Cina
Misterioso biolaboratorio cinese scoperto in piena California
Un bizzarro, misterioso laboratorio è stato scoperto dalle autorità locali a Reedley, cittadina della contea di Fresno nell’entroterra californiano. Quello che doveva essere un edificio vuoto utilizzato solo come deposito ospitava una struttura per test di laboratorio tipo mercato nero, riporta il sito di informazione del posto YourCentralValley.com.
Secondo quanto riportato, gli agenti della sanità pubblica californiana avrebbero anche osservato campioni di sangue, tessuti e altri fluidi corporei e sieri nonché migliaia di fiale di fluidi non etichettati e materiale biologico sospetto.
Sarebbero stati inoltre rinvenuti 900 topi geneticamente modificati, trovati a vivere in condizione di abbandono. 773 dei topi bioingegnerizzati hanno dovuto essere soppressi e i funzionari hanno trovato altri 178 topi già morti.
Kyle Bass, investitore texano e acerrimo nemico dell’influenza della Repubblica Popolare Cinese, ha riportato la notizia sul suo profilo Twitter, parlando di «bioagenti» che includerebbero «malaria, rosolia, HIV, clamidia, E. Coli, polmonite da streptococco, epatite B e C e herpes 1 e 5». (Gli utenti del social hanno annotato il fato che Bass userebbe foto del 2009 che non corrispondono al laboratorio in questione)
???? Illegal,Secret Chinese Bioagent Lab raided by FBI,CDC,and California Public Health Dept. In Fresno County. ????CDC’s division of select agents found INFECTIOUS BACTERIAL & VIRAL AGENTS at the site which was listed as an empty building.BIOAGENTS INCLUDED MALARIA, RUBELLA,HIV 1/11 pic.twitter.com/9oD7u0Sins
— ???????? Kyle Bass ???????? (@Jkylebass) July 29, 2023
Il CDC avrebbe testato le sostanze e rilevato almeno 20 agenti potenzialmente infettivi, tra cui coronavirus, HIV, epatite ed herpes, secondo una lettera dei servizi sanitari e umani del 6 giugno.
Gli agenti hanno anche trovato migliaia di pacchi, molti dei quali con etichette di spedizione provenienti dalla Cina. Di seguito una foto inclusa negli atti del tribunale in California.
«Questa è una situazione insolita. Sono al governo da 25 anni. Non ho mai visto niente di simile», ha detto Nicole Zieba, manager della città di Reedley.
Concetto ripetuto dai funzionari sanitari: «Non l’ho mai visto nei miei 26 anni di carriera con la contea di Fresno», ha dichiarato Joe Prado, vicedirettore del dipartimento della sanità pubblica della contea di Fresno.
Secondo NBC News sarebbe coinvolta una società Biotech registrata in Nevada, priva del permesso di operare nella confinante California. Il presidente della società sarebbe un uomo dal nome cinese già contattato dai funzionari cittadini; la sua spiegazione riguarda un trasloco dell’azienda dopo che un’altra società del gruppo era fallita. Tuttavia è riportato che i funzionari pubblici non sono stati in grado di ottenere alcun indirizzo con sede in California per nessuna delle due società, ad eccezione della precedente sede da cui la società era stata sfrattata.
«Questo laboratorio illegale è la punta dell’iceberg? Quanti altri laboratori di bioagenti verranno trovati?» si chiede Kyle Bass.
Come riportato da Renovatio 21, in vari Paesi del mondo l’anno scorso era scoppiato lo scandalo delle «stazioni di polizia», chiaramente illegali, che la Cina avrebbe allestito segretamente in varie Nazioni (Germania, Canada…). Secondo il gruppo per i diritti civili di Madrid Safeguard Defenders vene sarebbero in totale nel mondo 102.
È stato riportato che 11 stazioni di polizia cinese non ufficiali sarebbero presenti anche in Italia: tra le città interessate vi sarebbero Roma, Bolzano, Venezia, Firenze e Prato.
Cina
Prima vendita di armi a Taiwan sotto Trump
Il dipartimento della Difesa statunitense ha reso noto di aver autorizzato la prima cessione di armamenti a Taiwan dall’insediamento del presidente Donald Trump a gennaio. Pechino, che rivendica l’isola autonoma come porzione del proprio territorio, ha tacciato l’iniziativa come un attentato alla sua sovranità.
Il contratto in esame prevede che Taipei investa 330 milioni di dollari per acquisire ricambi destinati agli aeromobili di produzione americana in dotazione, come indicato giovedì in un comunicato del Dipartimento della Difesa degli USA.
Tale approvvigionamento dovrebbe consentire a Formosa di «preservare l’operatività della propria squadriglia di F-16, C-130» e altri velivoli, come precisato nel documento.
La portavoce dell’ufficio presidenziale taiwanese, Karen Kuo, ha salutato la decisione con favore, definendola «un pilastro essenziale per la pace e la stabilità nell’area indo-pacifica» e sottolineando il rafforzamento del sodalizio di sicurezza tra Taiwan e Stati Uniti.
Secondo il ministero della Difesa di Taipei, l’erogazione dei componenti aeronautici americani «diverrà operativa» entro trenta giorni.
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Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha espresso in un briefing il «profondo rammarico e l’opposizione» di Pechino alle forniture belliche USA a Taiwano, che – a suo dire – contrastano con gli interessi di sicurezza nazionali cinesi e «inviano un messaggio fuorviante alle frange separatiste pro-indipendenza taiwanesi».
La vicenda di Taiwan costituisce «la linea rossa imprescindibile nei rapporti sino-americani», ha ammonito Lin.
Formalmente, Washington aderisce alla politica della «Cina unica», sostenendo che Taiwan – che esercita de facto l’autogoverno dal 1949 senza mai proclamare esplicitamente la separazione da Pechino – rappresenti un’inalienabile componente della nazione.
Ciononostante, gli USA intrattengono scambi con le autorità di Taipei e si sono impegnati a tutelarla militarmente in caso di scontro con la madrepatria.
La Cina ha reiterato che aspira a una «riunificazione pacifica» con Taiwan, ma non ha escluso il ricorso alle armi se l’isola dichiarasse formalmente l’indipendenza.
A settembre, il Washington Post aveva rivelato che Trump aveva bloccato un’intesa sulle armi da 400 milioni di dollari con Taipei in vista del suo colloquio con l’omologo Xi Jinpingo.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del mese, in un’intervista al programma CBS 60 Minutes, Trump aveva riferito che i dialoghi con Xi, tenutisi a fine ottobre in Corea del Sud, si sono concentrati sul commercio, mentre la questione taiwanese «non è stata toccata».
In settimana la neopremier nipponica Sanae Takaichi aveva suscitato le ire di Pechino parlando di un impegno delle Forze di Autodifesa di Tokyo in caso di invasione di Taiwano.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
Apple elimina le app di incontri gay dal mercato cinese
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Cina
Test dimostrano che i veicoli elettrici possono essere manipolati a distanza da un produttore cinese
I test di sicurezza sui trasporti pubblici in Norvegia hanno rivelato che i produttori cinesi possono accedere e controllare a distanza gli autobus elettrici.
Una compagnia di autobus norvegese ha condotto dei test segreti confrontando autobus realizzati da produttori europei e cinesi per scoprire se i veicoli rappresentassero una minaccia per la sicurezza informatica.
Non sono stati segnalati problemi con l’autobus europeo, ma si è scoperto che il veicolo cinese, prodotto da un’azienda chiamata Yutong, poteva essere manipolato a distanza dal produttore.
Questa manipolazione includeva la possibilità di accedere al software, alla diagnostica e al sistema di batterie dell’autobus. Il produttore cinese aveva la possibilità di fermare o immobilizzare il veicolo.
Arild Tjomsland, un accademico che ha collaborato ai test, ha sottolineato i rischi: «l’autobus cinese può essere fermato, spento o ricevere aggiornamenti che possono distruggere la tecnologia di cui l’autobus ha bisogno per funzionare normalmente».
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Tjomsland ha poi aggiunto che, sebbene gli hacker o i fornitori non siano in grado di guidare gli autobus, la capacità di fermarli potrebbe essere utilizzata per interrompere le operazioni o per esercitare un’influenza sul governo norvegese durante una crisi.
Le preoccupazioni sui veicoli cinesi sono diffuse. I think tank hanno lanciato l’allarme: i veicoli elettrici potrebbero essere facilmente «armati» da Pechino.
Le aziende cinesi hanno testato su strada i loro veicoli negli Stati Uniti, raccogliendo dati, tra cui roadmap, che gli esperti ritengono potrebbero rivelarsi di utilità strategica.
I risultati dei test sono stati ora trasmessi ai funzionari del ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni in Norvegia.
La militarizzazione dei prodotti cinesi importati in gran copia non riguarda solo le auto.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa è emerso che sono stati trovati dispositivi «non autorizzati» trovati nascosti nei pannelli solari cinesi che potrebbero «distruggere la rete elettrica».
Una trasmissione giornalistica italiana aveva dimostrato che nottetempo le telecamere cinesi usate persino nei ministeri italiani inviavano dati a server della Repubblica Popolare.
Il lettore di Renovatio 21, ricorderà tutta la querelle attorno al decreto del governo Conte bis, in piena pandemia, chiamato «Cura Italia» (da noi ribattezzato più onestamente «Cina Italia»), che in bozza conteneva concessioni a produttori di IT di 5G cinesi come Huawei che, secondo alcuni, mettevano a rischio la sicurezza del nostro Paese e del blocco cui è affiliato.
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