Vaccini
La Svezia blocca il vaccino Moderna ai giovani a causa delle miocarditi
I funzionari sanitari svedesi hanno deciso che la somministrazione del vaccino Moderna a chiunque abbia meno di 31 anni sarà sospesa a tempo indeterminato, secondo quanto riportato dal giornale britannico Daily Mail .
Stoccolma aveva già bloccato le vaccinazioni Moderna degli under 30, tuttavia esse sarebbero dovute riprendere il 1° dicembre.
I Paesi scandinavi paiono muoversi in blocco. Finlandia, Islanda e Danimarca hanno adottato misure simili. La Norvegia sta incoraggiando gli uomini sotto i 30 anni a non fare il Moderna, tuttavia senza proibirlo.
La Danimarca ha affermato che, pur utilizzando il vaccino Pfizer come principale opzione per le persone di età compresa tra 12 e 17 anni, ha deciso di sospendere la somministrazione del vaccino Moderna alle persone di età inferiore ai 18 anni secondo un «principio di precauzione».
I funzionari sanitari svedesi hanno deciso che la somministrazione del vaccino Moderna a chiunque abbia meno di 31 anni sarà sospesa a tempo indeterminato
Da mesi, vi sono polemiche sul vaccino Moderna. Per alcuni vi sarebbe dati che mostrano che i giovani che lo ricevono sono a maggior rischio di miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco, e pericardite, un’infiammazione del sacco intorno al cuore.
Il Daily Mail sostiene che uno studio statunitense che non è stato ancora sottoposto a revisione paritaria ha concluso che «i giovani maschi di età inferiore ai 20 anni hanno una probabilità fino a sei volte maggiore di sviluppare miocardite dopo aver contratto il COVID-19 rispetto a quelli che sono stati vaccinati».
A giugno, l’ente USA per il controllo delle epidemie CDC ha emesso un avviso che diceva come i giovani maschi fossero a maggior rischio di miocardite dopo aver fatto il vaccino.
L’etichetta per i vaccini Pfizer e Moderna è stata modificata negli Stati Uniti per riflettere l’avvertimento, sebbene l’uso non sia mai stato sospeso.
A giugno, l’ente USA per il controllo delle epidemie CDC ha emesso un avviso che diceva come i giovani maschi fossero a maggior rischio di miocardite dopo aver fatto il vaccino.
Un recente studio della Kaiser Permanente, nel sud della California, ha scoperto che circa sette persone su un milione cui viene iniettato un vaccino COVID-19 a due dosi svilupperanno la miocardite.
La presentazione ha mostrato che i maschi avevano molte più probabilità di sviluppare la condizione rispetto alle femmine, con quelli di età compresa tra 18 e 24 anni a maggior rischio e anche il gruppo da 25 a 29 a rischio.
La seconda dose del vaccino è quella che di solito causa la condizione.
«La connessione è particolarmente chiara quando si tratta del vaccino Spikevax di Moderna, soprattutto dopo la seconda dose», ha affermato l’agenzia sanitaria svedese.
Tuttavia, il rischio di miocardite diminuisce dopo i 30 anni.
Per ogni milione di dosi somministrate di Moderna, si registrano 13,3 casi di miocardite in più rispetto a ogni milione di iniezione Pfizer.
La notizia dell’estensione della «pausa» del siero mRNA in Svezia non ha trovato nessuna eco nella stampa italiana.
La ragione di ciò è ora ancora nota. L’aumento del rischio sembra apparire sia per i maschi che per le femmine.
«La connessione è particolarmente chiara quando si tratta del vaccino Spikevax di Moderna, soprattutto dopo la seconda dose», ha affermato l’agenzia sanitaria svedese.
La notizia dell’estensione della «pausa» del siero mRNA in Svezia non ha trovato nessuna eco nella stampa italiana.
Vaccini
Il vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani
I recenti titoli che decantano la superiore efficacia del vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer ignorano le scoperte della stessa Pfizer secondo cui, per le persone con più di 65 anni, il loro prodotto a mRNA è più pericoloso dei vaccini antinfluenzali standard, che sono già inefficaci e dannosi. Lo riporta LifeSite.
Il motivo della falsa informazione da parte dei media tradizionali e del prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) è che Pfizer ha occultato i risultati dei test del suo prodotto sugli anziani, che hanno evidenziato effetti avversi più accentuati del farmaco.
«I risultati sono così pessimi che non è chiaro se la Food and Drug Administration potrebbe o vorrebbe approvare un vaccino a mRNA sulla base di questi dati», ha scritto il giornalista Alex Berenson, noto per le sue inchieste durante la pandemia. «Pfizer sembra sapere benissimo che questi risultati sono disastrosi».
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«Pfizer non ha mai annunciato i risultati, tenendoli nascosti per anni», ha scritto Berenson sul suo Substack. «Dimostrano che gli anziani che hanno ricevuto l’mRNA hanno avuto PIÙ infezioni influenzali, decessi ed effetti collaterali rispetto a coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
Pertanto, è improbabile che il vaccino antinfluenzale a mRNA della Pfizer venga approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) di Trump.
«Un vaccino antinfluenzale a mRNA non ha funzionato negli anziani», ha dichiarato il commissario della FDA, il dottor Marty Makary, a Fox News nel fine settimana. «La sperimentazione non ha mostrato alcun beneficio».
«Non ci limiteremo ad approvare automaticamente nuovi prodotti che non funzionano, che falliscono in una sperimentazione clinica. Sarebbe una presa in giro della scienza se approvassimo automaticamente prodotti senza dati», ha affermato Makary. «Questo era il modus operandi dell’amministrazione Biden», ha aggiunto.
I risultati nascosti sono oltremodo sconvolgenti per gli anziani. Secondo Berenson:
«Gli anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA avevano circa il 6% di probabilità in più di contrarre l’influenza rispetto a quelli sottoposti a vaccinazione standard. E 49 anziani sottoposti a vaccinazione con mRNA sono deceduti, rispetto ai 46 sottoposti a vaccinazione antinfluenzale».
«Lo studio ha anche rivelato un significativo segnale di sicurezza per gli mRNA sul danno renale. A ventidue pazienti anziani che hanno ricevuto l’iniezione di mRNA è stata diagnosticata una lesione renale acuta, una malattia renale cronica o una malattia renale allo stadio terminale, rispetto ai nove che hanno ricevuto l’iniezione standard».
«Un altro dato preoccupante è che 17 anziani a cui è stato somministrato mRNA hanno sofferto di “insufficienza respiratoria acuta”, rispetto ai soli sei che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale standard».
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«Anche i pazienti trattati con mRNA avevano una probabilità molto maggiore di manifestare effetti collaterali meno gravi. Ad esempio, circa il 69% ha segnalato gonfiore nel sito di iniezione o altri effetti collaterali locali dopo la vaccinazione, rispetto al 26% di coloro che hanno ricevuto il vaccino antinfluenzale».
«Ritengo che questo rappresenti una grave mancanza di integrità nel processo di revisione paritaria. Il comitato editoriale del NEJM dovrebbe fornire una spiegazione chiara di come si sia verificato questo errore e… richiedere agli autori di correggere gli articoli attuali e di riferire sui risultati completi dello studio», ha dichiarato alla testata Epoch Times Retsef Levi, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) .
«Ancora una volta, quando vengono condotti studi adeguati, si scopre che i vaccini a base di mRNA per persone sane non sono ancora pronti per il grande pubblico e probabilmente non lo saranno mai», conclude il Berensone.
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Vaccini
La FDA di Trump afferma che i vaccini COVID hanno ucciso almeno 10 bambini e promette nuove misure di sicurezza
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Fertilità
Un nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
Un nuovo studio pubblicato dal docente norvegese Jarle Aarstad dell’Institute of Economics and Business, Inland Norway University of Applied Sciences collega la somministrazione dei vaccini anti-COVID-19 a un calo significativo delle nascite negli Stati Uniti.
Secondo l’analisi, condotta su dati del CDC relativi a vaccinazioni e nati vivi in 566 contee (circa 260 milioni di abitanti), nel 2023 si sono registrati negli USA quasi 70.000 nati vivi in meno rispetto a quanto atteso in assenza di vaccinazione di massa. Estrapolando il risultato all’intera popolazione, il ricercatore attribuisce alla campagna vaccinale una riduzione di circa del 2% dei nati vivi e un corrispondente calo di 0,03 punti nel tasso di fertilità totale (TFR), passato da 1,65 nel 2022 a 1,62 nel 2023.
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Lo studio conclude che la flessione osservata tra il 2022 e il 2023 è imputabile in misura preponderante all’effetto dei vaccini, mentre fattori strutturali tradizionali (inflazione, costo degli alloggi, partecipazione femminile al lavoro, carenza di servizi per l’infanzia, età media al primo figlio) non mostrano variazioni sufficienti a giustificare da soli un anno all’altro un calo di tale entità.
Il meccanismo biologico responsabile non è ancora chiarito: l’autore lascia aperta l’ipotesi di un aumento di infertilità temporanea o permanente nelle donne vaccinate oppure di un incremento di aborti spontanei e nati morti. Durante il biennio 2021-2022 numerosi reparti ostetrici statunitensi avevano segnalato un anomalo incremento di feti morti in utero.
Nel 2024 il TFR americano è ulteriormente sceso al minimo storico di 1,60, alimentando il timore che parte dei danni alla fertilità femminile possa rivelarsi irreversibile.
Lo studio sottolinea che, a differenza di altri determinanti demografici (livello di istruzione, età al matrimonio, scelta di non avere figli) che rientrano nella sfera della libera decisione individuale, la vaccinazione anti-COVID è stata in molti casi imposta o fortemente incentivata da datori di lavoro, enti pubblici e misure governative, limitando di fatto la libertà di scelta di decine di milioni di cittadini.
I dati completi della ricerca sono stati resi pubblici e sono attualmente in fase di revisione paritaria.
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