Economia
La UE si prepara alla guerra commerciale contro Trump

L’UE si sta preparando a una massiccia guerra commerciale con Donald Trump se vincesse le elezioni presidenziali degli Stati Uniti a novembre e innalzasse nuove barriere al commercio, ha riferito lunedì Politico, citando alti diplomatici e funzionari dell’Unione.
Crescono le preoccupazioni nelle capitali dell’UE da quando l’ex presidente degli Stati Uniti ha promesso di colpire l’Unione con una serie di nuove misure commerciali punitive nel tentativo di risolvere quelli che lui definisce gravi squilibri nelle importazioni ed esportazioni, ha affermato l’agenzia di stampa.
Washington e Bruxelles sono in disaccordo sulla questione da quando Trump, nel 2018, durante il suo primo mandato presidenziale, aveva imposto dazi del 25% sulle importazioni di acciaio europeo e del 10% sull’alluminio, sostenendo che la concorrenza dell’UE metteva a repentaglio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
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L’UE aveva reagito, imponendo dazi su aziende tra cui motociclette prodotte da Harley-Davidson Inc. e jeans Levi Strauss & Co. Trump è andato ancora oltre, tuttavia, e ha minacciato di imporre tariffe sulle esportazioni di auto dell’UE. Sebbene i dazi minacciati non siano mai entrati in vigore, Bruxelles «è rimasta scioccata» dalla volontà di Trump di rivedere le catene di fornitura.
«L’ultima volta non credevamo fino a che punto Trump sarebbe arrivato», ha detto uno dei diplomatici a Politico. «Questa volta abbiamo avuto tempo per prepararci. L’Europa è cambiata molto e saremo pronti ad agire».
Trump ha dichiarato in precedenza che, in qualità di presidente, potrebbe anche introdurre contromisure alle tasse sui servizi digitali dell’UE che implicitamente prendono di mira i leader tecnologici statunitensi.
«I nostri alleati hanno approfittato di noi. Più dei nostri nemici», ha detto Trump la scorsa settimana in un’intervista con il caporedattore di Bloomberg News John Micklethwait. «I nostri alleati sono l’Unione Europea. Abbiamo un deficit commerciale di 300 miliardi di dollari con l’Unione Europea».
L’UE sta preparando una valutazione d’impatto coordinata di una potenziale vittoria di Trump con la Commissione europea che supervisiona il processo, ed è determinata a reagire e «colpire duramente», ha detto un diplomatico a Politico. Secondo un secondo diplomatico, il blocco è fiducioso di poter «vincere questa guerra commerciale».
Secondo il rapporto, l’UE dovrebbe reagire in modo aggressivo, dato che Trump usa il commercio e i dazi come tattica negoziale per costringere i Paesi ad agire nell’interesse degli Stati Uniti.
Durante i suoi comizi, Trump ha giurato di imporre un dazio di base del 10% sulle importazioni da altri Paesi. «Per me, la parola più bella del dizionario è “tariffe”», ha detto. «È la mia parola preferita».
La scorsa settimana ha anche preso di mira i produttori di automobili tedeschi, promettendo di imporre tasse elevate sulle auto importate. Secondo Trump, tali dazi che prendono di mira l’industria dell’UE costringerebbero i produttori del blocco a spostare le loro fabbriche negli Stati Uniti, rafforzando la sua posizione manifatturiera globale a lungo termine.
Come riportato da Renovatio 21, timori per la rielezione di Trump da parte delle stanze dei bottoni europei già si erano registrati a inizio anno.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Economia
Il Tesoro degli Stati Uniti svela la bozza della moneta con il profilo di Trump

No fake news here. These first drafts honoring America’s 250th Birthday and @POTUS are real. Looking forward to sharing more soon, once the obstructionist shutdown of the United States government is over. https://t.co/c6HChM6ijG
— U.S. Treasurer Brandon Beach (@TreasurerBeach) October 3, 2025
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Economia
l dollaro USA tocca il minimo degli ultimi 30 anni nelle riserve estere globali

La quota del dollaro statunitense nelle riserve valutarie globali è scesa al livello più basso degli ultimi trent’anni nel secondo trimestre dell’anno, ha dichiarato mercoledì il Fondo monetario internazionale (FMI).
Il biglietto verde ha rappresentato il 56,3% delle riserve allocate tra aprile e giugno, in calo di 1,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e la percentuale più bassa dal 1995, sebbene il calo sia stato dovuto in gran parte alle oscillazioni valutarie piuttosto che alle vendite attive delle banche centrali, si legge nel rapporto.
«Gli effetti del tasso di cambio hanno determinato quasi interamente il calo della quota di riserve valutarie della valuta statunitense», hanno scritto i ricercatori del FMI Glen Kwende, Erin Nephew e Carlos Sanchez-Munoz. Hanno stimato che circa il 92% del calo sia dovuto a variazioni di valutazione.
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Secondo il FMI, nel periodo in questione il dollaro è scivolato del 9% rispetto all’euro, dell’11% rispetto al franco svizzero e del 6% rispetto alla sterlina, appesantito dagli aumenti dei dazi doganali del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dalle sue pressioni sulla Federal Reserve affinché tagliasse i tassi e dalle modifiche fiscali che hanno aumentato il deficit approvate il 4 luglio.
Alla fine di giugno, le riserve valutarie complessivamente allocate ammontavano a 12,03 trilioni di dollari.
Nella prima metà del 2025, il dollaro è sceso di oltre il 10% rispetto alle principali valute, segnando il peggior inizio d’anno dal 1973. La flessione registrata è in contrasto con il ruolo tradizionale del dollaro come bene rifugio.
La a tendenza è stata sempre più sostenuta dai membri dei BRICS, che hanno abbandonato l’utilizzo delle valute occidentali per gli accordi commerciali.
Le principali economie dei BRICS hanno già iniziato a ridurre la dipendenza dal dollaro, poiché la trasformazione del biglietto verde in un’arma attraverso le sanzioni ha spinto le aziende a cercare opzioni di pagamento alternative.
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Economia
Musk diventa il primo con un patrimonio di 500 miliardi e dichiara di voler vivere e morire su Marte («territorio americano»)

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