Spirito
Il vescovo Strickland chiede al cardinale Farrell di astenersi dal Conclave
Renovatio 21 pubblica il testo di monsignor Joseph Strickland, già vescovo di Tyler, Texas, apparso su LifeSiteNews.
In questi giorni critici, mentre gli occhi dei fedeli sono rivolti verso Roma con preoccupazione e speranza, diventa solenne dovere di ogni pastore d’anime parlare con chiarezza, guidato non dalla paura o dal favoritismo, ma dalla luce del Vangelo e dalla fedeltà alla Sposa di Cristo.
È con il cuore pesante che devo affrontare le circostanze inquietanti che circondano il cardinale Kevin Farrell. I suoi legami di lunga data con i Legionari di Cristo – una congregazione il cui fondatore si è macchiato di crimini e abusi eclatanti – sono già motivo di profonda preoccupazione. Il ruolo amministrativo del Cardinale Farrell all’interno di quella comunità in quegli anni, soprattutto in ambito finanziario, solleva questioni che non hanno mai ricevuto sufficienti chiarimenti pubblici.
Ma ancora più inquietante è il suo stretto legame con l’ex cardinale Theodore McCarrick. È noto che il cardinale Farrell non era solo un conoscente di McCarrick, ma era stato da lui scelto come collaboratore di fiducia.
I fedeli non possono ignorare la profonda gravità di questo legame, soprattutto alla luce della depravazione criminale e morale ora rivelata nel caso di McCarrick. Le vittime di abusi, e in effetti tutti i cattolici che cercano trasparenza e giustizia, si chiedono giustamente come una simile alleanza abbia potuto rimanere incontestata per così tanto tempo.
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Dal 2019, il cardinale Farrell ricopre l’incarico di Camerlengo di Santa Romana Chiesa, un ruolo di grande influenza nel governo della Chiesa durante una sede vacante e nella preparazione di un conclave. In tale veste, il cardinale Farrell ha accesso a informazioni e influenza che pochi altri possiedono. Se, come molti temono, è a conoscenza dei complici e dei facilitatori di McCarrick, allora un’ombra oscura incombe su qualsiasi ruolo possa svolgere nel conclave, sia esso attraverso pressioni, persuasione o silenzio.
In tempi come questi, non siamo senza precedenti. Nel 2013, il cardinale Keith O’Brien di Edimburgo, riconoscendo la propria indegnità, si è ritirato volontariamente dal conclave che ha eletto papa Francesco. Lo ha fatto non per costrizione, ma in coscienza, comprendendo che l’integrità della Chiesa richiedeva un tale sacrificio.
Invito pertanto il cardinale Kevin Farrell a rinunciare al suo ruolo di camerlengo e a ritirarsi dalla partecipazione al conclave papale, per il bene della credibilità della Chiesa, per la guarigione delle vittime e per il ripristino della fiducia tra i fedeli, soprattutto qui negli Stati Uniti.
Non si tratta di un appello alla vendetta, né di un giudizio sulla sua anima, ma di un umile appello all’integrità, alla prudenza e alla carità ecclesiale. Il silenzio di fronte allo scandalo non è più un’opzione.
Camminiamo nella luce affinché l’oscurità possa essere vinta.
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Spirito
«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
Qui legit intelligat
Omelia nella Prima Domenica di Avvento
Terra vestra deserta; civitates vestræ succensæ igni: regionem vestram coram vobis alieni devorant, et desolabitur sicut in vastitate hostili.
Il vostro paese è desolato, le vostre città consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano gli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Is 1, 7
Intervenendo all’Assemblea Generale della CEI ad Assisi (1), il card. Matteo Zuppi ha detto che «la Cristianità è finita», e che questo fatto dev’essere considerato positivamente, come un’occasione, un καιρός. Non vi sfuggirà l’uso del lessico globalista, secondo il quale ogni crisi indotta dal Sistema è anche un’opportunità: la cosiddetta pandemia COVID, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica, l’islamizzazione delle nazioni occidentali. Zuppi – uno dei principali esponenti della chiesa sinodale – si guarda bene però dal riconoscere che la distruzione dell’edificio cattolico e la cancellazione della presenza cattolica nella società siano l’effetto logico e necessario dell’azione eversiva del Concilio Vaticano II e dei suoi sviluppi remoti e recenti, ostinatamente imposta dalla Gerarchia stessa. D’altra parte, nel momento in cui viene spodestato Cristo Re e Pontefice sostituendolo con la volontà della base – prima la collegialità, oggi la sinodalità – non poteva che accadere nella Chiesa Cattolica ciò che duecento anni prima era accaduto nella cosa pubblica.Sostieni Renovatio 21
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Spirito
Il cardinale Zen mette in guardia dalla sinodalità: «Non è forse questo il suicidio della Chiesa cattolica?»
In un contributo apparso questa settimana sul suo blog personale, il cardinale Joseph Zen, 93enne porporato cinese in quiescenza, ha formulato un’ulteriore aspra reprimenda al Sinodo sulla sinodalità e al compianto pontefice Francesco.
Francesco ha lasciato in eredità «caos e disgregazione», ha asserito Sua Eminenza. «La nostra aspirazione più profonda è che papa Leone XIV ricompatti la Chiesa sulle basi della verità, radunando tutti noi nella missione evangelizzatrice. Offriamo le nostre invocazioni e le nostre rinunce per papa Leone».
Zen non ha mai celato le sue apprensioni sul cammino sinodale. In seguito alla scomparsa di Francesco, il cardinale aveva ammonito i porporati convocati al conclave che la Chiesa si trova di fronte a un «dilemma esistenziale» nel confronto con esso. In un’analisi divulgata a febbraio 2024, Sua Eminenza aveva espresso l’auspicio che «questo Sinodo sulla ‘sinodalità’ possa giungere a una conclusione dignitosa».
Nel testo odierno, Zen ha manifestato timore che la Chiesa cattolica si stia «trasformando nella Chiesa anglicana» e che stia «commettendo un suicidio assimilandosi» al mondo secolare.
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«Senza dubbio… i fedeli debbono contribuire agli indirizzi ecclesiali, ma il primato dei vescovi non può essere eluso», ha precisato in merito al sinodo. Tuttavia, «l’assemblea del 2024 sulla sinodalità non ha più costituito un Sinodo nella accezione classica… ha inaugurato un’ibrida “assemblea consultiva dei battezzati”».
Il porporato cinese ha quindi censurato il documento conclusivo del sinodo, bollandolo come «vago e innovativo», attribuendo alla Fiducia supplicans – che autorizza la benedizione delle «coppie» omosessuali – il merito di aver generato «turbamenti marcati e fratture profonde» nell’ambito della Chiesa.
Sua Eminenza ha pure confidato che, qualora Dio lo convocasse al martirio, lo accoglierebbe come una «grazia immensa», e ha deplorato la difficoltà, in quest’epoca, di discernere e diffondere la verità e la sapienza per le anime. La verità, ha soggiunto, non risiede nelle opinioni individuali, bensì nella consapevolezza di «essere figli di Dio» e nel sacrificio redentore di Cristo per i nostri falli.
Per lustri, Zen ha redarguito la Santa Sede per la sua linea conciliante verso il Partito Comunista Cinese sulla designazione dei vescovi. Nondimeno, ha chiuso il suo intervento ribadendo la propria fedeltà alla Cattedra di Pietro.
«La mia contestazione a taluni atti pontifici scaturisce proprio dalla mia devozione profonda al papa», ha chiarito, evocando passi evangelici quali Matteo 14 e Luca 22: il primo, in cui san Pietro – non ancora Pontefice – vacilla sulla superficie dell’acqua dubitando del Signore; il secondo, in cui Cristo preannuncia il triplice rinnegamento di Pietro.
A ottobre, il cardinale aveva condannato il pellegrinaggio LGBT ospitato nella Basilica di San Pietro. «Il Vaticano era al corrente dell’iniziativa con anticipo, ma non ha elevato alcuna protesta successiva. Lo riteniamo del tutto inspiegabile!», aveva esclamato, invitando a pratiche di penitenza quali preghiera e astinenza.
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Spirito
Un papa mette, un altro toglie
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