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Alimentazione

Immigrati haitiani «magnagati» terrorizzano gli USA. Trump invocato per salvare mici, cani ed anatre

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Da Springfield, nello Stato americano dell’Ohio, emergono racconti agghiaccianti della presenza di immigrati haitiani, fatti stazionare dalle autorità per qualche ragione nella cittadina. Ad un incontro del consiglio comunale i cittadini hanno espresso le loro frustrazioni e le loro paure.

 

Una signora anziana, con un tono disperato, ha detto di temere per lei e il suo anziano marito, visto che gruppi consistenti di haitiani si sono piazzati sul suo giardino, e le urlano in altre lingue, tirandole addosso anche delle cose.

 

«Capisco che dovete proteggerli» dice con candore l’anziana signora all’autorità comunale, «ma chi protegge noi?». La donna rivela anche di aver visto il marito, per la prima volta in decenni, dirle che forse era giunto il momento di traslocare da qualche altra parte.

 

Il dolore sul volto di questa donna, la cui esistenza è sconvolta dall’anarco-tirannia migratoria inflitta agli USA dall’amministrazione Biden-Harris, è sconvolgente.

 

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Tuttavia, altri interventi hanno portato alla luce un fenomeno per il quale la rete ora sta impazzendo: i migranti haitiani sarebbero usi mangiare gli animali che trovano in strada.

 

Un signore nero racconta di aver visto un immigrato haitiano catturare un’oca al parco, staccarle la testa ed andare via con il cadavere dell’animale.

 

 

In particolare, pagine sui social dei cittadini di Springfield hanno fatto circolare la voce che gli immigrati haitiani avrebbero iniziato a mangiare cani e gatti dei cittadini di Springfield.

 

Una pagina social relativa alla cittadina scrive: «attenzione a tutti, riguardo ai nostri amati animali domestici! Un mio vicino mi ha informato che le sue figlie hanno perso il gatto (…) un giorno, tornata a casa, ha guardato in una casa vicina dove vivono gli haitiani, e ha visto il suo gatto penzolare da un ramo, come fai con un cervo quando lo devi macellare, e stavano tagliandolo per mangiare. Mi hanno detto che lo stanno facendo con i cani, lo hanno fatto a Snyder Park con le oche e le anatre, questo me lo hanno detto i Ranger e la polizia. Per favore tenete d’occhio questi animali».

 

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Le voci sugli haitiani mangiatori di animali domestici sono state dichiarate «false» dalle testate mainstream (ricordiamo che lo stesso avvenne in Italia, quando testate di vescovi e oligarchi vari dichiararono che lo scoop di Libero su cani e gatti mangiati a Lampedusa era una fake news). Ciononostante, sono state riprese nei discorsi del candidato vicepresidente JD Vance.

 

 

«Mesi fa, ho sollevato la questione degli immigrati clandestini haitiani che prosciugano i servizi sociali e in generale causano il caos in tutta Springfield, Ohio» ha dichiarato il Vance. «I rapporti ora mostrano che i loro animali domestici sono stati rapiti e mangiati da persone che non dovrebbero essere in questo paese. Dov’è il nostro responsabile del confine?»

 

La rete è letteralmente impazzita, e la miriade di tweet e meme memorabili sull’argomento è senza fine.

 

 

 

 

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Ora, una considerazione di storia locale.

 

Per secoli gli abitanti di una determinata città dell’Alta Italia, Vicenza, sono stati derisi come magnagati.

 

L’origine della nomea è difficile da individuare con precisione, e gli storici dibattono: c’è chi dice si sia trattato di un memorabile insulto di natura sessuale fatto dai padovani assediati; c’è chi invece racconta di uno scherzo fatto dai veneziani che offrirono ai vicentini che si erano recati in laguna per comprare quantità di gatti (il grande, antico vaccino contro la peste, visto il loro rapporto con i pestiferi roditori) una cena a base di gatto dicendo che si trattava di coniglio (dicono che il gusto non sia dissimile – dicono); c’è chi come personaggi vicini a Renovatio 21 ha ipotizzato, seguendo cronache antiche e resoconti di ambasciatori che parlavano di una città di assassini, che la popolazione fosse di fatto composta da serial killer, il cui tratto psicologico saliente sin dall’infanzia è la crudeltà verso gli animali, con i felini che fanno spesso una brutta fine.

 

Tuttavia, vediamo come la realtà dell’ora presente superi di gran lunga la leggenda più astrusa: i magnagati esistono e sono immigrati.

 

E non si tratta solo di haitiani in USA.

 

In Italia vi fu il caso nel 2020, ripreso dal telefonino di un passante, di quello che sembrava un africano intento a cucinare fuori dalla stazione ferroviaria di Campiglia Marittima (provincia di Livorno) un quadrupede che potrebbe essere stato un gatto: la signora autoctona pure gli urla che «qua i gatti si tengono in casa, non si mangiano». Non fu l’unico episodio del genere.

 

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L’urto socio-politico del programma di invasione migratoria calergista non è stato del tutto calcolato. Tuttavia dell’urto alimentare nessuno ha ancora mai parlato.

 

Dovremmo iniziare a farlo, per il bene anche di fido e fufi.

 

Che i piccoli amici, pelosi membri della famiglia, possano sparire per essere divorati da stranieri è segno ulteriore del disegno di decadenza belluina e terrifica che stanno imponendo sulle nostre case, sulle nostre esistenze.

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Alimentazione

Ramen verso i 1000 yen: la crisi del «piatto economico» giapponese

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   L’aumento dei costi di ingredienti e manodopera sta mettendo in crisi i conti dei ristoratori di quello che è il cibo popolare per eccellenza in Giappone. Secondo i dati di Teikoku Databank il 34% ha registrato perdite nello scorso anno fiscale. Rincari nei listini ormai inevitabili, anche se molti giapponesi non sembrano disposti a spendere di più per una ciotola dio ramen.   I ramen sono sempre di più uno dei piatti simbolo del Giappone in tutto il mondo. Una combinazione di noodle, dashi (brodo), tare (salsa) con l’aggiunta di grasso o olio e diversi ingredienti: piatto popolare, completo e soprattutto molto economico. Nella loro terra d’origine, però, l’aumento dei prezzi del 2024 sta creando i problemi ai tantissimi ristoranti che nel Paese del Sol Levante propongono questa specialità, ciascuno con le specificità della propria regione.   A rilevarlo è Teikoku Databank, compagnia fondata nel 1900 con l’obiettivo di «proteggere le aziende dalle frodi» e che detiene oggi il più ampio database aziendale del Giappone. Tra i ristoranti di ramen i bilanci in passivo di almeno 10 milioni di yen lo scorso anno sono aumentati di oltre il 30%, raggiungendo quota 72, rispetto ai 53 del 2023. A pesare non è solo il costo delle materie prime e dei servizi: c’è anche l’aumento delle spese per il personale a causa della carenza di manodopera, accompagnata dall’inarrestabile inverno demografico, che nel 2023 ha toccato il minimo storico.   A causare l’alto numero di insolvenze è anzitutto il mantenimento dell’economicità dei ramen nonostante gli aumenti. Il prezzo medio di una ciotola di ramen è difatti ancora inferiore ai 700 yen (circa 4 euro), secondo Teikoku Databank. Ma con i costi degli ingredienti del 2024 che, a ottobre, sono aumentati in media di oltre il 10 per cento rispetto al 2022, le aziende si trovano a dover avvicinare i prezzi alla soglia dei 1000 yen (circa 6 euro). Sebbene resti un prezzo basso rispetto a molte altre opzioni culinarie, il suo superamento è visto come un colpo all’immagine di questo cibo popolare, che potrebbe allontanare i clienti.

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Takatoyo Sato, gestore del ristorante Menkoi Dokoro Kiraku nel quartiere degli affari Shimbashi di Tokyo, ha dichiarato all’agenzia giapponese Kyodo News di aver aumentato i prezzi per l’ultima volta nel maggio 2024. Il più popolare tra la sua clientela locale è il ramen shoyu con brodo a base di salsa di soia a 950 yen, in aumento rispetto ai 780 yen del 2021.   «Non potevo più evitare di aumentare i prezzi, altrimenti saremmo andati in rosso», ha detto il 52enne durante una pausa tra il servizio del pranzo e della cena, in uno dei turni di 17 ore che svolge sei giorni alla settimana.   Circa il 34% dei 350 ristoranti di ramen intervistati da Teikoku Databank ha segnalato di aver registrato perdite nel corso dell’anno fiscale 2023. Sato ha raccontato che la scelta di aumentare i prezzi non è stata ben accolta da molti clienti abituali. «Abbiamo perso una parte della clientela. Anche se non lo ammettono apertamente, molti pensano che, in fondo, siano solo ramen… Ma questa visione cambierà», ha dichiarato, riferendosi al rincaro dei costi necessari per offrire anche questo cibo.   Nel frattempo, alcuni consumatori iniziano a modificare il loro punto di vista. Munayoshi Suzuki, un 34enne di Tokyo, ha espresso l’opinione che i clienti siano stati «viziati» dai prezzi contenuti e che ormai i ramen sono considerati un bene superfluo, alla stregua di alcol o sigarette.   Guardando al 2025, Teikoku Databank prevede che i fallimenti potrebbero continuare, con le piccole e medie imprese probabilmente più restie rispetto alle grandi catene a ritoccare i prezzi dei menu. Anche Sato si dice scettico sulla possibilità di convincere i clienti a spendere di più.   «Non ci resta che sperare che i costi non continuino a salire anche quest’anno», conclude.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Alimentazione

Ecco i pomodori OGM di Bill Gates. Ma c’è qualche ostacolo

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates e la DARPA, una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, stanno finanziando la ricerca per modificare geneticamente i pomodori in modo da poter interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro. I critici della tecnologia hanno affermato di non essere sorpresi che la ricerca stia incontrando problemi.

 

La Fondazione Bill & Melinda Gates sta finanziando una ricerca volta a modificare geneticamente i pomodori per riuscire a interrompere il ciclo riproduttivo della mosca bianca, un insetto comune che danneggia le piante di pomodoro, ha riferito Jon Fleetwood su Substack.

 

La Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), una divisione del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha finanziato la ricerca come parte del suo progetto «Insect Allies» [«Insetti alleati, ndt], secondo uno studio sui pomodori pubblicato il mese scorso su BMC Plant Biology.

 

Le mosche bianche, o Bemisia tabaci, sono un parassita comune che beve la linfa dal floema, il tessuto che trasporta il cibo nei gambi e nelle foglie delle piante di pomodoro, a volte causando la secchezza della pianta. Gli insetti secernono anche una sostanza appiccicosa chiamata melata, che attrae le formiche.

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Le mosche bianche possono decimare i raccolti. Lo studio BMC stima che il parassita causi 2 miliardi di dollari di perdite annuali nella produzione di manioca nella sola Africa, il che può causare insicurezza alimentare nelle regioni che dipendono da questa coltura.

 

I ricercatori mirano a sviluppare una tecnologia di modifica genetica (GM) che potrebbe modificare le piante per produrre proteine ​​che prendono di mira e distruggono le uova di mosca bianca. Gli autori notano che prendere di mira la vitalità delle uova è una «strategia unica» per le piante transgeniche, distinguendole dalla maggior parte delle piante insetticide GM che prendono di mira gli insetti adulti.

 

Fleetwood ha espresso preoccupazione circa i potenziali danni che questa tecnologia potrebbe arrecare alla salute umana e all’ambiente.

 

«Se commercializzate, queste “piante transgeniche” – geneticamente modificate per includere geni di altre specie – potrebbero introdurre composti insetticidi che interrompono la riproduzione nella catena alimentare umana», ha scritto Fleetwood.

 

«I pomodori modificati con insetticidi per interrompere la riproduzione possono sembrare una svolta, ma sollevano questioni critiche sulla sicurezza, la trasparenza e l’etica della modifica delle colture alimentari per attaccare la vita nel suo nucleo riproduttivo» ha continuato. «Con lo sviluppo di queste tecnologie, i consumatori hanno il diritto di sapere: sono questi i rischi che siamo disposti a correre con il nostro cibo?»

 

Il programma DARPA Insetti Alleati finanzia «contromisure scalabili, facilmente implementabili e generalizzabili» alle minacce naturali e ingegnerizzate alla fornitura alimentare degli Stati Uniti. Il programma cerca di fornire «terapie mirate» alle piante mature entro una singola stagione di crescita.

 

Tuttavia, in questo caso, i ricercatori hanno incontrato importanti problemi tecnici nei loro esperimenti, ha detto a The Defender il genetista molecolare Michael Antoniou, Ph.D. Ciò significa che il prodotto è ancora lontano dalla commercializzazione, ha detto.

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Lo studio incontra un «ostacolo importante»

Fleetwood ha riassunto i tre meccanismi utilizzati dai pomodori geneticamente modificati per colpire la vitalità delle uova della mosca bianca:

 

1) Produzione di chitinasi: i pomodori sono progettati per produrre un enzima derivato dalla felce Tectaria macrodonta che degrada la chitina, un componente chiave dei gusci d’uovo degli insetti. Questo enzima è destinato a uccidere gli embrioni in via di sviluppo all’interno delle uova.

 

2) Dirottamento riproduttivo: utilizzando domini di vitellogenina sintetica (SynVg), le proteine ​​imitano i percorsi riproduttivi naturali delle mosche bianche, garantendo che gli insetticidi vengano rilasciati direttamente nelle uova.

 

3) Assorbimento migliorato: i domini di trasduzione proteica (PTD) facilitano il trasporto di questi composti insetticidi dall’intestino dell’insetto al suo apparato riproduttivo.

 

Antoniou ha spiegato che per monitorare il funzionamento di questi meccanismi, i ricercatori hanno utilizzato un transgene che codifica una proteina fluorescente facilmente rilevabile, mCherry, che ha permesso loro di monitorare facilmente se il transgene veniva espresso.

 

Utilizzando mCherry hanno preso di mira le parti della pianta (il floema e l’ apoplasto, ovvero lo spazio attorno alle cellule vegetali) che gli insetti mangeranno.

 

In linea di principio, ha detto Antoniou, il parassita ingerirebbe qualsiasi proteina insetticida espressa in queste parti della pianta. Tuttavia, quando i ricercatori hanno dato in pasto alle mosche bianche i pomodori GM che esprimevano mCherry, non hanno rilevato la proteina fluorescente negli insetti, comprese le loro uova, come previsto.

 

Sebbene gli autori non siano riusciti a spiegare perché il transgene fosse assente nelle mosche che mangiavano i pomodori, hanno affermato che un meccanismo di difesa innato nelle uova che degrada le proteine ​​potrebbe aver causato il problema, ha affermato Antoniou.

 

«Gli autori riconoscono che questo meccanismo di difesa naturale costituisce un ostacolo importante al progresso di questa tecnologia». Ha anche fatto notare che, poiché inizialmente i ricercatori avevano avuto problemi a rilevare il transgene nei pomodori ingegnerizzati, hanno dovuto utilizzare i polloni, ovvero piante che crescono dalle radici della pianta ospite.

 

«Sono stati osservati problemi di silenziamento dell’espressione transgenica e, cosa ancora più sorprendente, importanti deformità in questi cloni di piante polloni», ha affermato Antoniou. «Ciò non è inaspettato, data la nota tendenza al silenziamento transgenico e la natura altamente mutagena del processo di trasformazione GM nel suo complesso, che può portare a gravi danni al DNA e interruzioni nei modelli di espressione genica».

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In che modo la tecnologia influenzerebbe gli esseri umani?

Fleetwood ha avvertito che l’integrazione del controllo dei parassiti nelle colture alimentari rappresenta un «cambiamento sismico nell’agricoltura». I sostenitori sostengono che riduce l’uso di pesticidi chimici, ma i critici sottolineano preoccupazioni circa le conseguenze indesiderate di tali tecnologie.

 

Ha criticato lo studio perché non ha affrontato «i rischi di interrompere la riproduzione nelle specie bersaglio, di danneggiare gli organismi non bersaglio e di esporre gli esseri umani a nuove proteine».

 

Sebbene i ricercatori abbiano sperimentato una varietà ornamentale di pomodoro, l’applicazione di questa tecnologia alle colture alimentari destinate al consumo umano solleva preoccupazioni per la salute, ha affermato Antoniou.

 

«Un’informazione cruciale mancante è se i transgeni siano espressi nei frutti di pomodoro maturi. Se lo fossero, il consumatore ingerirebbe proteine ​​insetticide, con conseguenze sconosciute per la salute» ha spiegato. «Sebbene ciò non comporti problemi riproduttivi diretti nel caso della chitinasi (perché gli esseri umani, compresi gli ovuli umani, non contengono chitina), potrebbero verificarsi reazioni tossiche o allergiche».

 

Claire Robinson, redattrice di GM Watch, ha affermato che poiché la tecnologia GM utilizzata nello studio si concentra sulla produzione di chitinasi, un enzima che scompone la chitina, non influirà direttamente sulla fertilità umana. «La chitina è presente solo negli insetti/uova di insetti e nei funghi, e non nei mammiferi, compresi gli esseri umani».

 

Tuttavia, ciò non significa che sia innocuo per gli esseri umani, ha affermato. «L’ingestione di questo insetticida prodotto da OGM può avere effetti negativi sulla salute degli esseri umani, che sono imprevedibili. Può anche danneggiare insetti non bersaglio e utili, i cui esoscheletri e uova contengono chitina».

 

«Detto questo, a giudicare dall’articolo pubblicato sulla rivista, questa tecnologia non sembra funzionare bene e Gates e la DARPA devono affrontare la realtà: dovranno investire grandi quantità di fondi in un progetto che potrebbe non avere mai successo» ha aggiunto Robinson.

 

«Gli insetti possono adattarsi rapidamente alle tecnologie e ai prodotti pensati per ucciderli ed è probabile che, anche se questa tecnologia venisse sviluppata fino al punto in cui inizialmente sembra funzionare, potrebbe avere una finestra di efficacia limitata».

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 3 gennaio 2025 , Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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Alimentazione

Chef britannica invita a mangiarsi l’albero di Natale

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Secondo la chef britannica Julia Georgallis, i fornai possono «utilizzare gli aghi [dell’albero di Natale] come un’erba aromatica, nello stesso modo in cui si potrebbe utilizzare il rosmarino».   Il suo libro, How to Eat Your Christmas Tree («come mangiarsi l’albero di Natale»), contiene decine di ricette festive, tra cui istruzioni per il pesce marinato a Natale e lo zenzero e il gelato dell’albero di Natale.   Il libro di cucina della Georgallis, pubblicato nel 2020, contiene più di 30 ricette per tutto, dal pesce marinato a Natale all’aceto di Natale e al gelato all’albero di Natale e allo zenzero.   Gli aghi di pino possono essere usati per preparare il tè, che gli scienziati affermano possa rafforzare l’immunità e lenire il raffreddore. Alcune molecole degli aghi di pino, contenenti flavonoidi dal potere antinfiammatorio, possono svolgere un ruolo importante nella regolazione del metabolismo.   Per sperimentarlo, «tagliate gli aghi in pezzi più piccoli, aggiungeteli all’acqua bollente, toglieteli dal fuoco, lasciateli in infusione per 10-20 minuti e filtrate» consiglia il New York Post. «Oppure potete acquistare bustine di tè biologico agli aghi di pino preconfezionate».   Da notare che nessuna di queste ricette è consigliabile a chi utilizza un albero di Natale sintetico.   Renovatio 21 nota che bisognerebbe astenersi anche dall’ingollare le luci di Natale, per quanto quelle intermittenti dovrebbero davvero sparire dalla faccia del pianeta.

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