Geopolitica
L’Iran chiede la pena di morte per i leader israeliani

La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha chiesto che vengano emesse condanne a morte per il primo ministro israeliano Beniamino Netanyahu e altri alti funzionari dello Stato Ebraico. Lo riporta la stampa iraniana.
La dichiarazione segue la decisione della Corte penale internazionale (CPI) dell’Aia della scorsa settimana di emettere mandati di arresto per Netanyahu, l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il leader di Hamas Mohammed Deif.
Rivolgendosi lunedì a Teheran alla forza paramilitare Basij, una divisione all’interno del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, il Khamenei ha sostenuto che i mandati di arresto non sono sufficienti per i «crimini di guerra» che «il regime sionista» ha commesso a Gaza e in Libano.
«Hanno emesso un mandato di arresto, non è abbastanza. La condanna a morte di Netanyahu deve essere emessa. La condanna a morte deve essere emessa per questi leader criminali», ha detto Khamenei, come citato dall’agenzia di stampa Tasnim.
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Nella loro decisione di giovedì, i giudici della CPI hanno affermato che vi erano ragionevoli motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant fossero penalmente responsabili di atti tra cui omicidio, persecuzione e fame, usati come arma di guerra «contro la popolazione civile di Gaza».
«Israele respinge con disgusto le azioni assurde e false mosse contro di esso dalla CPI», ha affermato Netanyahu in risposta.
Il mandato per Deif include accuse di omicidi di massa durante gli attacchi del 7 ottobre contro Israele che hanno innescato la guerra a Gaza. Israele ha affermato di aver ucciso Deif in un attacco aereo a luglio.
Lo Stato Ebraico e la Repubblica Islamica, che sostiene direttamente il movimento sciita libanese Hezbollah, si sono scambiati attacchi aerei negli ultimi mesi, in seguito all’uccisione di diversi comandanti di Hezbollah e iraniani, la cui responsabilità è stata in gran parte attribuita a Israele.
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Immagine di Khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Melania Trump rivela i colloqui privati con Putin

Announcement by First Lady Melania Trump https://t.co/AAUwgylsgs
— The White House (@WhiteHouse) October 10, 2025
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Geopolitica
Hamas nons arà presente alla firma dell’accordo di pace di Trump

I rappresentanti di Hamas non saranno presenti alla cerimonia di firma dell’accordo di pace mediato dagli Stati Uniti in Egitto, prevista per lunedì, ha annunciato il portavoce del gruppo, Husam Badran, esprimendo perplessità su alcuni aspetti del piano proposto dal presidente statunitense Donald Trump.
All’inizio della settimana, sia Israele che Hamas hanno dichiarato la fine del conflitto iniziato il 7 ottobre 2023. La successiva offensiva militare israeliana ha provocato oltre 67.000 vittime palestinesi a Gaza, secondo le autorità locali, lasciando l’enclave in rovina e in una grave crisi umanitaria, tanto da spingere le Nazioni Unite ad accusare Israele di genocidio.
Domenica, la testata Al-Arabiya ha riportato le parole di Badran, che ha dichiarato: «Hamas non parteciperà alla firma. Saranno presenti solo mediatori e funzionari americani e israeliani». Parallelamente, Shosh Bedrosian, portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha riferito all’AFP che «nessun funzionario israeliano sarà presente» al vertice.
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L’agenzia stampa AFP ha inoltre citato Badran, che ha definito «assurda e priva di senso» l’idea di espellere i palestinesi, inclusi i membri di Hamas, dalla loro terra. Il rappresentante ha sottolineato che la seconda fase del piano di pace presenta «numerose complessità e difficoltà» nella sua attuazione.
Il precedente cessate il fuoco, interrotto unilateralmente da Israele a marzo, è stato messo in discussione da Netanyahu, che ha recentemente ventilato la possibilità di una nuova offensiva a Gaza se Hamas non si disarmerà. Alcuni membri della coalizione di governo israeliana si oppongono già a qualsiasi concessione ad Hamas.
L’accordo presentato da Trump a fine settembre prevede il rilascio dei 48 ostaggi israeliani, vivi o morti, ancora detenuti da Hamas a Gaza. In cambio, Israele dovrebbe liberare 250 palestinesi condannati all’ergastolo e 1.700 cittadini di Gaza detenuti dal 2023.
Il piano include anche il ritiro delle truppe delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) da alcune aree di Gaza, con un successivo ritiro completo. Venerdì, l’esercito israeliano ha annunciato l’inizio del ritiro delle sue unità dalle posizioni occupate.
Il più ampio piano di cessate il fuoco, articolato in 20 punti, prevede la creazione di un’amministrazione internazionale transitoria a Gaza. Hamas dovrebbe disarmarsi ed essere esclusa dalla gestione del territorio, che diventerebbe una «zona deradicalizzata e libera dal terrorismo».
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
La Colombia accusa gli Stati Uniti di aver iniziato una «guerra»

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