Geopolitica
L’asse con Ryadh dietro la svolta di Macron sulla Palestina
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’annuncio dell’imminente riconoscimento da parte dell’Eliseo è stato immediatamente salutato con favore dall’Arabia Saudita. Che con Parigi oggi non condivide solo un’iniziativa all’ONU sulla riaffermazione della soluzione dei due Stati nel conflitto israelo-palestinese, ma anche tante partite politiche ed economiche in Medio Oriente.
«Il Regno plaude a questa decisione storica, che ribadisce il consenso della comunità internazionale sul diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato indipendente entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale». Appena il presidente della Francia Emmanuel Macron ha diffuso ieri sera l’annuncio dell’intenzione di riconoscere lo Stato palestinese alla prossima Assemblea generale dell’ONU di settembre, il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha diffuso una nota ufficiale che plaude all’iniziativa.
Non è evidentemente un caso: la mossa di Parigi si inserisce nell’iniziativa diplomatica che Francia e Arabia Saudita stanno portando avanti insieme su questo tema e che vedrà il 28 e 29 luglio i due Paesi al quartier generale dell’Onu presiedere la «Conferenza internazionale di alto livello per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati» che avevano convocato per la fine di giugno, ma che era poi stata rinviata a causa dello scoppio della guerra dei 12 giorni tra Israele e l’Iran.
Ma non è solo il dossier palestinese a unire oggi la Francia e l’Arabia Saudita. In nome «partnership strategica» messa nero su bianco da Macron con il principe Mohammed bin Salman durante la sua visita a Riyadh del dicembre scorso, l’asse franco-saudita sta emergendo in maniera sempre più chiaro nei diversi dossier aperti in Medio Oriente.
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Proprio alla vigilia dell’annuncio di ieri sera a Parigi si erano incontrati il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot e il suo omologo dell’Arabia Saudita, il principe Faisal bin Sahran. E nella nota diffusa al termine del vertice – oltre che della questione palestinese e degli sforzi per il cessate il fuoco a Gaza – i due capi delle diplomazie avevano parlato ad esempio del ruolo comune per la «stabilizzazione» della Siria.
Non va dimenticato che Macron in febbraio si è spinto molto avanti nell’accreditamento della nuova leadership di Damasco, ricevendo all’Eliseo l’ex miliziano oggi presidente de facto Ahmad al-Sharaa. E proprio in queste ore Ryiadh ha annunciato investimenti per un valore di 5,6 miliardi di dollari per la ricostruzione della Siria. Altro nodo toccato nei colloqui di Parigi è stato poi il Libano, su cui entrambi i Paesi condividono l’obiettivo del rafforzamento del governo di Beirut e al rafforzamento del cessate il fuoco con Israele raggiunto nel novembre scorso.
Nella grande partita del Medio Oriente di domani – dunque – Mohammad bin Salman oggi sfrutta la sponda di Parigi per rilanciare la sua leadership. Ha aperto un nuovo tavolo che di fatto funziona da contraltare rispetto alle pressioni della Casa Bianca per arrivare a quella «normalizzazione» dei rapporti con Israele di cui da anni si parla sulla scia degli Accordi di Abramo.
Con questi due anni di guerra a Gaza, la partita si è fatta più complessa. E con un Iran indebolito e gli interessi economici enormi legati alla transizione dell’economia saudita a un modello non più centrato solo sul petrolio (la cosiddetta Vision 2030), oggi Ryadh punta sempre più a giocarla a tutto campo.
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Immagine di Jean François Gornet via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
Geopolitica
Attacco aereo pakistano uccide nove bambini afghani
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Geopolitica
Trump pronto a parlare con Maduro
Il presidente statunitense Donald Trump intende avviare un dialogo diretto con il presidente venezuelano Nicolás Maduro, nonostante la recente designazione di quest’ultimo come capo di un’organizzazione terroristica straniera da parte di Washington. Lo riporta Axios citando fonti dell’amministrazione.
Gli USA hanno ufficialmente etichettato il «Cartel de los Soles» – una presunta rete criminale operante all’interno dei servizi segreti venezuelani – come entità terroristica straniera, equiparandolo ad Al-Qaeda e all’ISIS. L’annuncio è arrivato lunedì dal Dipartimento del Tesoro, che ha ribadito le accuse di lunga data secondo cui Maduro – la cui legittimità è contestata da Washington – dirigerebbe il gruppo.
Sempre secondo Axios, questa mossa di Trump segna un’inversione di rotta nella sua «diplomazia delle cannoniere» verso il Venezuela e potrebbe segnalare che, nel breve termine, sono improbabili attacchi missilistici o operazioni terrestri americane.
«Nessuno ha intenzione di sparargli o rapirlo, a questo punto. Non lo escluderei mai, ma non è il piano attuale», ha confidato ad Axios un funzionario anonimo al corrente dei fatti. «Nel frattempo, faremo saltare in aria le imbarcazioni che trasportano droga. Fermeremo il traffico di stupefacenti», ha aggiunto.
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Non è ancora stata fissata una data per la possibile telefonata tra Trump e Maduro, che è «in fase di pianificazione», ha precisato un’altra fonte USA.
La decisione giunge dopo quasi due mesi di raid aerei americani su piccole navi al largo delle coste venezuelane, che il Pentagono descrive come operazioni contro il «narcoterrorismo» e che hanno causato circa 80 morti.
Il termine «Cartello dei Soli» è emerso negli anni Nonvanta per la presunta corruzione tra ufficiali venezuelani che ostentavano spalline a forma di sole. Nel 2020, durante il primo mandato di Trump, gli USA hanno incriminato Maduro e 14 alti funzionari (attuali o ex) per narcotraffico e criminalità organizzata, accusandoli di gestire collettivamente la rete. Maduro ha sempre smentito le imputazioni e ha avvertito Washington contro una «guerra folle».
Secondo indiscrezioni, Trump ha anche autorizzato una serie di misure per incalzare Caracas e prepararsi a un’eventuale campagna militare su scala più ampia, inclusi operazioni clandestine della CIA contro il regime di Maduro.
Caracas ha denunciato l’accrescimento della presenza militare USA come un’aggressione alla sovranità nazionale e un tentativo di golpe, ponendo le sue forze in allerta massima. Maduro, dal canto suo, ha dichiarato che il Venezuela è pronto a negoziati «faccia a faccia» con Washington.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Candace Owens afferma che il governo francese ha dato il «via libera» al suo assassinio
🚨 URGENT Two days ago I was contacted by a high-ranking employee of the French Government. After determining this person’s position and proximity to the French couple, I have deemed the information they gave me to be credible enough to share publicly in the event that something…
— Candace Owens (@RealCandaceO) November 22, 2025
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