Gender
Il Gay Pride tedesco celebra il collaborazionista nazista

Il cantante ucraino Melovin ha condiviso un video di se stesso mentre esegue una canzone che celebra il collaboratore nazista ultranazionalista Stepan Bandera durante una marcia del Gay Pride a Monaco di Baviera, in Germania, domenica.
La clip è stata pubblicata sugli account dei social media dell’artista con la didascalia «Chi ha detto che Bandera era omofobo?» e presentava Melovin che cantava «Bandera è nostro padre, l’Ucraina è nostra madre, per l’Ucraina combatteremo».
La grande folla, che sventolava bandiere ucraine e LGBTQ, ha ballato e cantato con entusiasmo insieme ai testi.
Nell’ora presente, l’unione del collaborazionismo nazista e dell’arcobaleno omosessualista non genera nemmeno più un cortocircuito di senso.
Pride in Munich????????2023,????????singer Melovin (Kostyantyn Bocharov) performed the song "Batko nash Bandera", "Our father is Bandera",dedicated to the collaborationist Stepan Bandera, who fought for an ethnically cleansed????????of Jews, Russians and Poles.Part of the crowd sang along with him pic.twitter.com/tzIYyfuNWl
— Voxkomm (@Voxkomm) June 28, 2023
In rete è emerso anche un video in cui, secondo quanto riportato, si vedrebbe il cantante del Gay Pride visitare al cimitero di Waldfriedhof, dove è sepolto Stepan Bandera, assassinato proprio a Monaco dal KGB nel 1959.
Eccolo che con pantaloni a zampa, occhiale scuro e orecchino di ordinanza si fa riprendere accanto alla tomba straripante di fiori freschi e bandierine del collaborazionista di Hitler.
???????? singer Melovin also visited the Waldfriedhof cemetery (Germany), where the collaborationist Stepan Bandera is buried. pic.twitter.com/ygsBkH5hDt
— Voxkomm (@Voxkomm) June 28, 2023
Bandera era il capo dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), famigerata per la sua ideologia antisemita e la collaborazione attiva con le forze naziste. Durante la seconda guerra mondiale, l’ala paramilitare dell’OUN, l’Esercito ribelle ucraino (UPA), fu responsabile del massacro di decine di migliaia di polacchi e del contributo all’Olocausto in Ucraina, che si stima sia costato fino a 1,6 milioni di vite ebraiche.
Nonostante sia riconosciuto a livello internazionale come collaboratore nazista, Bandera è stato ufficialmente acclamato da Kiev come un eroe nazionale dal 2010. I nazionalisti ucraini tengono regolarmente marce e dimostrazioni con fiaccole in onore del suo compleanno il 1° gennaio.
Il rispetto pubblico di Kiev per Bandera ha attirato critiche da parte di alcuni dei suoi sostenitori occidentali e della Russia, che ha affermato che la «denazificazione» è tra gli obiettivi primari della sua campagna militare contro l’Ucraina. Il culto ucraino di Bandera è stato attaccato dallo stesso Putin anche nelle scorse settimane.
Alcuni commenti sotto il video di Melovin hanno sottolineato l’ironia del fatto che Bandera sia stata celebrata a un evento LGBTQ in Germania, considerando che i nazisti tedeschi e l’OUN si opposero con veemenza all’omosessualità. Il regime di Hitler perseguitò ampiamente i gay, spesso giustiziandoli o spedendoli nei campi di concentramento dove la maggior parte di loro morì.
«I rappresentanti LGBT glorificano Bandera, che, insieme a Hitler, ha impiccato i rappresentanti di tutte queste persone LGBT», ha osservato un utente. Un altro commentatore, apparentemente un sostenitore di Bandera, ha suggerito che Bandera si potrebbe «rivoltare nella tomba» se si vedesse celebrato a un evento LGBTQ. «Pensi che il figlio di un prete cattolico greco tollererebbe tale promiscuità e sodomia?» chiede l’utente.
Non si tratta dell’unica omo-stranezza dell’Ucraina pervasa da svastiche, rune, sonnenrad, paganesimi sanguinari e nostalgie tedesche varie: negli annali resterà la tranquilla intervista dell’agenzia Reuters al soldato «Adolf».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso era emersa la bizzarra notizia secondo cui una petizione ad Odessa chiedeva di sostituire una statua di Caterina la Grande – zarina che fondò la città sul Mar Nero – con un monumento all’attore porno gay americano Billy Herrington.
Come riportato da Renovatio 21, la Corte Europea dei Diritti Umani il mese scorso ha condannato Kiev per violazione dei diritti LGBT, ordinando all’Ucraina di risarcire i danni a una coppia gay dopo molteplici tentativi falliti di registrare il loro matrimonio nel Paese.
Il feeling tra la causa ucraina e quella dell’omosessualismo organizzato si era notata quando, per il gay pride dublinese 2022, uno degli organizzatori ebbe l’idea di fondere la bandiera di Kiev con quella dell’arcobaleno LGBT.
Da segnalare come anche in Germania vi sia una certa confusione: una cantante-pornostar è finita nei guai per supposto saluto nazista durante un incontro con il pubblico, introducendo l’ulteriore cortocircuito di senso di un’estrema destra a luci rosse.
La commistione tra nazismo e pornografia è un genere già tentato nel cinema di genere degli anni Settanta – il cosiddetto Nazisploitation, che produceva i film detti «nazi-erotici» – ma un sottogenere sotto il segno della svastica pare esistere anche nel mondo del porno omofilo e perfino in movimenti organizzati come i Gay Aryan Skinheads.
Un enorme vessillo nazista era ospitato in casa del celebrato artista omosessuale Robert Mapplethorpe, pioniera della fotografia omoerotica moderna già marito di Patti Smith poi morto di AIDS nel 1989. Sotto la bandiera con la croce uncinata il Mapplethorpe avrebbe consumato incontri con amanti occasionali come Elliot Tiber, l’autore del libro Taking Woodstock divenuto film di Ang Lee, che racconta l’episodio nella sua biografia.
«Immagina (…) una scena in cui Elliot, che è ebreo, va a casa con Mapplethorpe trovato in un gay bar per trovare un gigantesco stendardo nazista che penzola nel loft del fotografo – per poi stare tutta la notte» dice in un’intervista il regista sino-americano ricordando materiale non utilizzata per la sua pellicola.
Immagine screenshot da Twitter
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Vescovo austriaco nominato da Bergoglio assume omosessuale «sposato» come segretario personale

Un vescovo austriaco ha nominato un uomo dichiaratamente omosessuale e civilmente «sposato» come suo segretario personale. Lo riporta Novus Ordo Watch.
Il vescovo Johannes Freitag, vescovo ausiliare della diocesi di Graz-Steckau, avrebbe assunto D. K.-W. come suo segretario particolare. Monsignor Freitag è stato nominato vescovo ausiliare di Graz-Steckau il 31 gennaio 2025 da Bergoglio.
Una foto sul profilo Instagram del partner dell’uomo li mostra mentre celebrano il loro quarto anniversario di «matrimonio». Una foto sul sito web della Salinenmusik Altaussee documenta la cerimonia, avvenuta il 21 luglio 2018.
Prima di diventare segretario di monsignro Freitag, K.W. avrebbe lavorato come segretario generale della comunità ebraica di Graz, come indica una versione archiviata del sito web. Non è chiaro se aderisca o meno ai principi dell’ebraismo, della fede cattolica o di un altro credo.
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Il sito web della diocesi indica K.-W. come segretario e maestro di cerimonie di Freitag, riporta LifeSite.
L’uomo possiederebbe anche competenze sartoriali professionali e le avrebbe dimostrate disegnando i costumi per un evento LGBT Pride austriaco chiamato Tuntenball, come sarebbe rivelato un articolo della rivista arcobaleno Panthera del febbraio 2016
La diocesi di Graz-Steckau è guidata dal vescovo Wilhelm Krautwaschl che, nel dicembre 2023, ha accolto con favore il documento vaticano sulle «benedizioni» per le persone dello stesso sesso, Fiducia Supplicans.
«Chiunque chieda una benedizione dimostra di aver bisogno della presenza salvifica di Dio, e questa benedizione non deve essere negata», ha affermato Krautwaschl.
Il presule austriaco ha sostenuto che l’ultimo documento vaticano è una continuazione del metodo di «cura pastorale» praticato da papa Francesco fin dalla sua lettera post-sinodale Amoris Laetitia, che sembrava dare autorità alla Comunione per i divorziati «risposati».
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Immagine degli interni barocchi del Duomo di Graz
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Il cardinale Zen condanna il «pellegrinaggio» LGBT nella Basilica di San Pietro: «offesa a Dio»

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Trump prende in giro l’ideologia transgender «woke» nell’incontro con il premier del Canada

Durante un incontro di persona con il primo ministro canadese Mark Carney, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non ha trattenuto le sue critiche, attaccando apertamente l’ideologia transgender estrema e «woke», in particolare la partecipazione di uomini negli sport femminili e le mutilazioni genitali sui minori.
«Non abbiamo sport maschili e femminili. Voglio dire, cose basilari. Non ti porteremo via un figlio e non gli cambieremo il sesso», ha dichiarato a Carney alla Casa Bianca.
Trump ha poi rincarato la dose, dicendo al primo ministro canadese: «Non faremo cose del genere. Quello che stanno facendo al Paese è incredibile. E l’hanno fatta franca, con tutta la loro roba woke, e ora è finita. E noi abbiamo un Paese che si basa sul buon senso, sulla forza e sull’intelligenza».
BREAKING: President Trump calls out the trans insanity right in front of Canada PM Carney whose child is a trans activist. https://t.co/9TThX5Auip pic.twitter.com/bdYRgymB9P
— John-Henry Westen (@JhWesten) October 7, 2025
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Carney ha una figlia che si identifica come non binaria. Il governo federale liberale canadese, precedentemente guidato da Justin Trudeau e ora da Carney, ha investito miliardi per promuovere l’agenda LGBT.
Carney si trovava a Washington per discutere di accordi commerciali con Trump. Al termine dell’incontro, ha dichiarato che il Canada intende investire 1.000 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi anni, a condizione che si raggiunga un’intesa commerciale.
In passato, Trump ha proposto pesanti dazi doganali sui prodotti canadesi e ha più volte suggerito che il Canada diventi uno stato americano, spesso accompagnando tali dichiarazioni con l’introduzione o la discussione di dazi sui prodotti canadesi.
Durante il vertice del G7 di giugno, tenutosi nella zona di Kananaskis, in Alberta, Carney ha lodato la «leadership» mondiale di Trump, nonostante avesse espresso critiche significative nei suoi confronti durante la campagna elettorale.
Le evidenze indicano che le persone sottoposte a procedure di «transizione di genere» hanno un rischio maggiore di suicidio rispetto a coloro che non si sottopongono a tali interventi irreversibili. Oltre a sostenere la falsa convinzione che il sesso di una persona possa essere modificato, gli interventi chirurgici e i farmaci per le persone transgender sono stati associati a danni fisici e psicologici permanenti, tra cui malattie cardiovascolari, perdita di densità ossea, cancro, ictus, coaguli di sangue e infertilità.
Nel frattempo, uno studio sugli effetti collaterali degli interventi chirurgici di «cambio di sesso» ha rilevato che l’81% di coloro che vi si sono sottoposti negli ultimi cinque anni ha riferito di aver provato dolore anche con i normali movimenti nelle settimane e nei mesi successivi, oltre a numerosi altri effetti collaterali negativi.
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Immagine da Twitter
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