Arte
Guareschi e il suo Mondo piccolo
Renovatio 21 ripubblica questo articolo su gentile concessione de La Testata.
La grandezza della Bassa Emiliana
Il 2023 ha segnato anche i 55 anni dalla morte di Giovannino Guareschi (1908-1968), che è ancora adesso uno degli scrittori italiani più amati e letti in tutto il mondo. Le cifre parlano chiaro: milioni di copie di libri venduti, riduzioni teatrali tradotte dalle sue opere e rappresentate, così tanto per intenderci, dall’Islanda alla Thailandia, dalla Russia alla Corea del Sud, dagli Stati Uniti alla Finlandia. Ci sono poi i film, tradotti in molte lingue, che fanno portare ancora adesso a Roncole Verdi ed a Brescello moltissimi visitatori per immergersi nei luoghi dove hanno calcato le scene Don Camillo e Peppone o dove ha vissuto il grande umorista emiliano.
Basterebbe visitare le mostre a lui dedicate per rendersi esatto conto attraverso delle gigantografie, quanto il Mondo piccolo di Guareschi sia stato amato e rappresentato.
Chi era Giovannino Guareschi? Che cos’è stato il suo Mondo piccolo?
Un personaggio scomodo
Guareschi era innanzitutto un personaggio scomodo che amava dire «pane al pane» e «vino al vino» soprattutto quando di mezzo c’era il pane (Corpo) e vino (Sangue) di Nostro Signore Gesù Cristo.
Il personaggio principale del suo Mondo piccolo è infatti il Crocifisso, quel grande Crocifisso a cui Don Camillo si affidava e confidava, onnipresente nelle scene dei film e nei racconti dello scrittore. Davanti al Crocifisso, ai piedi della Croce, Don Camillo soleva compiere il suo esame di coscienza.
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Quella coscienza che impegnava lo stesso scrittore a testimoniare la verità e la coerenza. Celeberrima la sua affermazione paradossale «non muoio neanche se mi ammazzano», che manifesta la sua ostinazione nel ribadire la verità dei fatti, nel difendere la libertà (quella autentica) della persona contro ogni forma di «trinariciutismo» di destra o di sinistra, contro gli slogan politicamente corretti.
Egli, infatti, affermava in «Italia provvisoria» che: «Lo slogan è il DDT del pensiero». Guareschi quindi estremamente attuale quale strenuo difensore della libertà di pensiero.
Guareschi pagò a duro prezzo il suo amore per la verità (dal 1943 al 1945 fu detenuto dai tedeschi nei campi di concentramento in Germania e Polonia) e nel 1954 si fece un altro anno di galera a Parma per il cosiddetto «affaire De Gasperi», ossia due lettere ritenute false che egli pubblicò contro l’allora dirigente di spicco democristiano. Entrando in carcere egli dichiarò, sempre per quel cocciuto e integerrimo amore per la verità: «Per rimanere libero vado in galera».
Guareschi fu anche uno degli artefici (seppur poco ricordato) della vittoria elettorale della Democrazia Cristiana del 18 aprile 1948, contribuendo con slogan e cartelloni pubblicitari alla sconfitta del Fronte social-comunista. Ancora adesso capita di sentire quell’efficace frase affissa nei suoi manifesti elettorali in tutta Italia: «nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no».
La sua coerenza l’avrebbe portato successivamente ad imputare alla Democrazia Cristiana stessa l’accusa di tradimento nella ricerca del compromesso e quindi nell’alterazione di ciò che inizialmente si era posta come «diga anticomunista».
Diventa quindi abbastanza scontato rendersi conto di quanto quel personaggio di Guareschi potesse dar fastidio e di quanti nemici avrebbero voluto neutralizzarlo, mettendolo in carcere, oscurandolo e addirittura manipolarlo, addirittura attraverso i suoi stessi film.
Mondo piccolo
Abbiamo conosciuto Guareschi attraverso la fortunata serie televisiva con Don Camillo (l’attore comico francese Fernandel) e Peppone (Gino Cervi), ma che cos’era realmente quel Mondo piccolo, quella fetta di terra che sta tra il Po e l’Appennino?
Bisogna fare molta attenzione perché quel Mondo va scritto con la «M maiuscola» e rappresenta la magnanimità, l’audacia e l’incanto dinanzi a quella parte apparentemente insignificante di creato; l’aggettivo «piccolo» va scritto invece con la «p minuscola» perché attesta l’umiltà di un fatto squisitamente umano e cristiano. Uso il verbo al presente poiché quel «Mondo piccolo» rimane tuttora straordinariamente attuale, al punto da essere riproposto con successo in tutto il mondo.
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Lo stesso scrittore detestava essere qualificato come «intellettuale», non solamente perché non voleva rinnegare le radici e tradizioni della sua terra, ma proprio perché desiderava essere uno scrittore popolare, nel senso più nobile del termine.
La sua scrittura infatti è semplice (non abbisogna di vocabolari a portata di mano) ma incredibilmente profonda e suggestiva ed è per questo motivo che rimando necessariamente alla godevole e stimolante lettura dei suoi libri e solo successivamente alla visione dei film.
La cinematografia non dà pienamente merito alla sua scrittura e all’uomo Guareschi, anzi, ho il sospetto (come ho già accennato) che sia stata occasione per «ammorbidire» ciò che era il contenuto nei suoi scritti.
Divertire, commuovere, pensare
Guareschi è uno scrittore come pochissimi, in grado di far divertire, commuovere e pensare allo stesso tempo.
Basta leggere qualcuno dei 346 racconti (più di 2000 pagine ricche di sano umorismo e di autentica pietas) appartenenti alla saga di Mondo piccolo per rendersene conto. Oppure soffermarsi nelle intense e drammatiche pagine di Diario clandestino o della Favola di Natale, scritte entrambe nel periodo del lager forzato in Germania dal 1943 al 1945. Un Guareschi che commuove, particolarmente nel ricordo del figlio non nato o dell’oppressione fisica e spirituale vissuta nel campo di concentramento.
C’è ancora un Guareschi formato famiglia che pochi conoscono e che tanta censura culturale e politica non ci hanno ancora permesso di conoscere.
È il Guareschi che traspare fra le pagine dello Zibaldino, del Corrierino delle famiglie, di Vita con Giò e che ci racconta le simpatiche avventure della sua famiglia, di sua moglie Ennia (chiamata Margherita), del figlio Alberto (Albertino) e della figlia Carlotta (la Pasionaria).
Sono pagine che ci stupiscono e ci divertono ancora, perché sembrano parlare alle nostre famiglie per i temi proposti, ancora estremamente attuali (la sessualità, il lavoro fuori casa della donna, la morale delle favole raccontate ai bambini, l’educazione, la scuola, il consumismo, le mode, i pericoli della TV, etc.).
Temi ancora attualissimi che ci fanno capire la lungimiranza ed il valore etico di Guareschi.
Il giornalismo di Guareschi
C’è anche un Guareschi giornalista ed umorista, mai banale, mai superficiale che merita essere riproposto e che si può leggere interamente nelle raccolte per anni del Candido pubblicate già da qualche anno da Rizzoli.
È quello del Bertoldo dell’anteguerra e, appunto, del Candido”del dopoguerra, dove rubriche come il «Forbiciastro» (la forbice dei ritagli di vari giornali della provincia italiana) sono ancora adesso esempi di un vero giornalismo attento alla realtà dei fatti e non inquinato da devianze ideologiche.
Con la sua vivida penna ed il suo disegno umoristico (Guareschi era pure un valente vignettista) seppe dare un nuovo volto anche ai personaggi ed agli ambienti della sua epoca.
Coloro che non pensavano con la propria testa ed ubbidivano ciecamente agli ordini del partito furono battezzati e sbeffeggiati come «trinariciuti», dotati di una terza narice, la quale precisamente serviva a spurgare il cervello versato all’ammasso. Dotazione, la terza narice, che non era appannaggio esclusivo della sinistra (come qualcuno potrebbe arguire dalle vignette, dal titolo: «Contrordine, compagni») ma di tutti coloro che non pensavano con la propria testa.
I film, come si diceva, non rendono merito a questo grande scrittore, che si può cogliere solo leggendolo od anche vedendolo, ad esempio nel DVD dal titolo La rabbia (1963). Si tratta di un docu-film molto interessante ed incredibilmente attuale di come Guareschi (c’è anche, ad onor di cronaca, una parte di Pier Paolo Pasolini) interpretasse ai primi anni ’60 la rabbia, che avrebbe portato alla contestazione giovanile sfociata definitivamente nel 1968.
Oltre a vederlo, riprendiamo però in mano e leggiamo Guareschi.
Resteremo stupefatti di quanto Giovannino Guareschi aveva intuito e quante buone indicazioni sul sentiero della verità e della fede possa ancora darci.
Fabio Trevisan
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia, modificata
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Quattro Stati UE boicotteranno l’Eurovision 2026 a causa della partecipazione di Israele
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Bibita col DNA di Ozzy Osbourne disponibile con pagamento a rate
Una nuova partnership kitsch tra John «Ozzy» Osbourne e Liquid Death, il marchio di acqua in lattina, ha lanciato sul mercato una serie limitata di lattine di tè freddo infuso con il DNA del «reverendo rock».
Ovviamente il prodotto è andato subito a ruba ed è esaurito. Le lattine sono state tutte tracannate e schiacciate da Osbourne in persona, lasciando «tracce di DNA della sua saliva che ora potete possedere», secondo il sito web di Liquid Death.
Ma diciamoci la verità, non si compra lo scarto salivare di una rockstar per dissetarsi: lo si compra per fare necro-collezionismo probabilmente. Le leggende attorno al personaggio sono molteplici: si diceva che Ozzy fosse un mutante genetico, capace di resistere a secchiate di droga, alla rabbia per aver morso un pipistrello vivo e a un incidente quasi mortale in quad.
«Ozzy Osbourne è 1 su 1», recita il testo pubblicitario del sito, «ma stiamo vendendo il suo vero DNA così potrete riciclarlo per sempre».
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Ogni lattina viene consegnata in un «barattolo per campioni sigillato in laboratorio», etichettato con il nome del donatore, il numero del campione (su dieci) e la data del prelievo. Ozzy ha persino firmato il contenitore, apparentemente dando un assegno in bianco per qualsiasi futura clonazione.
«Ora, quando la tecnologia e la legge federale lo consentiranno, potrete replicare Ozzy Osbourne e godervi la sua musica per centinaia di anni nel futuro», si legge sul sito web. I pezzi disponibili sono solo 10 e sono stati venduti a 450 dollari ciascuno, anche in comode rate.
Vista la rarità del prodotto, il «bagarinaggio online» non poteva mancare: su eBay ce ne sono state due in vendita, ciascuna a migliaia di dollari.
Sui social media, i fan erano entusiasti della partnership di Ozzy con il suo brand, anche se il prezzo ha fatto storcere il naso a qualcuno. «Accidenti, avrei dovuto salvare il tuo DNA quando mi hai sputato addosso nell’84 durante un concerto alla LB Arena», ha scritto un fan su X.
Ozzy Osbourne, che da giovane sul palco aveva pure mangiato un pipistrello, è perito quattro mesi fa. Il fatto che fosse stato iniettato col vaccino COVID, che ci dicono venire da un chirottero di Wuhano, lo rende in qualche modo un personaggio simbolico della pandemica, e non solo di quella: alcuni hanno ipotizzato che la morte, avvenuta dopo una «lunga battaglia» (in genere dicono per qualche ragione così) contro il morbo di Parkinson, potrebbe costituire un caso di eutanasia.
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Carlos Varela via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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Arruolamento forzato anche per l’autista ucraino di Angelina Jolie
🇺🇸🇺🇦 Angelina Jolie arrived in Ukraine, and on her way to a meeting with fans and for charitable purposes, she was forced to stop at a military recruitment center in Mykolaiv. pic.twitter.com/GURIhEBtVm
— Маrina Wolf (@volkova_ma57183) November 5, 2025
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