Geopolitica
Il Regno di Tailandia accusa il Regno di Cambogia di violazione del cessate il fuoco

L’accordo di cessate il fuoco tra Tailandia e Cambogia, negoziato lunedì per porre fine a un conflitto mortale al confine, è stato messo a dura prova durante la notte, quando le forze tailandesi hanno accusato la Cambogia di aver violato i termini della tregua.
Le due nazioni dell’Asia meridionale sono state coinvolte in una disputa territoriale radicata in questioni di demarcazione risalenti all’era coloniale, con tensioni esplose a fine maggio e sfociate in scontri armati la scorsa settimana. La Malesia ha svolto un ruolo chiave nella mediazione dell’accordo per prevenire ulteriori violenze.
Martedì mattina, l’esercito tailandese ha affermato che le sue truppe avevano rispettato il cessate il fuoco, mentre le forze cambogiane avevano effettuato «disordini e attacchi con armi in diverse aree». Il portavoce dell’esercito tailandese Winthai Suvaree ha condannato le presunte violazioni e ha affermato che le truppe tailandesi avevano risposto con «misure di ritorsione appropriate in base al legittimo diritto all’autodifesa».
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La Cambogia ha respinto le accuse. Il portavoce militare Maly Socheata ha affermato che le truppe cambogiane «hanno rispettato rigorosamente gli ordini e gli accordi previsti dal cessate il fuoco».
Come previsto dalla tregua, i comandanti militari di entrambe le parti si sono incontrati martedì mattina, sebbene non siano stati resi noti dettagli sull’esito dell’incontro. La prossima settimana è prevista la convocazione di un comitato congiunto per la gestione delle frontiere.
Sia il primo ministro cambogiano Hun Manet sia il primo ministro ad interim della Tailandia, Phumtham Wechayachai, hanno ribadito il loro impegno per una risoluzione pacifica.
Gli scontri hanno causato almeno 37 vittime, tra cui civili, e centinaia di migliaia di sfollati dalle comunità lungo il confine conteso. Durante l’annuncio del cessate il fuoco a Putrajaya, entrambi i leader hanno ringraziato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il governo cinese per il ruolo svolto nel facilitare l’accordo.
Trump aveva dichiarato in precedenza di aver utilizzato i negoziati commerciali con entrambi i Paesi come leva per spingere verso una de-escalation.
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Ricordiamo al lettore di Renovatio 21 che attualmente, sia pur con ruoli e contesti diversi, Tailandia e Cambogia sono entrambe monarchie.
In Tailandia, la monarchia costituzionale è guidata dal re Maha Vajiralongkorn, salito al trono nel 2016 dopo il padre Bhumibol. La monarchia thai è profondamente radicata nella cultura e nella politica, con il re che gode di un’aura quasi sacra, nonostante il suo ruolo sia formalmente simbolico. Le leggi di lesa maestà, tra le più severe al mondo, proteggono la monarchia da critiche, limitando il dissenso.
In Cambogia, invece, la monarchia costituzionale è ancora più cerimoniale, con il re Norodom Sihamoni, al trono dal 2004, che svolge un ruolo simbolico senza influenza politica significativa. Il potere reale è nelle mani del primo ministro Hun Sen e del suo partito.
Entrambe le monarchie convivono con governi ritenuti a più riprese come autoritari.
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Immagini di Tarik Abdel via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Geopolitica
Mosca: l’invito di Putin a Trump è ancora valido

Il presidente russo Vladimir Putin è ancora disponibile a ospitare il presidente statunitense Donald Trump a Mosca, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Trump ha condotto un’intensa attività diplomatica con Mosca sul conflitto ucraino, ma recentemente ha adottato una retorica più dura.
Da gennaio, quando ha assunto la presidenza, la Casa Bianca ha avviato diversi round di negoziati con funzionari russi, culminati in un incontro con Putin in Alaska a metà agosto. Durante il vertice, Putin ha invitato Trump nella capitale russa, e entrambi hanno descritto l’incontro positivamente: Putin lo ha definito «franco» e «sostanziale», mentre Trump lo ha giudicato «produttivo».
«L’invito rimane valido», ha dichiarato Peskov domenica all’agenzia di stampa statale russa TASS, rispondendo a una domanda su eventuali cambiamenti nella posizione di Mosca. «Putin è pronto e sarebbe felice di incontrare il presidente Trump. La decisione spetta a Trump».
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Per mesi, Washington ha sostenuto che Kiev dovesse cedere su alcune rivendicazioni territoriali per favorire un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti. Tuttavia, questa settimana Trump ha cambiato posizione, affermando che l’Ucraina potrebbe sconfiggere la Russia e definendo Mosca una «tigre di carta».
Peskov aveva già replicato alle parole di Trump, sottolineando che la Russia è tradizionalmente vista come un orso e che «non esiste un orso di carta». Ha inoltre smentito le affermazioni di Trump sull’economia russa, sostenendo che si è adattata al conflitto e alle sanzioni occidentali senza precedenti, pur affrontando alcune «difficoltà».
Tuttavia, Peskov ha ribadito che Putin «apprezza molto» gli sforzi di mediazione di Trump, descrivendo il loro rapporto come «cordiale».
All’inizio di questa settimana, parlando dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che non userà più l’espressione «tigre di carta» per descrivere la Russia e che non intende utilizzarla contro «nessuno».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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