Bioetica
Eutanasia e programmi anatomici, un nuovo dilemma
La legalizzazione dell’eutanasia – ridefinita morte medicalmente assistita – in Canada ha portato alcune persone a scegliere di donare i propri corpi alla ricerca anatomica, ma ha sollevato intricate questioni etiche.
Bruce Wainman, della McMaster University, afferma che la comunità scientifica degli anatomisti deve stabilire delle linee guida per questo genere di donazioni. Ci sono dubbi sulla liceità dell’accettare e utilizzare i corpi morti in seguito a eutanasia, sulla comunicazione coi donatori, sul consenso informato e sulla trasparenza circa la donazione da morte medicalmente assistita con lo staff, la facoltà e gli studenti.
Il suo articolo sul tema, scritto a quattro mani con l’esperto di etica medica Jon Cornwall dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, è stato pubblicato su Anatomical Sciences Education.
«Dopo l’approvazione della legge in Canada, hanno iniziato ad arrivare i corpi I corpi da morti medicalmente assistite rappresentano il 5% delle donazioni che riceviamo, ma può tranquillamente arrivare al 10% entro l’anno. Significa da 5 a 10 corpi all’anno»
«A questo punto non è chiaro quanti programmi di anatomia abbiano accettato, oggi o in passato, corpi di persone che hanno deciso di ricorrere alla morte medicalmente assistita, dal momento che non esistono informazioni attendibili su questo argomento» afferma Wainman, professore di patologia e medicina molecolare alla McMaster.
Il programma di donazione di corpi della McMaster University ha accettato sei corpi morti per eutanasia dall’entrata in vigore del regolamento nel giugno 2016 fino a novembre 2018.
«Dopo l’approvazione della legge in Canada, hanno iniziato ad arrivare i corpi – afferma Wainman – I corpi da morti medicalmente assistite rappresentano il 5% delle donazioni che riceviamo, ma può tranquillamente arrivare al 10% entro l’anno. Significa da 5 a 10 corpi all’anno»
Wainman sostiene che la ricezione e l’utilizzo di corpi da donatori sottoposti a eutanasia pone questioni etiche. «Abbiamo relazioni straordinarie con persone nel sistema delle cure palliative, quindi si presenta come punto di discussione: “Sei interessato a donare il tuo corpo agli studi anatomici?”»
«Una questione etica che mi pongo riguarda queste persone così vulnerabili, che si trovano in un momento della vita in cui si domandano se valga la pena viverla: noi le stiamo spingendo a donarsi? Stiamo fornendo uno stimolo in più per donarsi? È un interrogativo serio, perché l’ultima cosa che vogliamo è fare pressioni in un momento tanto delicato della loro vita».
«Noi le stiamo spingendo a donarsi? Stiamo fornendo uno stimolo in più per donarsi? È un interrogativo serio, perché l’ultima cosa che vogliamo è fare pressioni in un momento tanto delicato della loro vita»
Stiamo intrattenendo discussioni – molto importanti – nel nostro laboratorio di anatomia su cosa significhi ricevere un corpo morto per cause non naturali”, dice. «Il certificato di morte riporta la causa che lo ha spinto a scegliere la morte medicalmente assistita, non riguardo alla procedura ma per essere consapevoli delle motivazioni dietro la decisione. È importante essere trasparenti in ogni modo possibile … La salute umana non riguarda soltanto il funzionamento dei polmoni o dei reni, c’è anche la persona che vive in quel corpo».
Esistono linee guida sulla donazione di organi a istituti di anatomia, come quelle redatte dalla International Federation of Associations of Anatomists (2012) e dalla American Association of Anatomists (2009). Tuttavia, questi regolamenti non fanno riferimento all’accettazione di corpi morti per eutanasia, probabilmente perché le leggi sull’eutanasia sono troppo recenti.
Fonte: Michael Cook per BioEdge
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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