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Il cardinale Kasper vuole le «diaconesse»
Il cardinale Walter Kasper ha invocato il «diaconato femminile» nella sua autobiografia, la cui pubblicazione è prevista per giugno. Lo riporta LifeSite.
«Secondo la mia opinione personale, l’apertura del diaconato permanente per le donne ha di per sé buoni argomenti teologici e sarebbe un passo sensato dal punto di vista pastorale», ha scritto il 92enne nel suo libro autobiografico che uscirà il 10 giugno in Germania, ha riportato kathpress
Il porporato progressista cita la pari dignità personale degli uomini e delle donne davanti a Dio, insegnata dalla Chiesa, ma si è discostato dall’insegnamento cattolico nella sua conclusione secondo cui ciò significa che uomini e donne devono assumere ruoli simili.
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Kasper, che ha sostenuto la Santa Comunione per i divorziati e i «risposati» civilmente – un peccato mortale e un sacrilegio – è da tempo un sostenitore dell’importanza che le donne assumano ruoli più importanti nella liturgia, soprattutto attraverso l’Ordine Sacro. Poco dopo il Sinodo sull’Amazzonia del 2019 e la richiesta di «diaconi donne» e «ministeri» da esso promossi, il Kasperro ha affermato: «penso che, col tempo, le porte saranno aperte» alle donne sull’altare.
Nel 2002 la Commissione Teologica Internazionale del Vaticano ha chiarito che le cosiddette «diaconi donne» della Chiesa primitiva non erano in realtà diaconi come si intendono oggi e certamente non erano state ordinate a nessun ministero.
L’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Müller, ha affermato che l’impossibilità per le donne di ricevere il sacramento dell’Ordine in ciascuno dei tre gradi, compreso il diaconato, è un «dogma» della fede della Chiesa cattolica.
Sia i chierici che i laici cattolici hanno espresso preoccupazione per il fatto che, nonostante il chiaro divieto della Chiesa cattolica di ordinare «donne diacono», l’appello del Sinodo sulla sinodalità a una maggiore governance femminile potrebbe segnalare l’intenzione della gerarchia ecclesiastica di «ordinare» le donne.
In effetti, la campagna per le «diaconesse» ha ricevuto un forte sostegno da parte dei principali membri del sinodo, come dimostra il cardinale Blase Cupich che ha sostenuto il riconoscimento delle donne «pastori» che già «servono come guide delle comunità perché non hanno abbastanza sacerdoti».
Dopo che la prima commissione di Papa Francesco per studiare la possibilità di «diaconi donne» si è conclusa con un nulla di fatto, il defunto pontefice ha creato una seconda commissione nell’aprile 2020 per riesaminare la questione. Prima del loro primo incontro nell’agosto 2021, il segretario della commissione, padre Dupont-Fauville, ha dichiarato a The Tablet di non poter commentare la loro attività, perché «coperta dal segreto pontificio».
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Dopo la pubblicazione del testo definitivo del Sinodo sulla sinodalità, il cardinale Victor Manuel «Tucho» Fernandez, tormentato dallo scandalo, ha affermato che «la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta», nonostante l’insegnamento cattolico affermi infallibilmente che la questione è chiusa.
Il cardinale Kasper faceva parte della famigerata Mafia di San Gallo, un gruppo di ecclesiastici eterodossi di alto rango che si opposero all’elezione del cardinale Joseph Ratzinger al papato nel 2005 e, a quanto si dice, complottarono per eleggere Jorge Mario Bergoglio papa. Il gruppo si riunì diverse volte a San Gallo, in Svizzera, tra il 1995 e il 2006.
Come riportato da Renovatio 21, papa Leone XIV ha appena nominato vescovo di San Gallo un allievo di monsignor Ivo Fürer, colui che iniziò gli incontri del gruppo di porporati progressisti guidati dal cardinale Martini. Il nuovo vescovo monsignor Beat Grögli, noto per la passione per i completi giacca e cravatta con cui si mostra in pubblico, è favorevole al sacerdozio femminile.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mons. Schneider incontra Leone e condivide proposte per il «bene spirituale della Chiesa»
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Papa Leone denuncia «l’antisemitismo» in una telefonata con il presidente israeliano dopo il massacro di ebrei in Australia
Papa Leone XIV ha condannato l’antisemitismo nel corso di una telefonata con il presidente israeliano Isaac Herzog, in seguito all’attentato di Sydney.
Il 15 dicembre 2025, Papa Leone ha ricevuto in Vaticano una chiamata dal presidente di Israele, Isaac Herzog, in vista delle prossime festività natalizie e della celebrazione ebraica di Hanukkah. Durante il colloquio, il Pontefice ha affrontato il tema dell’antisemitismo alla luce dell’attacco terroristico avvenuto domenica a Bondi Beach, a Sydney.
«Durante il colloquio, alla luce del recente attentato terroristico a Sydney, il Santo Padre ha ribadito la ferma condanna della Chiesa Cattolica verso ogni forma di antisemitismo, che in tutto il mondo continua a seminare paura nelle comunità ebraiche e nell’intera società», riporta il comunicato emesso dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Secondo quanto riferito dal Vaticano, la conversazione telefonica si è svolta in un’atmosfera cordiale. Papa Leone XIV ha incoraggiato la continuazione dei processi di pace in corso in Medio Oriente e ha sottolineato la necessità di intensificare e perseverare negli sforzi umanitari, specialmente considerando la situazione nella Striscia di Gaza, dove, a seguito del conflitto, persistono gravi problemi legati alla fame, al freddo e alle condizioni meteorologiche avverse.
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La telefonata segue le dichiarazioni pubbliche già espresse dal Pontefice immediatamente dopo l’attentato di Sydney. Durante l’udienza di lunedì 15 dicembre, il Papa ha manifestato vicinanza alla comunità ebraica e dolore per le vittime e i feriti, affermando: «Basta con queste forme di violenza antisemita! Dobbiamo eliminare l’odio dai nostri cuori».
Lo stesso giorno, in un telegramma inviato all’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, il Papa ha definito l’attacco un «atto di violenza insensato» e ha invitato coloro che sono tentati dalla violenza a «convertirsi e cercare la via della pace e della solidarietà».
Rapporti diretti tra Papa Leone XIV e il presidente Isaacco Herzog erano già stati instaurati nei mesi precedenti. Il 4 settembre, Herzog è stato ricevuto in udienza privata dal Papa: un incontro che, secondo le parole dello stesso presidente israeliano al termine della visita, ha costituito «un segnale molto importante» del valore delle relazioni tra la Santa Sede, lo Stato di Israele e il popolo ebraico.
Nel corso dei colloqui con il papa, il Segretario di Stato vaticano e il Segretario per i Rapporti con gli Stati, Herzog ha riferito di aver prioritariamente discusso la necessità di liberare gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Le discussioni hanno riguardato anche gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, gli sforzi israeliani per favorirne la distribuzione, la lotta comune contro l’antisemitismo, gli sviluppi generali in Medio Oriente e l’esigenza di un dialogo interreligioso più profondo.
Durante l’incontro, il presidente israeliano ha infine evidenziato l’importanza delle comunità cristiane in Israele e nella regione, ha ribadito l’impegno dello Stato ebraico a garantire la libertà di religione e di culto e la protezione delle comunità cristiane in Terra Santa, e ha rivolto un invito ufficiale al Pontefice a visitare Israele.
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
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Diocesi di Roma, Leone XIV riforma una decisione di Francesco
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