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Terrorismo

Il potenziale assassino di Trump ha cercato un lanciarazzi dall’Ucraina

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L’attivista filoucraino Ryan Rouuth, secondo attentatore di Donald Trump durante la campagna elettorale, avrebbe cercato di acquisire un lanciagranate anticarro e un missile antiaereo Stinger per uccidere il presidente. Lo indicherebbe un documento giudiziario pubblicato di recente.

 

L’uomo è stato arrestato a settembre dopo che gli agenti dei servizi segreti statunitensi lo hanno trovato con un fucile sul perimetro del campo da golf di Trump a West Palm Beach, Florida. I documenti del tribunale mostrano che ha preso in considerazione anche altre opzioni che prevedevano armi molto più pesanti.

 

Una mozione presentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti alla Corte distrettuale meridionale della Florida sostiene che, nell’agosto 2024, il sospettato ha contattato un «socio Routh ritenuto un ucraino con accesso ad armi militari». Il documento è stato pubblicato questa settimana sulla piattaforma Scribd dal giornalista investigativo Ken Silva.

 

Criminale condannato, Routh aveva tentato senza successo di arruolarsi nell’esercito ucraino nel 2022. In seguito si era imbarcato in un piano per reclutare ex commando afghani per combattere per Kiev nel conflitto con la Russia.

 

 

Secondo quanto riportato dal documento, Routh avrebbe dichiarato apertamente al suo complice non identificato, tramite un’app di messaggistica criptata, di voler uccidere Trump, che all’epoca era ancora candidato alla presidenza.

 

Il sospettato ha anche ripetutamente affermato che l’elezione di Trump «non sarebbe stata positiva per l’Ucraina». Si dice che abbia anche esortato il suo contatto ucraino a «inviargli un RPG o uno Stinger». Un RPG è un lanciagranate anticarro da spalla, anche diffuso nei Paesi post-sovietici.

 

«Ho bisogno dell’attrezzatura in modo che Trump non venga eletto», ha scritto il Routh in uno dei messaggi. Il sospettato avrebbe anche detto al suo contatto che non dovrebbe essere un problema procurargli ciò di cui ha bisogno, dal momento che «siete in guerra e quegli oggetti vengono persi e distrutti ogni giorno: se uno mancasse non verrebbe notato».

 

Secondo il documento, Routh non è mai riuscito a mettere le mani né su un lanciagranate né su uno Stinger. Ora dovrebbe affrontare il processo a settembre 2025. Se condannato, rischia la pena massima dell’ergastolo.

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Come riportato da Renovatio 21, Routh aveva scritto un messaggio a mano in cui, in caso il suo attentato fallisse, prometteva 150.000 dollari a chi uccideva Trump.

 

La vicenda di Routh ha ancora confini totalmente indefiniti, se non incomprensibile. Non è chiaro come Routh avesse accesso non solo ad armi e danaro, ma a tanti politici di Washington, con cui si è fatto fotografare in molte occasioni. Il Routh compariva pure in tanti articoli dei grandi giornali come esempio di attivista filo-ucraino. In un inquietante sviluppo, poche ore dopo il fermo di Routh, il figlio è stato arrestato per pedopornografia.

 

I legami con l’Ucraina dell’attentatore sono evidenti, al punto che era persino comparso in un video di propaganda del Battaglione Azov.

 

In una dichiarazione di due mesi fa, il giornalista Tucker Carlson ha dichiarato che i servizi USA utilizzano quelli ucraini per progettare omicidi di alto profilo.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Terrorismo

Jihadisti francesi attaccano le forze governative siriane

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Le nuove autorità siriane hanno lanciato un’ampia operazione militare contro le forze jihadiste straniere rimaste nella provincia nord-occidentale di Idlib, con particolare attenzione ai militanti di origine francese.   Il governo damasceno ha dichiarato che questi gruppi, che in passato hanno contribuito a rovesciare l’ex presidente Bashar Assad, costituiscono ora una minaccia alla sicurezza.   Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), con sede nel Regno Unito, gli scontri sono scoppiati durante un assalto notturno delle forze governative a un campo noto come «campo francese» nella città di Harem, a ovest di Idlib. Entrambe le parti avrebbero subito perdite, ma il numero esatto di vittime non è stato confermato. Almeno due jihadisti sono stati catturati. Secondo le autorità, il campo sarebbe gestito da combattenti stranieri guidati da Omar Omsen, un cittadino francese di origini senegalesi.   Il Servizio di Sicurezza Generale siriano ha specificato che l’obiettivo era arrestare Omsen e ripristinare la stabilità nella regione. Un canale Telegram legato ai jihadisti ha diffuso una dichiarazione del loro leader, che accusava il governo di collaborare con gli Stati Uniti e una «coalizione internazionale» per eliminare i militanti stranieri in Siria, minacciando Damasco di rappresaglie jihadiste e citando il supporto di altri gruppi militanti stranieri.  

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Un articolo del Washington Post dello scorso maggio riferisce che il governo del presidente ad interim Ahmed al-Sharaa, precedentemente conosciuto come il terrorista jihadista al-Jolani, legato ad al-Qaeda e ISIS, sta affrontando minacce dalle stesse forze che lo hanno insediato al potere a novembre.   Secondo un rapporto di Le Monde del 2023, circa 200 cittadini francesi, tra combattenti e loro familiari, si sono stabiliti a Idlib dopo il collasso dello Stato Islamico nel 2019, descritti come «jihadisti francesi irriducibili».   Il WaPo a maggio riportava che «militanti sunniti estremisti» hanno compiuto stragi di alawiti sulla costa siriana a marzo, causando almeno 1.300 morti, con altre migliaia morti nei mesi successivi.   Come noto, anche i cristiani sono oggetto di continue violenze assassine e genocide da parte dei takfiri jihadisti che perseverano nella loro opera di cruenta persecuzione, tra esecuzioni di donne cristiane e bombe nelle chiese, mentre diviene sempre più chiaro che la sharia è l’unica legge del Paese un tempo laico.   Alcuni di questi gruppi jihadisti hanno poi rivolto la loro ostilità contro al-Jolani, specialmente dopo il suo incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha portato alla rimozione delle sanzioni contro la Siria, ma lo ha fatto apparire come un «infedele» agli occhi dei radicali.  

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Terrorismo

Episodio di terrorismo a Belgrado

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Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha descritto la sparatoria di mercoledì vicino all’Assemblea nazionale di Belgrado come un «terribile attacco terroristico». Un uomo di 70 anni avrebbe aperto il fuoco nella capitale serba e dato fuoco a una tenda.

 

L’autore, identificato come Vladan Andelkovic, è stato arrestato. Secondo i resoconti, ha ferito un uomo di 57 anni, Milan Bogdanovic, sparandogli e ha poi incendiato una tenda dei sostenitori del presidente Vucić davanti all’Assemblea nazionale. Kurir ha riportato che il sospettato ha anche gettato munizioni tra le fiamme.

 

La vittima, colpita alla coscia, non ha subito ferite gravi. I vigili del fuoco hanno domato l’incendio, mentre la polizia ha isolato l’area e avviato un’indagine.

 

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In un discorso televisivo, Vucic ha condannato l’episodio come un «attacco terroristico contro persone e proprietà», dichiarando che il sospettato aveva acquistato benzina per appiccare intenzionalmente il fuoco alla tenda, con l’obiettivo di seminare paura. Vučić ha mostrato un video in cui Andelkovic afferma di aver agito con intenti suicidi: «L’occupazione del centro città mi infastidisce. Ho dato fuoco alla tenda con la benzina», si sente nella registrazione.

 

«Volevo che mi uccideste perché non posso più vivere», ha aggiunto l’uomo.

 

Tuttavia, Vucic ha suggerito che l’uomo potrebbe aver «finto di essere pazzo», sottolineando che il suo passato nelle forze di sicurezza indica una piena consapevolezza delle sue azioni. «Questa persona e i suoi eventuali complici saranno puniti severamente», ha promesso.

 

Il presidente ha poi invitato a evitare reazioni impulsive: «Ho visto la rabbia causata da questo episodio, alcuni oppositori dei bloccanti vogliono radunarsi, ma chiedo loro di non farlo. La vendetta non porta a nulla di buono. Non deve esserci vendetta, e metto in guardia tutti dal cercarla».

 

 

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Terrorismo

Preparavano un altro attentato a Trump?

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Il direttore dell’FBI Kash Patel ha dichiarato domenica 19 ottobre a Fox News che i Servizi Segreti (USSS) hanno individuato una «postazione di caccia» con vista diretta sull’uscita dell’Air Force One del presidente Donald Trump presso l’aeroporto internazionale di Palm Beach. L’FBI sta collaborando con l’USSS e le forze dell’ordine della contea di Palm Beach per le indagini.   Il Patel ha riferito che, fino a ieri, nessuna persona è stata vista o associata alla postazione sopraelevata. Secondo una fonte anonima delle forze dell’ordine citata da Fox, la postazione, situata su un ramo d’albero, sembra essere stata preparata «mesi fa».     Tuttavia, il capo delle comunicazioni dell’USSS, Anthony Guglielmi, ha precisato che gli agenti hanno scoperto la postazione giovedì 16 ottobre durante i «preparativi di sicurezza avanzati» per l’arrivo di Trump a Palm Beach. «Non ci sono state ripercussioni sui movimenti e nessuna persona era presente o coinvolta nel luogo», ha dichiarato Guglielmi a Fox News.   «Sebbene non possiamo fornire dettagli sugli oggetti specifici o sul loro scopo, questo incidente evidenzia l’importanza delle nostre misure di sicurezza a più livelli», ha aggiunto. SOSTIENI RENOVATIO 21
 
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