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Nucleare

La Casa Bianca ha presentato all’Iran una proposta scritta per un accordo sul nucleare

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Con l’arrivo del presidente Trump e del suo inviato negli Emirati Arabi Uniti (EAU) per l’ultima tappa del tour del presidente nel Golfo, giovedì sono emersi nuovi dettagli sui negoziati dietro le quinte tra Stati Uniti e Iran.

 

In una grande novità, la Casa Bianca di Trump ha inviato all’Iran una proposta scritta per la stipula di un nuovo accordo sul nucleare. L’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff ha guidato diversi round di colloqui e la testata americana Axios ha rivelato che la comunicazione è stata inviata a Teheran domenica scorsa.

 

«Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha riportato la proposta a Teheran per consultazioni con la Guida Suprema Ali Khamenei, il Presidente Masoud Pezeshkian e altri alti funzionari», scrive Axios.

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Secondo quanto emerso, durante il terzo round di colloqui, a fine aprile, Araghchi ha consegnato a Witkoff un documento aggiornato con le idee iraniane per un accordo sul nucleare. Un team di esperti statunitensi lo ha studiato e ha inviato agli iraniani un elenco di domande e richieste di chiarimento. Gli iraniani hanno risposto e aggiunto domande a loro volta, secondo quanto riferito da due fonti.

 

Nel frattempo, Witkoff e il suo team hanno preparato una proposta statunitense che definisce i parametri dell’amministrazione Trump per un programma nucleare civile iraniano e i requisiti per il monitoraggio e la verifica, hanno affermato le fonti.

 

Sembra che finora entrambe le parti abbiano accolto positivamente le proposte scritte dell’altra, ed è questo che ha guidato i commenti del presidente Trump di martedì, che ha voluto portare il suo «ramoscello d’ulivo». Il presidente americano aveva sottolineato, parlando in Arabia Saudita, che «questa non è un’offerta che durerà per sempre. È giunto il momento per loro di scegliere».

 

Giovedì il Presidente Trump ha ribadito la sua posizione dal Qatar, affermando: «siamo impegnati in negoziati molto seri con l’Iran per una pace a lungo termine», secondo quanto riportato dall’AFP. «Ci stiamo avvicinando alla conclusione di un accordo senza dover fare questo… ci sono due passaggi per farlo, c’è un passaggio molto, molto carino e c’è un passaggio violento, ma non voglio fare il secondo».

 

I commenti di Trump hanno fatto seguito a un’intervista della NBC News ad Ali Shamkhani, uno dei principali consiglieri politici, militari e nucleari della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha affermato che Teheran è pronta a firmare un accordo sul nucleare, a condizione che vengano soddisfatte alcune condizioni chiave, in cambio della revoca delle sanzioni economiche statunitensi.

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La NBC News ha sottolineato che i commenti di Shamkhani «sembrano essere la dichiarazione pubblica più chiara finora sulle aspettative dell’Iran e sulla sua volontà di raggiungere un accordo da parte della cerchia ristretta del leader supremo».

 

E il fatto che siano già state scambiate proposte scritte è un’ulteriore conferma di questa tendenza positiva verso la pace. Trump ha sottolineato che l’Iran non potrà mai avere una bomba nucleare, ma la stessa Teheran ha da tempo affermato di non volerne realizzare una e che il suo programma è finalizzato esclusivamente a scopi energetici pacifici a livello nazionale.

 

Come conseguenza della potenziale distensione geopolitica mediorientale, i prezzi del greggio Brent sono sces. A differenza dei precedenti titoli su accordi con Arabia Saudita e Qatar in materia di Intelligenza Artificiale, difesa e aviazione, i commenti di Trump suggerivano una potenziale svolta nei colloqui nucleari tra Stati Uniti e Iran.

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Immagine di Khamenei.ir via Wikikemdia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International l

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Nucleare

Medvedev: una bomba sporca ucraina avrebbe come conseguenza una vera bomba atomica russa

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L’uso di una bomba sporca da parte di Kiev innescherebbe una risposta devastante da parte di Mosca, che includerebbe l’uso di armi nucleari tattiche, ha affermato Dmitry Medvedev, ex presidente russo e vice capo del Consiglio di sicurezza del Paese.   Medvedev ha lanciato l’allarme sabato, affermando che «i possibili tentativi del nemico di creare e utilizzare la cosiddetta bomba sporca» avrebbero incontrato una risposta «proporzionata» da parte di Mosca.   «Con cosa? Con una bomba pulita: armi nucleari tattiche. Ne abbiamo abbastanza», ha scritto Medvedev su Telegram. Una bomba nucleare tattica è un tipo di arma che si intende usare per aver effetto in un teatro limitato. Tuttavia, l’escalation alla guerra nucleare globale con armi nucleari strategiche (cioè missili balistici intercontinentali e missili da sommergibile) secondo alcuni può essere innescata da qualsiasi ricorso ad armamenti atomici.

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«Terrò il silenzio sulle conseguenze per la vita futura e l’ambiente. Ma i pervertiti malati di Kiev con la loro immaginazione distorta dovrebbero rendersene conto. Lasciateli fare una passeggiata nella zona di esclusione di Chernobyl e guardare quelle serie TV colorate», ha aggiunto, riferendosi apparentemente alla miniserie della HBO sul disastro degli anni Ottanta, un’opera molto controversa per le tante inesattezze storiche contenute che hanno fatto pensare di fatto ad un’operazione di propaganda antirussa.   Il tema del possibile utilizzo di una bomba sporca da parte dell’Ucraina è stato sollevato venerdì durante una sessione di domande e risposte con il presidente russo Vladimir Putin al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Putin ha affermato che si tratterebbe di un «errore definitivo» da parte di Kiev e che avrebbe conseguenze «catastrofiche» per l’Ucraina.   «La nostra risposta sarà molto dura e, molto probabilmente, catastrofica sia per il regime neonazista che, purtroppo, per l’Ucraina stessa. Spero che non si arrivi mai a tanto», ha detto Putin, aggiungendo che Mosca al momento non ha prove che Kiev stia tentando di creare e utilizzare una bomba sporca.   Nel corso del conflitto ucraino, Medvedev – come l’allora ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, il cui ministero parlava sempre più apertis verbis della possibilità di un false flag nucleare ucraino – ha ripetutamente sollevato il tema delle bombe sporche, affermando che le autorità ucraine potrebbero alla fine ricorrere al loro utilizzo. Una bomba sporca è un ordigno rudimentale che combina esplosivi convenzionali con materiale nucleare ed è progettata per inquinare e irradiare pesantemente l’area bersaglio, anziché causare direttamente distruzione attraverso l’esplosione.   A febbraio, l’ex leader russo ha ipotizzato che l’Ucraina potrebbe usare una bomba sporca, anche in un attacco sotto falsa bandiera per incastrare Mosca, al fine di far deragliare il processo negoziale. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj potrebbe «creare qualsiasi provocazione per sovvertire un accordo e prolungare la guerra fino all’ultimo ucraino», ha avvertito Medvedev.   Il leader ucraino «farà ricorso a tutti i mezzi a sua disposizione, compresi attacchi contro le sue stesse città e la popolazione civile o addirittura l’uso di armi di distruzione di massa come la bomba sporca», aveva affermato all’epoca l’ex presidente della Federazione Russa, ora divenuto falco dell’amministrazione putiniana nonché detentore di uno dei canali Telegram più seguiti in Russia.   Cinque mesi fa, la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca Maria Zakharova aveva definito lo Zelen’skyj come un «maniaco» che chiede armi nucleari alla NATO.   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa il quotidiano londinese Times aveva parlato di «opzione nucleare ucraina». Settimane prima il tabloid tedesco Bild aveva riportato le parole di un anonimo funzionario ucraino che sosteneva che Kiev ha la capacità di costruire un’arma nucleare «in poche settimane».

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La leadership di Kiev ha sostenuto a lungo che gli Stati Uniti e i suoi alleati avevano l’obbligo di proteggere l’Ucraina a causa del Memorandum di Budapest del 1994, in cui Stati Uniti, Regno Unito e Russia avevano dato garanzie di sicurezza in cambio della rimozione delle testate nucleari sovietiche dal territorio ucraino.   Come ricordato da Renovatio 21, c’è da dire che la fornitura di atomiche a Kiev è stata messa sul piatto varie volte da personaggi come l’europarlamentare ucraino Radoslav Sikorski, membro del gruppo Bilderberg sposato alla neocon americana Anne Applebaum.   Si tende a dimenticare che lo stesso Zelens’kyj parlò di riarmo atomico di Kiev alla Conferenza di Sicurezza di Monaco, pochi giorni prima dell’intervento russo. In seguito, Zelens’kyj e i suoi hanno più volte parlato di attacchi preventivi ai siti di lancio russi e di «controllo globale» delle scorte atomiche di Mosca.

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In questo contesto assume particolare rilievo l’assassinio a Mosca del generale Igor Kirillov, capo delle Forze di difesa radiologica, chimica e biologica (RChBZ) della Federazione Russa, eliminato con un’esplosione terrorista insieme al suo aiutante lo scorso dicembre.   Nel giugno 2024, il tenente generale aveva dichiarato che combustibile nucleare esaurito e rifiuti chimici pericolosi venivano importati in Ucraina per una potenziale creazione di «bomba sporca», aggiungendo che sostanze radiochimiche venivano ancora portate in Ucraina per lo smaltimento. Secondo Kirillov queste forniture erano supervisionate dall’entourage di Zelens’kyj, con rotte principali che passavano attraverso Polonia e Romania.

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Nucleare

L’Iran accusa gli USA di violare il trattato nucleare. Un parlamentare di Teheran: «Trump bugiardo, siti non distrutti»

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L’Iran ha accusato gli Stati Uniti di aver violato il diritto internazionale e il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) a seguito di attacchi aerei notturni su tre dei suoi principali impianti nucleari. Tuttavia, Teheran afferma che le ispezioni preliminari non hanno rilevato tracce di contaminazione radioattiva.

 

In una dichiarazione rilasciata domenica mattina, l’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran (AEOI) ha confermato che gli attacchi statunitensi hanno preso di mira i suoi siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan. L’operazione, condotta in coordinamento con Israele, è stata condannata dalle autorità iraniane come un atto illegale e «brutale».

 

«Questo atto di aggressione è stato compiuto all’ombra dell’indifferenza internazionale e con l’apparente sostegno o silenzio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica», ha affermato l’AEOI.

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Il Centro iraniano per il Sistema Nazionale di Sicurezza Nucleare ha riferito che sono state completate ispezioni di emergenza in tutte e tre le località. «Non sono stati registrati segni di contaminazione», ha dichiarato l’agenzia, aggiungendo che «non vi è alcun pericolo per i residenti che vivono vicino ai siti interessati».

 

L’Iran ha promesso che il suo programma nucleare non verrà ostacolato. «Non permetteremo che questa industria nazionale, costruita grazie ai sacrifici dei nostri martiri nucleari, venga fermata da malvagie cospirazioni», ha dichiarato l’AEOI, promettendo azioni legali contro gli attacchi.

 

Washington non ha risposto formalmente alle accuse di violazione del TNP. Il presidente Donald Trump, che ha confermato il coinvolgimento degli Stati Uniti negli attacchi, ha messo in guardia l’Iran dal reagire, affermando che qualsiasi reazione sarebbe stata seguita da ulteriori attacchi.

 

I funzionari iraniani sostengono che il suo programma nucleare sia interamente pacifico e sotto la supervisione di ispettori internazionali. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica non ha riportato alcuna prova attuale di un programma iraniano di armi nucleari.

 

L’incidente ha suscitato timori di ulteriore instabilità regionale, con l’Iran che accusa gli Stati Uniti di minare le norme globali di non proliferazione. Domenica pomeriggio, Teheran non aveva annunciato alcuna risposta militare.

 

 

Nel frattempo la stampa iraniana sta valutando i danni dell’attacco statunitense.

 

Il sito nucleare iraniano di Fordow non ha subito gravi danni nell’attacco sferrato dagli Stati Uniti, ha riferito domenica l’agenzia di stampa Fars, citando il parlamentare Mohammad Manan Raisi della provincia di Qom, dove si trova l’impianto.

 

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato che i siti nucleari di Fordow, Natanz ed Esfahan sono stati «completamente e totalmente distrutti» durante gli attacchi americani della notte.

 

Raisi ha dichiarato all’agenzia che «contrariamente alle affermazioni del bugiardo presidente degli Stati Uniti, l’impianto nucleare di Fordow non ha subito gravi danni e la maggior parte dei danni ha interessato solo il livello del suolo e può essere ripristinato».

 

Il parlamentare persiano ha descritto gli effetti del bombardamento americano come «superficiali», affermando inoltre che non ci sono state vittime né perdite di radiazioni sul sito in seguito.

 

«Questa aggressione statunitense significa che l’America sta entrando direttamente in guerra, e ora è l’Iran a determinare come e in che modo rispondere a questa evidente stupidità americana», ha insistito Manan Raisi.

 

In precedenza, Reuters aveva riferito, citando un funzionario iraniano di alto rango rimasto anonimo, che la maggior parte dell’uranio arricchito era stato spostato da Fordow in una località non rivelata prima dell’attacco statunitense.

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Il Centro iraniano per il sistema nazionale di sicurezza nucleare ha confermato l’attacco agli impianti nucleari del Paese, ma ha affermato che le ispezioni di emergenza nei siti interessati non hanno rilevato segni di contaminazione radioattiva o perdite.

 

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha dichiarato in seguito che non è stato segnalato alcun aumento dei livelli di radiazioni a Fordow, Natanz e Esfahan.

 

Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i cosiddetti Pasdarani) ha rilasciato domenica una dichiarazione accusando gli Stati Uniti di aver lanciato un «attacco militare illegale contro impianti nucleari pacifici» in coordinamento con Israele e in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.

 

Gli americani e gli israeliani «non hanno né il potere di iniziativa né la capacità di sfuggire a pesanti risposte» da parte dell’Iran, ha affermato il Corpo delle Guardia della Rivoluzione, aggiungendo di aver già individuato i luoghi in cui sono stazionati gli aerei che hanno preso parte all’attacco.

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Nucleare

«Una nuova Chernobyl»: Medvedev contro gli attacchi alle centrali iraniane

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Gli attacchi israeliani contro gli impianti nucleari iraniani potrebbero provocare un disastro nucleare simile al disastro di Chernobyl del 1986, ha avvertito giovedì l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev.   I suoi commenti sono arrivati nel bel mezzo della notizia secondo cui gli Stati Uniti starebbero valutando un potenziale attacco all’impianto nucleare iraniano di Fordow, fortemente fortificato e costruito in profondità in una montagna per resistere ai raid aerei. Gli Stati Uniti starebbero valutando l’impiego delle loro bombe bunker-buster GBU-57 per colpire il sito. Israele non ha una capacità militare paragonabile.   «Tutti, anche il ministro della Difesa israeliano, con la sua forte dichiarazione sul destino di Khamenei, devono capire che gli attacchi contro gli impianti nucleari sono estremamente pericolosi e possono portare a una ripetizione della tragedia di Chernobyl», ha affermato Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, in un post sui social media.

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Giovedì mattina, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha definito la guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, un «Hitler dei giorni nostri» a cui «non si può più permettere di esistere».   Il Guardian ha riportato giovedì che i funzionari statunitensi dubitano dell’efficacia delle GBU-57. Secondo il rapporto, alcuni funzionari hanno affermato che solo un’arma nucleare tattica potrebbe danneggiare Fordow, uno scenario che il presidente Donald Trump non starebbe prendendo in considerazione.   La Casa Bianca ha respinto le accuse. Fox News ha citato un funzionario anonimo che ha affermato che l’esercito americano è «fiducioso che i bunker buster possano completare l’opera e che NESSUNA OPZIONE è stata esclusa dal tavolo». La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha affermato che una decisione definitiva su un possibile intervento militare statunitense verrà presa entro due settimane.   In un’intervista con i giornalisti mercoledì sera, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che, nonostante gli attacchi, le infrastrutture sotterranee dell’Iran erano rimaste operative. Mosca chiede una de-escalation delle tensioni e si è offerta come mediatore.   Venerdì, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito «speculative» le notizie sul possibile utilizzo di armi nucleari tattiche da parte degli Stati Uniti e ha avvertito che una mossa del genere sarebbe «catastrofica».

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Immagine di Hamed Saber via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generi
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