Geopolitica
I talebani comandano e perculano gli americani
Con evidenza, ai pastori pashtun noti con il nome di «talebani» (cioè, in teoria, «studenti») non bastava l’umiliazione eterna della superpotenza americana che sta andando in onda in mondovisione in queste ore.
I nuovi padroni dell’Afghanistan non solo comandano, ma anche prendono per i fondelli. Lo stato senile dell’Iperpotenza termonucleare americana è tale che è possibile farlo: dettar legge e, come si dice in gergo, perculare.
Dopo aver rifiutato un’estensione del tempo utile per far sgombrare l’Afghanistan (in base a quali patti? Portati a casa da chi? Washington è oggi più opaca delle tribù centrasiatiche…) ora i taliban hanno pensato bene di oltraggiare uno dei più cari simboli che l’America ha: la foto di Iwo Jima.
La foto, scattata a un gruppo di soldati che alzano la bandiera degli Stati Uniti in cima Monte Suribachi durante la battaglia di Iwo Jima nel 1945, con gli anni è finita per raffigurare sia la capacità degli americani di collaborare sia il sacrificio militare degli americani durante il conflitto.
Possiamo dire senza paura che si tratta di una delle immagini fondative dello spirito americano, che rappresenta insomma la nazione stessa nella sua fibra più intima e dolorosa.
I talebani, ora lestissimi con i social media (tanto da far pensare davvero che l’ISIS ha fatto scuola, o forse vi è un fornitore di social media management unico per entrambi?) hanno diffuso l’immagine di un’unità d’élite di combattenti talebani, che indossano indumenti tattici fabbricati negli Stati Uniti apparentemente catturati alle forze afgane in ritirata.
No Enemy has EVER done this to America, befouled Iwo Jima’s eternal sacrifice, whilst wearing our equipment.
Until Biden.
He has betrayed all Americans, alive and dead. pic.twitter.com/3WlZpLuy6v
— Sebastian Gorka DrG (@SebGorka) August 21, 2021
Si tratta dell’unità di commando dei talebani Badri 313 che indossa mimetiche complete e equipaggiamento tattico, inclusi i rari e costosissimi occhiali per la visione notturna in bella vista – apparentemente ricreando un’iconica foto della seconda guerra mondiale delle truppe americane che alzano la bandiera degli Stati Uniti in cima Monte Suribachi durante la battaglia di Iwo Jima nel 1945.
«L’insulto definitivo» è stato il commento sentito in rete.
Oltre alla vittoria sul Paese, ricordiamo che si tratta anche di una grande vittoria materiale da un punto di vista militare. Come riportato da Renovatio 21, ai talebani sono ora trasferite quantità di armi, anche molto complesse, abbandonate lì dagli americani e dall’esercito del governo fantoccio squagliatosi come un gelato di Biden in microonde.
Secondo alcuni osservatori, gli armamenti più tecnologicamente rilevanti avrebbero preso la via del Pakistan o di altri Paesi.
Si tratta di un grande trasferimento di armi che fa pensare a quanto accaduto, per esempio, con l’apertura dei magazzini militari libici dopo la caduta di Gheddafi: per alcuni, essi hanno rifornito, tramite linee di cui gli USA e gli alleati della zona non potevano non conoscere, un movimento che stava prendendo piede nel Levante, l’ISIS.
Ora, anche nell’ironia, e nell’uso di internet, i talebani sembrano aver surclassato gli americani.
I ragazzi afghani si divertono – lo si è visto anche con la famosa foto dei talebani che mangiano il gelato, perculando simpaticamente il presidente americano. I ragazzi americani, invece, guardano la faccia di Biden e i suoi influencer invertiti a libro paga, e cosa dovrebbero pensare? Che non c’è niente da ridere.
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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