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Spirito

Mons. Williamson è morto

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Il giorno 29 gennaio 2025 Sua Eccellenza monsignor Richard Williamson, alle 23:23 ora inglese, ha reso l’anima a Dio.

 

De profundis clamavi ad te, Domine;
Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuæ intendentes
in vocem deprecationis meæ.
Si iniquitates observaveris, Domine,
Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est
et propter legem tuam sustinui te, Domine.
Sustinuit anima mea in verbo eius,
speravit anima mea in Domino.
A custodia matutina usque ad noctem,
speret Israel in Domino,
quia apud Dominum misericordia,
et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israël ex omnibus iniquitatibus eius.

 

Spirito

Mons. Viganò parla della chiesa ridotta a simulacro con un unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II

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Renovatio 21 pubblica questo testo dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. La prima parte è stata pubblicata qui pochi giorni fa.

 

 

NON SEQUITUR

Ulteriori precisazioni in risposta alla replica del Prof. Daniele Trabucco

 

 

Non posso che condividere quasi tutto ciò che il prof. Trabucco ha argomentato in risposta al mio commento (1). Sul blog di Duc in Altum egli scrive infatti (2):

 

«Un santo che obbedisce a un provvedimento disciplinare ingiusto ma non contrario alla fede (come nel caso di Padre Pio) compie un atto di eroica abnegazione, perché riconosce che anche nella durezza e nell’iniquità il comando non rompe il legame con il deposito rivelato. Diversa è, invece, la situazione in cui un’autorità ecclesiastica comanda ciò che contraddice la fede: in quel caso l’ordine non è più autenticamente disciplinare, ma si trasforma in una deviazione che colpisce la stessa ratio dell’autorità. Qui il rifiuto non è ribellione, ma fedeltà»

 

Dato come valido questo principio – che faccio mio sine glossa – mi trovo però in difficoltà ad accettare come valida l’eccezione che Trabucco aggiunge subito dopo:

 

«Tuttavia (…) tale rifiuto non può mai tradursi in atti di natura scismatica, né in atteggiamenti che producano pubblico scandalo. Perché se è vero che disciplina e fede si completano, è altrettanto vero che la disciplina, in quanto ordine visibile, serve anche a custodire l’unità della Chiesa. E l’unità è parte del bene comune soprannaturale del Corpo mistico. Non si può, dunque, difendere la verità della fede al prezzo di lacerare la comunione ecclesiale». 

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È vero che «la disciplina, in quanto ordine visibile, serve anche a custodire l’unità della Chiesa. E l’unità è parte del bene comune soprannaturale del Corpo mistico». Ma l’unità che si ottiene mediante l’obbedienza è l’effetto e non la causa della professione della medesima Fede: si è uniti nella Chiesa sotto l’autorità del Romano Pontefice perché si crede la stessa dottrina, non l’inverso. Ed è questo l’errore che inficia l’argomentazione del prof. Trabucco sull’obbedienza.

 

Il rifiuto di obbedire a un’autorità ecclesiastica, quando essa comanda ciò che contraddice la Fede, non può costituire un attentato all’unità, perché è l’ordine illegittimo del Superiore ad essere di natura scismatica e di scandalo, non la disobbedienza del suddito fedele a Dio.

 

Se il rifiuto di obbedire a un’autorità o a un ordine illegittimi «non è ribellione, ma fedeltà»; se la Regula Fidei è il principio supremo che trova la propria ragione nella Verità coessenziale e consustanziale a Dio (3); se l’obbedienza stessa, come virtù morale, è ordinata al bene e quindi al Vero, perché Fede e disciplina, come afferma il prof. Trabucco, «pur diverse nell’oggetto, sono unite nel fine: la gloria di Dio e la salvezza delle anime»; come può il Professore affermare: «Non si può, dunque, difendere la verità della fede al prezzo di lacerare la comunione ecclesiale»? Posto un principio assoluto, com’è possibile derogarvi con un’eccezione che rende assoluta l’unità nell’obbedienza e relativa ad essa la Verità? 

 

È vero il contrario: non si può difendere la comunione ecclesiale a prezzo di lacerare la Verità della Fede, perché è l’obbedienza ad essere ordinata alla Fede, e non viceversa (4).

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Aggiungo che chi contraddice, adultera o tace la Fede è il primo a dare scandalo, specialmente se si trova nella posizione di forza coercitiva di un Superiore ecclesiastico rispetto a un sacerdote o a un religioso; e che è dovere di ogni battezzato difendere e proclamare la sana dottrina e denunciare chi, costituito in autorità, ne abusa con gravissimo scandalo dei semplici, i quali giustamente sono abituati ad obbedire – istintivamente direi quasi – all’autorità della Gerarchia e considerano il suo traviamento come impensabile, in condizioni normali.

 

Ciò vale specialmente per il sacerdote sottoposto alla giurisdizione dei suoi Superiori e alle sanzioni che essi possono comminargli: la disobbedienza doverosa ad un ordine abusivo e illecito comporta sanzioni canoniche per chiunque doverosamente resista, come auspicato da Trabucco. È questo lo scandalo: non il denunciare la corruzione dell’Autorità ecclesiastica. Così come è uno scandalo che eretici, scismatici, corrotti e fornicatori notori non siano perseguiti ma anzi incoraggiati, mentre viene dichiarato scismatico e scomunicato chiunque denuncia la crisi, ne indica le cause e i responsabili, i quali da sessant’anni detengono fraudolentemente il potere e ne possono abusare a piacimento.

 

La Comunione dei Santi – che è archetipo e modello della comunione ecclesiale – è fondata in Dio, che è Verità, non obbedienza. Dio non è obbediente, perché ciò presupporrebbe un’autorità a Lui superiore. L’obbedienza del Figlio – factus obœdiens usque ad mortem (Fil 2, 8) – è unità di volontà (idem velle) tra le Tre Divine Persone, senza un interno rapporto gerarchico tra Loro (5).

 

Al tempo stesso, Dio è il destinatario principale di ogni obbedienza, perché obbedendo ai Superiori cui Egli ha concesso autorità, noi obbediamo comunque a Dio. Ma non può esistere obbedienza, se il Superiore che chiede di essere obbedito non riconosce a sua volta l’autorità di Dio sopra di sé. Quell’obbedienza accetterebbe la premessa, anche solo teorica, di poter disobbedire a Dio per obbedire agli uomini, contravvenendo il precetto di San Pietro (At 5, 29) e rendendo l’autorità terrena autoreferenziale e quindi potenzialmente tirannica.

 

In questo, il concetto di sinodalità si mostra come assolutamente eversivo dell’ordine voluto da Dio, in quanto manomette la struttura monarchica della Chiesa – sul modello di Cristo Re e Pontefice che ne è Capo – facendo risiedere la sovranità nel popolo (anche se in realtà il potere, come nelle repubbliche civili, è nelle mani di un’élite) e affermando «che Cristo abbia voluto che la Sua Chiesa fosse governata nel modo di una repubblica» (6).

 

Solo la sottomissione universale a un Dio verace e buono rende l’obbedienza mezzo sicuro di santità per chi obbedisce ai Superiori. Ed è per questo che abbiamo la ragione e il sensus Fidei: per discernere quando l’obbedienza è un atto virtuoso e quando invece «si trasforma in una deviazione che colpisce la stessa ratio dell’autorità». 

 

Se il prof. Trabucco riconosce la possibilità che vi siano Superiori ecclesiastici che impartono ordini contrari alla Fede o alla Morale (una possibilità peraltro confermata da quotidiani abusi dell’autorità contro i Cattolici tradizionali e da altrettanto quotidiane tolleranze verso scandali inauditi), egli deve anche ammettere da parte del sottoposto la possibilità che questi respinga gli ordini illegittimi del Superiore. La scala gerarchica della Chiesa consente di adire un’Autorità superiore quando ci si trova in conflitto con un’altra autorità a questa sottoposta.

 

Ma se i vertici della scala gerarchica – in questo caso, il Romano Pontefice e i Dicasteri Romani – sono essi stessi coinvolti in un generale sovvertimento della Fede (ad iniziare dalla recente dichiarazione di Leone secondo cui « «dobbiamo cambiare gli atteggiamenti» prima di poter cambiare la dottrina) (7) è evidente che il ricorso gerarchico è impraticabile e che nessuna autorità terrena può porre rimedio alla disobbedienza dei Superiori.

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In sostanza: nell’evidente disobbedienza generale dell’Autorità a tutti i livelli, come può rimanere obbediente un sacerdote o un semplice fedele ad essa sottoposto, se non continuando ad obbedire a Dio piuttosto che agli uomini? 

 

Questo è il vero olocausto della volontà di cui parlano i mistici: saper essere obbedienti fino alla morte, e alla morte di croce, nell’obbedienza a Dio. Ma mai, per nessun motivo, poter nemmeno immaginare di obbedire cortigianamente a Superiori eretici e scismatici, per timore di infrangere «con atti di natura scismatica» l’apparente unità della loro chiesa.

 

Perché quell’unità che essi rivendicano è un simulacro, una finzione, una grottesca impostura dietro cui si nasconde l’indifferentismo del pantheon sinodale, nel quale trovano posto tanto i conservatori di Summorum Pontificum quanto i progressisti LGBTQ+ di James Martin, la Madonna di Fatima e la Pachamama, il Vetus e il Novus Ordo. Unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II, la sua ecclesiologia, la sua morale, la sua liturgia, i suoi santi e martiri e soprattutto i suoi scomunicati e i suoi eretici, ossia i «tradizionalisti radicali» non addomesticabili alle nuove istanze sinodali.

 

Sul resto, in nome dell’unità ecumenica e sinodale, Leone ha esplicitamente detto che si può tranquillamente glissare, compreso il Filioque [8]. Ma sul Vaticano II no: esso è atto fondativo di una chiesa che nasce nel 1962 e che rivendica l’autorità della vera Chiesa, dal cui Magistero prende però le distanze e si oppone. 

 

Ci troviamo dunque dinanzi ad un’Autorità – l’autorità suprema – palesemente disobbediente a Cristo Capo del Corpo Mistico, ma che usurpando l’autorità di Cristo pretende di decidere in cosa il sottoposto debba esserle obbediente, disobbedendo ai comandi di Dio. 

 

Possiamo anche solo immaginare di poter riconoscere come legittima questa autorità e di doverle obbedienza, per non lacerare quell’unità che la Gerarchia ha già infranto con la propria disobbedienza a Dio? Dovremmo forse ratificare i suoi abusi, rendendoci complici dei traditori della Verità?

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

23 Settembre 2025
S.cti Lini Papæ et Martyris
S.ctæ Theclæ Virginis et Martyris

 

 

NOTE

1) Cfr. https://exsurgedomine.it/250917-trabucco-ita/

2) Cfr. https://www.aldomariavalli.it/2025/09/21/a-proposito-di-obbedienza-note-sulle-osservazioni-di-monsignor-vigano/

3) Sant’Agostino, De Trinitate, VIII, 2: Dio è la verità stessa – ipsa veritas –, e tutto ciò che è vero deriva da Lui, perché Egli è l’origine di ogni verità.

4) Lo ricorda anche il decreto del Sant’Uffizio del 20 Dicembre 1949 a condanna del movimento ecumenico: Questa unità non può essere raggiunta se non nel riconoscimento della verità cattolica.

5) Sant’Agostino, In Joannis Evangelium tractatus, 51, 8: L’obbedienza di Cristo non è una diminuzione della Sua divinità, ma un’espressione della Sua perfetta unione con il Padre, poiché la volontà del Figlio è una con quella del Padre.

6) Pio VI, Breve Super soliditate del 28 novembre 1786, a condanna del febronianesimo. Questa dottrina si inserisce nel contesto dell’Illuminismo e delle tensioni tra il potere temporale degli Stati e l’autorità della Chiesa Cattolica, promuovendo una visione che limitava il primato del Papa e rafforzava l’autonomia delle Chiese nazionali e dei Vescovi locali. Febronio (pseudonimo di Johann Nikolaus von Hontheim, Vescovo di Treviri) sosteneva che l’autorità del papa non fosse assoluta, ma derivasse dalla Chiesa universale, intesa come comunità dei fedeli e dei Vescovi. Il febronianesimo influenzò anche il Conciliabolo di Pistoia (1786), nel quale compaiono sostanzialmente identiche le medesime istanze ereticali che ritroveremo nel Vaticano II.

7) Cfr. https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2025/09/papa-leone-parla-con-elise-ann-allen-di.html

8) Cfr. https://youtube.com/watch?v=IkPJn2L9BBs&si=oGcPhGwR5nxQ6jva

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Renovatio 21 offre questo testo di monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Spirito

Anche il cardinale Müller denuncia il pellegrinaggio giubilare LGBT

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In una lunga intervista con Diane Montagna, il Cardinale Gerhard Müller passa in rassegna gli eventi attuali, commenta i primi mesi del pontificato di Leone XIV ed esprime le sue opinioni sull’Islam in Europa, sulla situazione della Chiesa in Germania, sul pellegrinaggio giubilare LGBT e sul recente incontro sulla Fratellanza umana.  

La morte di Charlie Kirk

La prima domanda riguardava Charlie Kirk, che il cardinale ha definito «vittima di un’ideologia atea». Ha aggiunto che «il diavolo si impadronisce sempre di coloro che odiano la vita e la verità. Perché, secondo le parole del Signore Gesù Cristo, il diavolo è “omicida fin dal principio” e “padre della menzogna” (Gv 8,44). E solo coloro che ascoltano le parole di Dio sono di Dio (cfr Gv 8,47)».   Il prelato tedesco arriva addirittura ad affermare che Charlie Kirk è morto come «martire di Gesù Cristo, (…) come testimone con la sua vita». Perché «difese e visse in difesa della bellezza e della santità del matrimonio e della famiglia, come ordinati da Dio Creatore, e difese la dignità di ogni vita umana, dal concepimento alla morte naturale».

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Wokismo e Islam

Riguardo ai primi anni di Leone XIV, l’ex Prefetto della Curia nota «un maggiore ordine e una minore importanza data a questioni secondarie per la Chiesa, come le migrazioni». Aggiunge che «la nostra missione primaria è predicare il Vangelo a tutti ed evangelizzare coloro che vengono in Europa, non solo per fornire loro aiuti materiali, ma anche per trasmettere loro la verità».   A questo proposito, stigmatizza la secolarizzazione dell’Europa attraverso le ideologie del nazionalismo, del fascismo, del comunismo e ora del Wokismo, che minaccia di distruggere sia i popoli che le loro identità. E quando gli viene chiesto un chiarimento, afferma di considerare il Wokismo «una continuazione della concezione marxista dell’uomo. È, in sostanza, una continuazione del vecchio marxismo».   Quanto all’Islam, ne vede la presenza come un’invasione, soprattutto in Germania. Non esita ad affermare che la Germania «è già un Paese musulmano, sotto molti aspetti». E stigmatizza i vescovi che chiudono un occhio o non comprendono la situazione. Immagina che alla fine potrebbe scoppiare una guerra civile, mentre il Cammino Sinodale si concentra sull’adattamento della fede alle ideologie moderne.  

Il pellegrinaggio giubilare LGBT del 6 settembre

L’intervista si sofferma poi sul recente pellegrinaggio giubilare LGBT a San Pietro. Per l’alto prelato, «hanno profanato il tempio di Dio. Il movimento LGBT è assolutamente contrario alla volontà di Dio Creatore, che ha istituito il matrimonio come sacramento sacro in Cristo, ed è assolutamente scandaloso che ciò sia accaduto», afferma.   Fa riferimento anche alla Messa nella Chiesa del Gesù a Roma, «dove un vescovo italiano ha sollevato la possibilità di modificare la dottrina rivelata sul matrimonio e la famiglia secondo i desideri umani e carnali». Questa Messa faceva parte del pellegrinaggio giubilare. Viene poi indirizzato al passaggio della Porta Santa, di cui afferma:   «Hanno abusato della fede cattolica, della grazia e del simbolo della Porta Santa per scopi di propaganda, mentre vivono in aperta contraddizione con la volontà del Creatore». Prosegue: «È sorprendente che vescovi e sacerdoti abbiano dato spazio a questa contro-testimonianza della fede cattolica, in aperta opposizione alla volontà di Dio».   Incalzato a proseguire, accusa questi propagandisti di sacrilegio. Aggiunge: «benedire queste coppie è anch’esso un sacrilegio ed è totalmente contrario alla Parola di Dio e alla dottrina cattolica. (…) I suoi promotori non hanno alcuna preoccupazione per la vita eterna o la salvezza delle anime. Promuovono un’ideologia anticristiana che attacca il concetto stesso di matrimonio e di famiglia».   Interrogato su una possibile spiegazione dell’autorizzazione di questo pellegrinaggio, ricorda che la Chiesa deve proclamare la fede, ma anche combattere l’errore. «Molti vescovi cattolici si sono opposti alla Fiducia Suplicans perché rappresentava un percorso pastorale scadente e si basava su una comprensione imperfetta e poco chiara dell’antropologia naturale e rivelata».   Quanto all’azione del Papa, spiega che «papa Leone desidera senza dubbio superare la polarizzazione ideologica all’interno della Chiesa. Tuttavia, questo non può essere raggiunto attraverso il compromesso». Dobbiamo dire la verità, e la verità inevitabilmente divide le persone tra coloro che seguono la Parola di Dio e coloro che non la seguono.

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Il recente Incontro Mondiale sulla Fratellanza Umana

Il giornalista ricorda che si è tenuto il 12 e 13 settembre a Roma, organizzato dal Cardinale Mauro Gambetti, Arciprete di San Pietro, dalla Fondazione Fratelli Tutti e dall’associazione Be Human. Venerdì, si è tenuta una serie di domandeQuindici tavole rotonde tematiche hanno affrontato temi che spaziano dall’intelligenza artificiale all’agricoltura, dall’infanzia alla governance locale.   Sabato, si è tenuta un’«Assemblea dell’Umanità» in Campidoglio e un concerto serale in Piazza San Pietro dal titolo «Grazia per il Mondo». Un’esibizione di 3.500 droni ha illuminato il cielo sopra la cupola di San Pietro. A un certo punto, hanno tracciato il volto di Papa Francesco intorno alla cupola.   Il Cardinale Müller si infuria: «nella sua presentazione originale, sembrava ricordare l’apoteosi dell’antichità, quando il Senato romano dichiarò l’imperatore una divinità pagana, o la Piazza Rossa di Mosca, dove enormi immagini di Stalin e Lenin si ergevano come nuovi idoli. Ma nella sua forma finale, evocava la sensazione di essere osservati dal Grande Fratello».   Poi aggiunge: «preghiamo per i defunti». Anche i santi sono venerati per la gloria di Dio, non per la loro fama postuma. Dobbiamo evitare qualsiasi culto della personalità. (…) Come successore di Pietro, il vescovo di Roma è chiamato a essere l’umile «vicario di Cristo», non il «successore di Cristo» che completa la rivelazione divina con le proprie idee o dottrine.   Torna a essere caustico: «una simile rappresentazione è del tutto inappropriata. Persino l’immagine dei santi papi non dovrebbe mai essere usata in questo modo, trattandoli come idoli di una religione climatica o di una fraternità umanitaria spogliata della paternità di Dio e del suo unico Figlio, Gesù Cristo, unico Redentore del mondo».   Ritiene che ci siano stati abusi nella Basilica di San Pietro, appena una settimana dopo il cosiddetto «Pellegrinaggio Giubilare LGBT». Questa sacra basilica, «gli organizzatori hanno consegnato a un mondo secolarizzato, trasformandola in una piattaforma per un’ideologia che in ultima analisi si oppone alla fede cattolica rivelata da Dio».   Egli critica fortemente l’uso secolarizzato del termine «grazia», ​​un dono soprannaturale che viene da Dio, creando confusione. «Tali eventi sembrano più mirati a rimodellare la Chiesa cattolica come una sorta di leader delle Nazioni Unite, con il papa ridotto al suo cappellano secolarizzato, che a permettere alla Chiesa di proclamare il Vangelo e di restare sola sotto la croce di Gesù Cristo».   Interrogato da Diane Montagna sull’assenza di qualsiasi riferimento a Gesù Cristo nell’evento, il Cardinale Gambetti ha risposto che dobbiamo «riscoprire il divino» nella vita di ogni persona. L’ex Prefetto della Curia commenta: «il Cardinale sembra credere che ovunque le persone cerchino la verità e il bene, la grazia di Dio sia già all’opera», anche se non ne sono ancora consapevoli.   E aggiunge che «la Chiesa non deve mai lasciarsi strumentalizzare da programmi di autosalvezza o da visioni liberali o socialiste di un Nuovo Ordine Mondiale che contraddicono la nostra fede in Gesù Cristo, l’unico Salvatore del mondo».   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine di michael_swan via Flickr pubblicata su licenza CC BY-ND 2.0; immagine tagliata
 
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Gender

Il gesuita filo-LGBT Martin applaude papa Leone secondo cui gli «atteggiamenti» devono cambiare prima della dottrina

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In un commento pubblico di giovedì, padre James Martin, SJ, ha affermato che le recenti osservazioni di papa Leone XIV sull’omosessualità significano che la dottrina cattolica sulla morale sessuale potrebbe essere modificata. Lo riporta LifeSite.

 

Padre Martin, scrivendo in risposta all’intervista di Leo con la corrispondente di Crux Now Elise Ann Allen, ha affermato che il nuovo Pontefice aveva «ragione al 100%» quando ha affermato che si trattava di «cambiare “atteggiamenti”».

 

 

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«Nessuna quantità di argomentazione o dibattito, per quanto ben ragionato o informato, può sostituire quella che Papa Francesco ha definito una “cultura dell’incontro”», ha scritto il gesuita, aggiungendo che quando i cattolici cominciano a considerare le persone LGBT come familiari o amici, la resistenza al cambiamento dottrinale crolla.

 

«Nulla cambia più velocemente l’atteggiamento di una persona nei confronti delle questioni LGBTQ del fatto che un figlio faccia coming out con lei», ha affermato, ricordando decine di casi simili, sostenendo quindi che vescovi e sacerdoti hanno cambiato silenziosamente opinione dopo aver sentito i parenti «fare coming out», parlando di questo in termini di «esperienza di conversione» e sottintendendo che coloro che non sono d’accordo non “vedono le persone LGBTQ come esseri umani”, ma piuttosto “come uno stereotipo, una categoria o un’ideologia».

 

Padre Martin ha anche citato l’accademico protestante Walter Brueggemann a sostegno dell’idea di accantonare ragione e argomentazione a favore di «storie» ed esperienze. Ha concluso il suo intervento esortando i cattolici a pregare «per un cambiamento di atteggiamento» all’interno della Chiesa.

 

Nella sua prima intervista, rilasciata alla testata Crux, parlando del suo approccio alle problematiche LGBT, Leone aveva affermato che «le persone vogliono che la dottrina della Chiesa cambi, vogliono che gli atteggiamenti cambino. Credo che dobbiamo cambiare gli atteggiamenti prima ancora di pensare di cambiare ciò che la Chiesa dice su una determinata questione».

 

Invece che affermare che l’insegnamento della Chiesa non poteva cambiare, il pontefice ha dichiarato solo che pensava che sarebbe rimasto lo stesso: «ritengo altamente improbabile, e certamente nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che la Chiesa insegna sulla sessualità e sul matrimonio» cambierà. «Penso che l’insegnamento della Chiesa continuerà così com’è, ed è quello che ho da dire al riguardo per ora».

 

Leone ha fatto commenti non dissimili riguardo all’ordinazione delle donne al diaconato: «al momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento».

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Mentre alcuni interpretano queste parole come un’affermazione della tradizione, i suoi ripetuti accenni a un possibile cambiamento mettono in dubbio la natura immutabile dell’insegnamento cattolico sulla fede e sulla morale.

 

Al contrario, il Concilio Vaticano I aveva solennemente anatemizzato l’idea che i dogmi proposti dalla Chiesa potessero essere intesi in un senso diverso.

 

«Se qualcuno dirà che può accadere che ai dogmi della Chiesa si possa un giorno – nel continuo progresso della scienza – attribuire un senso diverso da quello che ha inteso e intende dare la Chiesa: sia anatema» (Costituzione Dogmatica Dei Filius 24 aprile 1870).

 

Come riportato da Renovatio 21, padre Martin, cocco di Bergoglio ed immediato utilizzatore della Fiducia Supplicans, è stato ricevuto in udienza dal papa pochi giorni fa, non a troppa distanza dall’udienza della suora LGBT Lucia Caram ed il pellegrinaggio giubilare LGBT.

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