Economia
«L’UE sta finendo i soldi» dice il giornale tedesco Handelsblatt
I tassi di interesse più elevati hanno aggiunto pressione al bilancio a lungo termine dell’UE, già schiacciato da molteplici crisi, tra cui il conflitto in Ucraina, la migrazione e la carenza di approvvigionamento energetico, ha riferito a inizio settimana il quotidiano tedesco Handelsblatt.
All’indomani della pandemia, questi problemi stanno travolgendo le risorse finanziarie dell’UE, ha scritto il quotidiano tedesco. Le riserve di bilancio sono «praticamente esaurite», mentre crescono le sfide e diminuisce la capacità di azione di Bruxelles.
La relazione precede una revisione dell’UE del suo bilancio 2024 e del cosiddetto Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) per gli anni 2021-2027.
Secondo il documento, la disponibilità degli Stati membri dell’UE a coprire i costi del bilancio unico è bassa, in particolare in Germania, il più importante contribuente netto dell’unione. Tutto ciò potrebbe minare la capacità dell’UE di finanziare le sue priorità o reagire a eventi imprevisti e mettere a rischio i programmi faro, avverte l’outlet.
Il rapporto ha sottolineato che il blocco ha molte spese obbligatorie, il che gli lascia meno di 30 miliardi di euro (32 miliardi di dollari) all’anno per sostenere l’Ucraina, accelerare la trasformazione energetica, rafforzare l’industria dei chip, aumentare la produzione interna di tecnologia pulita, aprire nuove fonti di materie prime e contrastare l’iniziativa cinese della Via della Seta.
Limitata a rigide spese obbligatorie, «l’UE non può elevarsi per diventare una potenza geopolitica», ha concluso Handelsblatt, osservando che con l’attuale struttura di bilancio il blocco economico non è all’altezza delle sue sfide.
Come riportato da Renovatio 21, Bruxelles ha tosto dirottato il Recovery Fund verso l’industria delle armi, per produrre munizioni da dare a Kiev – materiale che, come ammesso dall’Europol, da giornali americani e pure dal presidente nigeriano Buhari, finisce al mercato nero e in giro per il mondo.
L’economia europea è devastata da sanzioni – come il tetto al prezzo del petrolio – che hanno ferito i Paesi Europei lasciando intatta la Russia, le cui cifre continuano a crescere.
«Le sanzioni uccideranno l’economia europea» aveva detto già un anno fa il premier magiaro Viktor Orban. Di «economia di guerra», oltra ad Orban, ha parlato anche Macron.
Immagine di DaveLevy via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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