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«Il caos in Siria è benefico per Israele»: le ammissioni dell’ex capo dei servizi segreti militari
L’ex capo della Direzione dell’Intelligence militare israeliana ha espresso il suo sostegno alla «lotta per il potere» in Siria, aggiungendo che il «caos» avvantaggia Israele. Lo riporta Middle East Eye.
«Il caos in Siria è vantaggioso. Lasciamoli combattere tra loro. Ma Israele dovrebbe rimanere in silenzio su questa questione e non fare dichiarazioni pubbliche. Dovrebbe agire con calma», ha detto Tamir Hayman in un’intervista alla Radio dell’esercito israeliano.
Lo Hayman, che ora è direttore dell’Institute for National Security Studies, ha accolto con favore il conflitto tra le diverse fazioni in Siria, ma ha aggiunto che Israele deve restare in silenzio. «Auguriamo la vittoria a tutte le forze, ma dobbiamo fare una cosa, farlo in silenzio e non parlarne».
L’ex capo dei servizi segreti militari ha affermato che, sebbene nel breve termine sembri esserci una lotta per il potere in Siria, il nuovo governo sta cercando di estendere il proprio controllo.
«Tutti si stanno combattendo tra loro. Un accordo con i curdi il primo giorno, un massacro contro gli alawiti il secondo giorno e una minaccia ai drusi il terzo giorno (…) Tutto questo caos in aggiunta a un attacco israeliano al Sud. (…) Tutto questo caos è in un certo senso positivo per Israele», ha spiegato, facendo evidente riferimento alle violenze iniziate giovedì scorso, quando scontri tra fazioni (con gli alawiti in prima linea) si sono trasformati in attacchi di vendetta contro i civili, lasciando centinaia di morti e migliaia di sfollati.
🇸🇾 Jolani jihadi terrorist gives speech over bodies of an Alawite family he just murdered in their home:
“This is the fate of everyone attacking our Mujahideen! We promised you peace O you sons of pigs and apes!”#FactCheckSyria pic.twitter.com/aPnNQA0trF— OstensibleOyster (@Ostensiblay) March 13, 2025
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La comunità cristiana è anche stata colpita belluinamente dalle forze del governo jihadista.
Come riportato da Renovatio 21, immagini impressionanti di umiliazioni, torture, esecuzioni stragi, circolano in rete.
Nel frattempo, giovedì Israele ha effettuato un attacco aereo sulla capitale siriana Damasco, mentre il ministro della Difesa dello Stato degli ebrei ha minacciato il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa, precendentemente noto nella sua carriera di terrorista ricercato come al-Jolani.
L’esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira quello che ha descritto come un centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese, che, a suo dire, sarebbe utilizzato per dirigere «attività terroristiche» contro Israele.
L’obiettivo dell’attacco era un palestinese, hanno detto a Reuters due fonti della sicurezza siriana. Non è stato immediatamente chiaro se qualcuno sia rimasto ferito nell’attacco.
Giovedì, in un’altra zona della Siria, le forze israeliane sono avanzate nella campagna della regione di al-Quneitra con carri armati e veicoli militari, facendo esplodere ex siti militari, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Il mese scorso, Israele ha effettuato una serie di attacchi aerei su quelle che ha definito basi militari in Siria, in seguito al discorso del premier beniamino Netanyahu che chiedeva una «demilitarizzazione completa» del sud della Siria. Netanyahu a inizio anni aveva visitato il territorio israeliano occupato dalle forze dello Stato Ebraico.
Almeno due persone sono state uccise negli attacchi. Nel corso del discorso, Netanyahu aveva fatto specifico riferimento alla comunità drusa della Siria, che vive prevalentemente nella regione di Sweida. «Non tollereremo alcuna minaccia alla comunità drusa nella Siria meridionale», ha affermato. A gennaio era stato annesso ad Israele il villaggio della Siria meridionale di Hader, dove gli abitanti drusi avrebbero chiesto di essere incorporati nel Golan occupato dagli israeliani.
Giovedì, il ministero degli esteri israeliano ha confermato di aver inviato aiuti umanitari alle comunità druse in Siria nelle ultime settimane. Gli analisti hanno suggerito che le aperture di Israele alla comunità drusa siano parte di tentativi di dividere la Siria.
Da dicembre Israele ha condotto pesanti attacchi aerei contro le infrastrutture militari siriane, lasciando la nuova amministrazione, già provata da 14 anni di guerra civile, con scarse capacità di risposta militare.
Gli attacchi fanno seguito ad anni di bombardamenti su Damasco e sugli aeroporti siriani.
Così, mentre i jihadisti di Tahrir al-Sham (HTS)prendevano il controllo di Damasco, le forze israeliane (IDF) si sono spostate nella zona cuscinetto e, in alcuni casi, è avanzato più in profondità nel territorio siriano. Il Netanyahu aveva visitato le truppe sul monte Hermon a metà dicembre, definendolo «un momento storico emozionante».
Il nuovo governo siriano ha ripetutamente chiesto il ritiro delle truppe israeliane e sollecitato lo spiegamento delle forze ONU nella zona cuscinetto, l’ultima volta martedì, poche ore prima che Israele lanciasse i suoi raid aerei.
l ministro della Difesa israeliano Israel Katz aveva annunciato che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dovevano istituire una «zona di difesa sterile» temporanea nella Siria meridionale per prevenire qualsiasi «minaccia terroristica» dopo la caduta del governo Assad. La Francia e l’ONU hanno condannato l’iniziativa in dichiarazioni separate, definendola entrambe «una violazione» dell’accordo di disimpegno, esortando entrambe Israele a rispettare l’integrità territoriale della Siria.
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Il capo dell’Intelligence iraniana accusa Stati Uniti e Israele di complottare per assassinare Khamenei
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Le origini della CIA e la nascita delle operazioni coperte
Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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