Connettiti con Renovato 21

Politica

Gli israeliani non vaccinati mettono la stella gialla: loro possono, voi no. Giusto?

Pubblicato

il

 

 

Il ministro dell’Interno in persona, per condannare le manifestazioni anti-green pass, aveva tirato fuori l’argomento: «sono stati utilizzati simboli ormai passati che non hanno nulla a che vedere con i provvedimenti del governo, adottati solo per la tutela della salute, penso alla stella di David».

 

Cioè: non puoi andare in piazza a dire che ti senti come un ebreo durante le leggi razziali, quando per la tua genetica ti impedivano di entrare nei negozi o di insegnare a scuola. La similitudine, anche se lampante, è proibita. La psicopolizia orwelliana all’opera vorrebbe dirci cosa dobbia dire e perfino pensare.

Non puoi andare in piazza a dire che ti senti come un ebreo durante le leggi razziali, quando per la tua genetica ti impedivano di entrare nei negozi o di insegnare a scuola. La similitudine, anche se lampante, è proibita. La psicopolizia orwelliana all’opera vorrebbe dirci cosa dobbia dire e perfino pensare

 

La stella gialla comparsa alle manifestazioni hanno irritato anche la senatrice a vita Liliana Segre, che prima di lavoro (a differenza di altri senatori a vita della storia repubblicana come Renzo Piano, archistar, o Mario Monti, uomo vincente, o Gianni Agnelli, industriale transilvano) non ricordiamo bene cosa facesse, ma Wikipedia ci dà una mano: «è un’attivista e politica italiana, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah italiana» scrive la prima riga.

 

L’enciclopedia online ci ricorda pure un’altra cosa che era emersa qualche tempo fa, che i giornali non tirano fuori spesso, e cioè che il marito, «antifascista conservatore, aderì in seguito alla lista del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, partito neofascista e nazionalista guidato dall’ex funzionario della RSI Giorgio Almirante, candidandosi per la Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 1979». Ma tranquilli, perché è subito specificato che «ciò causò un’incrinatura del matrimonio, che si ricucì quando l’uomo abbandonò la politica su richiesta di Liliana».

 

«Se l’unica arma per combattere questa malattia è il vaccino, non ne conosciamo altre, e facciamo il vaccino allora. Io non ci ho pensato due minuti a farlo, anzi ero molto contenta. E così si sono vaccinati tutti nella mia famiglia. Non sono un medico, ma credo a quello che mi si dice» ha dichiarato ad una pubblicazione ebraica rimbalzando poi ovunque.

Con scorno di ministri a senatori, a tirar fuori la stella gialla di recente sono stati proprio… gli ebrei

 

Questa cosa del «credo a quello che mi si dice» da qualche parte dobbiamo averla già sentita, assieme ad un’altra un po’ simile: «eseguivo degli ordini».

 

Quindi, la condanna che arriva tonante dalla sua autorità: i richiami alle sofferenze degli ebrei sotto i totalitarismi neri visti alle manifestazioni sono «follie, gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l’ignoranza».

 

Cari no-vax, no-green-pass, siete dei pazzi ignoranti e pure di cattivo gusto. Schizofrenici e burini, giù le mani da quei simboli, che fino a ieri bene raccontavano cosa succede quando il mondo impazzisce, le minoranze divengono oggetto di sacrificio da parte delle maggioranze. (Questo forse la senatrice ad vitam lo capisce: «Voglio in ogni caso sperare che quei manifestanti rappresentino una minoranza», si augura nell’intervista).

E ora come la mettiamo, quando sono gli stessi cittadini dello Stato ebraico, a far emergere, durante le manifestazioni per la libertà a Tel Aviv lo scorso febbraio, la stella gialla per manifestare la loro contrarietà al lasciapassare?

 

Tuttavia, con scorno di ministri a senatori, a tirar fuori la stella gialla di recente sono stati proprio… gli ebrei.

 

In Israele, tecnicamente il Paese più vaccinato del mondo, non manca, come riportato varie volte da Renovatio 21, una fronda di persone contrarie, completamente sconvolte da questo attacco alla libertà personale. Anche a loro, a quanto sembra, il sistema dei lasciapassare (ebbasta chiamarlo green pass! Chiamiamolo così, come sotto il nazifascismo e come in Fracchia la Belva Umana) ricorda esattamente quella roba là: la svasticona e il baffetto, e i tanti «volenterosi carnefici» (citiamo il titolo di un saggio storico contestato per le pesanti accuse all’intero popolo tedesco) che gli andarono dietro berciando raus! alla minoranza presa di mira.

 

Gridare all’antisemitismo è una tecnica riconosciuta: se riesci a dare a qualcuno dell’antisemita è fatto, è marchiato a vita, tipo che questa stella gialla te la tatuano addosso con il fuoco, magari anche solo per aver criticato la politica militare di Israele. Puoi far fuori chiunque se riesci a dimostrare che abbia detto anche mezza parola, magari da ubriaco, riconducibile ad un pensiero antisemita: perfino il divo più amato di Hollywood – e forse il più grande artista vivente – Mel Gibson.

 

Dal green-pass all’Ahnenpass, il passaporto genealogico introdotto dal regima nazista come documento per separare gli «ariani» dai giudei, quanta distanza c’è?

E ora come la mettiamo, quando sono gli stessi cittadini dello Stato ebraico, a far emergere, durante le manifestazioni per la libertà a Tel Aviv lo scorso febbraio, la stella gialla per manifestare la loro contrarietà al lasciapassare?

 

 

Green-pass e Ahnenpass non si discostano di moltissimo: dalla genealogia (provare di avere geni «puri») alla genetica molecolare (il documento lo puoi avere definitivamente solo se ha introdotto nel nucleo delle tue cellule mRNA) c’è solo uno scarto di tempo che si è preso la tecnologia

Dal green-pass all’Ahnenpass, il passaporto genealogico introdotto dal regima nazista come documento per separare gli «ariani» dai giudei, quanta distanza c’è?

 

Green-pass e Ahnenpass non si discostano di moltissimo: dalla genealogia (provare di avere geni «puri») alla genetica molecolare (il documento lo puoi avere definitivamente solo se ha introdotto nel nucleo delle tue cellule mRNA) c’è solo uno scarto di tempo che si è preso la tecnologia,

 

Renovatio 21 lo scrive da sempre: Hitler è uno dei grandi padri del mondo moderno. L’hitlerismo ha perso la guerra militare, ma ha vinto la guerra bioetica. E questo ben prima del COVID: chiedete alle coppie LGBT che in Ucraina si fabbricano in provetta il bambino biondo dolicocefalo occhioceruleo. Vi sono esempi famosi, che tralasciamo.

 

Sì, Adolf, con i suoi maestri e finanziatori, hasegretamente vinto la guerra per il dominio biologico del pianeta: quando lo riconosceremo sarà troppo tardi.

 

Sì, Hitler, con i suoi maestri e finanziatori, ha segretamente vinto la guerra per il dominio biologico del pianeta: quando lo riconosceremo sarà troppo tardi

Il numero di embrioni sacrificati per avere i figli in provetta, per esempio, possono superare senza problemi il numero delle vittime della seconda guerra mondiale, ebree o no che siano.

 

Poi, se sulla stella gialla volete mettere un copyright, allora vuol dire che c’è un brand marketing bello attivo. Sulla cosa Rizzoli anni fa pubblicò un contestatissimo libro intitolato L’industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei.

 

Non dobbiamo tanta fatica per capire che le industrie che portano avanti i nuovi olocausti hanno già un nome.

 

Anzi, hanno un marchio registrato.

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Politica

I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi

Pubblicato

il

Da

Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.

 

Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.

 

Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.

 

«Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».

 

Iscriviti al canale Telegram

Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.

 

«L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.

 

Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.

 

L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.

 

A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.

 

Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.

 

 

Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

 

Continua a leggere

Politica

Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro

Pubblicato

il

Da

Sanae Takaichi è diventata la prima donna Primo Ministro del Giappone, vincendo le elezioni parlamentari di Tokyo martedì. Esponente di lungo corso del Partito Liberal Democratico (LDP), nota come la «Lady di Ferro» del Giappone per la sua ammirazione verso l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, Takaichi è riconosciuta per il suo conservatorismo sociale, il nazionalismo e il sostegno a un ruolo più ampio per le forze armate giapponesi.   A 64 anni, Takaichi ha sostenuto la revisione della clausola pacifista della costituzione postbellica del Giappone e il riconoscimento ufficiale delle Forze di autodifesa come esercito nazionale. Ha inoltre appoggiato un aumento della spesa per la difesa e una maggiore cooperazione militare con gli Stati Uniti.   Le sue posizioni sulla sicurezza nazionale richiamano le politiche dell’ex premier Shinzo Abe, di cui è considerata una protetta e con cui aveva stretti legami politici.   Frequente visitatrice del Santuario Yasukuni di Tokyo, che rende omaggio ai caduti giapponesi, inclusi criminali di guerra della Seconda Guerra Mondiale, Takaichi è stata spesso criticata dai Paesi vicini per quello che considerano revisionismo storico. Ha difeso le sue visite come atti di rispetto personale, sostenendo che i crimini di guerra dei soldati giapponesi siano stati esagerati.

Iscriviti al canale Telegram

A livello interno, Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la successione imperiale esclusivamente maschile e ha criticato le proposte di cognomi separati per le coppie sposate.   La Takaicha ha inoltre appoggiato il rafforzamento dei confini e politiche migratorie più rigide, chiedendo misure contro i visti non concessi, il turismo eccessivo e l’acquisto di terreni da parte di stranieri, soprattutto vicino a risorse strategiche.   In politica estera, la Takaichi ha definito la crescente potenza militare della Cina una «seria preoccupazione», proponendo misure di deterrenza, tra cui un patto di sicurezza con Taiwan.   Si ritiene che Takaichi non intenda perseguire un significativo riavvicinamento con la Russia, avendo ripetutamente rivendicato la sovranità sulle isole Curili meridionali, annesse dall’Unione Sovietica nel 1945 come parte degli accordi postbellici.   Takaichi assume la carica in un momento critico per il Giappone, che affronta un tasso di natalità ai minimi storici, un rapido invecchiamento della popolazione, un’inflazione persistente e il malcontento pubblico per gli scandali politici che hanno eroso la fiducia nel PLD, il partito al governo.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
Continua a leggere

Politica

Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

Pubblicato

il

Da

Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.

 

I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.

 

Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.

Aiuta Renovatio 21

Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.

 

Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.

 

Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.

 

Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.

Iscriviti al canale Telegram

Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.

 

Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.

 

Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine screenshot da YouTube

 

Continua a leggere

Più popolari