Geopolitica
Il Niger chiude lo spazio aereo temendo l’invasione
Il governo golpista del Niger ha promesso «una risposta vigorosa e istantanea» a qualsiasi violazione dello spazio aereo del paese mentre si prepara a un potenziale intervento militare dopo la scadenza, fissata dalla Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) per reintegrare il presidente Mohamed Bazoum al potere, scaduto domenica.
«Di fronte alla minaccia di intervento che sta diventando sempre più chiara dai paesi vicini, lo spazio aereo del Niger è chiuso da questo giorno di domenica… fino a nuovo avviso», ha annunciato domenica notte il governo militare.
La dichiarazione comunica che «qualsiasi tentativo di violare lo spazio aereo» si tradurrà in una «risposta vigorosa e istantanea», riporta l’agenzia AFP.
Il cosiddetto Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, che ha assunto il potere con un colpo di stato militare il mese scorso, ha affermato che le forze regionali ostili hanno già condotto «pre-schieramento in preparazione all’intervento» in due Paesi dell’Africa centrale non nominati.
«Qualsiasi stato coinvolto sarà considerato cobelligerante», ha aggiunto.
L’ECOWAS ha imposto dure sanzioni e la scorsa settimana ha emesso un ultimatum di una settimana ai capi militari, minacciando di inviare truppe in Niger a meno che il generale Abdourahamane Tchiani e il suo gabinetto dei generali non si dimettano e reintegrano il presidente Bazoum.
La scadenza, tuttavia, è stata ignorata. Sebbene le forze armate di diversi membri dell’ECOWAS abbiano concordato un piano per un potenziale intervento militare in una riunione di venerdì, il blocco ha bisogno di «più tempo» per prepararsi all’invasione, secondo il Wall Street Journal.
«Per il momento, dobbiamo aumentare la forza delle nostre unità prima di prendere parte a una tale azione militare», ha detto al giornale un alto comandante di uno dei paesi dell’ECOWAS.
I golpisti nigerini godono di un notevole sostegno pubblico, come visto in immani manifestazioni che hanno pure circondato l’ambasciata francese e in un recente evento massivo allo stadio della capitale Niamey.
???????? Supporters of the Niger coup leaders rally in a MASSIVE STADIUM during the final hours of ECOWAS’s ultimatum demanding that the military junta step down or face Western military intervention. pic.twitter.com/0JmbYixnmx
— Jackson Hinkle ???????? (@jacksonhinklle) August 6, 2023
«Restiamo tutti in piedi e combattiamo come un solo popolo», ha detto domenica pomeriggio un alto funzionario della giunta, il generale Mohamed Toumba, esortando i sostenitori a «rimanere mobilitati».
WHAT you’re looking at is the 30,000 capacity Niamey stadium in the capital of Niger Republic, filled to overflowing with defiant and jubilant citizens who cheered and praised the new military leadership of that country as “saviors” who delivered them from the CURSE of colonial… pic.twitter.com/KaHNjh99SQ
— J. C. Okechukwu (@jcokechukwu) August 6, 2023
I militari golpisti sono sostenuti dai governi del Mali e del Burkina Faso, entrambi saliti al potere in una recente ondata di disordini antifrancesi. Entrambi i Paesi hanno promesso di trattare qualsiasi invasione dell’ECOWAS come una dichiarazione di guerra contro di loro. Anche l’Algeria avrebbe rilasciato avvertimento contro il rovesciamento del nuovo governo golpista del Niger.
Come riportato da Renovatio 21, la giunta nigerina avrebbe anche chiesto assistenza alla compagnia militare privata russa Wagner, ma né il Cremlino né il gruppo Wagner hanno commentato le affermazioni.
Nel frattempo, il presidente deposto Bazoum ha chiesto un intervento occidentale, sostenendo che a meno che gli Stati Uniti e l’ECOWAS non lo aiutino a riconquistare il potere, Wagner avrà un «invito aperto» nella regione e tutto il Sahel centrale «potrebbe cadere sotto l’influenza russa».
Gli Stati Uniti e l’UE hanno imposto sanzioni al Niger in seguito al colpo di stato e la Francia ha dichiarato di sostenere gli sforzi dell’ECOWAS per riportare al potere il Bazoum, un alleato di Parigi.
Tuttavia, il governo francese non ha ancora dichiarato esplicitamente se sosterrà un intervento militare diretto, un’ipotesi che sta producendo inquietudine anche presso il governo italiano.
Il segmento africano della nuova Guerra Mondiale pare pronto ad accendersi.
Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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