Persecuzioni
India, cantante cattolico picchiato a morte
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
David Minz, 35 anni, era stato accusato sommariamente di aver molestato una ragazza mentalmente disabile e per questo è stato ucciso dai familiari della giovane. La polizia è subito intervenuta, e i tre sono stati rinviati a giudizio. Secondo diversi rapporti i cristiani continuano a essere vittime di violenze.
«Sono profondamente rattristato dalla notizia della tragica morte di David Minz». Con queste parole mons. Felix Toppo, arcivescovo di Ranchi, capoluogo dello Stato tribale del Jharkhand, ha commentato il linciaggio di un uomo cristiano presumibilmente incolpato di aver molestato una ragazza con difficoltà di apprendimento.
David Minz, 35 anni, era un cantante cattolico che si esibiva in lingua nagpuri ed era conosciuto anche sui social network grazie alle sue performance.
Secondo Press Trust of India (PTI), la vicenda è avvenuta il 14 dicembre nel villaggio di Tatkundo, a circa 30 km dal distretto di Ranchi, come ha spiegato un ufficiale di polizia. La famiglia della ragazza era uscita per lavoro e alla sera non l’hanno trovata a casa. Cercandola per il villaggio, qualcuno ha detto di averla vista con David Minz. A quel punto è iniziata una caccia all’uomo: Minz è stato brutalmente picchiato ed è stato dichiarato morto dai medici del Rajendra Institute of Medical Science.
La polizia di Mandar ha preso provvedimenti immediati, arrestando i familiari, Somra Oraon, Jeetpahan Oraon e Sonu Oraon con l’accusa di omicidio, a seguito di una denuncia da parte della moglie di Minz, ha proseguito la polizia. Tutti e tre sono stati rinviati a giudizio per il 22 dicembre.
Nonostante il Jharkhand abbia approvato una legge contro i linciaggi, solo quest’anno se ne sono verificati quattro, perlopiù contro le minoranze religiose. Mukti Tirkey, un attivista tribale con sede nella capitale Nuova Delhi, ha detto a UCA News che «la maggior parte delle volte l’inimicizia personale e le controversie sulla proprietà vengono utilizzate per colpire musulmani e cristiani», che nel Jharkhand sono 1,4 milioni, perlopiù di origine tribale, su una popolazione di 33 milioni.
Un rapporto di Sabrang India ha documentato l’aumento di violenze contro i fedeli cristiani. Gli episodi di oppressione più brutali vengono perpetrati contro i gruppi vulnerabili ed emarginati, come le tribù schedate dal governo indiano, le popolazioni considerate fuori casta e per questo socialmente ed economicamente svantaggiate.
Il Chhattisgarh, un altro Stato tribale confinante con il Jharkhand, ha registrato il secondo più alto numero di incidenti violenti, per un totale di 118 episodi nella prima metà del 2023, secondo i dati raccolti dallo United Christian Forum, un’organizzazione per la difesa dei diritti umani con sede a Delhi. Bastar, tra tutti i distretti, è risultato essere il più violento con 51 episodi di violenza, quasi la metà di tutti i casi segnalati.
A ciò si aggiungono 54 casi di boicottaggio a scapito dei cristiani, soprattutto nel Chhattisgarh e nel Jharkhand, rivelando che le minoranze religiose, oltre a essere colpite dalla povertà e dalla discriminazione, continuano a essere una fascia della società particolarmente vulnerabile.
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Persecuzioni
Continuano i massacri di cristiani in Nigeria
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Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
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Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
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Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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