Utero in affitto
Le madri surrogate hanno più del doppio del rischio di complicazioni della gravidanza rispetto alle madri naturali: studio
Uno studio recente pubblicato sulla rivista Human Reproduction riportato dal Telegraph lo scorso 7 luglio fornisce ragioni pratiche per opporsi alla maternità surrogata.
Gli autori hanno recentemente presentato la loro ricerca al meeting della European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE) ad Amsterdam.
Lo studio canadese, che ha esaminato i registri di quasi un milione di nascite, ha concluso che le madri surrogate «hanno il doppio delle possibilità di pericolose complicazioni della gravidanza come pressione alta e forti emorragie rispetto alle madri naturali».
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Lo studio ha scoperto che circa il 7 percento delle madri surrogate «ha sofferto di gravi complicazioni, rispetto a solo il 2,4 percento delle donne con concepimenti naturali e il 4,6 percento delle persone sottoposte a fecondazione in vitro (IVF)».
Secondo Marina Ivanova della Queen’s University, una delle autrici dello studio, «ci sono diversi potenziali meccanismi che potrebbero spiegare l’aumento del rischio di diverse morbilità materne tra le gestanti surrogate.
Questi includono differenze nella salute di base o caratteristiche socio-demografiche di coloro che scelgono di diventare gestanti surrogate, potenziali differenze nell’assistenza e nel monitoraggio prenatale, l’impatto fisiologico e psicologico associato al portare avanti una gravidanza per un’altra persona, così come gli effetti dei trattamenti utilizzati durante il processo di fecondazione in vitro».
Gli autori dello studio hanno scoperto che «una su sette madri surrogate ha sofferto di emorragie post-partum rispetto a solo una su 17 donne che avevano concepito naturalmente» e che «una su sette madri surrogate aveva disturbi di pressione alta rispetto a solo una su 15 concepimenti non assistiti». Hanno inoltre concluso che in entrambi questi casi, la fecondazione in vitro «ha anche avuto un rischio più elevato di complicazioni», sebbene non così elevato come la maternità surrogata.
Secondo il supervisore dello studio e autore senior, la dottoressa Maria Velez, le madri surrogate «avevano anche meno probabilità di appartenere alla fascia di reddito più alta e sappiamo che uno status socioeconomico più basso è associato a tassi più elevati di grave morbilità materna. Tuttavia, le caratteristiche sociodemografiche sono state prese in considerazione nell’analisi e i risultati sono stati simili, il che suggerisce potenziali meccanismi diversi».
La legalità della pratica dell’utero in affitto varia da Paese a Paese. Storie di surrogazioni arrivano dalla Cina, da Israele, dalla Tailandia, Messico, Russia, Georgia, Cuba, Sud Africa, Taiwan, Cambogia, oltre che dai Paesi occidentali come USA, Australia, Gran Bretagna.
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«La maternità surrogata è legale in Gran Bretagna, ma non è legalmente esecutiva, quindi una madre naturale non può essere costretta a rinunciare a un figlio» scrive il Telegraph. «È anche illegale pagare a una donna più di una spesa ragionevole. Il numero di genitori che hanno avuto un bambino usando una madre surrogata in Inghilterra e Galles è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni. Gli ordini parentali, che trasferiscono la parentela legale dalla madre surrogata, sono aumentati da 117 nel 2011 a 435 nel 2021».
Come riportato da Renovatio 21, una delle capitali dell’utero in affitto è l’Ucraina, che lo è rimasto perfino in periodo di guerra.
Nonostante la recente condanna dell’UE della maternità surrogata come forma di tratta di esseri umani, la CNN ha affermato che la spinta a criminalizzare la maternità surrogata «è ampiamente vista come una mossa contro» la cosiddetta «comunità LGBTQ+».
Renovatio 21 si è domandate se le recenti mosse del governo italiano contro l’utero in affitto possa corrispondere davvero alla volontà di attaccare radicalmente il fenomeno.
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Utero in affitto
ONU: Un rapporto chiede l’eliminazione della maternità surrogata
Il 14 luglio 2025, Reem Alsalem, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le giovani donne, ha presentato all’Assemblea Generale un rapporto che esamina «le varie manifestazioni di violenza contro donne e ragazze nel contesto della maternità surrogata» (gestazione per altri o GPA).
Secondo questo rapporto, la maternità surrogata è in aumento in tutto il mondo, con una notevole crescita degli accordi transfrontalieri, in cui genitori provenienti da paesi ad alto reddito si avvalgono di donne in giurisdizioni in cui la pratica è legale. Il mercato globale è stato valutato a quasi 15 miliardi di dollari nel 2023 e si prevede che raggiungerà i 100 miliardi di dollari entro il 2033.
Le madri surrogate ricevono in genere tra il 10% e il 27,5% del pagamento totale, mentre La maggior parte viene pagata agli intermediari. Inoltre, esistono incentivi finanziari per coloro che reclutano donne per le agenzie di maternità surrogata, il che genera dinamiche di reclutamento in contesti vulnerabili.
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Quadri giuridici divergenti
Il rapporto identifica tre principali modelli normativi: il divieto assoluto, come in Italia, che ha dichiarato la maternità surrogata un «reato universale» nel 2024; la regolamentazione degli accordi altruistici (Australia, India); e l’autorizzazione degli accordi commerciali (Georgia, Israele e Ucraina). In molti paesi, la mancanza di regolamentazione crea scappatoie legali.
Il rapporto evidenzia che le madri surrogate provengono generalmente da contesti meno privilegiati e di status sociale inferiore rispetto ai genitori intenzionali. A ciò si aggiunge la situazione delle donne che donano i propri ovuli, esposte a trattamenti ormonali invasivi, e quella delle madri committenti, che possono essere soggette a pressioni in contesti legali complessi.
Vi sono anche casi di tratta in cui famiglie povere affidano le proprie figlie a reti di maternità surrogata con false promesse di lavoro o matrimonio.
Il rapporto descrive in dettaglio varie forme di Violenza:
Economica: contratti che impongono la rinuncia all’autonomia medica, il diniego di risarcimento o restrizioni alla libertà di movimento.
Psicologica: pressione emotiva ad accettare la pratica, alti livelli di depressione e ansia e traumi legati alla separazione postpartum.
Fisica: rischi medici maggiori rispetto a quelli di una gravidanza convenzionale, come tagli cesarei multipli, parti prematuri e complicazioni legate ai trattamenti per la fertilità.
Riproduttiva: aborti forzati, riduzione embrionale e restrizioni contrattuali che possono equivalere a schiavitù.
Il documento mette in guardia dalle conseguenze per i minori, in particolare per le bambine. Queste includono la separazione immediata dopo il parto, tassi più elevati di parti prematuri e sottopeso, il divieto di allattamento al seno in molti contratti e i rischi di mancanza di nazionalità o identità legale negli accordi internazionali.
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Responsabilità
Alsalem identifica come principali responsabili degli atti di violenza le agenzie e gli intermediari che reclutano donne in situazioni di vulnerabilità, gli operatori sanitari che eseguono interventi senza consenso e, in alcuni casi, gli Stati stessi, quando ricorrono a pratiche coercitive o non riescono a garantire una protezione adeguata.
Richiesta di uno «strumento internazionale giuridicamente vincolante»
Nelle sue conclusioni, il rapporto delle Nazioni Unite propone di «adottare misure per sradicare la maternità surrogata in tutte le sue forme». Raccomanda inoltre l’adozione di uno «strumento internazionale giuridicamente vincolante che ne vieti ogni forma».
«Un riconoscimento senza precedenti»
«Si tratta di un riconoscimento senza precedenti al più alto livello internazionale», afferma Olivia Maurel, portavoce della Dichiarazione di Casablanca, una coalizione internazionale di oltre 150 esperti e associazioni provenienti da tutto lo spettro politico e culturale che si batte per l’abolizione della maternità surrogata dal 2023.
«La maternità surrogata non è un atto d’amore, ma una forma di violenza e sfruttamento», denuncia Olivia Maurel, nata lei stessa tramite maternità surrogata. E «questo rapporto storico apre la strada alla sua messa al bando globale», aggiunge.
A seguito di questa posizione delle Nazioni Unite, la Dichiarazione di Casablanca invita gli Stati «ad assumersi le proprie responsabilità e ad impegnarsi ora a tradurre queste raccomandazioni in misure concrete».
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Utero in affitto
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Two men hired surrogate Brittney Pearson to create their “dream family.”
By the end of the process, a 25-week-old baby boy was murdered. [Thread] — Lila Rose (@LilaGraceRose) July 18, 2023
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