Geopolitica
Il candidato presidenziale Ramaswamy vuole gli USA fuori dalla NATO
Il candidato repubblicano alle presidenziali Vivek Ramaswamy ha segnalato che intende ritirare gli Stati Uniti dalla NATO qualora vincesse le elezioni del 2024. Lo riporta il sito Politico, citando fonti.
Secondo tre persone che hanno familiarità con il pensiero di Ramaswamy, egli ha fatto queste osservazioni in privato mentre parlava ai sostenitori. Pubblicamente, l’imprenditore americano di origine indiana ha descritto il potenziale ritiro di Washington dall’alleanza militare – nella quale svolge un ruolo di primo piano – come «un’idea ragionevole».
Tricia Mclaughlin, portavoce della campagna di Ramaswamy, non ha né confermato né smentito i piani riportati. Tuttavia, ha detto a Politico che il suo capo ha «serie preoccupazioni sul fatto che la maggior parte degli alleati della NATO non riesca a rispettare i propri impegni di investimento militare».
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Secondo Mclaughlin, il candidato presidenziale «crede inoltre che l’espansionismo della NATO post Guerra Fredda abbia aumentato inutilmente il rischio di un grave conflitto con la Russia».
Ramaswamy non gode di un alto livello di sostegno nemmeno tra i membri del suo stesso partito, rimanendo indietro rispetto ad altri candidati presidenziali repubblicani – in particolare il governatore della Florida Ron DeSantis e l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che è ampiamente considerato il favorito.
Tuttavia, Politico ha suggerito che Ramaswamy potrebbe potenzialmente unirsi all’amministrazione guidata da Trump, che si è posizionato come uno scettico della NATO, se tornasse alla Casa Bianca.
Numerosi resoconti dei media hanno suggerito che Trump abbia minacciato di ritirare il suo Paese dal blocco militare atlantico durante il suo primo mandato nel 2018, esortando allo stesso tempo gli alleati di Washington ad aumentare le spese per la difesa. L’attuale piattaforma elettorale del leader repubblicano è più vaga sulla questione, affermando: «dobbiamo completare il processo… di rivalutazione fondamentale dello scopo e della missione della NATO».
Tra le preoccupazioni diffuse in Europa secondo cui Trump potrebbe tentare di abbandonare gli impegni di Washington con la NATO, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden il mese scorso ha firmato un disegno di legge da 886 miliardi di dollari per finanziare il Pentagono che, tra le altre cose, richiederebbe l’approvazione del Congresso affinché il presidente degli Stati Uniti lasci l’alleanza.
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Come riportato da Renovatio 21, l’abbandono della NATO da parte degli USA in caso di vittoria di Trump è stato ipotizzato da vari soggetti, da politologi come da falchi neocon.
In un video pubblicato all’inizio del 2023, Trump ha attribuito il conflitto a «tutti i guerrafondai e i globalisti “America Last” nel Deep State, nel Pentagono, nel Dipartimento di Stato e nel complesso industriale della sicurezza nazionale», che secondo lui erano «ossessionati dallo spingere l’Ucraina verso la NATO». Nel filmato l’ex presidente attaccava frontalmente i neocon facendo pure esplicitamente il nome di Victoria Nuland, funzionaria del Dipartimento di Stato considerata pupara del conflitto ucraino
«In un secondo mandato Trump, penso che potrebbe benissimo ritirarsi dalla NATO», ha detto John Bolton, neocon licenziato da Trumo.
Come riportato da Renovatio 21, vi è una non trascurabile tradizione di politici e amministratori americani che nei decenni si sono opposti alla NATO considerandola dannosa se non pericolosa.
A tale linea di pensiero appartiene Donald Trump, che ha accusato personalmente i neocon di essere dietro alla catastrofe ucraina. Il Trump, NATO-scettico della prima ora, durante il suo mandato da presidente è arrivato ad avere incontri anche rudi con il segretario Stoltenberg.
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Geopolitica
Gli USA hanno tentato di reclutare il pilota di Maduro per un rapimento
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Economia
USA e Giappone firmano un accordo sui minerali essenziali
Martedì, Stati Uniti e Giappone hanno siglato un accordo di cooperazione per la produzione e la fornitura di minerali essenziali e terre rare. La mossa arriva dopo la decisione della Cina di rafforzare i controlli sulle esportazioni di terre rare e attrezzature per la produzione di chip, in risposta ai dazi imposti dal presidente statunitense Donald Trump.
L’intesa è stata conclusa durante la visita di Trump a Tokyo, dove ha incontrato per la prima volta il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi.
Secondo la Casa Bianca, le due nazioni hanno convenuto di promuovere iniziative congiunte «necessarie a sostenere le industrie nazionali, incluse le tecnologie avanzate e le rispettive basi industriali», e di impiegare «strumenti di politica economica e investimenti coordinati per accelerare lo sviluppo di mercati diversificati, liquidi ed equi per minerali essenziali e terre rare».
I leader hanno inoltre sottoscritto un documento che impegna i rispettivi governi a «intraprendere ulteriori passi verso una nuova era d’oro per l’alleanza in continua crescita tra Stati Uniti e Giappone».
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Trump ha definito il Giappone un «alleato al livello più alto», elogiando Takaichi, insediatosi la settimana scorsa, come «uno dei più grandi primi ministri». Takaichi, dal canto suo, ha promesso di rafforzare i legami bilaterali, che ha descritto come «la più grande alleanza al mondo».
Trump ha da tempo manifestato interesse a garantire l’accesso ai minerali di terre rare in diverse regioni del mondo, perseguendo sia opportunità economiche vantaggiose sia una maggiore influenza geopolitica.
All’inizio di quest’anno, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo sui minerali con l’Ucraina, considerato da diplomatici e politici americani una forma di garanzia di sicurezza per Kiev. Trump ha inoltre concluso un’intesa di investimento con l’Australia all’inizio di questo mese, mirata a contrastare il dominio cinese nel mercato delle terre rare e dei minerali essenziali.
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Immagine da Twitter
Economia
I mercati argentini salgono dopo la vittoria elettorale di Milei, che ringrazia il presidente Trump
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«Grazie, Presidente Trump, per la fiducia accordata al popolo argentino. Lei è un grande amico della Repubblica Argentina. Le nostre nazioni non avrebbero mai dovuto smettere di essere alleate. I nostri popoli vogliono vivere in libertà. Contate su di me per lottare per la civiltà occidentale, che è riuscita a far uscire dalla povertà oltre il 90% della popolazione mondiale».Gracias Presidente @realDonaldTrump por confiar en el pueblo argentino. Usted es un gran amigo de la República Argentina. Nuestras Naciones nunca debieron dejar de ser aliadas. Nuestros pueblos quieren vivir en libertad. Cuente conmigo para dar la batalla por la civilización… pic.twitter.com/G4APcYIA2i
— Javier Milei (@JMilei) October 27, 2025
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