Economia
I dazi sono costati personalmente a Trump 500 milioni di dollari

Il patrimonio netto del presidente degli Stati Uniti Donald Trump è diminuito di mezzo miliardo di dollari in meno di una settimana dopo l’introduzione di una vasta ondata di dazi. Lo riporta Forbes, che pubblica le sue stime.
La scorsa settimana, Trump ha annunciato un’ampia gamma di nuovi dazi sulle importazioni da decine di paesi verso gli Stati Uniti, tra cui un’imposta del 34% sui prodotti cinesi. Pechino ha promesso di rispondere con un dazio proporzionale del 34%, spingendo Trump ad aumentare i dazi generali sui prodotti cinesi fino a un totale del 104%. I timori di un’escalation della guerra commerciale hanno scosso i mercati azionari globali e hanno fatto perdere circa 10 miliardi di dollari alle azioni fino a lunedì, secondo Bloomberg.
Il valore netto dei beni di Trump è sceso da una stima di 4,7 miliardi di dollari a 4,2 miliardi di dollari in meno di una settimana «mentre il valore delle sue azioni pubbliche e private diminuisce di pari passo con il mercato più ampio», ha scritto Forbes martedì.
Il quotidiano ha offerto una valutazione dettagliata basata sulla somma delle azioni quotate in borsa di Trump e sulle stime del valore delle sue società private.
Secondo Forbes, il Trump Media and Technology Group, la risorsa più preziosa del presidente, si è svalutato dell’8%, sottraendo circa 170 milioni di dollari alla sua partecipazione nella società.
Secondo il quotidiano, i suoi beni immobili commerciali e residenziali sarebbero diminuiti di circa 110-142 milioni di dollari, a giudicare dal calo medio delle azioni di altre importanti società immobiliari dopo l’annuncio dei dazi del presidente per il «Giorno della Liberazione».
Sempre secondo econdo Forbes, i golf club di Trump hanno probabilmente perso circa 70 milioni di dollari, a causa della possibilità di un «stringimento della cinghia» tra i soci. Anche le sue attività nel settore dell’ospitalità potrebbero essere diminuite di circa 65 milioni di dollari, mentre la sua attività più piccola di licenze e gestione potrebbe aver perso altri 15 milioni di dollari, ha aggiunto.
Forbes ha stimato che Trump avrebbe potuto perdere altre decine di milioni di dollari in asset detenuti in criptovalute.
Secondo Forbes, la minaccia più grande per i beni privati del presidente deriva dalla perdita di fiducia degli investitori causata dalla sua guerra tariffaria.
Nonostante la flessione del mercato, Trump ha difeso la mossa, sostenendo che i dazi stanno già apportando miliardi al bilancio degli Stati Uniti.
Diversi importanti investitori statunitensi hanno criticato i dazi e messo in guardia dalle gravi conseguenze per l’economia statunitense. Elon Musk, consigliere del presidente e responsabile dell’efficienza del governo, ha cercato personalmente di convincere Trump a riconsiderare le misure, ma non ci è riuscito, secondo il Washington Post.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Amazon vuole sostituire 600.000 lavoratori con i robot: verso la de-umanizzazione spaziale della produzione

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Non parliamo tuttavia solo di meri impianti informatici. L’ipotesi di Renovatio 21 è che, oltre robotizzare la manifattura e la distribuzione, Bezos voglia pure de-terrestrizzarla, portandola nello spazio. Il lavoro, la produzione divengono così de-umanizzati in maniera assoluta. Prospettive a cui i sindacati e gli Stati stessi non pensano in alcuno modo, di cui pure gli accadimenti dell’ora presente sono presagi netti.Jeff Bezos called AI an “industrial bubble” at Italian Tech Week:
“Investors don’t usually give a team of six people a couple billion dollars with no product, and that’s happening today.” He added that while bubbles fund both good and bad ideas, society benefits when the… pic.twitter.com/7QTSgT0gh3 — Wall St Engine (@wallstengine) October 3, 2025
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Economia
Il governo olandese sequestra il produttore di chip cinese Nexperia, la Cina risponde con un divieto di esportazione

Il governo dei Paesi Bassi ha preso il controllo di Nexperia, un’azienda di semiconduttori di proprietà cinese con sede in Olanda, in risposta alle pressioni degli Stati Uniti, segnando un’importante escalation nella competizione occidentale con Pechino per il controllo delle catene di approvvigionamento tecnologiche avanzate.
Nexperia, specializzata nella produzione di semiconduttori di vecchia generazione per automobili ed elettronica di consumo, dà lavoro a migliaia di persone in Europa, Stati Uniti e Asia ed è stata acquisita da Wingtech nel 2013. Il 30 settembre, le autorità olandesi hanno comunicato che le decisioni su Nexperia sarebbero passate sotto l’autorità del ministro dell’Economia Vincent Karremans.
Questa mossa è seguita all’inasprimento delle restrizioni commerciali da parte di Washington contro Wingtech, la casa madre di Nexperia, già inclusa nella lista nera commerciale statunitense. Documenti giudiziari hanno rivelato che a giugno funzionari americani avevano ammonito il governo olandese sul rischio di ulteriori sanzioni se Nexperia non avesse sostituito il suo amministratore delegato cinese, Zhang Xuezheng.
In risposta, il ministero del Commercio cinese ha vietato l’esportazione di alcuni prodotti dalle filiali cinesi di Nexperia. Pechino ha condannato l’intervento olandese, attribuendolo alle pressioni USA. Un editoriale del quotidiano il lingua inglese del Partito Comunista Cinese Global Times ha dichiarato: «Questo non è l’agire di una nazione che rispetta lo stato di diritto, ma di un governo che usa la legge come uno strumento da applicare o scartare in base a convenienze politiche».
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«La Cina non chiede ai Paesi Bassi di prendere parte a una competizione geopolitica, ma di rispettare i valori che dichiarano di sostenere: stato di diritto, concorrenza equa e protezione della proprietà legalmente acquisita» ha aggiunto l’house organ anglofono del PCC.
L’anno scorso era emerso che le fabbriche di semiconduttori con tecnologia avanzata olandese presenti a Taiwan potrebbero essere spente da remoto nel caso di invasione dell’isola da parte di Pechino. In particolare si tratterebbe delle fabbriche del colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), che impiega tecnologie ultraviolette di estrema precisione (chiamate in gergo EUV) fornite da un’azienda olandese, la ASML. Tali macchine, grandi come un autobus e dal costo di circa 217 milioni di dollari cadauna. utilizzano onde luminose ad alta frequenza per stampare i chip più avanzati al mondo.
Secondo quando riportato da Bloomberg, in caso di invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese, gli EUV di ASML nelle fabbriche TSMC potrebbero essere resi inutilizzabili.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa l’Intelligence olandese accusa la Cina di cyber spionaggio dopo che fu segnalata la compromissione di 20.000 sistemi di sicurezza informatica Fortinet Fortigate in tutto il mondo.
Immagine di Raimond Spekking via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Economia
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