Politica
Ministro tedesco vuole confiscare le armi ai membri di Alternative fuer Deutschland

Il ministro dell’Interno del Land tedesco della Turingia, Georg Maier, vuole ritirare le licenze di armi dai membri di Alternative fuer Deutschland (AfD), un partito politico che detiene 81 seggi nel parlamento tedesco e 9 seggi nel parlamento europeo.
Il ministro «ha incaricato i suoi dipendenti di istituire un gruppo di lavoro su “armi ed estremisti” per andare avanti sulla questione» scrive Remix News. «”Hanno in programma di creare “AG WaffEx”, che sarebbe situato presso l’ufficio dell’amministrazione statale e aiuterà le autorità locali “nel trattamento dei casi rilevanti”».
«Mentre il ministro dell’Interno afferma che prenderanno di mira gli “estremisti di destra”, questa lista apparentemente include anche membri legali dell’AfD che non sono mai stati condannati per alcun crimine o che non hanno mostrato alcun segno di partecipazione ad attività terroristiche».
«Attuiamo solo la legge applicabile. Non possiamo e non vogliamo fermarci all’AfD», ha sottolineato il ministro dell’Interno della Turingia Georg Maier (SPD). Lo sfondo di ciò è l’inasprimento della legge sulle armi nel 2020. Da allora, le autorità tedesche hanno dovuto chiedere all’Ufficio per la Protezione della Costituzione (quella violata da due anni di lockdown, quella ora modificata per dare più denaro all’esercito) se il proprietario è classificato come estremista per nuove domande e anche per revisioni periodiche di armi proprietari.
Secondo la normativa, le persone non sono idonee al possesso di un’arma se hanno svolto attività anticostituzionali negli ultimi cinque anni o sono membri di associazioni con tendenze anticostituzionali.
«La situazione giuridica e le classificazioni dell’Ufficio per la protezione della Costituzione fanno sì che i membri dell’AfD non abbiano più la “richiesta ammissibilità” per possedere armi» scrive il sito tedesco di informazioni T-online. I membri del partito «potrebbero perdere la licenza per portare legalmente armi come tiratori sportivi o cacciatori».
Secondo le informazioni riportata sulla testata Der Spiegel, il ministero dell’Interno chiede alle autorità per le armi di presentare agli interessati le valutazioni dell’Ufficio per la Protezione della Costituzione sull’associazione statale del loro partito e di convocarli in udienza.
Ironicamente, I dati dello stesso governo di Berlino mostrano che i membri e i politici dell’AfD sono il partito più attaccato nel Paese. Leader politici AfD sono costantemente oggetto di attacchi violenti e minacce di assassinio da parte di estremisti di sinistra.
Oltre che agli attacchi dai partiti politici, ii membri dell’AfD sono già soggetti a draconiane misure di sorveglianza dopo che l’alta corte tedesca li ha designati come una «potenziale» minaccia per la democrazia.
Secondo il ministero, negli ultimi anni le autorità delle armi inferiori in Turingia avevano già disarmato numerosi proprietari di armi facenti parte della cosiddetta scena dei Reichsbürger, i «Cittadini del Reich». Nel frattempo, in 72 casi, in 59 occasioni si sono concluse le procedure con un ritiro della licenza d’armi o con il rigetto di una domanda di licenza d’arma (13 casi). Nessuno di questi affiliati al Reichsbürgerbewegung ha armi da fuoco che richiedono un permesso.
Il ministro dell’Interno della Turingia Maier appartiene all’SPD, il Partito Socialdemocratico tedesco che guida il cosiddetto governo «semaforo» (verde-giallo-rosso: ambientalisti, liberali e socialisti) al potere a Berlino con il cancelliere Olaf Scholz.
Come ripetuto da Renovatio 21, la Germania sembra attendere davvero il Tag X, il «giorno X». Partita come un’ossessione da parte di giornali (incluso il New York Times), questa teoria della cospirazione racconta di un network segreto (in realtà individuato a partire da Telegram) di uomini tedeschi, tra cui militari e membri delle forze dell’ordine, ma non solo, che si starebbe preparando al momento in cui avverrà il collasso di governo e società della Germania.
I tribunali tedeschi, tuttavia, non hanno trovato nulla, e assolto coloro che erano stati denunciati per la cospirazione.
A pensarci bene, tuttavia, questa del Tag X è una sorta di profezia autoavverantesi della sinistra: a forza di crederci, parlarne, abbaiare al mondo la loro paura di essa, possono finire per materializzarla.
Soprattutto se al potere al governo di Berlino vi sono ministri che ribadiscono la possibilità che a causa del taglio del gas russo (da loro stessi procurato) questo autunno vi saranno disordini civili.
Se succederà, parte dei rivoltosi saranno preventivamente neutralizzati. Abbiamo visto la grande pratica che la Polizei ha fatto con i Querdenker, i dissidenti pandemici tedeschi. «Le autorità considerano il proprio popolo come un nemico», disse all’epoca il relatore speciale ONU sulla tortura Nils Melzer, che si era interessato delle scene di massacro viste contro le manifestazioni a Berlino.
Sì: umiliazioni morali e fisiche, violenze prossime alla tortura.
E un pensiero sparato in faccia ai non vaccinati, ai non allineati: «voi non siete più esseri umani».
Immagine di Marius Angelmann via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Politica
Trump dice che risolvere Gaza potrebbe non bastare per andare in paradiso

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suggerito, con tono scherzoso, che probabilmente non finirà in paradiso, nonostante i suoi sforzi per negoziare la pace tra Israele e Hamas.
Domenica, durante un volo sull’Air Force One diretto in Israele, Peter Doocy di Fox News ha chiesto a Trump se la fine della guerra a Gaza potesse aiutarlo a «guadagnarsi il paradiso».
«Sto cercando di fare il bravo», ha risposto Trump con un sorriso. «Non credo che qualcosa mi porterà in paradiso. Non penso di essere destinato a quel posto. Forse sono già in paradiso ora, volando sull’Air Force One. Non so se ci arriverò, ma ho migliorato la vita di molte persone», ha aggiunto.
Trump ha poi elogiato le sue doti di negoziatore, sostenendo che il conflitto tra Israele e Hamas sarebbe stata «l’ottava guerra che ho risolto».
Lunedì, Hamas ha rilasciato i 20 ostaggi israeliani ancora in vita in cambio di circa 2.000 prigionieri palestinesi. L’esercito israeliano aveva precedentemente sospeso le operazioni offensive e si era ritirato da alcune aree della Striscia di Gaza.
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Nello stesso giorno, Trump e i leader di Egitto, Qatar e Turchia hanno firmato una dichiarazione a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai, approvando il cessate il fuoco e un percorso verso «accordi di pace globali e duraturi».
Il piano di pace in 20 punti di Trump prevede che Gaza diventi una «zona libera dal terrorismo e deradicalizzata». Sebbene Hamas abbia accettato lo scambio di prigionieri previsto dal piano, ha rifiutato di disarmarsi o cedere il controllo dell’enclave palestinese. Israele, da parte sua, non si è ancora impegnato per un ritiro completo dalla Striscia.
Trump, cresciuto nella fede presbiteriana, ha goduto di un forte sostegno tra i cristiani evangelici e dei cattolicidurante la sua carriera politica.
Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa Trump aveva affermato di voler «provare ad andare in paradiso, se possibile» mentre discuteva dei suoi sforzi per porre fine alla guerra in corso in Ucraina.
«Se riesco a salvare 7.000 persone a settimana dall’essere uccise, penso che sia questo il motivo per cui voglio provare ad andare in paradiso, se possibile», ha detto all trasmissione della TV via cavo americana Fox and Friends. «Sento dire che non sto andando bene, che sono davvero in fondo alla scala sociale. Ma se posso andare in paradiso, questo sarà uno dei motivi».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Essere euroscettici oggi. Renovatio 21 intervista l’onorevole Antonio Maria Rinaldi

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Politica
Zelens’kyj priva della cittadinanza i suoi oppositori

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha revocato la cittadinanza a diverse figure pubbliche di rilievo, tra cui il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov, il celebre ballerino Sergei Polunin e l’ex parlamentare Oleg Tsarev, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa UNIAN. Tutti loro avevano in precedenza criticato le politiche di Kiev.
Martedì, lo Zelens’kyj ha annunciato su Telegram di aver firmato un decreto che priva «alcuni individui» della cittadinanza ucraina, accusandoli di possedere passaporti russi. Secondo i media, Trukhanov, Polunin e Tsarev erano inclusi nell’elenco.
Gennady Trukhanov, sindaco di Odessa, è noto per la sua opposizione alla rimozione dei monumenti considerati legati alla Russia. Ha sempre negato di possedere la cittadinanza russa e ha dichiarato di voler ricorrere in tribunale contro le notizie che riportano la revoca della sua cittadinanza.
Sergei Polunin, nato in Ucraina, è cittadino russo e serbo e ha trascorso l’adolescenza presso l’accademia del British Royal Ballet a Londra. Si è trasferito in Russia nei primi anni 2010, interrompendo in gran parte i legami con il suo Paese d’origine. Dopo la sua esibizione in Crimea nel 2018, è stato inserito nel controverso sito web Mirotvorets, che elenca persone considerate «nemiche» dell’Ucraina.
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Oleg Tsarev, deputato della Verkhovna Rada dal 2002 al 2014, ha sostenuto le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk dopo il colpo di Stato di Euromaidan del 2014, appoggiato dall’Occidente. Successivamente si è ritirato dalla politica e si è stabilito in Crimea. Nel 2023, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, che secondo la BBC sarebbe stato orchestrato dai Servizi di Sicurezza dell’Ucraina (SBU).
Zelens’kyj ha utilizzato le accuse di possesso di cittadinanza russa per colpire i critici di Kiev. Sebbene la legge ucraina non riconosca la doppia cittadinanza, non la vieta esplicitamente. È noto il caso dell’oligarca ebreo Igor Kolomojskij – l’uomo che ha lanciato Zelens’kyj nelle sue TV favorendone l’ascesa politica – che possedeva, oltre al passaporto ucraino, anche quello cipriota ed ovviamente israeliano. L’uomo, tuttavia, ora è oggetto di raid da parte della giustizia e dei servizi del suo ex protegé.
Diversi ex funzionari ucraini e rivali politici di Zelens’kyj sono stati presi di mira con questa strategia, tra cui Viktor Medvedchuk, ex leader del principale partito di opposizione del Paese, ora in esilio in Russia dopo essere stato liberato dalle prigioni ucraine.
Come riportato da Renovatio 21, a luglio, anche il metropolita Onofrio, il vescovo più anziano della Chiesa ortodossa ucraina (UOC), la confessione cristiana più diffusa nel Paese, è stato privato della cittadinanza ucraina, a seguito di accuse di possedere anche la cittadinanza russa.
La politica della revoca della cittadinanza ai sacerdoti della UOC, ritenuti non allineati dal regime di Kiev, era iniziata ancora tre anni fa.
Immagine di Le Commissaire via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
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