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Drone ucraino sgancia una bomba su un soldato russo che chiede pietà: il video del crimine di guerra condiviso in rete dai filoucraini

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Un filmato sconvolgente sta circolando in rete, condiviso da quantità di account filoucraini che forse non si rendono conto che si tratta di un crimine di guerra.

 

Il video è stato pubblicato online giovedì, nello stesso momento in cui il presidente ucraino Zelens’kyj era a Washington con Biden che annunciava un pacchetto di aiuti da 325 milioni di dollari per la causa.

 

Il filmato del drone mostra un uomo ferito – chiamato dall’autore del posto «orco», espressione dispregiativa usata per i russi nel conflitto – che guardando in alto verso il quadricottero agita entrambe le mani e indica la sua gamba insanguinata. Ciononostante, il drone gli fa cadere addosso una bomba.

 

«La 30ª Brigata Meccanizzata continua a distruggere gli Orchi vicino alla regione di Bakhmut Donetsk» scrive il testo del post con il video. «Questo Orco è venuto in Ucraina con le armi per uccidere e distruggere le nostre città. Dopo aver lo sgancio del drone, ha chiesto di “pietà”, ma avrebbe dovuto restare a casa».

 

Sono immagini difficili da guardare senza essere travolti dalla ripugnanza morale.

 

 

In rete c’è chi sostiene che si tratta di un crimine di guerra.

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«Stanno ammettendo crimini di guerra», ha detto il popolare commentatore politico Mike Cernovich. «Ve lo abbiamo detto subito ma voi lo avete negato».

 

 

Altri utenti hanno ricordato che uccidere un uomo che si arrende rappresenta un crimine di guerra.

 

Tuttavia, nessuna regola di civiltà vale più per l’Ucraina, così come – dopo la pandemia –nessun diritto è veramente tale in Occidente: nel momento in cui muoiono le Costituzioni, anche il diritto bellico viene disintegrato, lasciato il campo a crudeltà inaudite, con esseri umani che invocano pietà uccisi come nemmeno in un videogame.

 

Non è la prima volta che emergono video delle efferatezze della truppa ucraina.

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Come riportato da Renovatio 21, comportamenti incredibilmente sadici e violenti sono stati esibiti da soldati e civili con video di cui, incredibilmente, non si vergognano, al punto da metterli pure in rete: ecco il caso dei prigionieri russi a cui sparano sulle gambe, ecco le telefonate sghignazzanti alle madri russe che hanno perso i figli, ecco video «artistici» con il simbolico sgozzamento stile ISIS degli uomini russi.

 

 

Non è mancato, nei primi mesi di guerra, un video di cannibalismo, con un giovane ucraino che raccoglieva la carne di un soldato russo morto in un tank per portarla a casa e farne un barbecue.

 

Secondo vari resoconti, tali orrori in realtà sarebbero poca cosa rispetto ad atrocità commesse prima dello scoppio del conflitto con Mosca. Alcuni di queste violenze raccapriccianti sono state filmate, e, prima che l’Ucraina divenisse la vittima indiscutibile, hanno circolato sul web, venendo poi confermate da testimoni sul posto, nonostante i fact-checker dicessero che erano dei falsi.

 

Nel 2022 Amnesty International ha accusato l’Ucraina di mettere a rischio i civili, mentre l’ONU aveva riconosciuto casi in cui Kiev ha usato i civili come «scudi umani»

 

Come riportato da Renovatio 21, filmati che potevano far pensare a violazioni gravissime sono stati girati e mandati in onda dalla TV italiana, con servizi dove i giornalisti, accompagnati dalle forze ucraine, mostravano in tranquillità pezzi di artiglieria e carrarmati ucraini nascosti tra i condomini.

 

 

«Stiamo camminando in una zona piena di palazzi bombardati dai russi, e qui come vedete l’esercito ucraino ha piazzato i carrarmati sia perché i russi sono vicini, sia perché in questo quadrato si possono nascondere bene» dice il servizio della TV pubblica italiana.

 

Nessuno si chiede: ma stanno usando le abitazioni civili come scudi?  Lo fanno perché se vengono attaccati, possono mostrare le immagini di case distrutte, e magari anche qualche morto, magari perfino bambino?

 

Sono domande la TV del servizio pubblico italiano non si è fatta. Ma che chiunque, se vuole comprendere l’abominio in corso, deve porsi immediatamente.

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Internet

Incredibili video realizzati con l’IA lanciata da pochi giorni

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Il generatore di video basato sull’Intelligenza Artificiale Sora 2 di OpenAI ha debuttato la scorsa settimana e ha conquistato i social media con clip incredibilmente iperrealistiche che hanno fatto sì che gli spettatori si interrogassero su ciò che vedono online e hanno fatto sbiancare gli studi di Hollywood.   Gli utenti sembrano averci preso gusto a fare video sul defunto fisico tetraplegico Stephen Hopkins, anche crudelmente.      

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Un altro modulo molto popolare è quello di esseri che vengono fermati dalla polizia – il filmato è come da una bodycam delle forze dell’ordine – e scappano via subito: ecco un gatto, Spongebob, Mario, un ammasso di prosciutto a fette.    

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Il CEO di OpenAI Sam Altman viene beccato a rubare in un negozio, tutto visto da una telecamera di sorveglianza. L’uomo poi cucina Pikachu alla griglia.    

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Animali che rubano alimentari nei supermercati.    

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Piace Hitler che fa stand-up comedy con l’altrettanto (teoricamente) defunto Tupac, rapper ammazzato una trentina di anni fa ma che tutti per qualche ragione ricordano.   Lo Hitlerro dimostra di saperci fare con lo skateoboardo, e pure di saper rispondere a muso duro a Michael Jackson in un ambiente che ricorda le trasmissione trash di Jerry Springer.  

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Pare che SoraAI abbia messo un filtro che impedisce di creare episodi di South Park, che gli utenti hanno generato automaticamente a bizzeffe.     Non manca la finta pubblicità degli anni ’90 per un giocattolo basato sull’isola dei pedofili di Jeffrey Epstein, con l’action figure del miliardario e di altri personaggi orrendi – l’aereo privato Lolita Express è incluso.  

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Ecco, infine, il futuro: le fake news, ma nel senso vero. Telegiornali fatti con l’IA. Un motivo in più per non credere nemmeno a quelli veri.     Quindi: non è solo Hollywood che sarà sostituita, disintermediata, distrutto: è tutto quanto. È la realtà stessa che sta per venire divorata da simulacri iperreali eruttati ad ogni minuto dall’IA.

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Cina

Pechino condanna a morte 16 gestori dei centri per le truffe online in Birmania

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Il tribunale di Wenzhou ha giudicato colpevoli 39 imputati della famiglia Ming, originaria dello Stato Shan nel nord del Myanmar. Le accuse comprendono frode e traffico di droga con proventi stimati in oltre 10 miliardi di yuan. Tra i condannati a morte figurano il figlio e la nipote del patriarca Ming Xuechang, morto in circostanze controverse durante l’arresto. L’operazione si inserisce nella più ampia repressione di Pechino contro i gruppi criminali che operano in Myanmar.

 

Un tribunale cinese ha condannato a morte 16 membri della famiglia Ming, potente gruppo criminale della regione Kokang, nello Stato Shan del nord del Myanmar, coinvolto nei commerci illeciti legati ai centri per le truffe online, una questione a cui Pechino da tempo sta rispondendo con una dura repressione.

 

Secondo i media cinesi, il Tribunale intermedio di Wenzhou, nella provincia orientale di Zhejiang, ha riconosciuto colpevoli 39 imputati per 14 reati, tra cui frode, omicidio e lesioni volontarie. Le condanne sono state differenziate: 11 imputati hanno ricevuto la pena capitale immediata, cinque la condanna a morte con sospensione di due anni, 11 l’ergastolo e gli altri pene comprese tra i cinque e i 24 anni di carcere.

 

Per alcuni sono state inoltre disposte anche multe e la confisca dei beni.

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L’accusa ha ricostruito che, a partire dal 2015, la famiglia Ming ha sfruttato la propria influenza nella regione Kokang per costituire una fazione armata e creare diversi «parchi» composti da edifici dediti alle truffe online. I gruppi armati hanno stretto alleanze con altre bande per fornire protezione alle attività illecite del clan: truffe telefoniche, traffico di droga, prostituzione, gestione di casinò e giochi d’azzardo online. I proventi stimati da frodi e gioco d’azzardo superano i 10 miliardi di yuan, circa 1,4 miliardi di dollari, secondo l’accusa.

 

Al centro del processo è finita in particolare la «Crouching Tiger Villa», una base utilizzata per le truffe online di proprietà di Ming Xuechang, patriarca della famiglia. Il 20 ottobre 2023 le guardie del complesso aprirono il fuoco contro lavoratori che cercavano di fuggire: fra le vittime vi furono 14 cittadini cinesi, alcuni dei quali – secondo indiscrezioni non verificate – erano agenti di sicurezza sotto copertura inviati da Pechino.

 

Tra i condannati a morte figurano anche il figlio di Ming Xuechang, Ming Xiaoping (noto anche come Ming Guoping), e la nipote, Ming Zhenzhen. Non compare invece la figlia, Ming Julan, il cui arresto era stato annunciato in un primo momento ma non confermato nella successiva comunicazione ufficiale da parte della giunta birmana.

 

Il patriarca Ming Xuechang, 69 anni, era stato arrestato nel novembre 2023 insieme ad altri membri della famiglia, nel quadro della pressione esercitata da Pechino sul Myanmar per smantellare i sindacati criminali del Kokang.Secondo le autorità di Naypyidaw, Xuechang si sarebbe sparato durante l’arresto ed è morto in seguito per le ferite riportate. In passato era stato membro della Zona a statuto speciale del Kokang e deputato del parlamento statale dello Shan per l’Union Solidarity and Development Party (USDP), partito legato ai militari birmani.

 

Il caso della famiglia Ming si inserisce nella vasta campagna lanciata da Pechino contro le truffe telefoniche transnazionali. Il ministero della Pubblica sicurezza ha dichiarato che, solo nel periodo del 14° Piano quinquennale (2021-25), la polizia cinese ha risolto 1,74 milioni di casi di frode, smantellato oltre 2mila centri di truffe all’estero e arrestato più di 80mila sospetti.

 

In parallelo, anche la milizia legata a Pechino che controlla il Wa State, un’area anch’essa al confine tra Cina e Myanmar, ha di recente intensificato i rimpatri forzati verso la Cina: solo negli ultimi nove mesi sono state deportate 448 persone sospettate di frodi online, in una dozzina di operazioni coordinate con Pechino.

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.

Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Internet

Israele paga gli influencer 7000 dollari a post sui social media USA

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Israele ha finanziato influencer per pubblicare contenuti sui social media al fine di migliorare la propria immagine negli Stati Uniti. Lo riporta la testata online Responsible Statecraft.   Come riportato da Renovatio 21, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha recentemente evidenziato l’importanza dei creatori di contenuti per mantenere il supporto allo Stato Ebraico, incontrando, a margine della sua problematica apparizione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, gli influencer filosionisti.   Martedì, Responsible Statecraft ha riportato che documenti presentati in conformità al Foreign Agents Registration Act (FARA) degli Stati Uniti hanno svelato i dettagli di una «campagna di influencer» gestita da una società di consulenza con sede a Washington che collabora con il ministero degli Esteri israeliano.   Le fatture inviate ad un gruppo mediatico tedesco, che coordina la campagna, indicano un finanziamento di 900.000 dollari tra giugno e novembre 2025 per un gruppo di 14-18 influencer. I documenti stimano tra 75 e 90 post in quel periodo, con un costo per post tra 6.143 e 7.372 dollari, secondo Responsible Statecraft. Non è stato reso noto quali influencer siano coinvolti.

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La società statunitense avrebbe coinvolto un ex portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e un ex rappresentante della società israeliana di spyware NSO Group, produttrice del celeberrimo software-spia per smartphone Pegasus.   La settimana scorsa, Netanyahu ha dichiarato in una conferenza stampa che è essenziale rafforzare la «base di sostegno di Israele negli Stati Uniti» attraverso gli influencer, soprattutto su piattaforme come TikTok – di cui si è beato per l’acquisto da parte del miliardario filo-israeliano Larry Ellison – e X, posseduto dall’«amico» Elone Musk.   La campagna d’immagine di Israele si colloca in un contesto di diminuzione del sostegno negli Stati Uniti, in particolare riguardo alla guerra di Gaza. Un recente sondaggio del New York Times ha rivelato che il 60% degli americani ritiene che Israele debba porre fine al conflitto, e più della metà si oppone a ulteriori aiuti economici e militari allo Stato degli ebrei .   Alcuni legislatori, come la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, hanno definito la situazione a Gaza un «genocidio» e si sono opposti a ulteriori aiuti a Israele.   Come riportato da Renovatio 21, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, pur continuando a sostenere Israele, ha recentemente ammesso che l’influenza della lobby israeliana, che un tempo aveva un «controllo totale» sul Congresso, è diminuita.  

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