunatamente, rimango incinta, non voglio esserlo, abortisco, poi mentre sono sedata durante l’aborto, mi mettono la spirale», ha detto. «Mi sentivo davvero in imbarazzo anche solo a dire di aver avuto più di un aborto, perché diavolo dovrei vergognarmi? Ne ho avuti diversi».
«Mi irrita davvero, e l’ho già detto apertamente. Ho visto meme in giro a volte, su Instagram, da account pro-aborto o altro, ogni volta che si parla di questo argomento, e all’improvviso si comincia a vedere gente che pubblica cose su motivi straordinari per abortire», ha ammesso Allen.
«Tipo: “Mia zia aveva una figlia con questa disabilità”, o qualcosa del genere, ‘Se fosse andata a termine la morte l’avrebbe uccisa, quindi dobbiamo farlo”», ha continuato. «È come dire: ‘Stai zitto!’ Semplicemente: “Non voglio un fottuto bambino in questo momento”. Letteralmente: “Non voglio un bambino” è una ragione sufficiente».
«In uno degli aborti che ho avuto, odiavo quell’uomo e non avevo assolutamente alcun interesse ad avere quel fottuto figlio», ha aggiunto Oliver. «Ho pensato: “Assolutamente no”, e come sapete, per tutti i miei 20 e 30 anni, avere un bambino non è stato poi così importante per me, e mi sarebbe dispiaciuto non avere la possibilità e la libertà di fare ciò che dovevo fare per la mia vita».
La Allen ha da tempo espresso apertamente la sua posizione pro-aborto. Nel 2012, mentre era incinta (di un bambino che aveva tenuto in grembo), rispose su Twitter al suggerimento del ministro della Salute britannico Jeremy Hunt di ridurre il limite di aborto a 12 settimane, scrivendo: «possono questi idioti dalla mente ristretta smettere di dire alle donne se hanno diritto o meno all’aborto, per favore?»
Nel 2022, è salita sul palco con Olivia Rodrigo al festival musicale di Glastonbury per cantare la sua hit Fuck You, per denunciare la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe v. Wade.
«Vorrei che la gente smettesse di pubblicare esempi di motivi eccezionali per abortire» aveva scritto su Instagram. «La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, semplicemente non voleva avere un fottuto bambino. E questa è una ragione sufficiente! Non dobbiamo giustificarlo. Non dovrebbe essere necessario dirlo, e penso che tutti questi esempi facciano solo il gioco dei cattivi».
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Si tratta del libero aborto invocato dalle femministe – cioè senza alcuna remore, feticidio a comando, per capriccio, pure, magari pure pagato dallo Stato.
La realtà è che si sta andando oltre: le frange femministe, sempre più vecchie e inacidite (la vita «libera», cui aspiravano, che era di fatto solo mancanza di morale e odio della legge naturale, ha presentato il conto) stanno trasformando l’aborto da diritto a vero e proprio «sacramento» della vita moderna.
Ciò è in linea con varie realtà religiose, come le serque di sigle ebraiche (cui si sono aggiunti i satanisti organizzati) che hanno reagito alla sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson che defederalizzava il diritto di aborto dichiarando che il feticidio è un loro diritto religioso.
Guardiamo la realtà per quello che è: le popstar ridono del sacrificio umano, vi partecipano, ne difendono la continuazione. La situazione della cultura popolare oggi è questa. Sappiamo come chiamarla: la musica, il cinema, la TV e pure altre forme di intrattenimento come le letteratura, la filosofia, la politica, vivono sotto l’ombra della Necrocultura.
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Immagine di Justin Higuchi via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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