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Due pesi e due misure in medicina: perché l’idrossiclorochina è censurata e politicizzata?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

 

Nel 2003, la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) ha seminato il panico nel mondo – una prova generale, come si è rivelata, per il COVID-19 del 2020. Anche se i morti per SARS si sono esauriti in breve tempo (con 774 decessi totali nel mondo), le preoccupazioni per una potenziale diffusione globale del Coronavirus SARS (SARS-CoV) ha spinto i medici a cercare farmaci efficaci per la cura e la prevenzione. In breve, i ricercatori europei (2003 e 2004) e la Divisione Patogeni Speciali del CDC (2005) hanno pubblicato modelli teoretici e scoperte in vitro dettagliate su un farmaco che ha effetti preventivi e terapeutici: la clorochina.

Un documento del 2006 pubblicato su The Lancet Infectious Diseases ha riportato l’attenzione sulla clorochina come «valida opzione terapeutica in caso di nuova emergenza del virus SARS»

 

Seguendo i promettenti studi sulle colture cellulari (citati centinaia di volte nella letteratura scientifica), i ricercatori di tutto il mondo hanno continuato a esplorare le proprietà antivirali della clorochina e dell’analogo più benigno, l’idrossiclorochina.

 

Un documento del 2006 pubblicato su The Lancet Infectious Diseases ha riportato l’attenzione sulla clorochina come «valida opzione terapeutica in caso di nuova emergenza del virus SARS». Nel 2014, in seguito alla diffusione della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) diretto dal Dr. Anthony Fauci hanno identificato 27 composti «efficaci contro MERS-CoV e SARS-CoV», compresi clorochina e idrossiclorochina. Notando che la «verifica dei medicinali già approvati per individuare terapie adatte per il riposizionamento dei farmaci è un approccio valido», i ricercatori del NIAID hanno evidenziato, nel paragrafo conclusivo, che la clorochina e un altro farmaco hanno notevoli capacità di «riconfigurare» le due infezioni da coronavirus in «infezioni subcliniche meno virulente» riducendo gli esiti negativi della malattia.

 

Questo corpus di ricerche ancora in corso è stato certamente al centro dei pensieri dei medici quando il SARS-CoV-2 ha fatto la sua comparsa quest’anno.

 

A inizio aprile, un sondaggio tra i medici americani ha mostrato che i due terzi (65%) avrebbero prescritto clorochina o idrossiclorochina «per curare o prevenire l’infezione da COVID-19 nelle loro famiglie», e quasi la stessa percentuale (67%) l’avrebbe assunta personalmente. (La compagnia che ha condotto il sondaggio ha spiegato che «il modo migliore per avere una sincera prospettiva su una cura da parte di un medico è chiedere se la somministrerebbe a un famigliare).

Nel 2014, in seguito alla diffusione della sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV), i ricercatori del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) diretto dal Dr. Anthony Fauci hanno identificato 27 composti «efficaci contro MERS-CoV e SARS-CoV», compresi clorochina e idrossiclorochina

 

Un altro sondaggio di inizio aprile su oltre 6.000 medici di 30 paesi ha mostrato che il 37% dei partecipanti che avevano già curato pazienti con COVID-19 hanno valutato l’idrossiclorochina come la cura più efficace. Apparentemente, i medici consulenti dei capi di stato mondiali sono ben disposti verso l’idrossiclorochina.

 

A maggio, il medico della Casa Bianca ha confermato l’eccellente rapporto rischi/benefici dell’idrossiclorochina, e il presidente di El Salvador ha ammesso non solo di utilizzarla come profilassi per il COVID-19, ma ha anche affermato che «molti leader mondiali», tra cui il Presidente Trump, fanno lo stesso.

 

Comunque, in quella che si è poi rivelata una grossolana sottovalutazione, il leader di El Salvador ha anche ammesso che «a volte, quello che viene raccomandato al popolo è diverso da quello che viene consigliato ai leader».

 

 

Il leader di El Salvador ha anche ammesso che «a volte, quello che viene raccomandato al popolo è diverso da quello che viene consigliato ai leader»

«Fattori extra-scientifici»

In marzo, gli Stati Uniti hanno prontamente accettato milioni di tavolette di idrossiclorochina donate dai giganti farmaceutici Bayer e Sandoz per lo U. S. Strategic National Stockpile e la FDA ha anche garantito l’autorizzazione all’uso in caso di emergenza dell’idrossiclorochina per la cura del COVID-19, anche se quello che era stato suggerito agli americani fino ad allora non era certo l’idrossiclorochina.

 

Infatti, ignorando oltre cinque dozzine di studi (e oltre) che hanno dimostrato l’efficacia della clorochina e dell’idrossiclorochina contro il COVID-19 in determinate condizioni, la FDA ha revocato l’autorizzazione del farmaco per la cura del COVID in giugno. Nel frattempo, la principale organizzazione ospedaliera della nazione, la Mayo Clinic, afferma sul suo sito che non esistono farmaci o cure contro il COVID-19.

 

A questo punto, mentre i paesi che permettono l’uso dell’idrossiclorochina mostrano tassi di mortalità da COVID-19 «dieci volte inferiori rispetto ai paesi in cui l’uso di questo farmaco viene ostacolato, come gli Stati Uniti», è difficile negare l’aggressione nazionale e internazionale contro l’idrossiclorochina.

Ignorando oltre cinque dozzine di studi (e oltre) che hanno dimostrato l’efficacia della clorochina e dell’idrossiclorochina contro il COVID-19 in determinate condizioni, la FDA ha revocato l’autorizzazione del farmaco per la cura del COVID in giugno

 

Il laureato in medicina alla Columbia University Dr. James Todaro ha recentemente dichiarato: «Se sembra che sia in corso un attacco pianificato contro l’idrossiclorochina, è perché le cose stanno proprio così». Per le compagnie biofarmaceutiche pronte a trarre profitto dai nuovi farmaci e dai vaccini contro il COVID-19 – tra cui il pericoloso vaccino di Moderna realizzato in collaborazione con NIAID – non è appetibile promuovere l’utilizzo di vecchi farmaci il cui brevetto è scaduto da anni. In un’intervista condotta da Rachel Maddow, il Dr. Ian Lipkin della Columbia University ha ammesso, con un sogghigno, che formulazioni «nuove, accattivanti e pronte da brevettare» sono più appetibili per ricercatori e investitori rispetto ai «classici metodi di riposizionamento dei farmaci e strategie che hanno già dimostrato la loro efficacia».

 

Come risultato degli attacchi contro l’idrossiclorochina – resi possibili dall’industria farmaceutica, da Fauci e da altri ufficiali sanitari, dai colossi dei social media e dai media, dai regolatori e dai giornali scientifici corrotti – decine di migliaia di malati COVID «stanno morendo inutilmente» per «ragioni che non hanno nulla a che fare con la corretta comprensione della scienza».

 

L’esperto che ha pronunciato questo terribile giudizio, il professore di epidemiologia di Yale e medico Dr. Harvey Risch, crede che in futuro «questo episodio riguardante l’idrossiclorochina verrà studiato dai sociologi della medicina come un classico esempio di come fattori extra-scientifici prevalgano sull’evidenza medica».

 

 

Da farmaco essenziale a patata bollente politica

Fino a quest’anno, clorochina e idrossiclorochina hanno avuto una carriera senza intoppi. La tedesca Bayer sviluppò la clorochina come antimalarico nel 1934, e l’idrossiclorochina fece la sua comparsa circa dieci anni dopo. Nel 1955, la FDA approvò l’idrossiclorochina per l’uso negli Stati Uniti, dove divenne un caposaldo per il controllo di condizioni autoimmuni e infiammatorie.

A questo punto, mentre i paesi che permettono l’uso dell’idrossiclorochina mostrano tassi di mortalità da COVID-19 «dieci volte inferiori rispetto ai paesi in cui l’uso di questo farmaco viene ostacolato, come gli Stati Uniti», è difficile negare l’aggressione nazionale e internazionale contro l’idrossiclorochina.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) include clorochina e idrossiclorochina nella lista dei farmaci essenziali ed entrambi hanno la reputazione di essere sicuri nei dosaggi corretti. I problemi maggiori sono stati riscontrati con un ceppo di malaria resistente ai farmaci, con l’assunzione prolungata e con dosaggi superiori al dovuto, che hanno causato retinopatia.

 

Il 13 marzo 2020, il Dr. Todaro e un coautore hanno pubblicato un documento online che citava la ricerca del 2005 sulla clorochina condotta dal CDC e hanno messo in evidenza l’immediato e positivo effetto della clorochina sui pazienti COVID in Corea del Sud e Cina. Notando i risultati promettenti e il fatto che la Cina avesse utilizzato esclusivamente la clorochina «dopo svariati test su migliaia di altri farmaci», i due hanno chiesto che ai medici americani fosse immediatamente permesso di prescrivere clorochina e idrossiclorochina ai loro pazienti affetti da COVID-19. Invece, i due medici hanno visto il loro lavoro rimosso da Google.

 

Nello stesso periodo, la Francia ha riportato risultati positivi per l’uso dell’idrossiclorochina in combinazione con l’antibiotico azitromicina. Il medico francese autore di questi risultati, Dr. Didier Raoult, ha scritto per anni sulla possibilità di «riciclare» clorochina e idrossiclorochina per le infezioni virali e non solo del XXI secolo.

 

Più di recente, uno studio condotto in Michigan sui pazienti ricoverati in ospedale per cause legate al COVID e trattati precocemente ha confermato che l’idrossiclorochina da sola o in combinazione con azitromicina può significativamente ridurre la mortalità legata al COVID-19. Altri studi hanno messo in luce i successi della tripla combinazione di idrossiclorochina, azitromicina e zinco, noto antivirale.

 

A luglio, un totale di 65 studi in tutto il mondo indicavano che il 100% degli studi che approvavano l’idrossiclorochina come profilassi pre-esposizione (PrEP), profilassi post-esposizione (PEP) o uso precoce nella terapia del COVID-19 hanno mostrato «alta efficacia», come il 61% degli studi che hanno esaminato l’uso dell’idrossiclorochina nella fase avanzata dell’infezione.

Clorochina e idrossiclorochina aumentano rapidamente i livelli di zinco intracellulare – dato importante poiché gli individui con più probabilità di contrarre il COVID-19 (anziani e pazienti con condizioni croniche di comorbidità) tendono ad avere carenza di zinco.

 

A luglio, un totale di 65 studi in tutto il mondo indicavano che il 100% degli studi che approvavano l’idrossiclorochina come profilassi pre-esposizione (PrEP), profilassi post-esposizione (PEP) o uso precoce nella terapia del COVID-19 hanno mostrato «alta efficacia», come il 61% degli studi che hanno esaminato l’uso dell’idrossiclorochina nella fase avanzata dell’infezione.

 

Descrivendo un «esperimento naturale» in Svizzera, il Dr. Risch ha notato che:

«Il 27 maggio il governo nazionale svizzero ha vietato l’uso ambulatoriale dell’idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19. Intorno al 10 giugno le morti dovute a COVID-19 sono quadruplicate e sono rimaste elevate. L’11 giugno il governo svizzero ha revocato il divieto e il 23 giugno il tasso di mortalità è tornato ai livelli precedenti».

 

Anche con i risultati sull’uso in fase di infezione avanzata, alcuni medici hanno descritto «le risposte cliniche nettamente e chiaramente positive» in individui curati «quando già avevano difficoltà respiratorie e in peggioramento».

 

In sei pazienti:

«sono stati rilevati miglioramenti significativi nella respirazione dopo quattro ore dalla somministrazione della prima dose, e la completa guarigione clinica dopo tre giorni in media. […] La rapidità con cui la dispnea si è evoluta in questi individui suggerisce che l’arresto respiratorio causato dalla sindrome acuta da distress respiratorio del COVID-19 era imminente».

 

 

Un’agenda nefasta

Gli evidenti travisamenti dei media sulla scienza dell’idrossiclorochina sono già abbastanza negativi, ma la volontà dei principali giornali di deviare la scienza in direzione anti-idrossiclorochina è ancora più scioccante.

A inizio giugno, le analisi di dozzine di scienziati indipendenti hanno spinto Lancet a ritrattare uno studio pubblicato solo 13 giorni prima – uno «studio basato sul nulla» – che aveva utilizzato dati costruiti ad hoc per denigrare le terapie con clorochina e idrossiclorochina

 

A inizio giugno, le analisi di dozzine di scienziati indipendenti hanno spinto Lancet a ritrattare uno studio pubblicato solo 13 giorni prima – uno «studio basato sul nulla» – che aveva utilizzato dati costruiti ad hoc per denigrare le terapie con clorochina e idrossiclorochina.

 

Questa figuraccia è stata ribattezzata come #LancerGate. (Lo stesso giorno della ritrattazione del Lancet, il New England Journal of Medicine ha ritrattato un altro studio sul COVID-19 basato su dati non verificabili ottenuti dalla stessa compagnia che aveva fornito quelli del Lancet.)

 

Il Ministro della Sanità francese aveva utilizzato i dati di Lancet per giustificare il divieto di utilizzare l’idrossiclorochina nonostante l’ampio interesse e supporto del pubblico per il farmaco.

 

A conferma del fatto che la campagna anti-idrossiclorochina è di portata internazionale, molte sperimentazioni cliniche su larga scala (la «Solidarity» dell’ONU, l’inglese «Recovery» e lo studio REMAP) che dovevano mettere a tacere ogni questione sulla sicurezza e l’efficacia dell’idrossiclorochina, hanno somministrato dosi non terapeutiche, tossiche e potenzialmente letali di idrossiclorochina (quattro volte più alte delle dosi standard) a migliaia di partecipanti.

 

Molte sperimentazioni cliniche su larga scala (la «Solidarity» dell’ONU, l’inglese «Recovery» e lo studio REMAP) che dovevano mettere a tacere ogni questione sulla sicurezza e l’efficacia dell’idrossiclorochina, hanno somministrato dosi non terapeutiche, tossiche e potenzialmente letali di idrossiclorochina (quattro volte più alte delle dosi standard) a migliaia di partecipanti

Le sperimentazioni hanno selezionato pazienti clinicamente inadatti che avevano gravi malattie in stadio avanzato (Solidarity e Recovery) o erano prossimi al decesso quindi incapaci di fornire il consenso in alcuni casi (REMAP). Le agenzie hanno quindi utilizzato i dati falsati per screditare l’idrossiclorochina e si sono apertamente schierate con il contraffatto studio del Lancet (prima della ritrattazione) per sostenere le conclusioni negative.

 

Quando il medico internista e specialista di guerra biologica Meryl Nass ha condotto una dettagliata analisi sui protocolli di studio, ha concluso che «l’OMS, le agenzie e le organizzazioni sanitarie nazionali hanno progettato enormi sperimentazioni cliniche per assicurare che l’idrossiclorochina fallisse nel dimostrare i suoi benefici» e, così facendo, hanno cospirato per «aumentare il numero dei decessi nei test» e «impedire a milioni di persone di beneficiare di un farmaco sicuro ed economico nel pieno di una pandemia globale».

 

 

Terapeutico, non politico

Negli Stati Uniti, il medico e avvocato di Stanford Dr.ssa Simone Gold ha affermato nel corso di un’intervista sulla politicizzazione dell’idrossiclorochina a metà giugno che «non ci sono mai state controversie sull’idrossiclorochina fino al 20 marzo 2020» – giorno in cui il Presidente Trump ha definito l’idrossiclorochina un «elemento rivoluzionario» (minuto 3:42).

 

La Dr.ssa Gold e un gruppo di medici degli Stati Uniti hanno portato la loro frustrazione per i divieti di utilizzare l’idrossiclorochina sui gradini della Corte Suprema.

 

Nel video, i medici hanno ribadito l’efficacia di idrossiclorochina, azitromicina e zinco per la profilassi e la cura precoce del COVID-19 e hanno affermato che «nessuno deve morire». Il video ha ottenuto 17 milioni di visualizzazioni su Facebook e 80.000 su YouTube, prima che i colossi tech (più Twitter) lo eliminassero. I media mainstream hanno cercato di minare la credibilità dei dottori e, ironicamente, bollarli come troppo politicizzati.

Il medico e avvocato di Stanford Dr.ssa Simone Gold ha affermato nel corso di un’intervista sulla politicizzazione dell’idrossiclorochina a metà giugno che «non ci sono mai state controversie sull’idrossiclorochina fino al 20 marzo 2020» – giorno in cui il Presidente Trump ha definito l’idrossiclorochina un «elemento rivoluzionario»

 

Invece di promuovere l’uso di idrossiclorochina + azitromicina + zinco o altre terapie poco costose che hanno portato a risultati tangibili, Fauci (il «dottore d’America») continua a denigrare l’idrossiclorochina dipingendo un cupo scenario in cui «non si vede la luce» al quale chiusure e distanziamenti sociali ingiustificati sono l’unica risposta. Negli ultimi discorsi di Fauci, non si trovano accenni a terapie, tranne al pericoloso e costoso farmaco contro l’ebola Remdesivir prodotto dagli omologhi farmaceutici di Fauci. Testato in sperimentazioni finanziate dal NIAID, il Remdesivir non ha fornito risultati significativi nei pazienti affetti da COVID-19.

 

Fauci, l’uomo che ha il posto fisso al National Institute of Health dal 1968, ha minimizzato la sorprendente e insana perdita di milioni di posti di lavoro – quasi 50 milioni di americani hanno richiesto per la prima volta la disoccupazione fino a oggi – come un semplice «inconveniente».

 

In un discorso a fine luglio agli oncologi, l’unica ammissione di Fauci per tutto il caos provocato dal suo suggerimento di chiusura totale è stata che potrebbero verificarsi altre 10.000 morti per cancro per le visite a cui gli americani stanno forzatamente rinunciando. Il messaggio che dovrebbe essere altrettanto irritante per il pubblico americano è che la guerra di propaganda contro un farmaco potenzialmente salvavita è stata ingaggiata «per scopi politici e non si basa su “fatti medici”».

 

 

Il messaggio che dovrebbe essere altrettanto irritante per il pubblico è che la guerra di propaganda contro un farmaco potenzialmente salvavita è stata ingaggiata «per scopi politici e non si basa su “fatti medici”»

Il team di Children’s Health Defense

 

 

Traduzione di Alessandra Boni

 

 

© 30 luglio 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

 

 

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Epidemie

Il Congo dichiara una nuova epidemia di Ebola

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Almeno 16 persone, tra cui quattro operatori sanitari, sono morte a causa di una nuova epidemia del mortale virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), hanno annunciato le autorità del paese dell’Africa centrale.

 

Finora sono stati segnalati 28 casi sospetti nella provincia di Kasai e i test di laboratorio hanno confermato il ceppo zairese della malattia, ha affermato giovedì il ministero della Salute congolese in una nota.

 

«Il tasso di mortalità è stimato al 57%, anche se le indagini e le analisi di laboratorio continuano a definire la situazione», ha affermato il ministero, aggiungendo che gli ultimi casi segnano la 16a epidemia registrata nella Repubblica Democratica del Congo.

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Il governo ha dichiarato di aver schierato squadre di risposta rapida, supportate da esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), per potenziare la sorveglianza epidemiologica e istituire strutture di triage e isolamento.

 

L’Ebola, una febbre emorragica altamente contagiosa, si diffonde attraverso il contatto diretto con fluidi corporei o tessuti infetti. I sintomi includono spesso febbre alta, affaticamento, mal di testa, mal di gola, vomito, diarrea, eruzioni cutanee ed emorragie interne o esterne.

 

Il Congo ha registrato l’ultima volta il virus nel 2022 nella provincia di Equateur, dopo una devastante epidemia tra il 2018 e il 2020 che ha ucciso quasi 2.300 persone. Il paese, attualmente alle prese con un conflitto armato nelle sue province orientali ricche di minerali, alimentato dal gruppo ribelle M23, ha anche sperimentato gravi epidemie negli ultimi mesi, che vanno da quelle descritte come «misteriose» al virus Mpox , precedentemente noto come vaiolo delle scimmie.

 

L’OMS ha dichiarato che consegnerà due tonnellate di forniture, tra cui dispositivi di protezione individuale, attrezzature per laboratori mobili e medicinali, per sostenere Kinshasa. Ha aggiunto che il Congo dispone di una scorta di trattamenti e di 2.000 dosi del vaccino Ervebo, che saranno inviate nel Kasai per vaccinare i contatti e gli operatori sanitari in prima linea.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di quest’anno, anche la vicina Uganda ha dichiarato una nuova epidemia di Ebola dopo che un’infermiera di 32 anni è morta per insufficienza multiorgano. L’OMS ha registrato 14 casi, di cui 12 confermati e due probabili, con quattro decessi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la lotta in Congo tra le forze governative e i ribelli del gruppo M23 secondo molti sostenuto dal Ruanda, sta continuando in queste ore, con i ribelli ad accusare gli accordi di pace.

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Nel frattempo si consumano anche cruenti attacchi contro i villaggi cristiani, con diecine di morti.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) aveva lanciato un allarme secondo cui gli scontri in corso nella città di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo orientale, potrebbero causare la fuga di campioni di Ebola e di altri agenti patogeni da un laboratorio.

 

Come riportato da Renovatio 21, dichiarazioni di allarme simili sono state lanciate due anni fa dall’OMS anche nel caso del conflitto in Sudan, con rischi riguardo a biolaboratori che, abbiamo appreso, sono siti pure lì.

 

A maggio 2024 era emerso che scienziati cinesi hanno progettato in un laboratorio un virus con elementi dell’Ebola che ha ucciso un gruppo di criceti.

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Immagine di World Bank Photo via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

 

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Armi biologiche

I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Lo studio, condotto da 11 esperti scientifici e legali, ha rilevato che le caratteristiche artificiali del virus SARS-CoV-2 e dei vaccini mRNA contro il COVID-19 sono probabilmente il risultato di una controversa ricerca sul gain-of-function. L’articolo è stato pubblicato sul Journal of American Physicians and Surgeons.  

Un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria suggerisce che il virus SARS-CoV-2 responsabile del COVID-19 mostra segni di «ingegneria deliberata» e che queste caratteristiche, tra cui la proteina spike presente anche nei vaccini mRNA contro il COVID-19, sono responsabili di danni alla salute diffusi a livello globale.

 

Lo studio, redatto da 11 esperti scientifici e legali, è stato pubblicato nell’edizione autunnale del Journal of American Physicians and Surgeons.

  Gli autori sostengono che le caratteristiche artificiali del SARS-CoV-2 e dei vaccini mRNA contro il COVID-19 siano probabilmente il risultato di una controversa ricerca sull’acquisizione di funzione, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulle armi biologiche.   La ricerca sul guadagno di funzione, che aumenta la trasmissibilità o la virulenza dei virus, è spesso utilizzata nello sviluppo dei vaccini.  

Secondo il documento, la diffusione del COVID-19, seguita dalla distribuzione dei vaccini a mRNA, ha provocato danni alla salute senza precedenti, che vanno da «malattie autoimmuni e catastrofi cardiovascolari a complicazioni della gravidanza e tumori aggressivi».

  «Lungi dall’essere benigni, questi vaccini hanno provocato danni profondi, sconvolgendo quasi tutti gli apparati del corpo umano e contribuendo a livelli di morbilità e mortalità senza precedenti», afferma il documento.   Il dottor Andrew Zywiec, primario presso Zywiec & Porter, è l’autore principale dello studio. Ha affermato che lo studio rivela un «modello di danno troppo costante e pervasivo per essere liquidato come casuale».   «La tossicità sistemica scatenata da questi interventi, che si manifesta sotto forma di malattie autoimmuni, devastazioni cardiovascolari, tumori aggressivi e danni riproduttivi catastrofici, rappresenta non solo un fallimento della salute pubblica, ma un profondo tradimento della fiducia» ha aggiunto.   Joseph Sansone, Ph.D., uno psicoterapeuta che ha intentato una causa per vietare i vaccini a mRNA in Florida, ha affermato che l’articolo è «estremamente significativo» in quanto è «il primo articolo di una rivista peer-reviewed che afferma che sia il COVID che le iniezioni di COVID violano la Convenzione sulle armi biologiche e che sia il COVID-19 che le iniezioni di COVID sono armi biologiche».  

Il virus SARS-CoV-2 è «indicativo di manipolazione di laboratorio»

Secondo l’articolo, il virus SARS-CoV-2 «presenta molteplici caratteristiche genomiche indicative di manipolazione di laboratorio», tra cui il sito di scissione della furina, che «aumenta l’infettività» e che è «assente nei virus simili alla SARS presenti in natura».

  Diverse altre caratteristiche del virus SARS-CoV-2 «migliorano l’evasione immunologica e la trasmissibilità tramite aerosol», rendendo il virus «insolitamente resistente… e cinque volte più stabile nell’aria» rispetto ad altri virus respiratori.  

«Queste caratteristiche combinate, insieme ai modelli di mutazione del virus, sono una forte prova che il SARS-CoV-2 non avrebbe potuto evolversi naturalmente», afferma il documento.

 

L’articolo cita due articoli di riviste scientifiche sottoposte a revisione paritaria, redatti da scienziati militari, che affermano che il SARS-CoV-2 contiene «prove di manipolazione» che rendono il virus un «patogeno attraente» per le sue caratteristiche, che ricordano quelle di un’arma biologica.

  Queste manipolazioni «rappresentano una violazione della Convenzione sulle armi biologiche», sostiene il documento.   Promulgata nel 1975, la convenzione «proibisce di fatto lo sviluppo, la produzione, l’acquisizione, il trasferimento, lo stoccaggio e l’uso di armi biologiche e tossiche». È stata firmata da quasi 200 Paesi.  

Un articolo accusa Fauci di aver deliberatamente nascosto le origini del SARS-CoV-2

Secondo il documento, la ricerca sull’acquisizione di funzione implica «tecniche di manipolazione virale» che possono portare allo sviluppo di agenti patogeni vietati dalla convenzione.   Tuttavia, il governo degli Stati Uniti, in particolare il National Institute of Allergy and Infectious Diseases, guidato dal dottor Anthony Fauci fino al 2022, è da tempo coinvolto nella ricerca sul guadagno di funzione, «inclusa una collaborazione di lunga data tra istituzioni finanziate dagli Stati Uniti e il Wuhan Institute of Virology» in Cina.   I sostenitori della «teoria della fuga dal laboratorio» sulle origini del SARS-CoV-2 sostengono che la ricerca sul guadagno di funzione nel laboratorio di Wuhan e una successiva fuga di notizie abbiano portato allo scoppio dell’epidemia globale di COVID-19, che è stata insabbiata.   Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo dedicato al COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIAl’FBIil Dipartimento dell’Energia degli Stati Unitiil Congresso degli Stati Uniti e diverse agenzie di Intelligence straniere hanno avallato questa teoria.   Il documento fa riferimento al Progetto DEFUSE, una proposta presentata dall’EcoHealth Alliance e dagli scienziati di Wuhan alla Defense Advanced Research Projects Agency degli Stati Uniti nel 2018. Sebbene la proposta sia stata respinta, descriveva la creazione di coronavirus con caratteristiche che ne aumentavano l’infettività, tra cui il sito di scissione della furina.   EcoHealth Alliance e il suo ex presidente, il dottor Peter Daszak, hanno collaborato con i ricercatori di Wuhan. L’anno scorso, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha sospeso tutti i finanziamenti per EcoHealth Alliance dopo aver scoperto che l’organizzazione non aveva monitorato adeguatamente gli esperimenti rischiosi sul coronavirus.   Il documento afferma che Fauci e l’intelligence statunitense non hanno mai rivelato l’esistenza della ricerca. Al contrario, «hanno oscurato quella che è, di fatto, la prova dell’intenzione di produrre un virus molto simile a quello che ha causato la pandemia di COVID-19».   L’articolo cita una teleconferenza del 1° febbraio 2020 con Fauci e importanti virologi, tra cui diversi coautori dell’ormai famigerato articolo «The proximal origin of SARS-CoV-2». L’articolo, che promuoveva l’origine naturale del COVID-19, è stato pubblicato su Nature Medicine nel marzo 2020.   Sebbene diversi coautori di «Proximal Origin» abbiano espresso dubbi sul fatto che il SARS-CoV-2 si sia sviluppato naturalmente, Fauci «ha cercato di sopprimere» tali preoccupazioni durante la chiamata del 1° febbraio 2020.   «Proximal Origin» è diventato uno degli articoli più citati del 2020, con oltre 6 milioni di accessi. Nel 2023, The Nation ha riportato che oltre 2.000 testate giornalistiche hanno citato l’articolo.   Successivamente, il governo degli Stati Uniti, la comunità scientifica e i media hanno utilizzato il termine «origine prossimale» per promuovere la teoria «zoonotica» – o dell’origine naturale – dell’origine del SARS-CoV-2 e per screditare i sostenitori della «teoria della fuga di laboratorio».   «L’occultamento deliberato di caratteristiche genomiche critiche ha ritardato la consapevolezza pubblica e gli sforzi di mitigazione della pandemia, consentendo potenzialmente una diffusione più ampia e un maggior numero di decessi», afferma il documento.   A maggio, il presidente Donald Trump ha emesso un ordine esecutivo che ha sospeso la ricerca sul guadagno di funzione negli Stati Uniti per 120 giorni, in attesa dello sviluppo di un nuovo quadro normativo. Ha inoltre interrotto i finanziamenti statunitensi per tale ricerca in alcuni Paesi.  

La proteina Spike potrebbe causare danni irreversibili

Secondo gli autori dello studio, lo sviluppo del SARS-CoV-2 e delle caratteristiche del COVID-19 che presentano proprietà di acquisizione di funzione simili hanno causato danni significativi alla salute pubblica globale.   Il documento fa riferimento alle statistiche del Defense Medical Epidemiology Database che mostrano un aumento significativo dell’incidenza di miocardite (151,4%), embolia polmonare (43,6%), disfunzione ovarica (34,9%), malattia ipertensiva (22,9%), sindrome di Guillain-Barré (14,9%), cancro esofageo (12,5%) e cancro al seno (7%) nel 2021, l’anno in cui i vaccini contro il COVID-19 sono stati distribuiti a livello globale.   Ulteriori dati militari statunitensi citati nel documento mostrano «aumenti persistenti» di miocardite, cancro agli organi digestivi, cancro al cervello e altre lesioni tra il 2022 e il 2025.   Anche i danni riproduttivi sono aumentati significativamente in seguito alla distribuzione dei vaccini contro il COVID-19, sostiene il documento. Cita dati provenienti da fonti quali il Vaccine Adverse Event Reporting System ( VAERS ), gestito dal governo statunitense, il rapporto di sorveglianza post-marketing di Pfizer del 2021 e i dati degli studi clinici di fase 2/3 per il suo vaccino contro il COVID-19, che mostrano un aumento di aborti spontanei, nati morti e decessi neonatali.   Lo studio cita la proteina spike nei vaccini mRNA contro il COVID-19 come uno dei probabili fattori responsabili dell’aumento dell’incidenza di tumori e altre patologie negli ultimi anni.   «L’espressione proteica prolungata, esemplificata dal rilevamento della proteina spike S1 oltre 700 giorni dopo la vaccinazione contro il COVID, sottolinea il potenziale di danni irreversibili», afferma il documento.   Il documento sostiene che la soppressione di «trattamenti comprovati o promettenti» come l’idrossiclorochina a favore dell’obbligo vaccinale universale contro il COVID-19 – e la decisione politica di implementare la vaccinazione di massa durante la pandemia – hanno ulteriormente aggravato la salute pubblica globale e hanno avuto «effetti dannosi sulla fiducia del pubblico».   Il documento è stato pubblicato proprio mentre la Food and Drug Administration statunitense, all’inizio di questa settimana, ha interrotto l’ampia autorizzazione dei vaccini contro il COVID-19, limitando le iniezioni alle persone ad alto rischio di contrarre la malattia grave.   All’inizio di questo mese, l’HHS ha annunciato di aver cancellato quasi 500 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni per lo sviluppo di vaccini a mRNA.   Un numero crescente di scienziati ha chiesto la sospensione o il ritiro dei vaccini a mRNA. Gli autori dello studio hanno affermato che i loro risultati rafforzano queste richieste.   «L’aumento delle malattie autoimmuni, dei tumori aggressivi, delle interruzioni di gravidanza, dei decessi cardiovascolari, della frammentazione sociale e dei rischi incombenti delle piattaforme avanzate di mRNA richiedono un’immediata sospensione dell’uso di vaccini a mRNA e di prodotti biologici, indagini approfondite sui motivi alla base di questa violazione senza precedenti della fiducia pubblica e misure robuste per ripristinare terapie sicure e pratiche etiche di salute pubblica» hanno affermato.   La dottoressa Irene Mavrakakis, una delle coautrici dell’articolo e professoressa associata presso il dipartimento di Chirurgia del Philadelphia College of Osteopathic Medicine, ha affermato che l’articolo sostiene le richieste di «ritiro completo di tutti i vaccini e farmaci biologici contro il COVID-19 e di una moratoria su tutti i farmaci biologici a mRNA».   La Mavrakakis ha anche chiesto che vengano «perseguiti penalmente i decisori che sono stati penalmente negligenti e hanno mancato ai loro doveri». Ha affermato che i produttori di vaccini dovrebbero essere privati ​​dell’immunità di cui godono ai sensi del National Childhood Vaccine Injury Act del 1986 e del Public Readiness and Emergency Preparedness Act ( PREP Act ) del 2005.   Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, concorda. Ha affermato che la ricerca sul guadagno di funzione «avrà sempre i suoi sostenitori», ma l’umanità si trova ad affrontare «rischi estremi e inevitabilmente paga un prezzo elevato per tale ricerca».   «I laboratori possono avere perdite, e lo fanno», ha affermato. «Un singolo evento al Wuhan Institute of Virology alla fine del 2019 ha causato innumerevoli sofferenze e morti. Finché non saremo in grado di costruire un laboratorio a prova di perdite, non dovremmo assemblare virus che potrebbero devastare il mondo al suo interno».   Michael Nevradakis Ph.D.   © 29 agosto 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Epidemie

Caso di verme divoratore di carne umana in USA

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Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) ha segnalato il primo caso umano di verme divoratore di carne umana associato ai viaggi nel Maryland, dopo il ritorno di un «paziente» da El Salvador. Lo riporta l’agenzia Reuters, citante il portavoce dell’HHS Andrew G. Nixon

 

Si tratta di una creatura chiamata New World screwworm (verme a vite del Nuovo Mondo), il cui nome scientifico è Cochliomyia hominivorax, conosciuta come «Mosca assassina», una specie di mosca parassita le cui larve (o vermi) mangiano i tessuti vivi degli animali a sangue caldo.

 

Non sono stati resi noti dettagli sullo status di immigrazione del paziente, sebbene sia importante sottolineare che il Maryland è una roccaforte dell’estrema sinistra del Partito Democratico USA e un Sanctuary State, uno Stato-rifugio per gli immigrati.

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Dal 2023, le larve di mosca assassina si stanno spostando verso nord dall’America Centrale attraverso il Messico, con un nuovo caso identificato a luglio a circa 400 miglia a sud del confine statunitense, a Veracruz. La risposta del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) è stata quella di chiudere le attività transfrontaliere dei porti di ingresso del bestiame negli Stati Uniti per mitigare la minaccia alla biosicurezza.

 

«L’HHS ha segnalato negli Stati Uniti il ​​primo caso umano di parassita del Nuovo Mondo associato ai viaggi. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno confermato la presenza del parassita il 4 agosto in un paziente di ritorno da El Salvador» scrive Reuters. «Fonti del settore avevano precedentemente riferito a Reuters che il paziente proveniva dal Guatemala, e le email della Beef Alliance avevano diffuso questa versione ai responsabili dell’allevamento. L’HHS non ha chiarito la discrepanza».

 

L’HHS afferma che il rischio per la salute pubblica degli Stati Uniti è molto basso. Quest’anno non sono stati segnalati casi di contagio tra gli animali negli Stati Uniti.

 

Gli esseri umani possono sopravvivere alle infestazioni dal verme a vite del Nuovo Mondo con un trattamento adeguato, ma questo è il primo caso negli Stati Uniti che ha fatto scattare l’allarme tra i funzionari della sanità pubblica e l’industria del bestiame. Se non trattati, questi parassiti possono uccidere gli ospiti, come bovini, animali selvatici e animali domestici.

 

Il Segretario del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America (USDA) Brooke Rollins ha recentemente annunciato i piani per un nuovo impianto sterile per mosche in Texas (base aerea miliare di Moore), ispirato alle passate campagne di eradicazione. La costruzione della struttura richiederà dai 2 ai 3 anni.

 

Anche il Messico sta costruendo un impianto per la produzione di mosche sterili da 51 milioni di dollari nel Sud. Attualmente, ne esiste solo uno (a Panama City), che produce 100 milioni di mosche sterili a settimana, ma ne serviranno 500 milioni per respingere le infestazioni fino al Darien Gap.

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L’USDA stima che un’epidemia di verme della vite senza fine del Texas potrebbe devastare l’industria bovina, causando perdite per 1,8 miliardi di dollari tra mortalità del bestiame, manodopera e costi di trattamento. La minaccia biologica arriva in un momento in cui il patrimonio bovino nazionale è il più piccolo degli ultimi 70 anni, i prezzi della carne bovina sono a livelli record e i margini di profitto degli allevamenti intensivi rimangono estremamente ridotti.

 

Una serie di fattori, tra cui la riduzione delle mandrie, la siccità e le tariffe doganali, sta facendo salire i prezzi della carne bovina nei supermercati a livelli record …

 

L’USDA classifica ufficialmente i vermi della vite come una «minaccia per la biosicurezza agricola» e, visti i recenti casi di cittadini cinesi sorpresi a introdurre clandestinamente funghi «agroterroristici» nel Paese, viene da chiedersi se questi parassiti potrebbero essere utilizzati come arma da parte di avversari stranieri per una guerra ibrida.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli USA già in passato sono stati teatro di casi di batterio vibrio vulnificus, organismo noto per divorare la carne delle infezioni, detto anche batterio carnivoro. Parimenti, sono emersi altre creature inquietanti come l’ameba mangia cervello, segnalata nei fiumi del Nebraska e in Missouri.

 

Prioni sarebbero invece stati alla base anche di un’epidemia del 2019 di cervi-zombie: ai poveri ungulati, già martoriati dalle zecche portatrici di Lyme che ritengono il loro manto peloso il luogo migliore per accoppiarsi, viene «mangiato» il cervello da proteine infette, ingenerando così nelle tenere bestie cornute comportamenti di zomberia pura.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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