Persecuzioni
L’ISIS rivendica l’assassinio durante la messa di Istanbul
L’attacco alla messa di Istanbul è stato rivendicato dall’ISIS.
Tuncer Cihan, cittadino turco di 52 anni, non cattolico, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco durante la Santa Messa nella chiesa di Santa Maria domenica, quando due uomini mascherati hanno aperto il fuoco durante la consacrazione, uccidendo Cihan e scatenando il terrore all’interno della chiesa.
Secondo l’Associated Press, «le pareti e i muri erano disseminati di fori di proiettile» e, a partire da lunedì, «è stato lasciato un mazzo di fiori nel luogo in cui Cihan è stato ucciso».
L’avvocato della chiesa di Santa Maria, Avsin Hatipoglu, ha detto all’AP che l’uomo assassinato era un alevita, ossia membro di una corrente dell’islam di derivazione sciita duodecimana anatolica respinta da molti seguaci tradizionali di Maometto.
????????⚡ Dead and wounded following an armed attack on a church in Istanbul
The Turkish Interior Ministry said that an armed attack occurred in a Catholic Church in Istanbul, during Sunday mass, killing at least one person and wounding two people. pic.twitter.com/heDV3nvfSq
— War Watch (@WarWatchs) January 28, 2024
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Domenica sera, l’ISIS ha rivendicato la sparatoria tramite il suo mezzo mediatico Aamaq, affermando che individui affiliati all’ISIS avevano «attaccato un raduno di cristiani non credenti durante la loro cerimonia politeistica», ha riferito l’AP.
Il ministro degli Interni turco Ali Yerlikaya ha detto domenica che i sospettati sono stati arrestati e che il governo «condanna fermamente questo vile attacco».
Durante una conferenza stampa, Yerlikaya ha affermato che «entrambi i sospettati sono cittadini stranieri. Uno di loro viene dal Tagikistan e l’altro è russo, e abbiamo valutato che appartengano allo Stato Islamico».
«Non tollereremo mai coloro che cercano di disturbare la pace del nostro Paese: i terroristi, i loro collaboratori, i gruppi criminali nazionali e internazionali e coloro che mirano alla nostra unità e solidarietà», ha detto Yerlikaya, come riportato dall’AP, aggiungendo che la polizia ha condotto raid in 30 località e arrestato circa altre 47 persone in relazione alla sparatoria.
La preoccupazione per potenziali attacchi contro siti religiosi non musulmani nella regione è anteriore alle violenze di domenica.
Citando l’agenzia di stampa turca Anadolu Agency, il canale cattolico statunitense EWTN News ha riferito che la sparatoria nella chiesa cattolica di Istanbul è avvenuta dopo che più di due dozzine di sospetti membri dell’ISIS erano stati arrestati all’inizio di questo mese con l’accusa di «progettare attacchi a chiese e sinagoghe».
ISTANBUL TERROR ATTACK
Turkish media has released images showing the two men wearing ski masks who are suspected of shooting Catholics as they attended Mass this morning, with at least one death confirmed pic.twitter.com/VOOZulgYfX
— Catholic Arena (@CatholicArena) January 28, 2024
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Il vescovo Massimiliano Palinuro, vicario apostolico di Istanbul, ha invitato alla preghiera in un commento a EWTN News. Più tardi, rispondendo alla notizia dell’arresto dei sospettati, ha detto che bisogna «confidare nella giustizia di Dio».
Papa Francesco ha anche risposto alla notizia della sparatoria durante un discorso in Vaticano, poco dopo le prime notizie emerse domenica, esprimendo la sua «condoglianza alla comunità a Istanbul, che ha subito un attacco armato durante la messa», aveva detto il romano pontefice.
Da giovedì riprenderanno le messe nella chiesa di Santa Maria.
La notizia della sparatoria nella chiesa cattolica di Istanbul arriva mentre il conflitto tra musulmani, cristiani ed ebrei è diventato ancora una volta oggetto di cronaca internazionale negli ultimi mesi.
All’inizio del mese scorso, quattro persone sono state uccise e decine ferite nell’attentato avvenuto domenica durante una messa cattolica in un campus universitario nelle Filippine. Come per la sparatoria alla chiesa cattolica di Istanbul, anche i militanti dell’ISIS si sono presi il merito dell’attentato.
Nel mese di ottobre, sono scoppiate di nuovo le ostilità in un conflitto decennale tra il governo musulmano dell’Azerbaigian e i cristiani armeni del Nagorno Karabakh, uccidendo centinaia di persone e costringendo quasi tutti i circa 120.000 residenti cristiani della regione a fuggire in Armenia.
La polizia turca e le squadre antiterrorismo prima dello scorso Natale avevano arrestato 304 persone sospettate di legami con l’ISIS.
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Come riportato da Renovatio 21, in piena campagna elettorale l’Erdogan aveva dichiarato che era stato eliminato dai servizi segreti turchi del MIT il nuovo califfo ISIS Abu al-Husseini al-Qurashi. Al-Qurashi è diventato il quarto leader del gruppo terroristico lo scorso novembre, dopo che il suo predecessore, Abu Hasan al-Hashimi al-Qurashi, è stato ucciso in battaglia. Un comandante sarebbe stato eliminato dalle forze speciali USA in Somalia tre mesi fa.
Alcuni osservatori, ad ogni modo, avevano notato che per la tornata elettorale la piattaforma del presidente si è avvicinata a quella dell’estremismo islamico.
L’anno scorso, le forze di sicurezza turche hanno arrestato un comandante dell’ISIS, nome in codice Abu Zeyd, descritto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come «uno degli alti dirigenti dell’organizzazione terroristica dello Stato Islamico». Nel giugno 2021 l’Interpol aveva arrestato nella località turca di Bolu Arkan Taha Ahmad, ufficiale ISIS che aveva diretto il massacro nel campo Speicher (l’accademia militare di Tikrit, in Iraq).
Il rapporto tra la Turchia e l’ISIS e l’estremismo islamico internazionale è tuttavia controverso.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa emerse che miliziani ISIS fuggivano in Europa e America con passaporti falsi confezionati a Istanbul. L’anno precedente era stata sostenuto che la Turchia avesse inviato 4 mila mercenari siriani ISIS in Nagorno-Karabakh per combattere i cristiani armeni. Un’accusa simile era stata mossa per l’Afghanistan, con la Turchia che avrebbe inviato jihadisti siriani di Idleb verso Kabul.
Durante gli anni dello Stato Islamico, accuse infamanti furono mosse direttamente al clan Erdogan, con i famigli sospettati di essere implicati nella rivendita del petrolio estratto dai pozzi del territorio allora controllato dai terroristi takfiri.
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Persecuzioni
Trump minaccia un’azione militare in Nigeria per difendere i cristiani
Yes sir. The killing of innocent Christians in Nigeria — and anywhere — must end immediately. The Department of War is preparing for action. Either the Nigerian Government protects Christians, or we will kill the Islamic Terrorists who are committing these horrible atrocities. pic.twitter.com/C0v9RHGoS1
— Pete Hegseth (@PeteHegseth) November 1, 2025
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Persecuzioni
L’Ucraina riarresta il vescovo ortodosso rilasciato per motivi medici
Un alto prelato della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) è stato nuovamente arrestato dai Servizi di sicurezza ucraini (SBU) poche ore dopo il rilascio dalla custodia cautelare per motivi di salute. Lo riporta la stampa ucraina.
Il metropolita Arsenio, 57 anni, responsabile del monastero di Svjatogorsk Lavra – situato nella porzione controllata da Kiev della regione di Donetsk – era detenuto dall’aprile 2024 con l’accusa di aver diffuso informazioni militari riservate. Gli inquirenti sostengono che durante un sermone in chiesa il vescovo abbia rivelato dettagli sui posti di blocco ucraini.
Secondo il sito del monastero, Arsenio soffre di una patologia cardiaca che potrebbe richiedere un intervento chirurgico e durante la detenzione le sue condizioni sono peggiorate sensibilmente.
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All’inizio della settimana, un tribunale di Dnepr ha disposto il suo rilascio temporaneo dietro cauzione di 35.000 dollari per consentirgli cure mediche, ha riportato martedì sera l’Unione dei giornalisti ortodossi. Tuttavia, dopo un breve controllo ospedaliero, gli agenti dell’SBU lo avrebbero nuovamente fermato nell’ambito di un procedimento separato aperto diverse settimane prima. Il tribunale potrebbe pronunciarsi sulla prosecuzione della detenzione già mercoledì.
Il governo Zelens’kyj ha intensificato la repressione contro la Chiesa ortodossa ucraina, accusando i suoi membri di collaborazionismo con Mosca e di altri reati legati alla sicurezza. I rappresentanti della Chiesa hanno respinto ogni capo d’imputazione, definendo i procedimenti una persecuzione a sfondo politico.
La Chiesa Ortodossa Ucraina (in acronimo inglese, UOC), la principale confessione cristiana del Paese, conserva legami con la Chiesa ortodossa russa. Dal 2018 Kiev promuove la concorrente Chiesa Ortodossa dell’Ucraina (OCU), istituita sotto l’ex presidente Petro Poroshenko durante la sua infruttuosa campagna di rielezione.
Organizzazioni per i diritti umani hanno condannato le azioni del governo ucraino contro la UOC – inclusa l’approvazione di una legge che ne minaccia il bando totale – come violazione della libertà religiosa fondata su pretestuose motivazioni di sicurezza.
Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa lo Zelens’kyj aveva revocato la cittadinanza al vescovo più anziano della UOC, l’ottantenne Metropolita Onofrio.
l regime Zelens’kyj a inizio 20233 aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC). Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.
La repressione religiosa, nel corso di questi mesi, si è presentata con nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.
Dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev, le autorità e gli attivisti ucraini hanno sequestrato i luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e li hanno consegnati alla «Chiesa ortodossa dell’Ucraina», sostenuta dal governo. L’esempio più doloroso è quello dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sfrattati dal luogo ortodosso più sacro del Paese, la Lavra di Kiev, teatro dell’eroica resistenza dei fedeli e dei religiosi dell’OCU.
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A fine 2023 il Patriarca di tutte le Russie Kirill aveva inviato un appello a papa Francesco, Tawadros II di Alessandria (leader della Chiesa copta ortodossa), all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (leader della Comunione anglicana), all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ad altri rappresentanti di organizzazioni internazionali, per chiedere il loro aiuto e porre fine alla persecuzione del vicegerente della Lavra, il metropolita Pavel, poi liberato con una cauzione di circa 820 mila euro.
Nello stesso periodo il metropolita Gionata della diocesi di Tulchin è stato condannato a cinque anni di carcere e alla confisca dei beni da un tribunale di Vinnitsa (città centro-occidentale del Paese) per vari presunti reati contro lo Stato ucraino.
Il sindaco di Kiev Vitalij Klitschko, recentemente postosi come avversario di Zelens’kyj e forse candidato pure a sostituirlo, ha ordinato mesi fa la chiusura di 74 chiese appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica.
Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che consentirebbe alle autorità di vietare la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che Kiev ha ripetutamente accusato di avere legami con la Russia.
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Immagine di Konstantin Brizhnichenko via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Cina
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