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Il fondatore ebreo di Google afferma che l’ONU è «chiaramente antisemita»
Il co-fondatore di Google Sergey Brin ha denunciato le Nazioni Unite come «apertamente antisemite» a seguito delle accuse alle aziende tecnologiche, tra cui Alphabet, di trarre profitto dalla guerra di Israele a Gaza. Lo riporta il Washington Post.
Il Brin ha rilasciato queste dichiarazioni durante un forum interno di Google DeepMind la scorsa settimana, secondo gli screenshot analizzati dal quotidiano, che ha riportato lo scambio di battute mercoledì.
La sua risposta è arrivata dopo una recente pubblicazione di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, in cui si affermava che Google e la sua società madre Alphabet avevano fornito strumenti cloud e di intelligenza artificiale alle IDF durante la loro operazione a Gaza – azioni che il rapporto ha descritto come «un genocidio perpetrato da Israele».
«Con tutto il rispetto, usare il termine genocidio in relazione a Gaza è profondamente offensivo per molti ebrei che hanno subito veri e propri genocidi», ha scritto Brin, lui stesso ebreo. «Sarei anche cauto nel citare organizzazioni palesemente antisemite come l’ONU in relazione a queste questioni».
Il portavoce di Brin ha dichiarato al WaPo che i commenti sono stati fatti in risposta a un «report palesemente parziale e fuorviante». Google avrebbe rifiutato di commentare.
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Brin, nato a Mosca nel 1973, è emigrato negli Stati Uniti con la famiglia all’età di sei anni da una famiglia ebraica. Lui e il co-fondatore di Google Larry Page si sono ritirati dalle attività quotidiane nel 2019, sebbene il multimiliardario sia da allora tornato a impegnarsi nelle attività di Intelligenza Artificiale dell’azienda.
Secondo il WaPo, Google ha esteso il supporto dell’Intelligenza Artificiale all’esercito israeliano dopo l’attacco di Hamas dell’ottobre 2023. L’azienda e Amazon si erano precedentemente aggiudicate un contratto cloud da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano nell’ambito del Progetto Nimbus.
Google ha dovuto affrontare crescenti critiche per il suo ruolo nel conflitto. A febbraio, ha rimosso dalle sue linee guida sull’Intelligenza Artificiale l’impegno a non sviluppare strumenti per armi o sorveglianza.
L’azienda è stata anche sottoposta a controlli per presunti pregiudizi politici. Funzionari russi l’hanno accusata di discriminare i media statali e di limitare l’accesso agli utenti. Dall’escalation del conflitto in Ucraina nel febbraio 2022, il colosso tecnologico statunitense ha limitato gli strumenti di monetizzazione per le entità legate alla Russia e sospeso i pagamenti agli sviluppatori di app con conti bancari russi.
Il Brin ha con l’ex moglie Nicole Shanahan una bambina, che la donna ritiene sia divenuta autistica dopo la vaccinazione. La Shanahan, già candidata vicepresidente con Kennedy, è ora un’eroina del MAHA, battendosi su vaccini, salute e geoingegneria. La sua distanza dal Brin, e dal mondo della Silicon Valley con il suo aberrante conformismo transumanista, è stato raccontato in varie discussioni pubbliche.
La Shanahan, americana di origini cinesi ed irlandesi, ha dichiarato di essersi convertita all’ebraismo per sposare Brin. Mesi fa ha mostrato immagine del suo battesimo per immersione in una qualche denominazione cristiano-protestante statunitense.
I lettori di Renovatio 21 possono ricordare il Brin mentre discute a World Economic Forum di Davos con Klaus Schwab sulle tecnologie di controllo del cervello che possano leggere e determinare emozioni e pensieri degli esseri umani.
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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0
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Tucker Carlson: il WSJ dei Murdoch ha notizie sulla corruzione del braccio destro di Zelens’kyj ma non le pubblica
For months, the Wall Street Journal has held a story detailing the personal corruption of Andrii Yermak, the second most powerful man in Ukraine. Yermak has skimmed hundreds of millions in Amercian tax dollars meant for Ukraine aid. The Journal’s editors can prove that. But…
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) November 24, 2025
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Scontro tra Pechino e Tokyo sulla clausola sullo «Stato nemico» nella Carta delle Nazioni Unite
Il Giappone ha censurato la Cina per aver evocato una clausola della Carta ONU che autorizza azioni contro le ex potenze dell’Asse senza il consenso del Consiglio di Sicurezza, ribadendo che tale disposizione è superata e priva di attualità.
Il governo del primo ministro Sanae Takaichi è al centro di un’escalation di tensioni diplomatiche con Pechino, innescatasi dalle sue dichiarazioni di inizio novembre a sostegno dell’autonomia di Taiwan. La Cina ha interpretato le sue parole – secondo cui un conflitto nello Stretto di Taiwan rappresenterebbe una «situazione che minaccia la sopravvivenza» del Giappone – come un’allusione a un possibile intervento armato nipponico e come segnale di un risveglio militarista.
La scorsa settimana, l’ambasciata cinese a Tokyo ha diffuso un estratto della Carta ONU che menziona gli «Stati nemici», ovvero le nazioni avversarie delle potenze alleate nella Seconda guerra mondiale. L’articolo 53 permette misure coercitive regionali contro questi stati in caso di «rinnovata politica aggressiva», senza previa approvazione del Consiglio di Sicurezza.
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Pechino ha così inoltrato un reclamo formale all’ONU sulle affermazioni di Takaichi, esortando il Giappone – «in quanto nazione sconfitta nella Seconda guerra mondiale» – a «riflettere sui suoi crimini storici» e a mutare posizione su Taiwan.
Il ministero degli Esteri giapponese ha respinto l’argomento, accusando la Cina di aver frainteso «clausole obsolete» non più allineate alla prassi ONU. Sebbene l’Assemblea Generale avesse raccomandato l’eliminazione dei riferimenti agli «stati nemici» nel 1995, la revisione formale non è mai avvenuta.
Nel fine settimana, il ministro della Difesa Shinjiro Koizumi ha visitato una base militare a Yonaguni, isola a circa 110 km da Taiwan, confermando i progetti per il dispiegamento di missili terra-aria a medio raggio, nell’ambito di un potenziamento delle isole meridionali giapponesi.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA hanno effettuato la settimana scorsa la prima vendita di armi a Taiwan sotto Trump, che nelle ultime settimane ha concluso accordi importanti con Tokyo, tra cui quello sui minerali essenziali.
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Immagine di n: 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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La CIA si è «vantata» di aver ingannato il Congresso nell’indagine su JFK
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