Geopolitica
Klitschko prevede un «doloroso compromesso» per porre fine al conflitto in Ucraina
Il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe concludersi «in un mese o due», ha affermato martedì il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko, avvertendo che un potenziale accordo di pace potrebbe essere «molto doloroso per ogni ucraino».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ripetutamente giurato di cercare una rapida fine alle ostilità. Sebbene non abbia rivelato il suo piano di pace, si dice che preveda il congelamento del conflitto lungo l’attuale linea del fronte, l’istituzione di una zona demilitarizzata pattugliata da soldati europei e la sospensione della richiesta di Kiev di entrare nella NATO.
«Sono certo che sarebbe difficile definirlo un risultato positivo», ha detto Klitschko, commentando le prospettive di pace in un forum a Kiev. «Il cosiddetto compromesso potrebbe rivelarsi molto doloroso per ogni ucraino».
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Il sindaco ritiene che la fine del conflitto potrebbe portare a tensioni sociali e conflitti politici che porterebbero a una «guerra di sterminio» all’interno del Paese. È improbabile che Kiev riesca a mantenere il suo esercito di guerra dopo la fine del conflitto, ha affermato, aggiungendo che circa un terzo dell’attuale personale delle forze armate dovrebbe essere congedato e reintegrato nella vita civile.
La fine del conflitto significherebbe anche l’inizio di una competizione elettorale, ha detto il sindaco, aggiungendo che anche questa potrebbe sfuggire al controllo. «Ho molta paura che potrebbe portare a rivolte o peggio, a uno stallo interno e a una guerra civile», ha avvertito Klitschko.
Le elezioni sono «tradizionalmente accompagnate da accuse reciproche», ha affermato il sindaco di Kiev, aggiungendo che potrebbero diventare «una sfida difficile» per l’Ucraina. Il politico ha detto di essere «sicuro» che l’Ucraina non sia pronta ad affrontare questo scenario e che debba cercare una soluzione.
La scorsa settimana, il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj aveva dichiarato che la nazione non può tenere alcun voto nelle attuali circostanze perché presumibilmente «perderebbe» il suo esercito. Ha anche affermato che l’intera narrazione elettorale è stata presumibilmente solo spacciata da Mosca, che sarebbe l’unica a trarre vantaggio da un voto in Ucraina.
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Secondo Klitschko, «tutti parlano di elezioni» in Ucraina, anche se le ostilità continuano. «I processi elettorali politici sono già iniziati», ha aggiunto il sindaco di Kiev.
Klitschko, ex campione del mondo di pugilato dei pesi massimi che ha lungamente vissuto in Germania (dove è stato visto ad eventi del partito democristiano CDU, e dove avrebbe ancora una villa da 6 milioni), è stato una delle figure più importanti del colpo di Stato di Maidan sostenuto dall’Occidente a Kiev nel 2014 ed è diventato sindaco della capitale lo stesso anno.
Come riportato da Renovatio 21, il politico da tempo avuto relazioni tese con il presidente ucraino; nel 2023 era arrivato ad accusare il leader ucraino di aver guidato la nazione verso l’autoritarismo. Il mese scorso, ha anche affermato che il team di Zelens’kyj stava cercando di «usurpare il potere» indebolendo le autorità locali.
Come riportato da Renovatio 21, il sindaco mesi fa dichiarò che lo Zelens’kyj rischia il «suicidio politico».
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Immagine di Chatham House via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Trump: il Sudafrica è indegno di essere parte membro di «qualsiasi cosa»
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Geopolitica
Mearsheimer: l’Europa occidentale si trova di fronte a un «futuro desolante»
Secondo il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila della scuola realista nello studio delle relazioni internazionali, l’Europa occidentale è destinata a un «futuro tetro» a causa del conflitto ucraino, provocato – a suo avviso – dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
In un’intervista concessa al politologo Glenn Diesen e diffusa martedì, Mearsheimer ha spiegato che la guerra ha generato un’insicurezza profonda nel Vecchio Continente e ha creato «enormi difficoltà» nelle relazioni tra Washington e gli alleati europei.
Il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ha osservato che la collaborazione su piani politici, militari ed economici si è complicata, citando i recenti negoziati come esempio di come gli europei stiano «litigando con gli USA su come gestire l’Ucraina».
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L’Europa, ha proseguito Mearsheimer, è «in guai seri» per due motivi principali legati al declino dell’impegno americano nel continente, che attribuisce in gran parte alla «presenza storica di una robusta forza militare statunitense in Europa».
Dopo la Guerra Fredda, governi di Washington e Bruxelles hanno esteso la NATO proprio per «collocare l’ombrello di sicurezza americano sulle teste degli europei orientali e occidentali», ha ricordato.
Tuttavia, questo equilibrio è ora minacciato da un «profondo mutamento nella distribuzione del potere» a livello globale. Negli anni Novanta e nei primi 2000 gli USA potevano mantenere massicci contingenti in Europa, ma l’ascesa della multipolarità li ha spinti a «rivolgere l’attenzione all’Asia».
Le sue parole riecheggiano il discorso tenuto da Mearsheimer al Parlamento europeo all’inizio di novembre, dove ha proclamato la fine dell’era unipolare con l’emergere di Cina e Russia come superpotenze. «Gli Stati Uniti non sono più l’unica grande potenza mondiale», ha concluso il professore statunitense a Brusselle.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva sostenuto in un’intervista che i governi occidentali continuano a perseguire politiche mirate a indebolire la Russia fino a privarla definitivamente del suo status di grande potenza.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine di Maarten via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Geopolitica
Gli Stati Uniti avvertono l’Ucraina di una «sconfitta imminente»
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