Geopolitica
I capi UE temono che Trump li faccia pagare per l’Ucraina
I leader dell’Unione Europea stanno discutendo se potranno permettersi di continuare a finanziare l’esercito ucraino nel caso in cui il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump decidesse di ritirare il sostegno di Washington a Kiev. Lo riporta Bloomberg.
In un incontro a Budapest giovedì, i funzionari dell’UE «hanno discusso se il blocco sarà pronto a pagare il conto per la guerra», ha riferito l’agenzia di stampa americana, parafrasando fonti anonime. Secondo una di queste fonti, la «grande preoccupazione è che Trump cercherà di spostare l’onere finanziario sull’Europa».
Trump ha ripetutamente promesso durante la campagna elettorale di porre fine al conflitto entro «24 ore», ma ha offerto pochi dettagli su come avrebbe raggiunto questo obiettivo. Tuttavia, ha affermato in numerose occasioni che gli alleati europei di Washington avrebbero dovuto «pagare» se avessero voluto continuare a combattere e, a quanto si dice, ha in programma di lasciare che siano gli europei a pagare e far rispettare qualsiasi accordo di sicurezza post-conflitto.
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Secondo i dati dell’Istituto tedesco di Kiel per l’economia mondiale, da febbraio 2022 l’UE ha erogato all’Ucraina 118 miliardi di euro in aiuti militari, finanziari e umanitari, mentre gli Stati Uniti hanno consegnato a Kiev 90,7 miliardi di dollari, con altri 16,5 miliardi di dollari promessi.
Secondo una fonte di Bloomberg, i funzionari dell’UE non sono preoccupati per i soldi, ma per «le risorse militari disponibili che provengono principalmente dagli Stati Uniti».
Le aziende americane producono molti dei sistemi d’arma utilizzati dall’Ucraina, tra cui i caccia da combattimento F-16, i sistemi di artiglieria missilistica HIMARS e i missili ATACMS. Allo stesso modo, le vaste scorte del Pentagono hanno permesso agli Stati Uniti di fornire milioni di proiettili d’artiglieria, mortai e altre munizioni alle forze di Kiev.
Al contrario, armare l’Ucraina ha lasciato i più grandi eserciti europei a corto di equipaggiamento vitale: le truppe tedesche non hanno potuto addestrarsi con i loro ultimi obici e la Gran Bretagna ha inviato l’intero stock di cannoni d’artiglieria AS90 alle forze armate ucraine.
Anche la base industriale dell’UE ha fatto fatica a soddisfare le richieste dell’Ucraina. A marzo, il Commissario per il mercato interno dell’UE Thierry Breton ha affermato che i produttori del blocco erano in grado di produrre un milione di proiettili di artiglieria da 155 mm all’anno e avrebbero raggiunto quota 1,7 milioni all’anno entro la fine del 2024. Tuttavia, una fonte dell’industria delle armi ha dichiarato ai media statali statunitensi a luglio che in realtà ne venivano prodotti meno di un terzo di milione.
Trump non ha ancora reso pubblici i suoi piani per l’Ucraina e diverse visioni contrastanti sono emerse all’interno della sua cerchia.
Il vicepresidente eletto JD Vance ha suggerito che Kiev potrebbe abbandonare le sue rivendicazioni territoriali e le speranze di adesione alla NATO in cambio della pace; Mike Pompeo, un falco che è stato direttore della CIA e segretario di Stato di Trump, ha chiesto al suo ex capo di dare all’Ucraina mezzo trilione di dollari, armi a lungo raggio e un invito alla NATO, nella speranza che Kiev possa poi dettare le sue condizioni a Mosca.
Trump ha detto giovedì che probabilmente parlerà con il presidente russo Vladimir Putin nel prossimo futuro, e Putin ha detto che è pronto a parlare con Trump. Il presidente degli Stati Uniti in arrivo ha anche parlato al telefono con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj venerdì, includendo nella telefonata, per qualche ragione, Elone Musk.
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Immagine di European Union, 2024 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Geopolitica
Orban: l’UE annega nella corruzione
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Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
Gli Stati Uniti hanno indicato il rilancio dei rapporti normali con la Russia e l’interruzione rapida della guerra in Ucraina come priorità assolute nella loro nuova Strategia per la sicurezza nazionale, diffusa venerdì dalla Casa Bianca, ponendoli tra gli obiettivi cardine per gli interessi americani.
Il documento di 33 pagine delinea la prospettiva di politica estera delineata dal presidente Donald Trump, affermando che «è un interesse essenziale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina», al fine di «stabilizzare le economie europee, scongiurare un’escalation o un allargamento imprevisto del conflitto e ricostruire la stabilità strategica con la Russia».
Si evidenzia come il conflitto ucraino abbia «profondamente indebolito le relazioni europee con la Russia», minando l’equilibrio regionale.
Il testo rimprovera i dirigenti europei per le «aspettative irrealistiche» sull’evoluzione della guerra, precisando che «la maggioranza degli europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle politiche adottate».
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Washington, prosegue il rapporto, è disposta a un «impegno diplomatico sostanziale» per «supportare l’Europa nel correggere la sua rotta attuale», reinstaurare l’equilibrio e «ridurre il pericolo di scontri tra la Russia e gli Stati europei».
A differenza della strategia del primo mandato di Trump, che accentuava la rivalità con Russia e Cina, la versione attuale sposta l’asse sull’emisfero occidentale e sulla tutela del suolo patrio, dei confini e delle priorità regionali. Esorta a riallocare le risorse dai fronti remoti verso minacce più immediate e invita la NATO e i Paesi europei a farsi carico in prima persona della propria sicurezza.
Il documento invoca inoltre l’arresto dell’espansione della NATO, una pretesa a lungo avanzata da Mosca, che la indica come una delle ragioni principali del conflitto ucraino, interpretato come una guerra per interposta persona orchestrata dall’Occidente.
In sintesi, la strategia segna un passaggio dall’interventismo universale a un approccio estero più pragmatico e contrattuale, sostenendo che gli Stati Uniti debbano intervenire oltre i propri confini solo quando gli interessi nazionali sono direttamente coinvolti.
Si tratta del primo di una sequenza di rilevanti atti su difesa e politica estera che l’amministrazione Trump si accinge a emanare, tra cui una Strategia di Difesa Nazionale rivista, la Revisione della Difesa Missilistica e la Revisione della Postura Nucleare, tutti attesi in linea con l’impostazione del documento.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
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