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Bioetica

Genetica e superbambini OGM

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Riflessioni sull’editing genetico, ovvero perché il taglia e cuci del DNA non è moralmente lecito (come qualcuno vorrebbe farci credere).
La distinzione tra enhancement e terapia è stata il criterio guida dei bioeticisti cattolici per la valutazione etica della biotecnologia CRISPR, (forbici molecolari in grado di tagliare il DNA per rimuovere geni indesiderati e inserirne di nuovi a piacimento).

Non la pensa così Padre Nicanor che, a differenza di altri autori della rivista The National Catholic Bioethics Quarterly, ci propone una distinzione terapia vs non-terapia, per convincerci del fine terapeutico dello stesso enhancement! Contraddizione in termini che nasconde un’opinabile morale del tipo «Il fine giustifica i mezzi». Peccato che qui, nemmeno il fine si salva! Volerci ri-creare superuomini é forse moralmente lecito?

 

Perfettamente sani, perfettamente buoni

di Dr.ssa Martina Collotta (Medico)

 

C’era una volta l’imperfezione.
C’era una volta la malattia.
C’era una volta chi credeva che l’umano soffrire fosse parte della nostra vita di esseri finiti e limitati e che l’imperfezione fosse parte della nostra creaturalità.

 

A qualcuno deve davvero sembrare tutta una favola questa invenzione dell’accettazione della sofferenza umana e della ricerca di una perfezione non solo fisica, anche attraverso la via della Croce.

 

Ma c’è stato una volta anche chi voleva essere come Dio.
E questa volta non è una favola!
C’è stato e c’è ancora chi vuole essere come Dio… certo i mezzi sono cambiati, sono diventati raffinati, si nascondono sotto la presunzione di essere scienza che migliora le nostre vite, ma altro non sono che ambizioni serpentesche.

Non è difficile individuare quali siano questi mezzi attraverso cui l’uomo crea l’uomo a immagine e somiglianza del suo sogno di onnipotenza.

 

Non è difficile individuare quali siano questi mezzi attraverso cui l’uomo crea l’uomo a immagine e somiglianza del suo sogno di onnipotenza.
Pensiamo alle tecniche di diagnosi prenatale ai fini dell’aborto selettivo, di fecondazione artificiale, di selezione embrionaria.
Pensiamo all’eugenetica negativa che elimina gli imperfetti.

Ma pensiamo anche all’eugenetica positiva che i perfetti li crea su misura, migliorandoli fino a fare dell’uomo un superuomo.
Eugenetica ed enhancement sono due facce della stessa medaglia, entrambi nichilistici desideri di mettersi al posto di Dio, mascherando tutto questo con giustificazioni umanitarie ed umanitaristiche.

Pensiamo anche all’eugenetica positiva che i perfetti li crea su misura, migliorandoli fino a fare dell’uomo un superuomo.

 

Purtroppo, tra chi giustifica tutto questo, non mancano i cattolici… un Sacerdote cattolico in particolare, Sacerdote domenicano, microbiologo e bioeticista, il cui articolo sul gene editing mi ha spinto a queste riflessioni.

 

Sono rimasta a bocca aperta di fronte alle parole del Rev. P. Nicanor Austriaco, che afferma che, in fin dei conti, «Gene editing to make patients healtier than healty should be allowed», ovvero, la manipolazione del genoma umano per rendere i pazienti «più sani del sano» dovrebbe essere permessa (nel senso di moralmente lecita).

Qualcosa in questa affermazione non mi convinceva… Innanzitutto, perché parliamo di paziente sano? Mi sembra una contraddizione di termini!

Oppure la salute che non ha conosciuto enhancement, la salute dei «comuni mortali» è da considerarsi malattia? E allora paziente, ovvero malato bisognoso di cure, lo è chiunque non abbia ancora fatto il «salto di qualità» verso il miglioramento delle sue prestazioni, delle sue performance, fisiche o cognitive?

 

Mi vorrei soffermare sull’esempio che Padre Nicanor ha fatto: l’uso dei farmaci per ridurre il colesterolo. A suo dire abbassare il colesterolo «cattivo» (LDL) a livelli al di sotto di quelli della specie umana (sotto il 70 mg/dL contro i valori normali di 70-130 mg/dL), costituirebbe un beneficio per la nostra salute, riducendo significativamente il rischio di malattie cardiovascolari.

Apparentemente, nulla da dire. Se non che, allora, potrei desiderare non solo di avere i livelli di colesterolo di un babbuino (già, perché i valori da Padre Nicanor raccomandati sono quelli di un babbuino, per sua stessa ammissione), ma di anche nutrirmi solo di erba come un bovino (con buona pace degli ecologisti!), perché, alla fine, non importa che la mia natura sia quella umana, se posso prendere qualcosa dalle altre specie e farlo mio, a mio uso e consumo. Mi sembrava che queste cose si chiamassero chimere… ma se sono farmacologiche poco importa, a quanto pare… E poi, se il fine è quello di migliorare la nostra salute, importa ancora meno…

 

Padre Nicanor, infatti, giustifica la sua posizione dicendo che dovrebbe essere moralmente lecito migliorare le nostre capacità biologiche a scopo terapeutico.

Padre Nicanor pensi alla salute alla maniera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: salute non è semplice assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale. È il soggettivismo relativista della salute.

Anche qui qualcosa non torna… La terapia ha a che fare con il trattamento di una situazione patologica, non con il presunto miglioramento di una normale condizione di salute! Mi sembra di intuire che Padre Nicanor pensi alla salute alla maniera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: salute non è semplice assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale.

È il soggettivismo relativista della salute.

 

Le affermazioni di Padre Nicanor tradiscono, nemmeno troppo velatamente, una morale dell’intenzione in cui il fine giustifica i mezzi.

La cosa che mi sconcerta non è tanto l’idea che il mio colesterolo cattivo, artificiosamente abbassato ai livelli di un babbuino possa essere un beneficio per la mia salute, ma è il fatto che questo esempio è portato a giustificazioni degli interventi sul genoma umano che dovrebbero avere lo scopo terapeutico di «migliorarmi»!

E, ancora una volta, ci troviamo di fronte a parole che stridono. Terapia allo scopo di migliorare… Terapia per migliorare le mie condizioni di salute…

 

Sarò banale, ma ridurre il colesterolo e manipolare il DNA non mi sembrano la stessa cosa…
Vediamo di fare chiarezza.

 

Prima di tutto è necessario capire cosa sia il gene editing, ovvero la tecnica che permette di manipolare il DNA per «migliorarci».

Il gene editing (di cui è un esempio la tecnica CRISPR di cui molti avranno sentito ultimamente parlare) consiste nella rimozione di un gene malato o nella sua sostituzione con un gene sano, attraverso l’uso di «forbici molecolari» capaci di andare a tagliare in un punto preciso del DNA.

La tecnica è stata elogiata proprio per la sua precisione, perché le nuove “forbici” che abbiamo a disposizione ora (come la citata CRISPR), sono capaci di tagliare il genoma solo là dove serve, non casualmente.

 

Padre Nicanor riporta due esempi di applicazioni terapeutiche del gene editing a mezzo CRISPR: quello della «cura» dell’anemia falciforme mediante la riparazione del gene malato, e quella della «cura» dell’HIV mediante l’introduzione di una modifica nel gene che codifica per il recettore dei virus per rendere le cellule impenetrabili al virus.

Chi di noi, di fronte a questo, non esclamerebbe: Ottima cosa questo gene editing!

Rischiamo di inseguire un’illusione di perfezione che non fa che renderci meno umani.
Rischiamo di credere nell’uomo a una dimensione (e Marcuse ringrazia!), quella fisica, quella del riduzionismo genetico.
Rischiamo di inseguire il “gene della felicità” e l’illusione che l’uomo fisicamente perfetto possa anche essere moralmente perfetto.
Rischiamo di cadere nel materialismo.

 

Peccato che, come sempre, esiste l’altra faccia della medaglia, prima di tutto il rischio che le nostre precisissime forbici (che precise al 100% non lo sono affatto!) taglino qua e là il genoma, magari causando malattie ancora più gravi di quella da curare per cui sono state disegnate. Non è così improbabile danneggiare il DNA trasformando la cellula sana in una cellula tumorale…

 

Un altro problema, non da poco, è che i geni tra loro interagiscono.
Se io vado a «toccare» un gene, rimuovendolo, cambiandolo, alterandone l’espressione, tutti gli altri geni che interagiscono con lui saranno influenzati a loro volta da questo cambiamento in una sorta di effetto domino che sconvolge l’intera cellula.

Si può certo obiettare che, dato che il mio intervento mira a togliere o riparare il gene malato, questo non potrà che portare ad interazioni positive, ma non è così!

Un gene che causa una patologia può avere anche i suoi lati positivi! Pensiamo proprio all’esempio di Padre Nicanor riguardo all’anemia falciforme.
Rispondiamogli pure alla Darwin, giusto per non sembrare retrogradi antievoluzionisti…
Perché mai quel gene si è conservato nel tempo e la selezione naturale non lo ha eliminato dato che era causa di malattia? Risposta elementare: perché è un’arma di difesa naturale contro la malaria.

Conosciamo tutti il l’anemia mediterranea, diffusa proprio in quelle aree geografiche, spesso paludose, dove la malaria imperversava. Avere il tratto falciforme, in quelle zone, preservava dal contagio.

Conosciamo tutti il l’anemia mediterranea, diffusa proprio in quelle aree geografiche, spesso paludose, dove la malaria imperversava. Avere il tratto falciforme, in quelle zone, preservava dal contagio.

 

Ammettiamo anche di poter creare delle forbici precisissime, ammettiamo anche che l’uso sia strettamente regolamentato, prendiamo per dato che, in linea con il Magistero della Chiesa Cattolica e perfino in linea con il parere degli scienziati “laici” non si debbano toccare le cellule della linea germinale, i gameti e gli embrioni…

Ammettiamo pure tutto questo per soffermarci solo sul punto: è lecito o meno tagliuzzare il DNA, rimuovere e sostituire geni, manipolare il genoma per curare… e per migliorare?

Ma soprattutto, perché mai dovremmo essere più sani del sano?

Non stiamo facendo altro che parlare di transumanesimo, di human enhancement, mascherato sotto una falsa dizione di terapia.

Non stiamo facendo altro che parlare di transumanesimo, di human enhancement, mascherato sotto una falsa dizione di terapia.
Curare il sano per renderlo più sano ancora non significa forse migliorarlo, potenziarlo, renderlo un super-sano?
E il super-sano, non sarà forse un superuomo?

Siamo di fronte al superuomo nietzscheano, geneticamente editato, manipolato per essere più sano, più forte, più intelligente.
Siamo di fronte ad un uomo che può decidere di farsi migliore attraverso gli strumenti della scienza e della tecnica, agendo proprio in quell’angolo della sua biologia in cui è scritta la sua identità (certo quella biologica e non antropologica, ma pur sempre identità): il DNA.

Siamo di fronte alla libertà di autodeterminarsi come migliori, alla ricerca di una perfezione fisica in cui non ha spazio né la malattia né il più piccolo dei difetti.

Siamo di fronte alla libertà di autodeterminarsi come migliori, alla ricerca di una perfezione fisica in cui non ha spazio né la malattia né il più piccolo dei difetti.

 

Sappiamo bene che superuomo e volontà di potenza hanno a che fare con il fatto che Dio sia morto… o sbaglio?

L’immagine che mi viene in mente è quella della torre di Babele.
Salire sempre più in alto, fino a toccare il cielo, fino a toccare le vette della perfezione, per poi crollare sotto il peso delle macerie dei danni fatti alla natura stessa dell’uomo. Errori nell’uso delle forbici, cellule che crescono impazzite, nuove e imprevedibili malattie genetiche… ma soprattutto l’intolleranza e l’incapacità di accettare la propria limitatezza.

L’immagine che mi viene in mente è quella della torre di Babele.
Salire sempre più in alto, fino a toccare il cielo, fino a toccare le vette della perfezione, per poi crollare sotto il peso delle macerie dei danni fatti alla natura stessa dell’uomo. Errori nell’uso delle forbici, cellule che crescono impazzite, nuove e imprevedibili malattie genetiche… ma soprattutto l’intolleranza e l’incapacità di accettare la propria limitatezza.

È il sogno della società dei perfetti, una società intollerante nei confronti della più piccola imperfezione, una società che insegue senza sosta il miraggio di una meta che sposta sempre un poco più avanti, discriminando quelli che prima erano i perfetti, ma ora sono “solo” i migliori di fronte ad una nuova classe di più perfetti che si è affermata e che, a sua volta, è destinata a perdere la sua supremazia quando nuovi più perfetti dei più perfetti faranno la loro comparsa.

 

Rischiamo di inseguire un’illusione di perfezione che non fa che renderci meno umani.
Rischiamo di credere nell’uomo a una dimensione (e Marcuse ringrazia!), quella fisica, quella del riduzionismo genetico.
Rischiamo di inseguire il “gene della felicità” e l’illusione che l’uomo fisicamente perfetto possa anche essere moralmente perfetto.
Rischiamo di cadere nel materialismo.

 

Non posso essere d’accordo con Padre Nicanor nel sostenere che la suddivisione che lui propone, quella tra terapia e non-terapia, è migliore di quella tra terapia ed enhancement, perché il suo concetto di terapia ingloba anche quello dell’enhancement!

Se la terapia smette di essere solo cura, se quella che Padre Nicanor chiama prevenzione – e per questo, a suo dire, terapia – è in realtà miglioramento dato dall’introduzione nell’uomo di caratteri estranei alla sua propria natura solo perché capaci di portare benefici… siamo di fronte all’enhancement.
A mio parere, questo concetto di terapia è alquanto utilitarista.

È il sogno della società dei perfetti, una società intollerante nei confronti della più piccola imperfezione, una società che insegue senza sosta il miraggio di una meta che sposta sempre un poco più avanti, discriminando quelli che prima erano i perfetti, ma ora sono “solo” i migliori di fronte ad una nuova classe di più perfetti che si è affermata e che, a sua volta, è destinata a perdere la sua supremazia quando nuovi più perfetti dei più perfetti faranno la loro comparsa.

 

 

Non serve nascondersi dietro il principio di proporzionalità tra rischi e benefici, caro Padre Nicanor!
Non può dirci che, in fin dei conti, vale la pena modificare le nostre caratteristiche, anche genetiche, se questo porta dei vantaggi!
Non può citare le parole di Dignitas personae, dimenticando Veritatis splendor!
Non ci nascondiamo dietro la morale dell’intenzione. Il fine non giustifica mai i mezzi!

 

E, lasciatemi dire, nemmeno il fine, qui, è realmente buono!
La perfezione che inseguono i sostenitori dello human enhancement non ha nulla a che vedere con la perfezione dell’uomo, creatura di Dio. La perfezione del transumanesimo è prometeica tentazione di essere padroni del destino dell’umanità.
Stiamo dimenticando che la perfezione a cui è chiamato l’uomo è un’altra!
Non cadiamo nel materialistico inganno che l’uomo fisicamente perfetto è anche buono. Saremmo nel determinismo più assoluto!
Saremmo di fronte a una «fisiognomica del genoma» sulla scia di Lombroso: se il tuo genoma è senza errori, sei buono; ma se il tuo genoma è «malato» o anche solo imperfetto, delinquente sei e delinquente resterai.

 

Ricostruirmi un genoma perfetto, farà di me una donna più sana dei sani, una donna felice e, perfino, una donna santa! Perché fisicamente a posto, significa moralmente a posto.

Triste conclusione, ma il parallelo con il presente Magistero è per me inevitabile. Risolvere i mali sociali delle disuguaglianze economiche e della discriminazione, renderà l’umanità santa e perfetta!
Editiamo la società allora.

Fermiamoci all’illusione che cambiare la materia, cambierà lo spirito. Ma, mi sembra, che sul rapporto tra atto e potenza, forma e materia, Aristotele e San Tommaso la pensassero diversamente.

 

Mi dispiace, P. Nicanor, ma io scelgo di stare con un altro domenicano.

 

 

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Bioetica

Polonia, l’aborto avanza in Parlamento

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Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.

 

«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.

 

Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.

 

Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).

 

La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.

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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.

 

Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.

 

Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.

 

Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.

 

Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.

 

Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni.    Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.   Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?   Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza.    «Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»   Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:   «Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».   Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:   «In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.    
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Bioetica

Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea

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Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.

 

La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».

 

I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».

 

La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».

 

Minaccia ai gruppi pro-vita

I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.

 

Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.

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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»

La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».

 

Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».

 

Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.

 

Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata

Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:

 

«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».

 

Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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