Economia
Gli Stati Uniti impongono nuove sanzioni all’Iran

Il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato ieri una nuova serie di sanzioni mirate all’industria petrolifera iraniana, con l’obiettivo di provare a ridurre a zero le esportazioni di petrolio dell’Iran.
Gli Stati Uniti stanno «imponendo sanzioni a oltre 30 persone e imbarcazioni in più giurisdizioni per il loro ruolo di mediatori nella vendita e nel trasporto di prodotti petroliferi iraniani. Tra coloro che sono stati sanzionati oggi ci sono broker petroliferi negli Emirati Arabi Uniti (EAU) e a Hong Kong, operatori e manager di petroliere in India e nella Repubblica Popolare Cinese (RPC), il capo della National Iranian Oil Company iraniana e la Iranian Oil Terminals Company, le cui operazioni aiutano a finanziare le attività destabilizzanti dell’Iran», ha affermato il dipartimento del Tesoro USA in una dichiarazione.
Le nuove sanzioni vengono imposte in base a due ordini esecutivi che impongono la politica di massima pressione che il presidente Donald Trump aveva emanato durante il suo primo mandato, nel 2018, dopo aver ritirato gli Stati Uniti dall’accordo nucleare del 2015, e nel 2020, scrive EIRN.
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Trump ha ripreso la politica di massima pressione con il National Security Presidential Memorandum 2 emesso il 4 febbraio 2025.
A Teheran, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha risposto giurando che l’Iran non negozierà finché sarà in atto la politica di «massima pressione».
«Coordineremo le nostre posizioni sulla questione nucleare in cooperazione con i nostri amici in Russia e Cina. La posizione dell’Iran sui negoziati nucleari è cristallina: non negozieremo sotto pressione, minaccia o sanzioni», ha affermato in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, arrivato a Teheran per colloqui con funzionari iraniani in precedenza il 25 febbraio, ha riferito l’agenzia iraniana IRNA.
«Pertanto, non ci sarà alcuna possibilità di negoziati diretti tra noi e gli Stati Uniti sulla questione nucleare finché la “massima pressione” sarà applicata nella sua forma attuale», ha aggiunto il ministro.
Come riportato da Renovatio 21, i prezzi mondiali del petrolio lo scorso mese sono aumentati a causa delle ultime sanzioni alla Russia.
Mentre continuano le voci su un possibile attacco israeliano agli impianti nucleari iraniani, i comandanti Pasdaran chiedono alla Guida Suprema ayatollah ALi Khamenei di revocare la fatwa sulle armi atomiche.
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Economia
Ritrovato morto a Kiev un trafficante di criptovalute

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Cina
Trump: gli USA imporranno dazi del 100% alla Cina

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che, a partire dal 1° novembre 2025, gli Stati Uniti applicheranno dazi del 100% sui prodotti cinesi, in reazione a quelle che ha definito restrizioni commerciali «straordinariamente aggressive» introdotte da Pechino.
Giovedì, la Cina ha reso noti nuovi controlli sulle esportazioni di minerali strategici con applicazioni militari, giustificando la misura come necessaria per tutelare la sicurezza nazionale e adempiere agli obblighi internazionali, inclusi quelli legati alla non proliferazione.
In un messaggio pubblicato venerdì su Truth Social, Trump ha accusato la Cina di aver assunto «una posizione estremamente ostile in materia di commercio», annunciando l’intenzione di imporre «controlli su larga scala sulle esportazioni di quasi tutti i prodotti che producono, inclusi alcuni non realizzati da loro», secondo una comunicazione inviata a livello globale. Tali misure, ha sottolineato il presidente, avrebbero impatto su tutti i paesi «senza eccezioni».
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«In risposta a questa posizione senza precedenti della Cina, gli Stati Uniti imporranno un dazio del 100% sui prodotti cinesi, in aggiunta a qualsiasi tariffa attualmente in vigore», ha scritto Trump, specificando che, dalla stessa data, saranno introdotti controlli sulle esportazioni di «qualsiasi software critico».
Ad agosto, Stati Uniti e Cina avevano concordato una tregua tariffaria di 90 giorni, che ha ridotto i dazi americani sui prodotti cinesi dal 145% al 30% e quelli cinesi sui prodotti americani dal 125% al 10%. Questa tregua scadrà a novembre. Trump ha definito la mossa di Pechino «assolutamente inaudita nel commercio internazionale» e «una vergogna morale nei rapporti con altre nazioni», precisando di parlare esclusivamente a nome degli Stati Uniti, non di altre nazioni similmente minacciate.
L’annuncio ha provocato un forte impatto sui mercati globali, con un crollo delle borse statunitensi nella giornata di venerdì. Come visibile nella finance card sopra, l’indice S&P 500 ha registrato un calo del 2,7%, segnando la peggiore perdita giornaliera da aprile, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di circa 900 punti, pari all’1,9%.
Il NASDAQ, fortemente legato al settore tecnologico, ha subito un ribasso del 3,6%, con gli investitori che hanno venduto titoli ad alta crescita, particolarmente vulnerabili alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento cinesi.
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Economia
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