Terrorismo
L’UE avverte: possibili attacchi terroristici a Natale
L’Unione Europea affronta un «enorme rischio» di attacchi terroristici durante il periodo delle vacanze di Natale in una società sempre più polarizzata dalla guerra tra Israele e Hamas, ha affermato il commissario per gli affari interni del blocco UE.
L’avvertimento, emesso dalla commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson, arriva pochi giorni dopo che un turista tedesco-filippino è stato accoltellato a morte a Parigi. Il sospettato, un francese di 26 anni che, secondo quanto riferito, proviene da una famiglia iraniana non religiosa, avrebbe fatto riferimento all’ISIS durante l’attacco. Anche altre due persone sono rimaste ferite dopo essere state colpite da un martello.
«Con la guerra tra Israele e Hamas e la polarizzazione che provoca nella nostra società, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, c’è un enorme rischio di attacchi terroristici nell’Unione Europea», ha detto Johansson ai giornalisti ieri prima dell’incontro con i ministri degli Interni dell’UE a Bruxelles.
«L’abbiamo visto di recente a Parigi; sfortunatamente, l’abbiamo visto anche prima», ha aggiunto.
La Johansson ha quindi affermato che l’UE ha stanziato ulteriori 30 milioni di euro in spese per la sicurezza, tuttavia non ha spiegato se i suoi commenti fossero basati su eventuali avvertimenti specifici dell’Intelligence.
Le conseguenze dell’attacco transfrontaliero di Hamas del 7 ottobre – così come del successivo bombardamento di ritorsione da parte di Israele – hanno avuto eco in Europa per gran parte degli ultimi due mesi. Diverse capitali europee hanno assistito a manifestazioni di massa filo-palestinesi, nonché a marce a sostegno di Israele, in un contesto che alcuni vedono come un crescente antisemitismo in tutta Europa.
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I commenti della Johansson sono stati sottolineati dal ministro degli Interni tedesco, Nancy Faeser, che ha detto ai giornalisti, sempre martedì a Bruxelles, che il recente incidente di Parigi mostra «quanto acuta e seria sia attualmente la minaccia posta dal terrorismo islamico nell’UE».
«La guerra a Gaza e il terrorismo di Hamas stanno esacerbando questa situazione”, ha detto la Faeser, nota per la proposta di programmi contro l’estremismo di destra sin dall’asilo.
Il ministro tedesco ha aggiunto di aver discusso la questione delle crescenti minacce terroristiche con i suoi omologhi in Austria, Belgio, Francia, Spagna e Svezia: «dobbiamo tenere particolarmente d’occhio le minacce islamiste in questo momento e agire contro la propaganda islamista con i Paesi vicini», ha detto Faeser.
Anche la Germania è in allerta per un possibile attacco terroristico. La settimana scorsa, due adolescenti – di 16 e 15 anni – sono stati arrestati con l’accusa di aver pianificato di attaccare «infedeli» e di aver preso di mira una sinagoga e un mercatino di Natale, hanno detto i funzionari, secondo quanto riportato dai media.
Berlino fu teatro il 19 dicembre 2016 di un attentato terroristico che provocò 12 morti e 56 feriti tra i frequentatori di un mercatino di Natale di Berlino.
Alle ore 20, un camion rubato venne lanciato nel mercatino di Natale allestito a Breitscheidplatz a Charlottenburg, travolgendo bancarelle e pedoni per circa 50 metri. Testimoni avrebbero visto poi un uomo allontanarsi dal camion e dirigersi verso Tiergarten. Nell’abitacolo fu trovato il camionista Robert Łukasz Urban, accoltellato e poi colpito alla testa con una pistola di piccolo calibro. Secondo gli investigatori, l’uomo era ancora vivo durante l’attentato, e sarebbe stato ucciso quando ha tentato di fermare l’automezzo.
La strage causò 14 morti e 56 feriti.
Nella notte dell’antivigilia di Natale, il sospetto attentatore, Anis Amri, fu ucciso durante un controllo di polizia fuori dalla stazione di Sesto San Giovanni (città metropolitana di Milano).
L’Amri era legato ad una rete salafita chiamata «La vera religione» capeggiata dal reclutatore dello Stato Islamico Abu Walaa, un predicatore iracheno di Hildesheim, in Bassa Sassonia, molto popolare su Facebook, poi arrestato in Germania. Già condannato per furto aggravato con violenza e droga nella natìa Tunisia, Amri che in Germania aveva usato almeno 6 alias diversi – dicendo di essere cittadino siriano, egiziano e libanese – era già stato ascoltato, e rilasciato, dai servizi tedeschi quando sembrava stesse reclutando per un attentato terroristico da compiersi nella primavera 2016.
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Il sospetto autore della strage di Berlino era arrivato a Lampedusa nel 2011 durante la Primavera Araba, dove aveva mentito sull’età per essere messo in un centro d’accoglienza per minori, dove si distinse per le proteste per la qualità del cibo e la burocrazia necessaria alla valutazione del suo diritto di asilo, nonché per aver aggredito con altri tunisini il custode del centro e incendiato materassi. Arrestato e condannato a 4 anni a Catania, uscì anticipatamente dal carcere palermitano dell’Ucciardone nel 2015.
Secondo quanto riportato, la famiglia lo definiva tossicodipendente e alcolizzato, lontano dalla religione. Sarebbe stato quindi radicalizzato proprio nelle carceri italiane.
L’11 dicembre 2018 venne invece attaccato lo storico mercatino natalizio di Strasburgo – a poca distanza dai palazzi del potere europeo – nella zona di Christkindelsmärik. Armato di coltello e rivoltella, il terrorista islamico Chérif Chekatt, urlando il classico «Allahu Akbar», uccise cinque persone e ne ferì 11, fuggendo poi con un tassista preso in ostaggio. L’intera area, comprendente la sede del Parlamento Europeo, fu isolata.
Il Chekatt, algerino, fu trovato nei dipressi di casa sua e ucciso in uno scontro a fuoco. Aveva accumulato diversi precedenti con le forze di polizia di diversi paesi, tra cui Francia, Germania e Svizzera. Nel 2017 era stato allontanato dalla Germania e espulso in Francia. Poco prima dell’attacco, un tentativo di arrestarlo aveva avuto esito negativo.
Nell’eccidio del mercatino natalizio strasburghese morì anche il giovane italiano Antonio Megalizzi, giornalista ad una radio europea. Lo Stato Islamico rivendicò il massacro, suscitando la reazione del ministro francese Christophe Castaner, che giudicò infondata la dichiarazione. Tuttavia, giorni dopo emerse un video in cui il Checkatt giurava fedeltà all’ISIS.
Come riportato da Renovatio 21, a ottobre la capitale belga Bruxelles era stata terrorizzata da un caso analogo, con uomo armato di Kalashnikov che ha ucciso due cittadini svedesi inneggiando all’ISIS. «Sono un mujahid dello Stato Islamico, che vi piaccia o no. Viviamo per la nostra religione e moriamo per questa stessa religione» urlava il massacratore.
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Immagine di or Jorge Franganillo via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Terrorismo
Gli islamisti manifestano per il «califfato» tedesco ad Amburgo
BREAKING:
Hundreds of Islamists are demonstrating in Hamburg, Germany. They are demanding that a caliphate is established in the country. The organization behind the protest is called Muslim Interaktiv, and is monitored by the authorities but not banned pic.twitter.com/RISFYJEKAY — Visegrád 24 (@visegrad24) April 27, 2024
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Islamisten-Demo mitten in Hamburg. „Muslim Interaktiv“, vom Verfassungsschutz beobachtet, hat zur Demo aufgerufen – auf der offen ein Kalifat gefordert wird. Solche Fanatiker haben in Deutschland nichts verloren! #Islamismus pic.twitter.com/R9jdqIPl4u
— Paul Bressel (@bressel_paul) April 27, 2024
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Terrorismo
La rete dell’ISIS-K dietro all’attentato alla chiesa di Santa Maria a Istanbul
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Sotto indagine almeno 12 persone, sei delle quali si trovano al momento in carcere. Al centro dell’indagine una cellula con base a Başakşehir e responsabile dell’attacco alla parrocchia francescana di fine gennaio. Allo studio altre operazioni con obiettivo il Parlamento, caserme militari e stazioni di polizia.
Giro di vite delle autorità turche contro gruppi legati allo Stato islamico in Turchia, sospettati fra gli altri di legami con l’attacco ad una chiesa cattolica di Istanbul a fine gennaio scorso. È di queste ore la notizia dell’incriminazione di almeno 12 persone presumibilmente legate alla Islamic State Khorasan Province, meglio nota come ISIS-K, parte di una rete più vasta e responsabile di attività terroristiche sul territorio.
Gli indagati sarebbero responsabili della gestione di una cellula locale con base a Başakşehir, distretto nella parte europea della metropoli, e stavano organizzando una serie di attentati: nel mirino il Parlamento turco, alcune caserme militari e stazioni di polizia.
L’incriminazione dei sospettati è il risultato di una lunga indagine in atto da tempo sulle attività di ISIS-K in Turchia, che hanno riguardato anche l’assalto alla parrocchia francescana di Santa Maria a Istanbul, nella quale è morta una persona.
Un bilancio contenuto solo dal fatto che le armi usate dagli assalitori si sono inceppate al momento di aprire il fuoco, scongiurando quella che poteva trasformarsi in una strage per un attentato dalla chiara matrice confessionale come denunciato ad AsiaNews da personalità cattoliche.
L’ufficio del Procuratore capo di Istanbul ha avviato le indagini sulla base delle informazioni raccolte dalla polizia. I sospetti, sei dei quali si trovano attualmente in custodia cautelare in carcere, sono accusati di aver ricevuto istruzioni dai leader di ISIS-K per compiere attacchi a sedi istituzionali, fra le quali il Parlamento, e a sedi di forze dell’ordine ed esercito
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Il centro oggetto di indagine, denominato «Darul Vefa İlim ve Amel Merkezi», sarebbe stato un punto di smistamento per i membri uzbeki, kirghisi e caucasici di ISIS-K. Questi elementi mantenevano stretti legami con rappresentanti dello Stato islamico in Siria e Afghanistan e progettavano di inviare reclute dalla Turchia per unirsi ai ranghi dei miliziani attivi nella provincia del Khorasan.
Il centro, che era sorvegliato dalle unità di sicurezza, avrebbe adoperato per infiltrare propri elementi o associati in diverse moschee, per poi riunirsi nel centro per occasioni speciali o incontri di pianificazione. All’interno della struttura vi erano anche dormitori che hanno ospitato elementi provenienti da Uzbekistan, Tagikistan, Caucaso, Iraq ed Egitto e che, in precedenza, avevano operato per conto dello Stato islamico in Siria. Inoltre, il centro forniva istruzione a circa 70 ragazzi fra i 16 e i 17 anni, i cui genitori erano stati uccisi in Siria.
Dall’inchiesta sarebbe inoltre emerso che, nel giugno dello scorso anno, almeno nove membri di una cellula locale si sono incontrati a Istanbul per pianificare attacchi al Parlamento e altre sedi istituzionali strategiche, seguendo le direttive impartite dai capi ISIS in Siria.
Inoltre il sospetto Fuad Rasulov, identificato col nome di battaglia di «Fuad Azeri», avrebbe fornito munizioni e componenti esplosivi per gli attacchi, mentre altri erano incaricati di raccogliere fondi per sostenere la lotta. Egli è stato arrestato durante una operazione dei reparti della sicurezza il 20 giugno 2022, poi rilasciato in libertà vigilata, ed è accusato di aver fatto propaganda per l’ISIS, aver reclutato membri dal Tagikistan e di aver partecipato a zone di conflitto in Siria del movimento jihadista.
Il centro a Istanbul, perquisito il 14 luglio dello scorso anno, comprendeva aule, dormitori e una moschea. Gli account dei social media a esso associati, che pubblicavano in russo, annunciavano nuove iscrizioni alle classi, eventi iftar e richieste di aiuto finanziario per le festività.
Questo atto d’accusa fornisce uno spaccato dettagliato sulla vasta rete e sulle attività di ISIS-K in Turchia, evidenziando la continua minaccia rappresentata dal gruppo terroristico e gli sforzi delle autorità turche per contrastarne le operazioni.
Del resto proprio il recente attacco alla chiesa cattolica sottolinea le capacità del gruppo di compiere atti violenti sul territorio.
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Terrorismo
Patrushev: il legame tra la strage del Crocus e l’Ucraina «è confermata»
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Patrushev è noto anche per dichiarazioni significative negli ultimi anni, come quando disse che gli USA stanno cercando di far rivivere il fascismo in Europa e che ben quattro presidenti americani sono stati vittime di omicidi legati alle multinazionali.“Of course, Ukraine!” — Nikolai Patrushev
There are no doubts left. Ukraine is behind the terrorist attack at Crocus City Hall. What is more important is that the military-political leadership of Russia no longer has them. pic.twitter.com/BHM2QJfRTy — 🅿🅴🅰🅲🅴🆃🅷🆁🆄🅳🅴🆅🅴🅻🅾🅿🅼🅴🅽🆃🇷🇺🇨🇳🔻 (@apocalypse0s) March 27, 2024
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