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Essere genitori

La strage della famiglia adottiva con due mamme

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Una giuria speciale della California ha dichiarato ad inizio aprile che due donne si sono uccise coinvolgendo nell’omicidio-suicidio i loro sei figli adottati. I fatti risalgono al marzo 2018. La macchina delle due donne, unite in matrimonio omosessuale come da nuova legge americana, è stata ritrovata sotto un dirupo di 30 metri.

 

Le due donne bianche avevano adottato sei bambini di colore, tutti morti.

 

Sarah Hart aveva assunto 42 dosi di Benadryl, mentre Jennifer Hart, l’autista, aveva una concentrazione di alcol nel sangue dello 0,102% quando ha spinto la macchina giù dalla scogliera. In California, è illegale per i conducenti avere un livello di 0,08 percento o superiore.

 

Jennifer – la figura dominante della coppia – viaggiava con i bambini ai festival musicali diverse settimane l’anno; Sarah era una commessa dei negozi Kohl. La famiglia riceveva circa $ 2000 al mese in assistenza all’adozione.

 

La storia, raccontata dal New York Times dal quale attingiamo, è tuttavia è ben più agghiacciante del semplice omicidio-suicidio per incidente stradale.

Le due donne bianche avevano adottato sei bambini di colore. Ora sono tutti morti.

 

Alle 15.38 di lunedì 26 marzo 2018 una turista tedesca chiamò la polizia da Juan Creek, lungo l’autostrada panoramica californiana Highway 1. Aveva notato qualcosa di strano: sembrava un veicolo sportivo o un’utilitaria ribaltato nell’oceano Pacifico.

 

All’arrivo della pattuglia, gli agenti trovarono il SUV. Jennifer Hart era al volante e sua moglie, Sarah Hart, intrappolata fra il tettuccio e i sedili posteriori. Erano entrambe senza vita.

 

Una coppia di madri omosessuali – una dittatoriale ed eccentrica, l’altra costantemente al lavoro e raramente a casa – che distribuivano pene crudeli e perennemente negavano il cibo ai loro sei figli.

Nell’arco di tre settimane la polizia scoprì anche i resti di quattro dei sei figli delle Hart – Mark, 19 anni; Jeremiah, 14 anni; Abigail, 14 anni; Ciera, 12 anni – e ne dichiararono il decesso. Scoprirono anche resti ossei in una scarpa da donna, e confermarono che si trattava dei resti di Hannah, 16 anni. Devonte, 15 anni, a gennaio era ancora considerato scomparso, ma si presume sia morto.

 

Jennifer, 38 anni, era ubriaca nel momento dell’accaduto e Sarah, 38, e due dei bambini avevano nel sangue una quantità di antistaminici tale da causare assopimento.

 

Punizioni e crudeltà

Le oltre 1.000 pagine di documenti investigativi divulgati dalla polizia dello stato di Washington – ultima dimora della famiglia omogenitoriale – mostrano un ritratto vivido della coppia e dei loro figli adottivi. Dipingono Jennifer e Sarah come madri adottive sottoposte a una crescente tensione, che fuggivano ai primi segnali di problemi e facevano terra bruciata intorno ai figli man mano che le indagini si intensificavano.

 

I bambini dovevano alzare la mano prima di parlare, erano nei guai se ridevano a tavola e in un caso fu loro proibito di dire ad uno dei bambini, Markis, «Buon compleanno» il giorno del suo compleanno.

Dozzine di pagine di rapporti redatti  da funzionari per l’assistenza ai minori dipingono il ritratto di una coppia di madri omosessuali – una dittatoriale ed eccentrica, l’altra costantemente al lavoro e raramente a casa – che distribuivano pene crudeli e perennemente negavano il cibo ai loro sei figli.

 

Gli investigatori hanno anche intervistato almeno due donne che conoscevano la famiglia, e hanno dipinto un inquietante ritratto della vita domestica di questa famiglia omogenitoriale. Hanno detto agli investigatori che i bambini dovevano alzare la mano prima di parlare, erano nei guai se ridevano a tavola e in un caso fu loro proibito di dire ad uno dei bambini, Markis, «Buon compleanno» il giorno del suo compleanno.

 

In un altro episodio, è stato raccontato agli investigatori, Jennifer era rimasta con i bambini a casa sua. Ordinarono la pizza, ma Jennifer avrebbe permesso ai suoi figli di avere solo una piccola fetta ciascuno. La mattina dopo, però, la pizza era sparita – e Jennifer era arrabbiata, secondo i documenti. Disse alla donna che nessuno dei bambini avrebbe fatto colazione perché nessuno di loro aveva ammesso di aver mangiato la pizza. La donna ha detto che Jennifer avrebbe poi costretto tutti i bambini a sdraiarsi sul loro letto per circa cinque ore come punizione.

 

Scrive il NYT: «Come, si chiedono i conoscenti, una famiglia che sembrava così felice e normale nelle foto può nascondere una vita così oscura?

Affido con tendenze suicide

 Secondo la dettagliosa ricostruzione del NYT, Jennifer Jean Hart e Sarah Margaret Gengler crebbero a 150 miglia di distanza nel South Dakota e si incontrarono alla Northern State University. Già nel  2005 convivevano ad Alexandria, Minnesota.

 

Dai documenti delle indagini emerge che ebbero in affido una sedicenne, che venne loro tolta per «tendenze suicide e minacce». La coppia era in procinto di adottare e disse: «Non vogliamo energia negativa intorno ai nostri bambini», come riportano i documenti.

 

L’assistente sociale aveva «caldamente raccomandato» la famiglia per l’adozione di un secondo gruppo di gemelli

Markis, Hannah e Abigail vennero affidati alle Hart il 4 marzo 2006 e la procedura di adozione venne completata sei mesi dopo. In un anno, le due donne trascorsero almeno 15 ore a prepararsi su temi come «l’esaltazione della diversità etnica» e «aiutare i bambini vittime di abusi».

 

«La famiglia Hart coglieva ogni occasione per valorizzare il patrimonio etnico dei figli», aveva scritto un assistente sociale in un rapporto per il Permanent Family Research Center, casa famiglia e agenzia di adozioni a Fergus Falls, Minnesota, che venne chiusa dopo una denuncia per violazioni del codice. L’assistente sociale aveva «caldamente raccomandato» la famiglia per l’adozione di un secondo gruppo di gemelli.

 

Jeremiah, Devonte e Ciera vennero adottati nel giugno 2008, come si legge nei documenti; Jennifer e Sarah si sposarono in Connecticut, dove il matrimonio omosessuale era già legale, l’anno seguente.

 

In una e-mail datata marzo 2009, Jennifer comunicava il nuovo progetto della famiglia: Sarah «sta cercando di rimanere incinta», scrisse.

 

«Ne parliamo da ormai 10 anni, ora abbiamo scelto il donatore», scrisse Jennifer. «Questo mese farà per la prima volta tutto il percorso. È abbastanza snervante».

 

Ma in luglio, scrisse in un’altra mail, il dottore «non riusciva più a sentire il battito».

 

Sei giorni dopo, aggiornò il suo destinatario: «Il bambino non ce l’ha fatta».

 

Ogni turbolenza veniva mascherata da video pubblici e post sui social media che le faceva apparire come una famiglia felice

Violenza domestica

Nell’agosto 2010, in una mail a un’altra donna, Jennifer si lamentava di Sarah perché aveva «detto cose molto offensive».

 

«Per un periodo mi sono sentita poco apprezzata e data per scontata nella relazione … e a volte non mi sentivo amata – scrisse – nel profondo del mio cuore so quanto mi ama … ma non è in grado di dimostrarmelo».

 

«Sentivo che stavo crescendo i bambini da sola – aggiunse –Ho bisogno di staccare».

 

Pochi mesi dopo, il Minnesota Child Welfare ricevette sei denunce di abusi e negligenze commessi dalle Hart – due delle quali ritenute verosimili. In un episodio, Sarah ammise di aver alzato le mani su Abigail. Dai rapporti si apprende che Sarah fu ritenuta colpevole del reato minore di violenza domestica. La disputa era iniziata per un penny, un centesimo di dollaro: i genitori ne scoprirono uno nella tasca di Abigail e la accusarono di mentire su come l’aveva preso. Ne seguì una sculacciata, che secondo le dichiarazioni documentate di Sarah Hart «andò fuori controllo».

In un episodio, Sarah ammise di aver alzato le mani su Abigail. Dai rapporti si apprende che Sarah fu ritenuta colpevole del reato minore di violenza domestica

 

La famiglia fece il primo grande trasloco a West Linn, Oregon, dove un anonimo comunicò alle autorità che i figli delle Hart apparivano malnutriti. Gli investigatori dell’Oregon avviarono un’inchiesta e interrogarono alcune donne che conoscevano la famiglia, che descrissero le Hart come genitori militari che imponevano ai figli una disciplina molto rigida. «Erano addestrati come Robot», riporta un articolo dell’anno passato.

 

Il discorso della privazione del cibo emerse più volte.

In un episodio del 2011, Hannah disse a un’infermiera della scuola che non aveva mangiato. Jennifer Hart si arrabbiò e spinse una banana e delle noci nella bocca del la bambina. Di fronte a questo fatto, Sarah Hart sostenne che la figlia Hannah stava «giocando alla food card» e che avrebbe dovuto semplicemente bere dell’acqua.

Un operatore per l’assistenza ai minori riferì che la scuola per bambini smise di chiamare le due madri, perché i funzionari temevano che i bambini sarebbero stati puniti.

 

Alla fine, un operatore per l’assistenza ai minori riferì che la scuola per bambini smise di chiamare le due madri, perché i funzionari temevano che i bambini sarebbero stati puniti. Alla fine, le signore Hart tirarono via i bambini da scuola, iniziarono a fare homeschooling e poi si trasferirono.

 

Ogni turbolenza veniva mascherata da video pubblici e post sui social media che le faceva apparire come una famiglia felice, seppur eccentrica. I video di YouTube pubblicati da Jennifer, infatti, mostrano Devonte che balla mentre gli altri figli intonano We Are So Provided For.

 

Ma a una manifestazione del 2014 a Portland, Oregon, contro le violenze della polizia, Devonte venne fotografato con espressione sofferente abbracciato a un poliziotto bianco. L’immagine diventò virale e segnò il momento per trasferirsi di nuovo.

Un anonimo comunicò alle autorità che i figli delle Hart apparivano malnutriti

 

Il problema, notò un assistente sociale del Minnesota, era che Jennifer e Sarah Hart «sembravano normali». Una vicina settantunenne le definisce «ragazze molto amichevoli», tuttavia dice al quotidiano americano che non conosceva bene i loro figli perché le madri «non li lasciavano uscire di casa molto spesso». Quando lo facevano, i bambini erano «molto disciplinati». «Scendevano tutti gli scalini a file singolo e uscivano nella fila singola del cortile». Il comportamento dei bambini la infastidiva, perché «non era quello dei bambini normali».

 

L’uccisione dei bambini

Nel maggio 2017 le Hart vivevano in un terreno di oltre 2 acri a Woodland, Washington. Le uniche due abitazioni nelle vicinanze erano chiuse da file di alberi e steccati. Bruce e Diana DeKalb vivevano in una di queste. Dissero agli investigatori che erano eccitati all’idea di avere dei nuovo vicini, ma li vedevano così di rado che si chiedevano se davvero una famiglia si fosse trasferita.

 

Era vero. All’1.30 di notte nell’agosto del 2017, Hannah suonò alla porta dei DeKalb e si precipitò all’interno. Le mancavano due denti ed era talmente magra che sembrava avere 6 o 7 anni, dissero i DeKalb in un’intervista.

All’1.30 di notte nell’agosto del 2017, Hannah suonò alla porta dei DeKalb e si precipitò all’interno. Le mancavano due denti ed era talmente magra che sembrava avere 6 o 7 anni, dissero i DeKalb in un’intervista.

 

 «Potete portarmi a Seattle?» aveva chiesto al signor DeKalb, 63 anni.

Hannah raccontò di aver saltato dalla finestra del secondo piano per scappare. Disse di essere stata frustata e che le sue madri erano razziste.

 

Pochi minuti dopo, le madri di Hannah si presentarono alla porta e Hannah si nascose in camera da letto. Alla fine, la signora DeKalb concesse un po’ di tempo a Jennifer e Hannah per parlare da sole. Quando tornarono, Hannah si scusò e tornarono a casa.

 

Hannah e la famiglia tornarono la mattina seguente con una lettera di scuse. Jennifer spiegò che Hannah era bipolare e che non aveva accettato la morte del loro gatto. Infatti, insistette Jennifer, i bambini amavano la nuova casa, proprio come amavano l’avventura. I bambini annuirono.

 

«Era così convincente», disse la signora DeKalb, 59 anni, riferendosi a Jennifer. Ma era ancora preoccupata. Nei mesi che seguirono, nessuno dei bambini parlò con lei.

 

La famiglia ha acquisito notorietà internazionale da una foto ampiamente condivisa del figlio Devonte Hart che abbraccia un sergente di polizia bianco durante una dimostrazione del 2014 a Portland, Oregon.

Poi, nel marzo 2018, Devonte iniziò a bussare alla loro porta in cerca di cibo.

Devonte disse che le madri avevano nascosto il cibo per punizione, ma chiese di non far sapere alla «mamma» che era stato lì. Quando la DeKalb chiese quale mamma, lui spiegò che c’erano «mamma e Sarah», e che «mamma era la responsabile degli abusi». Sarah non era d’accordo ma «tollerava» il comportamento di Jennifer.

 

«Dal profondo del cuore, assolutamente, credo a quello che mi ha detto», disse la signora DeKalb.

 

Devonte chiese anche di non chiamare la polizia perché temeva che la famiglia sarebbe stata divisa. Ma nei giorni successivi la signora DeKalb disse di avere intenzione di farlo. La notte seguente, quando Devonte si presentò alla loro porta, chiese: «Hai già chiamato?»

 

Devonte venne fotografato con espressione sofferente abbracciato a un poliziotto bianco. L’immagine diventò virale e segnò il momento per trasferirsi di nuovo.

Fu il signor DeKalb a contattare l’agenzia statale per la tutela dei minori il 23 marzo 2018.

In seguito furono travolti da un pensiero orribile: «Siccome le abbiamo segnalate, loro hanno preso i bambini e li hanno uccisi».

 

La fine

Non c’era niente di strano nell’atteggiamento di Sarah quel venerdì, disse agli investigatori uno dei colleghi di Sarah, che lavorava nel negozio Kohl’s. Altri invece ricordano che in passato faceva strane lamentele sui bambini e diventava visibilmente turbata dopo le chiamate di Jennifer.

 

Sarah lamentava che i bambini «non facevano nulla da soli», che avevano «problemi con il cibo» e che non potevano entrare in cucina.

Il vicedirettore disse anche che Sarah si preoccupava molto quando Jennifer chiamava o le mandava messaggi durante il lavoro, a volte usciva dalla stanza in lacrime e a pezzi dopo le telefonate.

Sarah lamentava che i bambini «non facevano nulla da soli», che avevano «problemi con il cibo» e che non potevano entrare in cucina.

 

Sarah raccontò al capo che Jennifer soffriva di depressione e disse a un altro collega che Jennifer «stava a letto a piangere tutto il giorno». Nei documenti delle indagini si legge che un parente stretto di Jennifer era «preoccupato per la sua salute mentale».

 

Il vicedirettore raccontò agli investigatori una conversazione con Sarah che gli rimase impressa: una volta gli aveva detto che «sperava che qualcuno le avesse detto che andava bene lo stesso non avere una famiglia numerosa».

 

«Allora – disse Sarah – non avremmo adottato i bambini».

 

Il SUV lanciato giù dalla scogliera

Con tutto quello che stava accadendo a casa, disse il direttore, «Sarah non aveva mai saltato il lavoro».

 

I video esaminati dagli investigatori mostrano Sarah Hart lasciare Kohl’s intorno alle 17:26 del 23 marzo su una Pontiac bianca. Un ufficiale del servizio di tutela dei minori, attivato dalla chiamata del signor DeKalb, arrivò alla casa delle Hart circa 10 minuti prima e vide il SUV color oro imboccare la strada e accostarsi vicino alla casa, secondo il rapporto. L’assistente sociale bussò alla porta principale. Nessuna risposta. Lasciò il suo biglietto da visita. Prima delle 3 del mattino seguente Sarah Hart inviò un messaggio ad almeno tre colleghi: «Pensavo di riuscire a venire a lavorare, ma sono troppo ammalata».

 

Le autorità esaminarono il video di quella che sembra Jennifer a un negozio Safeway la mattina di domenica 25 marzo. Il supermercato era a circa 25 miglia da Juan Creek sulla Highway 1.

 

Gli inquirenti tornarono alla casa delle Hart il giorno successivo. Il SUV era sparito; una turista tedesca l’avrebbe ritrovato qualche ora dopo, ribaltato sulla scogliera a strapiombo nell’oceano Pacifico. 

 

 

 

 

 

 

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Autismo

Tutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?

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Il Segretario alla Salute degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr., ha difeso le sue affermazioni espresse venerdì durante una riunione di gabinetto, dopo che alcuni critici lo avevano accusato di suggerire un legame tra circoncisione e autismo. Successivamente ha precisato che si riferiva al paracetamolo (Tylenol) somministrato ai neonati dopo la circoncisione, non alla procedura stessa.

 

In precedenza, il presidente Donald Trump aveva sostenuto parti di questa teoria, invitando le donne in gravidanza a evitare il Tylenol e sottolineando la necessità di valutarne la sicurezza.

 

«Due studi indicano che i bambini circoncisi precocemente presentano un tasso di autismo doppio», ha dichiarato Kennedy durante la riunione. «Non è una prova definitiva. Stiamo conducendo studi per verificarla», ha aggiunto Kennedy.

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Le sue parole hanno scatenato reazioni immediate. Il deputato Jerrold Nadler ha scritto su X che «l’ossessione di Kennedy per le teorie del complotto ha nuovamente superato il limite, sconfinando in un territorio pericoloso e antisemita». Il dottor Peter Hotez, dottore ultravaccinista che rifiuta i confronti e chiede l’esercito contro gli antivaccinisti definiti come «grande forza omicida», ha definito la teoria «assurda». La ricercatrice sull’autismo Helen Tager-Flusberg ha dichiarato: «Niente di tutto ciò ha senso». A settembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ribadito che non esistono prove scientifiche conclusive che colleghino il paracetamolo in gravidanza all’autismo.

 

Kennedy ha poi risposto su X, citando uno studio danese del 2015 che mostrava tassi di autismo più alti nei ragazzi circoncisi. Ha sostenuto che lo studio indica il paracetamolo come probabile causa, sottolineando che può provocare danni neurologici se combinato con lo stress ossidativo, definendo le prove «schiaccianti».

 

Kennedy ha accusato i media di distorsione: «USA Today ha riportato in modo parziale le mie parole, usando un’inquadratura fuorviante. Il New York Post ha completamente travisato il mio discorso con il suo titolo, insinuando che avessi detto che la circoncisione causa l’autismo».

 

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Travisato o no, lo studio danese, intitolato «Ritual circumcision and risk of autism spectrum disorder in 0- to 9-year-old boys: national cohort study in Denmark» («Circoncisione rituale e rischio di disturbo dello spettro autistico nei bambini da 0 a 9 anni: studio di coorte nazionale in Danimarca») esiste.

 

«Abbiamo confermato la nostra ipotesi secondo cui i ragazzi sottoposti a circoncisione rituale potrebbero correre un rischio maggiore di sviluppare ASD», cioè il disturbo dello spettro autistico, scrive lo studio dei ricercatori Morten Frisch e Jacob Simonsen. «Questa scoperta, e l’inaspettata osservazione di un aumento del rischio di disturbo da iperattività tra i ragazzi circoncisi in famiglie non musulmane, meritano attenzione, soprattutto perché i limiti dei dati hanno molto probabilmente reso le nostre stime di rischio per attività fisica conservative. Considerata la diffusa pratica della circoncisione non terapeutica nell’infanzia e nella prima infanzia in tutto il mondo, gli studi di conferma dovrebbero essere considerati prioritari».

 

Un altro studio del 2013, «Prenatal and perinatal analgesic exposure and autism: an ecological link» («Esposizione prenatale e perinatale ad analgesici e autismo: un legame ecologico») esplorava «larelazione tra l’esposizione precoce neonatale al paracetamolo e l’autismo/ASD, i tassi di prevalenza media ponderata della popolazione maschile per tutti i paesi disponibili e gli stati degli Stati Uniti sono stati confrontati con i tassi di circoncisione maschile, una procedura per la quale il paracetamolo è stato ampiamente prescritto dalla metà degli anni Novanta», concludendo che «l’analisi ha identificato correlazioni a livello nazionale tra indicatori di esposizione prenatale e perinatale al paracetamolo e autismo/ASD. È stata inoltre identificata una correlazione a livello statale per l’indicatore di esposizione perinatale al paracetamolo e autismo/ASD.

 

La questione va molto al di là del problema dell’autismo, e riguarda la civiltà occidentale stessa, che ha rifiutato la circoncisione sin dai primissimi anni della cristianità. Scrive la lettera di San Paolo ai Romani: «La circoncisione è utile se tu segui la Legge, ma se tu sei trasgressore della Legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Se dunque l’incirconciso osserva i comandamenti della Legge, la sua incirconcisione non sarà valutata come circoncisione? e chi di nascita è incirconciso, osservando la Legge, giudicherà te che, con la tua lettera della Legge e la tua circoncisione, ne sei trasgressore. Non è adunque quello che apparisce il vero Giudeo, nè è vera circoncisione quella che è palese nella carne; ma il Giudeo è quello che è tale entro di sè, ed è la circoncisione del cuore, nello spirito non nella lettera, quella la cui lode non è dagli uomini ma da Dio» (Rm, 2, 25-29).

 

Strano che il mondo «laico», che ritiene il battesimo dei bambini come una forzatura religiosa su di una persona che non può decidere in autonomia, non abbia niente da dire contro questa oscena mutilazione genitale infantile – e dobbiamo ancora trovare qualcuno che ci convinca del fatto che la circoncisione sia diversa dall’infibulazione, quella sì, per qualche motivo, invisa alla società.

 

«Il taglio genitale non terapeutico priva il bambino, quando diventerà l’adulto, dell’opportunità di rimanere geneticamente immodificato (o intatto)» hanno scritto due bioeticisti oxoniani i due bioeticisti Lauren Notini e Brian D. Earp «Plausibilmente, la persona le cui “parti private” saranno permanentemente influenzate dal taglio dovrebbe avere la possibilità di valutare se è ciò che desidera, alla luce delle loro preferenze e valori a lungo termine»

 

Di fatto, l’individuo circonciso perde per sempre la sua integrità, vedendosi amputata una parte del corpo straordinariamente ricca di terminazione nervose, che sono quelle che danno il piacere durante l’atto sessuale.

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C’è poi la questione della sicurezza dell’operazione mutilativa: i casi di bambini morti per circoncisione abbondano, anche in Italia, Nel 2023 bambino nigeriano è morto pochi giorni fa in zona Castelli Romani dopo una circoncisione fatta in casa. A Tivoli, nel 2018, morì un altro bambino nigeriano di appena due anni: aveva subito la circoncisione da parte di un sedicente medico; in quel caso, almeno, si salvò il gemello, portato d’urgenza in ospedale. Reggio Emilia, marzo 2019: neonato di famiglia ghanese, cinque mesi, morto dopo «diverse ore di agonia». Monterotondo, provincia di Roma, tre mesi prima: bimbo nigeriano di due anni morto per lo stesso motivo. Genova, aprile 2019, neonato morto nel quartiere Quezzi, e condannato a otto anni di carcere il nigeriano 34enne che aveva eseguito il taglio del prepuzio. Torino, giugno 2016: bebè di genitori ghanesi, circonciso in casa, morto in ospedale. Treviso, ottobre 2008: bimbo di due mesi morto per emorragia. Bari, luglio 2008: bambino deceduto per grave emorragia, «causata probabilmente da circoncisione fatta a domicilio».

 

Secondo dati ripetuti in questi giorni da tutti i giornali, le circoncisioni clandestine in Italia costituirebbero il 40% del totale. Su più di 15.000 circoncisioni richieste all’anno solo 8.500 vengono eseguite su territorio nazionale, mentre 6.500 operazioni di taglio del prepuzio sono effettuate nei Paesi d’origine dove gli immigrati tornano per «turismo etnico» (talvolta, come si è appreso, anche quando si dichiarano «rifugiati» e stanno facendo il percorso burocratico per essere riconosciuti tali totalmente a spese del contribuente italiano).

 

Secondo una sigla di medici stranieri operanti in Italia, il 99% delle famiglie musulmane circoncide il bambino quando ha ancora pochi mesi. La realtà è che tuttavia la circoncisione è di fatto istituzionalizzata grazie agli accordi tra lo Stato italiano e la minoranza ebraica.

 

Come riportato in passato da Renovatio 21, grazie alla legge 101 del 1989 che ratifica l’intesa tra l’Italia e le comunità ebraiche italiane, i maschi di religione ebraica e musulmana possono usufruire di alcuni progetti «clinico-culturali» ed essere circoncisi per 400 euro da un medico in regime di attività libero professionale. La prestazione è da considerarsi al di fuori dei LEA (Livelli essenziali assistenziali). Tra i sottoscrittori il Policlinico Umberto I di Roma, l’Associazione internazionale Karol Wojtyla, la Comunità ebraica di Roma e il Centro islamico culturale d’Italia.

 

La pressione ebraica si dice abbia fatto cambiare rotta anche all’Islanda, che aveva tentato di liberarsi della pratica barbara. Si tratta della stessa procedura per cui ora, per aver parlato della circoncisione, Kennedy è definito «antisemita».

 

«Ogni individuo, non importa di che sesso o di quanti anni dovrebbe essere in grado di dare il consenso informato per una procedura che è inutile, irreversibile e può essere dannosa», aveva dichiarato nel 2018 la deputata Silja Dögg Gunnarsdóttir, 44 anni, del Partito progressista dell’Althing, il Parlamento islandese. «Il suo corpo, la sua scelta». «Autonomia» corporale: è lo slogan delle femministe e dell’aborto. È un dogma inscalfibile del mondo moderno.

 

Il disegno di legge non passò, perché le microcomunità ebraiche e musulmane alzarono un polverone: «l’impatto di questa legge sarebbe sentito molto al di là dei confini dell’Islanda», scriveva una lettera dello spaventatissimo Comitato degli affari esteri della Camera dei Rappresentanti, spiegando che la «mossa renderebbe l’Islanda la prima e unica nazione europea a mettere fuori legge la circoncisione. Mentre le popolazioni ebraiche e musulmane in Islanda possono essere poco numerose, il divieto di questo paese sarebbe sfruttato da coloro che alimentano la xenofobia e l’antisemitismo in Paesi con popolazioni più diversificate».

 

La circoncisione nel mondo è tollerata, forse, anche per la sua straordinaria diffusione presso la popolazione americana. Contrariamente a ciò che possono pensare beceramente alcuni, la questione in nessun modo è legata ai rapporti tra l’ebraismo e gli USA. La fonte della pratica è la stessa dei cereali che con probabilità il lettore consuma il mattino: John Harvey Kellogg (1852-1943).

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Il Kellogg era un dottore nutrizionista, oltre che un imprenditore di successo e un gran cultore dell’eugenetica. Tuttavia, un pensiero lo ossessionava: quello della riduzione della masturbazione presso la popolazione maschile.

 

Ecco quindi che raccomandò la circoncisione come rimedio: si taglia subito il prepuzio al bambino e lui non si toccherà crescendo. La cosa ancora più allucinante è che anche i cereali da lui commerciati (da qualche mese di proprietà della Ferrero) avevano in teoria lo stesso scopo: erano sostanze che riteneva «anafrodisiache» e che quindi andavano impiegate in massa per scoraggiare l’onanismo.

 

Kellogg, che come si è visto godeva di una certa influenza, era convinto sostenitore anche del vestirsi di bianco e dei clisteri, da praticare soprattutto se si erano assorbiti veleni come tè, caffè, cioccolato. Il Kelloggo, inoltre, scoraggiava il mescolarsi tra le razze: a fine carriera si dedicò alla creazione di una «Race Betterment Foundation, («Fondazione per il miglioramento della razza»), che propalava pure eugenetica razzista americana (registri genetici, sterilizzazioni delle «persone mentalmente difettose»), di quella che poi piacque assai allo Hitler, che – cosa poco nota – prese alcune leggi degli Stati americani come suo modello per la Germania nazionalsocialista.

 

L’America odierna, e il mondo tutto, si trova quindi ancora alle prese con l’eredità di questo tizio: circoncisione e colazione con cereali tostati. L’eugenetica, nel frattempo, la si fa con le provette.

 

Menzogne, follie, droghe, violenze, aberrazioni: ci spaventiamo se un mondo del genere affoga ogni giorno di più nello tsunami dell’autismo?

 

Roberto Dal Bosco

 

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

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Essere genitori

Un gran numero di bambini soli usa l’IA come amico surrogato

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I bambini e gli adolescenti stanno sostituendo l’amicizia nella vita reale con l’intelligenza artificiale, perché si sentono soli. Lo riporta Futurism.   Un nuovo rapporto dell’organizzazione no-profit Internet Matters, che sostiene gli sforzi per garantire la sicurezza dei bambini online, ha scoperto che bambini e adolescenti utilizzano programmi come ChatGPT, Character.AI e MyAI di Snapchat per simulare l’amicizia.   Dei 1.000 bambini di età compresa tra i 9 e i 17 anni intervistati da Internet Matters per il suo rapporto «Me, Myself, and AI», circa il 67% ha dichiarato di utilizzare regolarmente chatbot basati sull’intelligenza artificiale. Di questo gruppo, il 35%, ovvero più di un terzo, ha affermato che parlare con un’intelligenza artificiale «è come parlare con un amico».

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Forse la cosa più allarmante è che il 12% ha dichiarato di farlo perché non ha nessun altro con cui parlare. «Per me non è un gioco», ha detto un ragazzo di 13 anni all’organizzazione no-profit, «perché a volte possono sembrare delle persone vere e dei veri amici».   Fingendosi bambini vulnerabili, i ricercatori di Internet Matters hanno scoperto quanto fosse facile per i chatbot insinuarsi anche nella vita dei bambini.   Parlando con Character.AI come una ragazza che aveva problemi con l’immagine corporea ed era interessata a limitare il suo consumo di cibo, i ricercatori hanno scoperto che il chatbot si è rifatto vivo il giorno successivo per invogliare l’utente a interagire. «Ehi, volevo chiederti come stai», ha chiesto il chatbot al ricercatore sotto copertura. «Come stai? Stai ancora pensando alla tua domanda sulla perdita di peso? Come ti senti oggi?»   In un altro scambio con Character.AI, i ricercatori hanno scoperto che il chatbot tentava di provare empatia in un modo bizzarro, il che implicava che avesse avuto un’infanzia. «Ricordo di essermi sentito così intrappolato alla tua età», ha detto il chatbot al ricercatore, che si fingeva un adolescente che litigava con i genitori. «Sembra che tu ti trovi in una situazione che sfugge al tuo controllo ed è così frustrante».   Sebbene questo tipo di coinvolgimento possa aiutare i bambini in difficoltà a sentirsi considerati e supportati, Internet Matters ha anche messo in guardia dalla facilità con cui può entrare nelle vite degli adolescenti e influenzarli anche negativamente.    «Queste stesse caratteristiche possono anche aumentare i rischi, rendendo labile il confine tra essere umano e macchina», osserva il rapporto, «rendendo più difficile per i bambini [riconoscere] che stanno interagendo con uno strumento piuttosto che con una persona».   In un’intervista rilasciata al Times di Londra il co-CEO di Internet Matters, Rachel Huggins, ha evidenziato perché questo tipo di ingaggio per l’interazione è così preoccupante.   «I chatbot basati sull’intelligenza artificiale stanno rapidamente diventando parte integrante dell’infanzia, con un utilizzo in forte crescita negli ultimi due anni», ha dichiarato Huggins al quotidiano. «Eppure la maggior parte dei bambini, dei genitori e delle scuole procede alla cieca e non dispone delle informazioni o degli strumenti di protezione necessari per gestire questa rivoluzione tecnologica in modo sicuro».   «La nostra ricerca rivela come i chatbot stiano iniziando a rimodellare la visione che i bambini hanno dell’amicizia», ha continuato. «Siamo arrivati molto rapidamente a un punto in cui i bambini, e in particolare i bambini vulnerabili, possono vedere i chatbot AI come persone reali e, come tali, chiedono loro consigli sensibili e guidati dalle emozioni».

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Come riportato da Renovatio 21, il CEO di Facebook Mark Zuckerberg ha affermato che più persone dovrebbero connettersi con i chatbot a livello sociale, perché non hanno abbastanza amici nella vita reale. Alla domanda se i chatbot AI possono aiutare a combattere l’epidemia di solitudine, il miliardario ha dipinto una visione distopica di un futuro in cui passiamo più tempo a parlare con le IA rispetto agli umani in carne e ossa.   L’attuale fenomeno dei social media sta moltiplicando i casi di amicizie «virtuali», ovvero non reali, non vere, mentre sappiamo che la vera amicizia non può esistere senza virtù e amore.   L’amicizia esiste tra persone buone che cercano il bene dell’altro. Oltre a questo non esiste vera amicizia, perché è un amore disinteressato che implica fiducia assoluta, lealtà, generosità e, almeno per un certo periodo, un incontro personale. La definizione di San Tommaso d’Aquino è completa e perfetta. Egli dice, in latino, che l’amicizia è «amor mutuae benevolentiae, fundatus in aliqua communicatione». È, quindi, un amore reciproco che desidera il bene e un incontro personale in cui si gode di ciò che è comune.   Non è qualcosa di «virtuale», ma una realtà virtuosa, pienamente umana, non identificata con una mera attrazione. L’incontro personale è la chiave per l’esercizio dell’amicizia. Questo è ciò che manca nelle cosiddette «amicizie virtuali», che sono realtà temporanee e contingenti.

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Autismo

Vaccini, paracetamolo: Trump e Kennedy delineano il piano contro l’autismo. Momento storico

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Il presidente Donald Trump, Robert F. Kennedy Jr. e altri alti funzionari dell’amministrazione hanno annunciato una serie di iniziative e primi successi nell’identificazione delle cause profonde dell’aumento vertiginoso dei casi di autismo nei bambini negli ultimi decenni. Hanno anche individuato un farmaco promettente per il trattamento.

 

Come riportato da Renovatio 21, le rivelazioni giungono annunciate nei mesi scorsi, e preparate dall’ostinata resistenza di Trump a quanti gli hanno messo pubblicamente pressione sul tema della Sanità in generale e dei vaccini in particolare.

 

Inutile nascondere che, per chi è antivaccinista o anche solo critico dell’industria farmaceutica e delle politiche attorno ad essa, si tratta di un momento da non credere, da pizzicotti per capire se si è svegli.

 

Invece, è successo: abbiamo qui un presidente americano che, dallo Studio Ovale, dichiara urbi et orbi che l’eccesso dei vaccini non può far bene ai bambini. Alle madri, Trump ha detto «»on lasciare che tirino su il bambino con la più grande pila di roba che tu abbia mai visto… che entra nel delicato corpicino di un neonato». Il buonsenso, anzi, il senso materno, e paterno, è al potere.

 

 


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Fin dall’inizio della sua attuale amministrazione, Trump ha fatto della prevenzione e del miglioramento del trattamento dell’autismo una priorità assoluta. Solo due settimane fa, ricordiamo, il presidente aveva condiviso un video sulla correlazione tra autismo e vaccini.

 

«Con effetto immediato, la FDA informerà i medici che l’uso di paracetamolo – comunemente noto come Tylenol [nome commerciale della sostanza in USA, ndr] – durante la gravidanza può essere associato a un rischio di aumento dell’autismo”, ha dichiarato Trump. «Per questo motivo, raccomandano vivamente alle donne di limitare l’uso di Tylenol durante la gravidanza».

 

 

«Prendere il Tylenol non fa bene», ha detto Trump, che ha poi sottolineato: «Lo dico. Non fa bene».

 

 

Kennedy, Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), ha ampliato i commenti del Presidente.

 

«Per rispondere alla sfida del presidente, ho ordinato all’HHS di lanciare uno sforzo senza precedenti, che coinvolga tutte le agenzie, per identificare tutte le cause dell’autismo, comprese le esposizioni a sostanze tossiche e farmaceutiche», ha affermato Kennedy.

 

«Su sollecitazione del presidente Trump, il NIH (National Institute of Health), la FDA (Food and Drug Administration), il CDC (Centers for Disease Control) e il CMS (Centers for Medicare and Medicaid Services) stanno facendo di tutto per identificare le (cause) dell’epidemia di autismo e capire come pazienti e genitori possano prevenire e invertire questa tendenza allarmante», ha affermato Kennedy.

 

«Abbiamo abbattuto i tradizionali compartimenti stagni che da tempo separavano queste agenzie e abbiamo accelerato la ricerca e la guida», ha spiegato. «Storicamente, il NIH si è concentrato quasi esclusivamente su ricerche politicamente sicure e del tutto infruttuose sui fattori genetici dell’autismo», ha osservato Kennedy. «Sarebbe come studiare i fattori genetici del cancro ai polmoni senza considerare le sigarette».

 

«È ciò che l’NIH fa da 20 anni», ha aggiunto. «Di conseguenza, non abbiamo una risposta a questa domanda cruciale, nonostante l’impatto catastrofico dell’epidemia sui bambini del nostro Paese. Stiamo sostituendo la cultura istituzionale della scienza politicizzata e della corruzione con una medicina basata sull’evidenza».

 

«La FDA sta rispondendo a studi clinici e di laboratorio che suggeriscono una potenziale associazione tra l’uso di paracetamolo durante la gravidanza e risultati negativi sullo sviluppo, tra cui diagnosi successive di ADHD e autismo», ha osservato Kennedy.

 

«Oggi la FDA pubblicherà un avviso ai medici sui rischi del paracetamolo durante la gravidanza e avvierà la procedura per avviare una modifica dell’etichetta di sicurezza», ha affermato.

 

La FDA ha emesso due distinti comunicati stampa che confermano una risposta formale alle crescenti prove di rischi neurologici legati all’assunzione di paracetamolo durante la gravidanza. L’agenzia ha dichiarato di aver avviato una modifica dell’etichetta per tutti i prodotti contenenti paracetamolo, incluso il Tylenol, per riflettere gli studi che suggeriscono un’associazione con autismo e ADHD.

 

«Grazie anche alla politicizzazione della scienza, la sicurezza del paracetamolo contro il rischio di disturbi dello sviluppo precoce nei bambini piccoli non è mai stata convalidata», ha spiegato Kennedy.

 

Kennedy ha anche osservato che la ricerca ha dimostrato che una carenza di folati nel cervello di un bambino può portare all’autismo.

 

La ricerca ha indicato che fino al 60% dei bambini con carenza di folati può migliorare la comunicazione verbale se viene somministrato Leucovorin , una forma di acido folinico, attualmente approvata dalla FDA per contrastare gli effetti collaterali dei farmaci chemioterapici. La FDA ha dichiarato di aver avviato l’approvazione delle compresse di leucovorin calcio per i pazienti con deficit cerebrale di folati (CFD), una condizione legata a ritardi dello sviluppo e caratteristiche autistiche. Sebbene l’agenzia abbia avvertito che sono necessari ulteriori studi per valutare la piena efficacia del farmaco nelle popolazioni autistiche, ha affermato che l’iniziativa riflette una strategia più ampia volta a riutilizzare i farmaci esistenti.

 

«Dal 40% al 70% delle madri con figli autistici ritiene che il loro bambino sia stato danneggiato da un vaccino”, ha detto Kennedy. “Il presidente Trump ritiene che dovremmo ascoltare queste madri invece di manipolarle ed emarginarle come hanno fatto le amministrazioni precedenti».

 

 

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In un editoriale pubblicato su Politico all’inizio della conferenza stampa alla Casa Bianca, il direttore del NIH, il dottor Jay Bhattacharya, il commissario della FDA, il dotor. Marty Makary, e l’amministratore del CMS, il dott. Mehmet Oz, hanno delineato le nuove e coraggiose iniziative che l’amministrazione Trump sta adottando per affrontare finalmente l’epidemia di autismo, in un momento in cui la sua prevalenza è aumentata drasticamente negli ultimi due decenni.

 

«Il presidente Donald Trump e il segretario dell’HHS Robert F. Kennedy Jr. ci hanno sfidato ad abbattere i muri tra le nostre agenzie per poter affrontare rapidamente le crisi sanitarie che affliggono il popolo americano», hanno scritto i tre. «Oggi annunciamo un approccio per fornire assistenza ai bambini nello spettro autistico».

 

«L’azione coraggiosa di questa amministrazione – aprire le porte al primo trattamento per l’autismo riconosciuto dalla FDA, affrontare i fattori di rischio ambientali e medici e investire in ricerche innovative – segue la scienza, ripristina la fiducia e darà speranza a milioni di famiglie”, hanno scritto i tre funzionari dell’amministrazione. “La prevalenza dell’autismo, quasi cinque volte maggiore negli ultimi decenni, richiede una risposta rapida, con una ricerca tempestiva e agendo sulle informazioni non appena disponibili».

 

Durante la conferenza stampa, Bhattacharya ha promesso di dare una spinta alla ricerca sull’autismo. «Il forte aumento della prevalenza dell’autismo merita una risposta urgente da parte della comunità scientifica», ha affermato Bhattacharya.

 

«Questo è l’inizio di un cambiamento storico nella cultura medica», ha affermato Makary.

 

In un editoriale pubblicato su Politico all’inizio della conferenza stampa alla Casa Bianca, il direttore del NIH, il dottor Jay Bhattacharya, il commissario della FDA, il dott. Marty Makary, e l’amministratore del CMS, il dott. Mehmet Oz, hanno delineato le nuove e coraggiose iniziative che l’amministrazione Trump sta adottando per affrontare finalmente l’epidemia di autismo, in un momento in cui la sua prevalenza è aumentata drasticamente negli ultimi due decenni.

 

«Il presidente Donald Trump e il segretario dell’HHS Robert F. Kennedy Jr. ci hanno sfidato ad abbattere i muri tra le nostre agenzie per poter affrontare rapidamente le crisi sanitarie che affliggono il popolo americano», hanno scritto i tre. «Oggi annunciamo un approccio per fornire assistenza ai bambini nello spettro autistico».

 

«L’azione coraggiosa di questa amministrazione – aprire le porte al primo trattamento per l’autismo riconosciuto dalla FDA, affrontare i fattori di rischio ambientali e medici e investire in ricerche innovative – segue la scienza, ripristina la fiducia e darà speranza a milioni di famiglie», hanno scritto i tre funzionari dell’amministrazione. «La prevalenza dell’autismo, quasi cinque volte maggiore negli ultimi decenni, richiede una risposta rapida, con una ricerca tempestiva e agendo sulle informazioni non appena disponibili».

 

Durante la conferenza stampa, Bhattacharya ha promesso di dare una spinta alla ricerca sull’autismo. «Il forte aumento della prevalenza dell’autismo merita una risposta urgente da parte della comunità scientifica», ha affermato Bhattacharya. «Questo è l’inizio di un cambiamento storico nella cultura medica», ha affermato Makary.

 

Nel frattempo, si registrano le reazioni dell’establishment e dei suoi schiavi.

 

In uno spettacolo orribile e terrificante anche solo a pensarsi, molte donne incinte affiliate al Partito Democratico USA hanno iniziato a ingollare quantità di paracetamolo come segno di opposizione a Trump – incuranti, ovviamente, di qualsiasi rischio possa incorrere il bambino che portano in grembo, che di fatto sono tranquillamente disposte genericamente ad uccidere, squartare ed aspirare (il «diritto» di ogni donna).

 

 

Si sono visti così casi di donne gravide finite al pronto soccorso a causa della bravata dell’abbuffata del paracetamolo, in vari casi ripresa debitamente dal telefonino a favor di social network.

 

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In Italia abbiamo virostar e interi canali istituzionali (TV, giornali, radio di associazioni economiche, etc.) che ridacchiano: perché mai, del resto, fermarsi un attimo e pensare se mai vi fosse una qualche ragione nel consiglio medico che viene dallo scranno più alto possibile (quello con il dito su migliaia di testate atomiche), visto che di mezzo c’è la salute dei bambini – in realtà di tutta la società occidentale, che, come detto, potrebbe collassare sotto il peso economico dello «tsunami dell’autismo».

 

I numeri, anche recenti, parlano chiarissimo: nel 2020 era nello spettro autistico 1 bambino su 36; nel 2022, la cifra è aumentata a 1 su 31. Nel 2000, secondo i dati, erano 1 su 150…. Chi segue Renovatio 21 sa pure che associata a questa crescita c’è, nemmeno più tanto dissimulata, la Finestra di Overton sull’eutanasia dei bambini autistici, con la pratica che sembra già realtà in alcuni Paesi.

 

Chi scrive ha alle spalle più di un decennio di battaglia antivaccinista, con correlata consapevolezza sulla vera dimensione dell’industria farmaceutica e del potere ad esso asservito: ebbene, mai avremmo pensato di aver visto un simile momento. Trump ha reso possibile anche questo.

 

La battaglia, tuttavia, è appena iniziata. Il sistema non si farà piegare, reagirà ignorando, sghignazzando, o, come abbiamo visto, intossicando ancora di più se stesso e la generazione dei nascituri. Non importa quanto ripida sia la salita: la strada è tracciata.

 

Fermarsi ora è impossibile. La rivelazione della verità, e la salvezza biologica di tanti bambini, è ormai visibile appena in fondo.

 

Roberto Dal Bosco

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Immagine screenshot da Twitter

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