Connettiti con Renovato 21

Economia

L’India contro le criptovalute: «sono come uno schema Ponzi, minacciano la sovranità finanziaria di un Paese»

Pubblicato

il

Un alto funzionario della Banca Centrale indiana ha paragonato le criptovalute a uno «schema Ponzi» e ha suggerito un divieto assoluto. Lo riporta il sito di tecnologia ed economia Tech Crunch.

 

Si tratta della critica più aspra ricevuta al momento dal mondo di Bitcoin e compagni, un’accusa che arriva  poche settimane dopo che il governo ha proposto la tassazione degli asset digitali virtuali e ha aperto la strada per riconoscerli come monete a corso legale in quello che è il più grande mercato di Internet, l’India.

 

T. Rabi Sankar, vice governatore della Reserve Bank of India (RBI), ha detto a un pubblico in una conferenza bancaria che le criptovalute sono state «sviluppate specificatamente per aggirare il sistema finanziario regolamentato» e non sono supportate da alcun flusso di cassa sottostante.

 

“Abbiamo anche visto che le criptovalute non sono suscettibili di definizione come valuta, asset o merce; non hanno flussi finanziari sottostanti, non hanno valore intrinseco; che sono simili agli schemi Ponzi e potrebbero anche essere peggiori”, ha detto.

Le osservazioni di Sankar arrivano in un momento in cui il governo indiano ha inviato segnali che si sta muovendo nella direzione del riconoscimento della risorsa virtuale digitale come moneta a corso legale. Il ministro delle finanze della nazione Nirmala Sitharaman ha proposto di tassare il reddito maturato dal trasferimento di criptovalute e NFT nel bilancio federale all’inizio di questo mese.

 

La vendita di criptovalute e NFT si è fatta strada rapidamente in India nell’ultimo anno nonostante l’incertezza normativa. Secondo un’analisi della società di ricerca Chainalysis, il secondo mercato Internet più grande del mondo ha visto il secondo più alto tasso di adozione per gli investimenti in criptovalute.

 

«L’entità e la frequenza di queste transazioni hanno reso imperativo prevedere un regime fiscale specifico», ha affermato nel suo discorso sul bilancio.

 

La Banca Centrale indiana è stata finora molto cauta riguardo alle criptovalute. Nel 2018 ha vietato alle società finanziarie di occuparsi di criptovalute. Il divieto è stato annullato dalla Corte Suprema indiana due anni dopo , ma la maggior parte delle banche ha continuato a seguire la direzione della RBI.

 

 

Il discorso di Sankar ha chiarito che la RBI non ha cambiato la sua posizione di lunga data. «Come riserva di valore, le criptovalute come il Bitcoin hanno dato finora rendimenti impressionanti, ma anche i tulipani nei Paesi Bassi del 17° secolo. Le criptovalute sono molto simili a un contratto speculativo o di gioco d’azzardo che funziona come uno schema Ponzi. In effetti, è stato affermato che lo schema originale ideato da Charles Ponzi nel 1920 è migliore delle criptovalute dal punto di vista sociale».

 

Le criptovalute, ha continuato il Sankar, possono «distruggere» il sistema valutario, l’autorità monetaria, il sistema bancario e in generale la capacità del governo di controllare l’economia, ha avvertito.

 

«Minacciano la sovranità finanziaria di un Paese e lo rendono suscettibile alla manipolazione strategica da parte di società private che creano queste valute o dei governi che le controllano. Tutti questi fattori portano alla conclusione che vietare la criptovaluta è forse la scelta più consigliabile aperta all’India», ha affermato.

 

«Abbiamo esaminato le argomentazioni avanzate da coloro che sostengono che le criptovalute dovrebbero essere regolamentate e abbiamo scoperto che nessuna di esse resiste al controllo di base».

 

Si tratta di un momento particolarmente teso per il mondo del Bitcoin e delle criptovalute.

 

Con una decisione sorprendente, il governo di Justin Trudeau, assediato dalla protesta dei camionisti canadesi, ha annunciato l’estensione delle regole anti-riciclaggio e antiterrorismo alle criptovalute.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Russia ha annunziato la settimana scorsa la volontà di porre i Bitcoin sotto il completo controllo finanziario e informatico del governo.

 

La rivolta in Kazakistan di inizio annoha destabilizzato quello che era un non conosciutissimo paradiso per le società di criptovalute, che in territorio kazako trovavano leggi a loro favore ed energia a basso costo.

 

Nel 2001 la Casa Bianca di Biden aveva detto che sarebbe andata contro il Bitcoin. Il governo USA in queste ultime settimane ha dichiarato illegali alcuni NFT, un’altra forma di cripto-investimento ora molto popolare.

 

Tuttavia, William Burns, il capo della CIA, due mesi fa ha dichiarato che l’agenzia di spionaggio starebbe lavorando sulle criptovalute.

 

Un miliardario in Bitcoin – cioè quello che si chiama, nel gergo delle criptovalute, una «balena» –  Mircea Popescu, 41 anni, è stato trovato affogato in Costa Rica pochi mesi fa.  La balena è andata sottacqua, mentre il suo patrimonio si è proprio inabissato: nessuno sa dove siano finiti i sui bitcoini.

 

Come riportato ripetutamente da Renovatio 21, il sistema che sorregge le criptovalute, la cosiddetta blockchain, è anche  il fondamento del sistema di green pass studiato dall’Unione Europea, destinato a diventare il portafogli digitale di ogni cittadino: un wallet che agisca come conto corrente con cui pagare ogni cosa (se sarà ancora permesso acquistarla) e da cui prelevare automaticamente le tasse.

 

Il fatto che gli Stati-nazione ora attacchino il Bitcoin non significa che stiano mordendo il freno sul progetto inevitabile (dice apertis verbis la BCE) dell’abolizione del contante. Significa, piuttosto, che il danaro digitale sarà controllato dall’alto – centralizzato, e non più neanche lontanamente decentralizzato.

 

La centralizzazione del potere su ogni parte della vita dell’individuo è l’obbiettivo della trasformazione che stiamo vivendo con la pandemia e i suoi effetti politici, sociali ed elettronici. Chiamate pure questo processo «Grande Reset».

 

 

 

Continua a leggere

Cina

La Cina impone controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare

Pubblicato

il

Da

Il ministero del Commercio cinese, ha annunciato il 9 ottobre che imporrà controlli sulle esportazioni di tecnologie legate alle terre rare per proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali. Lo riporta il quotidiano del Partito Comunista Cinese in lingua inglese Global Times.

 

Questi controlli riguardano «l’estrazione, la fusione e la separazione delle terre rare, la produzione di materiali magnetici e il riciclaggio delle risorse secondarie delle terre rare». Le aziende potranno richiedere esenzioni per casi specifici. In assenza di esenzioni, il ministero della Repubblica Popolare obbligherà gli esportatori a ottenere licenze per prodotti a duplice uso non inclusi in queste categorie, qualora sappiano che i loro prodotti saranno utilizzati in attività connesse alle categorie elencate.

 

Il precedente tentativo del presidente statunitense Donald Trump di avviare una guerra tariffaria con la Cina si è rivelato un fallimento, principalmente a causa del dominio preponderante della Cina nell’estrazione e nella lavorazione dei minerali delle terre rare. Delle 390.000 tonnellate di ossidi di terre rare estratti nel 2024, la Cina ne ha prodotte circa 270.000, rispetto alle 45.000 tonnellate degli Stati Uniti, e detiene circa l’85% della capacità di raffinazione globale.

Sostieni Renovatio 21

La decisione odierna della Cina avrà certamente un impatto a Washington, soprattutto in vista dell’incontro tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping previsto per fine mese. Oggi si è registrata una corsa all’acquisto delle azioni di MP Materials, il principale concorrente statunitense della Cina nella produzione di terre rare.

 

All’inizio dell’anno, il dipartimento della Difesa statunitense aveva investito in MP Materials, dopo che Trump aveva evidenziato il divario tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, tale investimento è stato considerato insufficiente e tardivo.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2024 i dati mostravano che i profitti sulla vendita delle terre rare cinesi erano calati. È noto che Pechino sostiene l’estrazione anche illegale delle sostanze anche in Birmania.

 

Secondo alcune testate, tre anni fa vi erano sospetti sul fatto che il Partito Comunista Cinese stesse utilizzando attacchi informatici contro società di terre rare per mantenere la sua influenza nel settore.

 

Le terre rare, considerabili come sempre più necessarie nella corsa all’Intelligenza Artificiale, sono la centro anche del turbolento accordo tra l’amministrazione Trump e il regime di Kiev.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia

 

Continua a leggere

Economia

Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

Pubblicato

il

Da

Konstantin Ganich, noto anche come Kostya Kudo, trader di criptovalute e blogger ucraino di rilievo, è stato rinvenuto morto con una ferita d’arma da fuoco alla testa, in un caso che le autorità di Kiev stanno indagando come presunto suicidio sospetto.   Tra i suoi clienti, secondo la stampa locale, figurerebbero anche funzionari ucraini e «persone influenti».   Venerdì, i mercati globali delle criptovalute hanno registrato uno dei crolli più gravi del 2025, scatenato dall’annuncio del presidente statunitense Donald Trump su nuovi dazi del 100% sulle importazioni dalla Cina.   Sabato mattina, la polizia di Kiev ha trovato un corpo all’interno di un’automobile, con un’arma da fuoco intestata a Ganich, come riportato da vari organi di stampa ucraini. Sebbene le autorità abbiano indicato che la vittima era un «imprenditore e blogger legato al mondo delle criptovalute», non ne hanno divulgato pubblicamente l’identità.

Sostieni Renovatio 21

Le indagini puntano verso l’ipotesi del suicidio, con sospetti che l’uomo «avesse confidato ai familiari il suo stato depressivo causato da problemi finanziari poco prima del decesso, inviando loro un messaggio di addio», secondo quanto riferito dalla testata Unian.   Più tardi, sabato, sul canale Telegram di Ganich è comparso un post che confermava la scomparsa del trentaduenne.   Sempre secondo Unian, citando fonti anonime, durante l’ultimo tracollo del mercato crypto, Ganich avrebbe perso fino a 30 milioni di dollari tra investimenti gestiti e i suoi asset personali. L’agenzia ha inoltre indicato che tra i suoi clienti vi erano presunti funzionari ucraini e «figure influenti» non identificate e legami con l’Intelligence ucraina.   Tuttavia, Unian ha riportato anche il parere di altre fonti anonime che contestano l’ipotesi suicidaria. Alcune di esse sostengono che Ganich fosse stato recentemente vittima di estorsioni da parte delle forze dell’ordine.   Venerdì, Trump ha reso noto che gli Stati Uniti imporranno dazi del 100% sui prodotti cinesi a partire dal 1° novembre 2025, in aggiunta a quelli già esistenti. La misura è stata motivata dai nuovi «controlli aggressivi» imposti da Pechino sulle esportazioni di minerali strategici a duplice uso militare. L’annuncio ha provocato un crollo del mercato delle criptovalute, con perdite stimate dagli analisti in 19,33 miliardi di dollari in posizioni aperte.   Non si tratta del primo giovane investitore di criptovalute morto drammaticamente.   Come riportato da Renovatio 21, nel 2021 fu trovato affogato al largo del Costa Rica Mircea Popescu, 41 anni, miliardario in Bitcoin. Due anni fa fu accoltellato a morte per strada a San Francisco Bob Lee, dirigente della società cripto MobileCoin.   Vi sono poi i casidi Gerald Cotten, fondatore di QuadrigaCX, deceduto in India in un ospedale indiano nel 2019 (dove gli erano stati diagnosticati shock settico, perforazione, peritonite e ostruzione intestinale) lasciando bloccati 250 milioni di dollari in Bitcoin, o Nikolai Mushegian, annegato nel 2022 dopo tweet su complotti CIA – un fatto che ha favorito le teorie del complotto sulla sua morte.   Nel 2022 sono morti in circostanze sospette iboss crypto Tiantian Kullander (deceduto nel sonno a 30 anni ) nel sonno e Vjacheslav Taran, 53 anni, co-fondatore della piattaforma di trading e investimenti Libertex, è morto dopo che il suo elicottero si è misteriosamente schiantato in una località turistica vicino a Monaco.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Cina

Trump: gli USA imporranno dazi del 100% alla Cina

Pubblicato

il

Da

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che, a partire dal 1° novembre 2025, gli Stati Uniti applicheranno dazi del 100% sui prodotti cinesi, in reazione a quelle che ha definito restrizioni commerciali «straordinariamente aggressive» introdotte da Pechino.

 

Giovedì, la Cina ha reso noti nuovi controlli sulle esportazioni di minerali strategici con applicazioni militari, giustificando la misura come necessaria per tutelare la sicurezza nazionale e adempiere agli obblighi internazionali, inclusi quelli legati alla non proliferazione.

 

In un messaggio pubblicato venerdì su Truth Social, Trump ha accusato la Cina di aver assunto «una posizione estremamente ostile in materia di commercio», annunciando l’intenzione di imporre «controlli su larga scala sulle esportazioni di quasi tutti i prodotti che producono, inclusi alcuni non realizzati da loro», secondo una comunicazione inviata a livello globale. Tali misure, ha sottolineato il presidente, avrebbero impatto su tutti i paesi «senza eccezioni».

 

Aiuta Renovatio 21

«In risposta a questa posizione senza precedenti della Cina, gli Stati Uniti imporranno un dazio del 100% sui prodotti cinesi, in aggiunta a qualsiasi tariffa attualmente in vigore», ha scritto Trump, specificando che, dalla stessa data, saranno introdotti controlli sulle esportazioni di «qualsiasi software critico».

 

Ad agosto, Stati Uniti e Cina avevano concordato una tregua tariffaria di 90 giorni, che ha ridotto i dazi americani sui prodotti cinesi dal 145% al 30% e quelli cinesi sui prodotti americani dal 125% al 10%. Questa tregua scadrà a novembre. Trump ha definito la mossa di Pechino «assolutamente inaudita nel commercio internazionale» e «una vergogna morale nei rapporti con altre nazioni», precisando di parlare esclusivamente a nome degli Stati Uniti, non di altre nazioni similmente minacciate.

 

L’annuncio ha provocato un forte impatto sui mercati globali, con un crollo delle borse statunitensi nella giornata di venerdì. Come visibile nella finance card sopra, l’indice S&P 500 ha registrato un calo del 2,7%, segnando la peggiore perdita giornaliera da aprile, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di circa 900 punti, pari all’1,9%.

 

Il NASDAQ, fortemente legato al settore tecnologico, ha subito un ribasso del 3,6%, con gli investitori che hanno venduto titoli ad alta crescita, particolarmente vulnerabili alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento cinesi.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

Continua a leggere

Più popolari