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Traffico di organi

Gaza, cominciate le storie sul traffico di organi

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21. Sulla questione del traffico d’organi in Ucraina come nel Kosovo albanese Renovatio 21 ha pubblicato diversi articoli. Lasciamo al lettore il compito di capire cosa possa essere definito disinformazione e cosa non lo sia.

 

Proprio come previsto, quattro settimane dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, arrivano le accuse secondo cui una parte sta prelevando organi da prigionieri dell’altra parte. «Israele preleva organi e pelli palestinesi senza consenso» è il titolo di Türkiye, una newsletter in lingua inglese pubblicata in Turchia.

 

«La pratica israeliana di prelevare organi e pelle da palestinesi morti e altri senza il consenso delle loro famiglie è stata nuovamente messa sotto esame dopo che un rapporto del 2009 era stato nuovamente messo sotto i riflettori».

 

«Israele, che vanta la più grande banca di pelle al mondo per il trattamento di ustioni e varie condizioni mediche, si è trovata ad affrontare un controllo accurato su presunte pratiche di prelievo di organi che coinvolgevano palestinesi deceduti».

 

Questa propaganda ostile si basa su spaventose rivelazioni del 2009 secondo cui medici israeliani avevano prelevato organi da prigionieri palestinesi negli anni ’80 e ’90. Ciò è stato furiosamente negato dal governo israeliano.

 

Voci di espianti di organi emergono subito dopo grandi conflitti. Sfortunatamente, alcune storie sono destinate a essere vere quando la vita umana costa poco, la politica è ferocemente antagonista e sono disponibili medici qualificati

 

In una recente conferenza in Libia, uno dei relatori ha confermato che le bande locali consegnano i migranti illegali provenienti dall’Africa a bande internazionali che vendono i loro organi.

 

Ma spesso anche accuse orribili fanno parte di campagne di disinformazione. Secondo il Kyiv Post, in ottobre Anna Kuznetsova, vicepresidente della Duma di Stato russa, aveva affermato che gli ucraini vendevano organi di bambini alla società americana Coca-Cola. «Durante la liberazione di Svetogorsk, i nostri combattenti hanno trovato documenti sulla vendita di bambini nell’orfanotrofio. Ci sono riferimenti a compagnie militari private britanniche e uno dei clienti era la società Coca-Cola». Ha continuato dicendo che circa 850 bambini sono stati venduti sul dark web. Non ha fornito prove.

 

Ad agosto, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha pubblicato un articolo dal titolo «Il leader mondiale dei trapianti neri: in Ucraina, gli organi vengono scambiati online e offline», sul quotidiano governativo russo Rossiskaya Gazeta.

 

Durante la guerra del Kosovo, alla fine degli anni ’90, le bande albanesi furono accusate di vendere organi di prigionieri serbi. Il presidente del Kosovo, Hashim Thaçi, si è dimesso nel 2020 per far fronte alle accuse mosse da un tribunale per crimini di guerra dell’Aia, che includevano accuse di traffico di organi.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Traffico di organi

Arrestata in Polonia una trafficante di organi ucraina

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Le autorità polacche hanno arrestato una donna ucraina di 35 anni, condannata per traffico di organi in Kazakistan. Lo riporta la stampa russa.   La fuggitiva è stata condannata per aver prelevato illegalmente tessuti umani, tra cui reni, da 56 vittime provenienti da vari Paesi post-sovietici e dalla Thailandia, secondo l’ufficio del procuratore distrettuale di Przemysl.   È stata arrestata dopo aver attraversato il confine dall’Ucraina in treno la scorsa settimana, in seguito a un avviso rosso dell’Interpol, ha dichiarato martedì in una conferenza stampa Marta Petkowska, portavoce della procura.   La donna era stata inserita nella lista dei ricercati internazionali nel novembre 2020 e il Kazakistan ne chiedeva l’estradizione per scontare una pena detentiva di 12 anni per crimini commessi tra il 2017 e il 2019.

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La Russia accusa il governo di Kiev di facilitare commercio illegale di organiallentando le normative sui trapianti e sul prelievo di organi, compresi i requisiti per il consenso dei donatori.   Nel giugno 2024, i media ucraini hanno riferito che un ex viceministro della Salute era indagato per cospirazione volta al prelievo di organi umani in un ospedale di Kiev.   Come riportato da Renovatio 21, dopo uno scioccante video dove un individuo faceva alcune ammissioni, in Russia era partita un’inchiesta riguardo ad un presunto traffico di orani presi da prigionieri russi.     L’accusa era stata ribadita pubblicamente dal portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova, che aveva citato cronache tratte dai media in cui si suggeriva che gli organi dei soldati uccisi sarebbero apparsi su alcuni dei più grandi mercati della dark web, con prezzi a partire da 5.000 euro.

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La Zakharova aveva pure affermato che personaggi legati al famigerato Esercito di liberazione del Kosovo – un gruppo militante albanese sostenuto dagli USA clintoniani i cui membri, alcuni dei quali arrivati alle più alte cariche dello Stato kosovaro, hanno subito accuse di prelievo illegale di organi,  come nel caso del presidente kosovaro Hashim Thaci – avrebbero potuto essre coinvolti questo mercato illecito di organi o almeno avere rapporti con esso.   Come riportato da Renovatio 21, il traffico di organi espiantati dai prigionieri serbi fu una delle specialità delle milizie albanesi (sostenute da NATO e USA) durante il conflitto del Kosovo del 1999, una realtà tentata di nascondere in tutti i modi dall’Occidente, ma che ciclicamente è riapparsa negli anni successivi, quando i capi delle milizie accusate di traffico sono diventati vertici massimi del Kosovo indipendente.   Come riportato da Renovatio 21, il ministero degli Esteri russo aveva già parlato della questione del commercio dei trapianti illegali in un’altra occasione, dicendo il tema dei biolaboratori USA in Ucraina avrebbe fatto la fine del traffico di organi nel Kosovo di fine anni Novanta: sarebbe stato spazzato sotto il tappeto.

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Immagine TIjsB via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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Traffico di organi

Commercio di organi scoperto in un ospedale indiano

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Scoperto nel distretto di Rangareddy un racket che coinvolgeva medici dal Karnataka e dal Tamil Nadu, tra le persone sfruttate anche delle vedove. In India almeno 200mila pazienti avrebbero bisogno di un trapianto di rene ma in un anno si effettuano appena 7.500 interventi «legali» per lo scarso numero di donazioni.

 

I funzionari della sanità del Telangana, insieme alla polizia di Rachakonda, hanno scoperto un racket illegale di trapianti di rene che operava nell’ospedale Alakananda, una struttura privata a Saroor Nagar, nel distretto di Rangareddy. Gli interventi, che hanno avuto luogo la sera del 16 gennaio, sono stati eseguiti da medici provenienti da altri Stati presso l’ospedale. Donatori e riceventi erano presumibilmente collegati attraverso intermediari, la cui identità non è stata rivelata.

 

L’operazione è venuta alla luce dopo che una soffiata anonima ha portato le autorità a indagare sull’ospedale, che funzionava senza le dovute autorizzazioni. Secondo quanto riferito, il racket coinvolgeva medici di altri Stati, tra cui Karnataka e Tamil Nadu, che venivano attirati con incentivi finanziari per eseguire trapianti di rene illegali in collaborazione con il personale dell’ospedale.

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L’ufficiale medico e sanitario del distretto di Rangareddy Venkateshwar Rao ha confermato che durante un’ispezione sono state trovate quattro persone nell’ospedale, due donatori di reni e due riceventi, tutti provenienti da Karnataka e Tamil Nadu.

 

«Quando sono stati interrogati, hanno dichiarato di essere stati operati per un’appendicite. Li abbiamo trasferiti al Gandhi Hospital per ricevere cure mediche migliori», ha spiegato.

 

Il racket dei reni sembra essere stato gestito da Saroornagar, nella parte orientale del Telangana, ma ha collegamenti con luoghi come Chennai, Bengaluru e Vizag, dove risiedono alcuni dei suoi operatori chiave.

 

Le vittime, tra cui vedove di Trichy, nel Tamil Nadu, sarebbero state ingannate da un intermediario che le ha spinte a donare i loro reni per il trapianto a riceventi sconosciuti e apparentemente benestanti. L’intermediario avrebbe promesso ai donatori 400 mila rupie ciascuno (circa 4.400 euro, ndr), per complessivi 5 milioni di rupie (oltre 55 mila euro, ndr), ma li avrebbe poi piantarli in asso senza pagare.

 

In seguito alla vicenda l’ospedale Alakananda è stato chiuso il 22 gennaio. Un membro della direzione è stato arrestato. Ora dovrà rispondere per violazione della legge sui trapianti di organi umani, dal momento che non aveva nemmeno le autorizzazioni necessarie per eseguire interventi di trapianto.

 

Tutti i chirurghi riconosciuti colpevoli di coinvolgimento nel racket saranno cancellati dall’albo. Il dottor Srinivas Gundagani, vicepresidente del Consiglio medico di Telangana, ha ammesso le lacune nella sorveglianza, affermando: «Possiamo agire solo dopo aver ricevuto le denunce».

 

Commentando ad AsiaNews la vicenda, il dr. Pascoal Carvalho – già membro indiano della Pontificia Accademia per la Vita – ha dichiarato che «è anche questo un tema che ha a che fare con la tutela della vita. I trapianti di reni dovrebbero essere effettuati nel rispetto delle norme etiche e legali».

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La carenza di organi in India è problema molto grave. Secondo dati del 2022 a fronte di oltre 200 mila pazienti che necessitavano di un trapianto di rene, gli interventi effettuati sono stati solo 7.500 trapianti (circa il 3,4%).

 

La Legge sul trapianto di organi e tessuti umani del 1994 vieta la vendita di organi e consente solo la donazione tra familiari stretti o per motivi altruistici, senza alcuno scambio di denaro. Ma è una disposizione che viene facilmente aggirata proprio a causa della forte domanda e alla disponibilità di tecnologie all’avanguardia e personale chirurgico qualificato. Proprio il Telangana nel 2024 era al primo posto anche nella graduatoria dei trapianti di organi avvenuti con procedure legali nel Paese.

 

«Fino a qualche anno anche poveri abitanti dei villaggi di Myanmar venivano attirati a donare i loro reni a ricchi pazienti del loro Paese in ospedali privati di Delhi per interventi di trapianto» ricorda ancora Carvalho.  (…)

 

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Predazione degli organi

Vendita di organi su Facebook in Malesia per far fronte alle sfide economiche

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Un recente sondaggio ha evidenziato che l’aumento del costo della vita sta avendo un forte impatto sui cittadini della Malaysia. Una pagina social che conta oltre 700 iscritti accoglie le offerte di vendita di reni di persone che hanno bisogno urgente di denaro. Un politico cristiano ha commentato la questione appellandosi al governo.   Attraverso una pagina Facebook chiamata «Mencari Penderma Buah Pinggang» («Cerco donatori di reni») che conta 717 membri in tutta la Malaysia, gli individui in difficoltà economica cercando di ottenere denaro vendendo i loro organi, soprattutto reni.   Come infatti emerso da un recente sondaggio condotto dal centro di ricerca UCSI Poll, il 61% degli abitanti della Malaysia si sente duramente colpito dall’aumento del costo della vita. Non solo: a causa delle ristrettezze economiche, oltre la metà dei 1.381 intervistati ha dichiarato di non poter mangiare cibo sano e nutriente, il 37% ha dichiarato di aver saltato almeno un pasto e il 12% ha dovuto chiedere un prestito agli amici.

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Sulla pagina Facebook un individuo scriveva di voler vendere il suo rene e una singola cornea per 250-300 mila ringgit (56-67 mila dollari) per poter riscattare un terreno di famiglia impegnato sempre per necessità finanziarie. Anche una donna con il nome utente «Aisy Lelika» ha descritto dettagliatamente la sua età, il suo stato di salute e il suo gruppo sanguigno e ha scritto sul gruppo Facebook di voler vendere il suo rene per 500 mila dollari
Ha anche indicato il suo numero di telefono affinché chi ha bisogno di un trapianto possa contattarla. Solo sei giorni fa, un’altra persona ha postato un messaggio in cui chiedeva informazioni sulle procedure cliniche necessarie per accertare se un rene è sano per il trapianto, aggiungendo che intendeva vendere un rene perché aveva bisogno urgente di denaro.   Con il nome fittizio di «Tiada Nam» un altro utente ha messo in vendita il suo rene al costo di soli 10mila ringgit (2.200 dollari).   In Malaysia, come in molte parti del mondo, la vendita di organi per gli interventi di trapianto è illegale. Il ministero della Salute ha sottolineato che la donazione di organi dovrebbe essere volontaria e non a scopo di lucro, consentendo la donazione di organi solo ai parenti stretti o al coniuge.

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Informato del fenomeno, Michael Kong, politico cristiano appartenente al Partito d’Azione Democratica, si è detto sconvolto: «è preoccupante che i malesi ricorrano alla vendita dei loro organi per far fronte ai loro obblighi finanziari. Questa situazione evidenzia diverse criticità che devono essere affrontate con urgenza», ha detto ad AsiaNews.   «In primo luogo, le autorità devono prendere provvedimenti immediati contro le pagine di Facebook come “Mencari Penderma Buah Pinggang” e piattaforme simili. E il governo non deve chiudere gli occhi di fronte a queste attività allarmanti. Lo sfruttamento di individui vulnerabili attraverso queste piattaforme è inaccettabile e deve essere fermato», ha commentato Kong, sottolineando il clima di difficoltà economiche e di contrasti all’interno del mondo politico.   «È giunto il momento che i politici mettano da parte le loro differenze e lavorino insieme in modo positivo e collaborativo per far progredire la nazione (…) Ora più che mai abbiamo bisogno di questo spirito di cooperazione per affrontare le pressanti questioni economiche e garantire un futuro migliore a tutti i malesi», ha aggiunto.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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