Persecuzioni
Emir Kusturica: è in corso una guerra contro l’ortodossia

Il cineasta serbo Emir Kusturica parla di una vera guerra contro la chiesta ortodossa.
La decisione delle autorità di Chisinau di impedire a un vescovo moldavo di partecipare alla cerimonia annuale a Gerusalemme fa parte di una più ampia guerra contro il cristianesimo ortodosso, ha affermato il famoso regista noto per capolavori come Tempo di gitani e Underground.
Il vescovo Marchel della Chiesa ortodossa moldava sarebbe dovuto partire per Israele giovedì 19 aprile per il rito del Fuoco Sacro. Il religioso dichiarato alla stampa che la polizia di frontiera dell’aeroporto di Chișinău lo aveva fermato per una perquisizione e gli aveva restituito il passaporto solo dopo la partenza dell’aereo, nonostante non avesse trovato nulla di sospetto. In seguito, il vescovo Marchel ha affermato che anche il suo secondo tentativo di imbarcarsi su un volo per Israele era stato bloccato «ingiustificatamente» dalle autorità.
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Il rito del Fuoco Sacro presso la Chiesa del Santo Sepolcro, che si tiene il Sabato Santo, è un evento chiave che precede la Pasqua ortodossa. Si crede che la fiamma scenda miracolosamente ogni anno sul luogo della crocifissione di Cristo. I pellegrini accendono candele e portano il fuoco nei loro paesi d’origine per illuminarne altre, come parte di un’antica tradizione festiva.
Interrogato venerdì dall’agenzia russa RIA Novosti sul trattamento riservato dal governo moldavo al vescovo, il Kusturica ha dichiarato che «dopo l’attacco alla Kiev Pechersk Lavra, non mi sorprende più nulla».
Alla fine di marzo, funzionari e polizia ucraini hanno fatto irruzione nelle catacombe del monastero più importante del Paese, luogo di sepoltura dei primi santi ortodossi. L’azione è avvenuta nel contesto di una lotta di potere sulla Kiev Pechersk Lavra tra la Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC) canonica e la Chiesa Ortodossa Ucraina (OCU), creata solo nel 2018 e sostenuta dal governo di Volodymyr Zelens’kyj.
«È stato un segno di guerra contro il mondo ortodosso, contro i russi ortodossi e tutti i credenti ortodossi», ha affermato il due volte vincitore della Palma d’oro in merito agli eventi di Kiev.
Il blocco del viaggio del vescovo moldavo a Gerusalemme «continua quella stessa battaglia. Pensano che con nuove iniziative politiche laiche prima intimidiranno e poi distruggeranno la civiltà ortodossa. Ma non ci riusciranno», ha insistito Kusturica.
Come nella vicina Ucraina, la Moldavia ha dovuto affrontare tensioni religiose che coinvolgono due importanti fazioni ortodosse: la Chiesa ortodossa moldava, affiliata al Patriarcato di Mosca, e la Metropolia di Bessarabia, sotto la tutela della Chiesa ortodossa rumena. Nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche con la Russia, il governo filo-europeo di Chișinău ha ampiamente appoggiato la Metropolia, allineata a Bucarest.
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Come riportato da Renovatio 21, Kusturica ha esplorato la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina (UOC) da parte di Kiev nel nuovo documentario intitolato Gente di Cristo. Il nostro tempo.
Kusturica, un tempo vicino a Milosevic, è oggi spesso ospite di manifestazioni culturali in Russia, come quella di San Pietroburgo dello scorso anno dove ha potuto intervistare in pubblico il presidente russo Vladimiro Putin. Kusturica si è schierato a favore dei serbi del Kosovo.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa proprio la Moldavia aveva vitato l’ingresso nel Paese a Goran Bregovic, musicista di tanti film del Kusturica, a causa delle sue presunte posizioni filorusse.
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Immagine di Medija centar Beograd via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Persecuzioni
Cristiani siriani in pericolo: l’ECLJ allerta l’ONU

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Le forze governative massacrano alawiti e drusi
Il caos non colpisce solo i cristiani. Nel marzo 2025, oltre 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili alawiti, sono state uccise negli scontri nelle province di Latakia e Tartus. A luglio, la comunità drusa è stata presa di mira a Sweida, dove milizie beduine sunnite, supportate dalle forze governative, hanno attaccato e saccheggiato la città. Il bilancio delle vittime di questi scontri a Sweida supera le 1.000 vittime e sarebbe stato probabilmente molto più alto se Israele non fosse intervenuto con la forza per rassicurare i drusi che vivevano sul suo territorio. La chiesa greco-melchita di San Michele nel villaggio di Al-Sura è stata data alle fiamme e decine di case cristiane sono state saccheggiate e bruciate.La graduale islamizzazione della Siria
Ahmed al-Sharaa, presidente ad interim, cerca di imporre al Paese il modello di Idlib, governato dal 2017 dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS): governo centralizzato, rigorosa applicazione della Sharia, un’economia deregolamentata nelle mani di reti vicine al governo e tolleranza minima per le minoranze, mantenute in uno stato quasi di dhimmi. Così, le scuole cristiane sono costrette a insegnare la Sharia, ad assumere presidi con lauree in diritto islamico e a separare i ragazzi dalle ragazze. «Questo contraddice l’intera tradizione educativa cristiana siriana. È inaccettabile», protesta un vescovo siriano. La polizia religiosa confisca gli alcolici, chiude i negozi che li vendono e monitora le relazioni tra uomini e donne. Tutto ciò che non è arabo sunnita viene emarginato: cristiani, alawiti, drusi, curdi.Aiuta Renovatio 21
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Persecuzioni
Siria, uomini armati assaltano e derubano presule siro-cattolico

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Prelevati la croce d’oro, chiavi, telefono e altri effetti personali al vicario generale Naaman. Due uomini hanno detto di appartenere alla «sicurezza» e lo hanno colpito, ferendolo. Attivisti contro i nuovi leader del Paese, incapaci di tutelare le minoranze. A Idlib dopo 14 anni riapre la chiesa di Sant’Anna.
Un nuovo episodio di violenza anti-cristiana alimenta le preoccupazioni della comunità ancora scossa dalla strage alla chiesa di Damasco e che fatica a «guarire le ferite» provocate dagli anni di guerra, dalla bomba della povertà e dall’ascesa al potere di una fazione islamica radicale HTS.
Nella serata del 2 settembre scorso (ma le informazioni stanno emergendo solo in queste ore), il corepiscopo Michel Naaman, vicario generale dell’arcidiocesi siro-cattolica di Homs, Hama e Al-Nabek, è stato derubato con pistole puntate alla tempia all’esterno della propria abitazione. Il religioso vive nel villaggio a maggioranza cristiana di Zaidal, a circa 7 km dalla città di Homs, dove è avvenuto l’attacco che secondo alcune testimonianze «gli è quasi costato la vita».
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Fonti locali raccontano che due uomini «armati e mascherati» lo hanno sorpreso, bloccandolo, sostenendo di essere membri di una milizia che auto-proclama della «Sicurezza generale». Lo hanno minacciato «con armi», prosegue il racconto, derubato «della sua croce d’oro assieme ad altri effetti personali», per poi abbandonarlo e fuggendo indisturbati.
Lo stesso corepiscopo Naaman ha confermato la violenza, raccontando di essere stato «sorpreso da uomini armati al rientro a casa» che «mi hanno minacciato con una pistola» premendolo contro il muro dell’abitazione per poi «sfilargli la croce d’oro» che conservava da oltre 50 anni. Assieme al simbolo religioso lo hanno derubato «di altri effetti personali», per poi abbandonarlo «in preda al panico e al tremore, da solo e senza chiavi di casa e portando via anche il telefono». «Sono un uomo di Dio» ha detto loro «non porto armi e non farò resistenza. Ma uomini preposti alla sicurezza non agiscono in questo modo».
Riguardo l’assalto il sacerdote siro-cattolico, che ha riportato ferite alla spalla strattonata dagli assalitori, ha poi aggiunto «di non aver temuto per me stesso, perché il mio pensiero andava alle vittime di simili aggressioni» e la sopravvivenza «era nelle mani di Dio». Egli ha infine ringraziato gli abitanti del villaggio e i sacerdoti che lo hanno soccorso dopo l’assalto.
Fra i primi a rilanciare, condannandolo, l’ennesimo episodio di violenze anti-cristiane nella Siria di Ahmed al-Sharaa e di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), nuovi leader del Paese dopo il crollo repentino nei mesi scorsi del regime di Bashar al-Assad, vi è l’Assyrian Human Rights Monitor. «Questo doloroso incidente, che avrebbe potuto costargli la vita, non è semplicemente un crimine isolato, ma piuttosto» afferma il gruppo in una nota «un nuovo anello in una crescente catena di aggressioni contro cittadini innocenti, scuotendo la sicurezza e la stabilità della società». Padre Michel Naaman è stato «terrorizzato con il pretesto della “sicurezza”» che non risulta garantita a larghe fasce della popolazione siriana, a partire delle minoranze cristiana, alawita, fino ai drusi.
Il movimento attivista assiro punta il dito contro i nuovi leader legati ad HTS ritenendoli «direttamente responsabili» per due motivi: l’incapacità di garantire sicurezza e protezione ai cittadini, un compito che spetta allo Stato; la continua facilità con cui il personale preposto in linea teorica alla sicurezza ricorre a maschere e travestimenti per attaccare, colpire, incutere timore o coprire singoli o gruppi di malintenzionati. Invocando una «indagine immediata e trasparente» sull’incidente che ha coinvolto il corepiscopo, il gruppo invoca «misure rigorose ed efficaci per porre fine a tali pratiche criminali ricorrenti e ricostruire la fiducia tra cittadini e forze di sicurezza».
Infine, dalla Siria giungono anche notizie fonte di speranza per il futuro, in particolare nell’area dove a lungo hanno dominato gruppi jihadisti ed estremisti islamici anche quando nel resto del Paese era ancora presente il regime di Assad.
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Dal villaggio di al-Yaqoubiya, a ovest di Idlib, nella provincia settentrionale confinante con la Turchia e zona di origine degli attuali leader di HTS, arrivano immagini di festa per la riapertura della chiesa di sant’Anna. Nel fine settimana scorso l’arcivescovo armeno-ortodosso di Aleppo Makar Ashkarian ha celebrato la funzione che ha segnato l’inaugurazione del luogo di culto distrutto e abbandonato nel tempo.
La celebrazione di Sant’Anna si tiene tradizionalmente ogni anno nell’ultima settimana di agosto ed è una delle festività religiose più importanti per i membri della comunità ortodossa armena in Siria; dopo 14 anni si è potuta celebrare di nuovo una messa a Idlib, cui ha partecipato un consistente numero di pellegrini provenienti da Aleppo, Latakia, Hasakah, Damasco e altre ancora.
L’attuale chiesa è stata ricostruita nel 2020 dopo il terremoto che ha colpito la regione su iniziativa del monachesimo francescano, spiega una fonte cristiana locale, per essere un simbolo di fermezza, radicamento e fede.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine da AsiaNews
Persecuzioni
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