Bioetica
L’«altezzismo» come ultimo pregiudizio socialmente accettabile
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Forse ricorderete Robert Reich, ministro del lavoro dal 1993 al 1997 nel gabinetto del presidente Bill Clinton. La sua illustre carriera includeva l’essere un Rhodes Scholar, la candidatura al Governatorato del Massachusetts e la scrittura di diversi libri. Nel 2008, la rivista Time lo ha nominato uno dei dieci migliori membri del gabinetto del secolo. È alto 150 cm. Ovviamente le persone basse possono avere grandi risultati.
Tuttavia, come sottolinea un articolo di UnHerd, alcuni chirurghi ortopedici stanno aiutando le persone ad allungare gli arti in modo che possano essere più alti, non come trattamento, ma come miglioramento.
Come sottolinea Unherd, le cliniche per questo intervento chirurgico potenzialmente rischioso si stanno moltiplicando nelle zone calde del turismo medico come Messico, India e Turchia. «Si tratta di un mercato globale del tutto non regolamentato in cui i chirurghi ortopedici promettono soluzioni chirurgiche semplici a problemi complessi con troppo gusto e talento imprenditoriale», afferma Sean T. Smith, collaboratore di Unherd. Cita il coordinatore del benessere dei pazienti presso la clinica Iwannabetaller di Istanbul:
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«Vediamo molti uomini d’affari che dicono che sono in una posizione senior e ho bisogno di guidare team di persone, ma con questa altezza non sono in grado di farlo. Le persone credono che se sono più alte, avranno maggiori probabilità di essere prese in considerazione per le promozioni perché vengono prese più sul serio».
Il vero problema è l’«altezzismo», «l’ultima forma di discriminazione socialmente accettabile» – che fa sentire inferiori gli uomini più bassi? Forse Robert Reich ha una soluzione migliore e meno costosa: non fare nulla. Scrive in un eccellente saggio sul suo blog Substack:
«Consiglio ancora ai genitori di bambini bassi di non cercare di aumentare la loro altezza, ma di provare invece a dare loro la sicurezza interiore che deriva dall’accettazione e dall’amore».
«Ehi, mi va bene essere protetto da soldati giganti. O grandi guardie di sicurezza. O massicci primi soccorritori. Un fattore scatenante nel mio cervello mi dice che comunque non voglio fare questo tipo di lavoro».
«Ho la fortuna di essere cresciuto (o almeno di essere cresciuto) in una società che, sempre di più, valorizza il cervello rispetto ai muscoli».
«Naturalmente ci sono ancora i bulli nel mondo. Ma in una società civile questi bulli possono essere fermati con parole e idee».
«Almeno, questa è stata la mia fede. È così che ho cercato di compensare la mia bassa altezza».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Bioetica
Mons. Viganò loda Alberto di Monaco, sovrano cattolico che non ha ratificato la legge sull’aborto
Il Principe Alberto di Monaco, coerentemente con la Fede che egli professa e con l’autorità sacra che legittima la sua funzione di sovrano del Principato di Monaco, non ratifica la proposta di legge per la depenalizzazione dell’aborto, crimine esecrando. Nel 1990 fa il Re… https://t.co/6mGMkIamVd
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) November 24, 2025
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Bioetica
Nuovo libro per bambini insegna ai bambini di 5 anni che l’aborto è un «superpotere»
Amelia Bonow, fondatrice del movimento social Shout Your Abortion («grida il tuo aborto») e tra le attiviste pro-aborto più note negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro per bambini intitolato Abortion is Everything («L’aborto è tutto»), destinato a lettori dai 5 agli 8 anni. Lo riporta LifeSite.
Annunciato sui canali ufficiali di Shout Your Abortion, il volume – scritto insieme a Rachel Kessler e illustrato da Emily Nokes – presenta l’aborto in termini esclusivamente positivi e accessibili, definendolo un «superpotere unicamente umano»: la capacità di «immaginare il futuro e fare scelte che ci portino alla vita che desideriamo».
Nei post promozionali su Instagram e altri social si legge: «Genitori, educatori e operatori sanitari cercavano da tempo uno strumento per parlare ai bambini dell’aborto, soprattutto con tutto il rumore politico che lo circonda». Il libro, spiegano, «parla direttamente ai bambini di cos’è l’aborto, di come ci si sente e del perché lo si sceglie», omettendo completamente che l’aborto termina la vita di un essere umano.
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Un post descrive l’aborto come «uno strumento che permette agli esseri umani di plasmare il proprio destino e che ha plasmato il mondo intero che ci circonda». Il messaggio si chiude affermando che il libro serve a «riscrivere fin dalle basi i nostri copioni culturali sull’aborto».
I commenti sotto i post sono entusiastici: «Lo adoro. Parlo di aborto ai miei figli da quando erano piccoli ed è bellissimo sentire una bimba dire: “Non devi restare incinta se non vuoi”». Un’altra utente: «Lo compro oggi per la mia futura prole!!».
Molti degli stessi che celebrano questo libro per l’infanzia accusano invece Meet Baby Olivia – un video educativo che mostra semplicemente lo sviluppo prenatale umano, senza menzionare l’aborto – di essere «propaganda» e «lavaggio del cervello» ai bambini piccoli, solo perché si basa su fatti scientifici.
La Bonow non è nuova a iniziative di questo tipo. Nel 2019 era apparsa nella serie YouTube «Kids Meet» con l’episodio «I bambini incontrano una persona che ha abortito», dove aveva già annunciato l’imminente uscita di un libro per bambini sull’argomento. Il video originale è stato rimosso dalla piattaforma ufficiale, ma è ancora disponibile altrove.
Il libro rappresenta l’ultimo capitolo di una lunga tradizione di materiale pro-aborto rivolto a bambini e adolescenti, spesso finanziato anche con fondi pubblici.
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Nel video della serie «Kids Meet», Amelia Bonow racconta ai bambini (soprattutto preadolescenti e adolescenti) di essere rimasta incinta dopo un rapporto non protetto con il fidanzato, ma ha negato di essere stata irresponsabile e ha precisato che il compagno aveva appoggiato la decisione di abortire.
La maggior parte dei piccoli intervistati rimane impassibile alle sue parole; solo un ragazzo manifesta disagio ed è stato subito rimproverato dalla Bonow, che descrive l’intervento figlicida con termini volutamente disumanizzanti e imprecisi: «l’abortista ha semplicemente succhiato via la gravidanza», evitando di parlare di bambino o anche solo di feto. I bambini presto adottano lo stesso linguaggio riduttivo.
Un ragazzo più grande paragona il feto a un «cetriolo di mare», ridendo: «Non pensa, sta solo vivendo. È come il tuo braccio: non ha pensieri complessi. E nemmeno un bambino nel grembo». Bonow scoppia a ridere e ha replicato: «Mi piace la tua opinione».
Quando una bambina dice che «a volte l’aborto può essere sbagliato», la Bonow la interrompe bruscamente: «non lo so, non sono d’accordo. Vogliamo davvero che la gente faccia tutti quei bambini?». La donna poi scredita l’adozione, insinuando che far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia sia peggio che eliminarlo con un aborto.
La Bonowa ha anche attaccato i pro-life: «non li chiamo pro-life, li chiamo anti-scelta. Quelli che si dicono pro-life non si curano delle persone che hanno figli che non possono mantenere e finiscono in povertà assoluta. Vogliono negare l’accesso all’assistenza sanitaria. Io dico: voi non siete pro-life. Io sì che sono pro-life».
Resta da capire contro quale «scelta» siano gli anti-scelta e a favore della vita di chi si dichiari «pro-life» mentre difende l’uccisione intenzionale di un essere umano – che, tra le altre cose, viene privato per sempre anche dell’«accesso all’assistenza sanitaria».
Un’altra attivista pro-aborto, Mary Walling Blackburn, aveva già pubblicato un libro per l’infanzia in cui i bambini abortiti venivano presentati come «fantasmi felici».
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Bioetica
«Estrema irrazionalità bioetica al servizio della biopolitica»: vescovo spagnolo denuncia la «tragedia dei 73 milioni di aborti» all’anno
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